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Creato da: Lucien.Chardon il 26/03/2009
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« Il sospettoState bboni »

Un buffetto

Post n°496 pubblicato il 05 Marzo 2014 da Lucien.Chardon

Capitano quelle giornate storte in cui tutto sembra cospirare contro di noi.

Anche allacciare una scarpa può diventare faticoso, prendersi il tempo di un caffè,   un’impresa impervia.

Quelle giornate no in cui tutto ci sembra irto di ostacoli, insidie nascoste, subdole e cattive, quelle giornate in cui germogliano nella nostra mente   pensieri e sensazioni malevoli che si intrecciano confondendosi come  arditi e ipnotici arabeschi.

E infine di notte vengono a visitarci dubbi atroci, gradevoli come aguzzi sassolini nella scarpa.

Son lazzi amari anche per chi, come me, ha la sensibilità e la delicatezza di un elefante fuori dalla savana!

Ci sono delle strategie per superare indenni queste giornate?

Qual è la tecnica migliore, quella della rassegnazione un po’ fatalistica, del tipo “A da passà a nuttata”, o quella un po’ strafottente e incosciente del fare finta di essere sani?

Se lo sapessi lo dicessi!

 Mi dispiace, non lo so!

Il brutto di queste giornate è quello di trovare le domande, giammai le risposte.

Hai voglia a tentare di pescare nel bagaglio della tua esperienza, ci sono cose che noi umani non abbiamo il potere di vedere, perlomeno quando siamo obnubilati dalla cattiveria e dalla negatività.

Non c'è nulla di più irraggiungibile di quello che rifiutiamo vedere, altro che spazi siderali...

Certo, oltre che di spazio, è  questione di tempo.

E oltre che di tempo è questione di  fortuna.

Avolte basta solamente uno sguardo, una pacca sulla spalla che all’improvviso ci fa scattare e riprendere il solito ritmo, come quegli elettrodomestici che rimangono bloccati e che ripartono dopo un buffetto:  eravamo solo imprigionati in un incantesimo, eravamo bloccati, avevamo  bisogno di qualcuno che ci desse un buffetto per ripartire.

Arshile Gorky, The Betrothal, II, 1947, Olio su tela, 128,9 x 96,5 cm  <br />

 
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Lucien.Chardon
Lucien.Chardon il 07/03/14 alle 21:45 via WEB
Fare i conti con le proprie emozioni, il proprio dolore, affrontarli, elaborarli è un compito difficile ma importante se si vuole vivere una vita non superficiale. Però, come dici tu, non bisogna macerarsi nel proprio dolore, ad un certo punto occorre "buttarlo fuori" e, per chi le ha, anche le lacrime sono un refrigerio: però la migliore medicina, a mio parere, è la condivisione del proprio dolore con chi ci vuole bene... ciao gnappa.etta, benvenuta nel mio blog :-)
 
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