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Che miseria il piacere: non egregio,
ma angusto privilegio,
per quanto dolce, breve
come la foglia che cadrà.
E’ gioia che non dura,
limitata misura.
Che delizia il dolore, quando sai
che domani te ne libererai.
Per quanto freddo e oscuro,
ti lascerà in futuro.
Che gusto quel dolore
che l’indomani muore
Memento mori
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La speranza che ho sognato era un sogno,
soltanto un sogno, mi risveglio ora,
sconfortata, esausta e vecchia,
per un sogno.
Appendo la mia arpa a un albero,
un salice piangente in un lago:
lì appendo l’arpa ammutolita, logora e spaccata,
per un sogno.
Sta’ quieto, sta’ quieto, cuore infranto,
cuore silenzioso, stai quieto e spezzati:
la vita e il mondo sono cambiati, ed io stessa,
per un sogno.
Miraggio
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Alla mia morte,amore,
meste canzoni non cantare,
al mio capo non piantare rose
né cipresso ombroso.
Ma l’erba sopra di me
irrora di piogge e rugiade,
e se ti piace ricorda
e scorda se ti piace.
Io non vedrò le ombre,
e le piogge non sentirò
né non vedrò l’usignolo
cantare, in lungo pianto.
Ma nel crepuscolo sognando
che non tramonta né risorge,
io ricorderò forse
e forse scorderò.
da "Tre canzoni" Traduzione di Cristina Campo
Christina Georgina Rossetti
(poetessa. inglese. genitori italiani. londra, 1830 - 1894)
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