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Un blog creato da L.Onely il 03/07/2012

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.23.

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Bruno era un bambino indaffarato.

Anche se la testa greve gli rallentava il correre sobbalzando a ogni passo, lui trottava tutto il giorno per salvare il padre dai guai in cui si cacciava con le sue metamorfosi improvvise.

Colpa di Adela, governante troppo zelante, spaventata dalle continue apparizioni che infestavano casa Schulz.

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Un’altra volta, nello studio, il battipanni di Adela stava per abbattersi su un piccolo ragno in vertiginosa scalata sulla libreria

*
ma Bruno intervenne miracolosamente un attimo prima che si consumasse l’irreparabile.

  

Un’altra volta ancora la governante si mise a inveire contro un fiero pompiere di rosso vestito, fermo al centro del salotto. Quello si fece beffe dei rimproveri di Adela, strizzò l’occhio alla testa di Bruno e volò fuori dal balcone atterrando su un lenzuolo magico.

*
Il pompiere era il ragno, era l'uccello colorato. 
*Bruno. Il bambino che imparò a volare - Ed. Orecchio Acerbo
Era stato anche un libro segreto,
uno scarafaggio chiazzato,
uno scampolo di stoffa ricamata,
un fiore assolato.
*

 Però rimaneva sempre Jakob,
il padre di Bruno.

 


 

 

 [tratto da “Bruno. Il bambino che imparò a volare” – Nadia Terranova/Ofra Amit – Ed. Orecchio acerbo – Tutti i diritti riservati] - Omaggio a BRUNO SCHULZ

**

 

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"Che aspetto ho? Di tanto in tanto mi guardo allo specchio. Che cosa strana, ridicola e dolorosa! Fa vergogna confessarlo. Non mi vedo mai en face, faccia a faccia. Ma un po' più dentro, un po' più lontano, sto là, in fondo allo specchio, mezzo di fianco, mezzo di profilo, sto là pensieroso e guardo di lato."
*
[Bruno Schulz, «Solitudine» in Le botteghe color cannella. Tutti i racconti, i saggi e i disegni, Einaudi]

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«Le botteghe color cannella» è la sua prima e più famosa raccolta di racconti (1933). Il tentativo attraverso l’invenzione linguistica e la fantasia di ricostruirsi una infanzia e giovinezza partendo dal ristretto spazio che fu il piccolo negozio di stoffe del padre Jacob.  Quest'opera lo segnalerà come uno dei più interessanti scrittori della letteratura polacca del Novecento, ed inizierà poi a collaborare a varie riviste letterarie, continuando la sua attività di pittore.
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"Mi sembra che il genere di arte che mi sta a cuore sia proprio una regressione, sia un'infanzia reintegrata. Se fosse possibile riportare indietro lo sviluppo, raggiungere di nuovo l'infanzia attraverso una strada tortuosa - possederla ancora una volta, piena e illimitata -, sarebbe l'avveramento dell'"epoca geniale", dei "tempi messianici", che ci sono stati promessi e giurati da tutte le mitologie. Il mio ideale è "maturare" verso l'infanzia." - B. Schulz, Lettere perdute e frammenti, Feltrinelli, 1980. 

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“E spesso capitava che all'ora del pranzo, quando tutti sedevamo a tavola, mio padre non ci fosse. Mia madre allora doveva chiamare a lungo: «Jakub! Jakub!» e battere col cucchiaio sulla tavola, prima che egli uscisse fuori da qualche armadio, tutto coperto di ragnatele e di polvere, lo sguardo vacuo e immerso in questioni complicate e a lui solo note, che lo assorbivano completamente. Di tanto in tanto si arrampicava sulla cornice della finestra e assumeva una posizione immobile in perfetta simmetria con il grande avvoltoio impagliato che stava appeso alla parete di fronte. In quella posizione immobile e rannicchiata, con lo sguardo annebbiato e un malizioso sorriso sulle labbra, restava per ore e ore, finché a un tratto, all'apparire di qualcuno nella stanza, si metteva a sbattere le braccia quasi fossero ali e a cantare come un gallo. A poco a poco cessammo di prestare attenzione a quelle stranezze in cui si ingolfava sempre più, di giorno in giorno. Totalmente sbarazzatosi, pareva, dei bisogni corporali, senza toccare cibo per settimane, sprofondava ogni giorno di più in complicati e strani affari, che noi non riuscivamo a comprendere.

Soltanto oggi comprendo il solitario eroismo con cui egli, da solo, mosse guerra all’elemento sconfinato della noia che soffocava la città. Senza alcun appoggio, senza alcun riconoscimento da parte nostra, quell’uomo straordinario difese la causa persa della poesia. Egli era come un mulino magico, nelle cui macine si riversava la crusca delle ore vuote, per riemergere dai suoi ingranaggi fiorita di tutti i colori e i profumi delle spezie d’Oriente."

da "Le Botteghe color cannella". Bruno Schulz

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Bruno Schulz
 (nasce il 12 luglio 1892 a Drohobycz, nella Galizia Orientale, oggi Ucraina.
Il 19 novembre del 1942 viene ucciso per strada da un ufficiale della Gestapo. Il suo corpo non verrà mai ritrovato.)

 
 
 
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