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INFORMAZIONE SCIENTIFICA, FATTI, ANEDDOTI, UNIVERSITA', ITER DI STUDIO, COMUNICAZIONI DI SERVIZIO, ETICA, EUROPA

Post n°183 pubblicato il 17 Marzo 2010 da educatrice2

Ora gli scienziati dovranno studiare l'etica : AL QUARTO ANNO IL DOTTORATO A MILANO, E' STATO IL PRIMO IN EUROPA

FATTI STORICI: SONO giovani e hanno fatto della scienza la loro ragione di vita. Sono giovani e hanno fatto della FILOSOFIA il loro credo. Appartengono a due mondi distanti e destinati a rimanere tali. Non e' vero. Al di la' degli interessi particolaristici, al di sopra dei baronati che si giovano della non-comunicazione tra le branche del sapere, tra scienza e FILOSOFIA c'e' una stretta connessione tutta da studiare. Non e' un discorso astratto: le ricadute positive toccano la vita di ogni essere umano. Perche' la ricerca funzioni e la sua applicazione alla clinica e alla terapia sia rapida ed efficace - vale a dire perche' il malato si possa avvalere di un largo spettro di strumenti diagnostici e terapeutici messi a punto dall'avanzamento della biologia e della biomedica - e' necessario un dibattito etico e giuridico consapevole della complessita' della scienza e delle sue implicazioni filosofiche. Per garantire questo interscambio la Ifom - Fondazione Istituto Firc di Oncologia Molecolare - in collaborazione con l'Universita' degli Studi di Milano, con la Scuola Europea di MEDICINA Molecolare e l'Istituto Europeo di Oncologia ha creato il nuovo dottorato in «Foundations of life sciences and their ethical consequences». L'obiettivo e' educare una nuova generazione di studiosi in grado di parlare tanto di scienza quanto di FILOSOFIA. Tra coloro che piu' si sono spesi per far si' che il progetto prendesse corpo c'e' il professor Giovanni Boniolo, cattedra di Logica e di FILOSOFIA della Scienza presso l'Universita' di Padova. Professore, quest'esperienza innovativa aperta ai laureati europei e' quasi un esperimento. Possibile che non si sia pensato prima a far dialogare etica e scienza? «Purtroppo e' possibile. E le cause di tanto ritardo sono molte. Si parla di correlazione, ma non la si fa perche' costa soldi, studi e, soprattutto, tocca potentati che difendono i loro privilegi di casta. Tra le due facolta' resiste uno steccato molto forte. La Statale di Milano ha deciso coraggiosamente di abbatterlo. In Italia, fino ad oggi, questo era sempre stato solo un tema da salotto». L'unicita', allora, risiede anche nel fatto di aver finalmente scardinato un vecchio modo d'intendere la conoscenza. Quali ricadute si potranno avere? «In Europa - e direi nel mondo - non capita che si studi FILOSOFIA in una universita' scientifica. In quanto alle ricadute, pensiamo all'applicazione del sapere cosi' concepito in ambito etico, morale e sociale. Soprattutto in ambito giuridico per concepire leggi appropriate, per esempio in campo biomedico e della biologia molecolare. Pensiamo ai nostri diplomati, professionisti ad altissimo livello in ambito accademico, dire la loro nei comitati di bioetica: creeremo degli ircocervi (e cito Aristofane), che si batteranno a favore del malato, persone che finalmente sanno quello di cui parlano. Mai come oggi queste figure sono necessarie». Come funzionera' il vostro dottorato? «La durata del corso e' di quattro anni. E anche tecnicamente si ragiona in termini di innovazione. La mattina gli studenti affronteranno la teoria, nel pomeriggio andranno in laboratorio per la pratica, con i migliori docenti in ambito internazionale. Al dottorato possono accedere laureati in materie scientifiche e filosofiche. Da noi viene insegnato quello che non sanno». Su che cosa si andra' a riflettere? «Per esempio sulla violenza o meno della scienza e su quanto possono valere le scelte della MEDICINA sperimentale. E' bene lavorare con gli embrioni oppure no? Come porsi nei confronti della clonazione o della terapeutica riproduttiva? Che pensare della manipolazione delle cellule?» Quanti studenti avrete? «Solo quattro a livello internazionale e sono arrivate 15 domande, che selezioneremo. Ci crede? Sono soprattutto gli stranieri ad aver fatto richiesta. Hanno capito piu' degli italiani la portata della nostra proposta. Non c'e' una retta e, anzi, saranno pagati 17 mila euro l'anno come borsa di studio». Vi aspettate che la politica vi aiuti? «In quanto apripista non sappiamo bene che cosa possiamo aspettarci. Se la politica e' l'arte del buon governo, questo nostro esperimento dovrebbe essere salutato con entusiasmo. Per ora non abbiamo avuto alcun contatto, ma ogni tipo di agevolazione sara' la ben venuta».

 
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