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Un blog creato da Virplatonicus il 19/06/2006

Smisurata preghiera

Vita di un aspirante filosofo, disputazioni e dialoghi, alla ricerca costante di verità e virtù, viaggiando in direzione ostinata e contraria

 
 

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What a dream I had
Pressed in organdy
Clothed in crinoline
Of smoky burgundy
Softer than the rain

I wandered empty streets
Down past the shop displays
I heard cathedral bells
Tripping down the alleyways
As I walked on

And when you ran to me
Your cheeks flushed with the night
We walked on frosted fields
Of juniper and lamplight
I held your hand

And when I woke
And felt you warm and near
I kissed your honey hair
With my grateful tears
Oh I love you girl
Oh I love you

Simon & Garfunkel

 

 

« De constantia sapientisNotturno # 1 »

Κρήτη*

Post n°132 pubblicato il 07 Agosto 2009 da Virplatonicus

 I ricordi e le sensazioni si affastellano... tanto da non poter percepire nulla di ciò che è stato se non nell'ordine dell'oblio...

Frammenti, e poco più.

 
 

Come i deliri politicheggianti prima di partire. Il senso civico non serve e il modello Tonga è l’unica soluzione.

I fallimentari tentativi di parlare il greco con i monaci cretesi.

Almeno sapevamo chiedere il conto, tuttavia.

Anche se spesso arrivavano brutte sorprese, come il ritorno dalla signora di Armeni, dove cercavamo il monastero inesistente.

Lo tzatziki mangiato alle 8 di mattina, dopo una notte di lucide follie causate da vino. Ma era tutta colpa di Arnaldo. Quello con la esse bolognese.

La cartola di Matala. Che ci spedisce sull’Everest. Ups, Red Beach. Lei sapeva l’inglese, durante gli anni ’60, quando ci venivano gli hippies. Poi l’ha scordato. Ma gli hippies sono rimasti.

Il caffè ellenico, ce non ci ha fatto per nulla rimpiangere il caffè italiano. Almeno a me.

E il monastero di Preveli, con le capre mangia-cappelli. Sempre meglio dei monaci che vanno a mare di mercoledì mattina.

Lingue parlate a Creta: il calabrese, il bolognese e il veneto. Spesso il romano. Occasionalmente il greco.

La spiagga di Granvoussa, coi ricci che solo B. poteva beccarsi in modo tanto copioso.

I forti veneziani, soprattutto quello di Rethymno, coll’unico vero e inimitabile videoggioco. Con due gg, detto alla romana.

Le super bazze della tessera studentesca. E quelle solo per i fan dei Motörhead.

La gyros pita andata a male e il pane del monaco. Aghios artos.

Il kairos perennemente in ritardo e Murphy, epico guastafeste.

Gli intermezzi fantozziani e il platanos erotico, quello sbagliato.

Zeus e le giovenche, le pecore di Afrodite, la sigaretta di consolazione e il festival del doppiosenso, di cui onoriamo B., la sua imperatrice incontrastata.

La guida che diceva tutto. Ma proprio tutto. Pure troppo.

Ghiannis lo stregone, misogino e meghetofobico.

La grotta di Zeus, i muli, i canti alpini e i benzinai inesistenti.

Ottantamila Klerkos alle 8 di mattina al porto di Iraklio. In realtà, arrivò l’indian boy.

847 km fatti con una macchina gialla improbabile su strade ancora più improbabili.

 

Alle mie compagne di viaggio B. e C.

*a molti saranno oscuri i riferimenti di questo post. Me ne scuso.

 
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SMISURATA PREGHIERA (DA “ANIME SALVE”, 1996)

Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità

Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie

Coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine

per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità

per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità

ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere

Fabrizio Dé André

 

SHIVA

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SOCRATE

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PLATONE ED ARISTOTELE

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BUDDHA

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DORME, DORME PLACIDO SULLA COLLINA

“… E dov’è Jones, quel vecchio suonatore
che giocò con la vita per tutti i suoi novant’anni,
affrontando la tormenta a petto nudo,
bevendo e facendo chiasso,
senza mai un pensiero né a moglie, né a parenti,
non al denaro, non all'amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia ancora delle porcate di tanti anni fa
delle corse bel boschetto di Clary
di ciò che Abe Lincoln disse una volta a Springfield

(da “La Collina” di E.L. Masters)

 
 
 
 

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