Creato da: Led_61 il 23/01/2011
Internet: mie riflessioni

Netiquette

Nei limiti del possibile cerco una sana convivenza con chi intrattengo rapporti in questa area virtuale, non sempre è possibile ...

Non sono in cerca dell'anima gemella o di avventure ma mi fa piacere scambiare opinioni sui più svariati argomenti con persone aperte di qualsiasi razza, sesso, religione o credo politico che non nutrano pregiudizi di sorta.
La perodicità dei post e la risposta ai commenti è influenzata dai miei impegni.
Non cancello mai i miei post al limite effettuo qualche restyling riguardo a parole ed immagini senza stravolgerlo troppo e sono disposto a farlo solo se violo il copyright di qualche utente.
I commenti sono liberi senza alcun filtro.
Bannare è un termine che non fa parte di questo codice, perchè la vedo come una misura di ritorsione che non ha senso in un mondo così etereo e impalpabile ed in cui è facile occultarsi dietro improbabili profili.
Sono diretto rispondo con post, che talvolta hanno un linguaggio ermetico ma fanno comprendere il mio disagio di fronte a situazioni e persone che non hanno desiderio di un sano confonto, ma preferiscono celarsi e giocare sugli equivoci giocando troppo con le parole mentre lo scrivente pur amando l'ironia rimane una persona con saldi principi maturati nel suo mezzo secolo di vita.
Come non sono stato protagonista attivo nell'attività di bannaggio, allo stesso modo non ne sono stato oggetto (fino ad oggi), indice che i miei post o racconti sono moderati e non urtano troppo la sensibilità dei lettori, anche perchè questo è un luogo di riflessioni personali anche abbastanza intime aperto ai commenti di chiunque.

 

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Gran parte delle immagini qui visualizzate sono realizzate con il mio cellulare (non é di ultima generazione).
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Se qualcuno ritenesse che abbia leso un suo diritto d'autore me lo faccia sapere e l'immagine o testo verranno rimossi.

L'argomento e il tenore di certi post sono adatti ad un pubblico adulto e la lettura ai minorenni è sconsigliata.

 

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« Isontino 2014Dialogo da Alta Quota »

Yeats: Alta quota

Post n°197 pubblicato il 03 Agosto 2014 da Led_61
 

                          

 

Dopo una stasi di parecchi mesi, complice le vacanze ho ripreso in mano un libro e tanto per cambiare è un libro di guerra scritto da un aviatore inglese e riporta i suoi trascorsi agli albori della aviazione sul fronte francese nel 1918, scritto e pubblicato intorno al 1932 quindi parecchio dopo, quando ammalato di tubercolosi contratta per il suo servizio ad alta quota cercava i soldi per curarsi e garantire un futuro alla moglie e ai quattro figli. Il successo che il libro meritava arriva solo postumo, come spesso succede per scrittori non inseriti nei circoli letterari che contano e che quindi non possono godere di attenzioni da parte della critica.

Yeats ricrea soprattutto attraverso il dialogo tra due ufficiali dell'aviazione inglese, le situazioni, le ansie, i problemi quotidiani, i momenti di noia e di spasso di due persone impegnate al fronte, in cui in ogni missione si conosce l'orario della partenza ma in cui il ritorno rimane legato a variabili non sempre sotto il controllo dell'uomo.
La vita spartana condotta dai protagonisti, alloggiati in una baracca poi causa spostamenti del fronte in una tenda attrezzata, è l'ambiente in cui si svolgono le vicende di terra, impegnati in giochi e divertimenti per rilassarsi e dimenticare lo stress che le ricognizioni o i bombardamenti a bassa quota provocano in un aviatore sempre all'erta per proiettili che vengono sia dall'alto che dal basso.
E' riprodotta bene quell'atmosfera di cameratismo e di attaccamento ai valori semplici della vita che si crea automaticamente tra persone che sanno che da un momento all'altro potrebbero non rivedersi più.
Tom Cundall, il protagonista, un alter ego dell'autore, esprime attraverso la sua disillusione sui valori patriottici che molti suoi giovani colleghi esprimono, tutto il suo disgusto per una guerra comandata dall'alto da interessi  politici o economici da persone che per favorire la loro carriera sacrificano milioni di giovani vittime in base a concetti primitivi e basilari quali la difesa della propria patria, che alla fine non sono il vero motivo per cui i conflitti scoppiano, ma che sono una buona miccia per convincere giovani ingenui ad aderire ad una causa che spesso ha conseguenze letali sulla loro vita.
Questo antimilitarismo di fondo che non impedisce a Cundall di fare regolarmente il suo dovere aleggia in molti dei suoi dialoghi con Williamson e dei suoi dialoghi immaginari con i colleghi defunti, Seddon ad esempio con cui si era realizzata una empatia che va al di là del fatto di vivere nella stessa baracca. La paura e l'angoscia spesso scacciata con sbronze colossali rivela il lato umano di piloti che si trovano a combattere con mezzi spesso inaffidabili quali erano i  Camel della Sopwith per cui nella virata a sinistra molti ufficiali inesperti finivano "in vite" schiantandosi al suolo, e missioni impossibili a bassa quota con contraaerea e nidi di mitragliatrici pronti a scaricare centinaia di pallottole e traccianti.
Motori in avaria, atterraggi su terreni arati con conseguenti ribaltamenti sono scene che si ripetono in continuazione in questo libro, dandogli quel senso di azione, che ci porta avanti nella lettura e che si alternano a dialoghi in sala mense o alle uscite serali presso qualche centro abitato per abbordare qualche donzella francese attirata dall' aviateurs di turno.
L'attaccamento alla vita di una persona sensibile quale Tom Cundall, spesso citando letture dei suoi libri preferiti risuona in ogni pagina di questo libro, che non è una opera di sola immaginazione ma ricrea perfettamente la vita di un aviatore inglese sul fronte occidentale alcuni mesi prima dell'offensiva degli alleati sulla Somme nell'inverno del  1918 che porrà fine a questa carneficina.


   

 
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Commenti al Post:
lorifu
lorifu il 04/08/14 alle 22:27 via WEB
Una recensione puntuale e dettagliata dalla quale emergono anche considerazioni riguardanti il rifiuto della guerra, purtroppo imposta dalla stragrande parte di giovani che putroppo non poterrono far altro che subirla. Ti consiglio di leggere l'invettiva lanciata da Boris Vian, eclettico scrittore, non solo, francese che fu censurato per la cua canzone Le-Deserteur&#8206; che pone l'accento proprio sul'inutilità della guerra voluta dal potere. :-)
(Rispondi)
 
 
Led_61
Led_61 il 05/08/14 alle 20:19 via WEB
Sono alla rilettura del testo: quelli che mi piacciono li rileggo perchè riesco a capire meglio come è strutturato il libro; attraverso il dialogo tra commilitoni riesce a caratterizzare i personaggi e a dare vita al mondo di Tom Cundall, di cui condivido molte riflessioni sui problemi del suo tempo, che poi a guardare bene a distanza di un centinaio di anni rimangono gli stessi anche nel mondo attuale con altre situazioni sociali, politiche ed economiche, come a dire che gli istinti umani rimangono uguali, perchè il progresso non ha migliorato l'uomo. Riproporrò un dialogo sull'argomento che tu hai posto che è indicativo del modo di vedere la guerra da parte di persone che avevano occhi per vedere oltre a quanto la propaganda scriveva sui giornali. Ciao
(Rispondi)
 
lorifu
lorifu il 06/08/14 alle 00:39 via WEB
Quanti pasticci. Mi sono accorta adesso....Alla stragrande non dalla stragrande. E poi spero tu abbia capito che la canzone é "Le deserteur". Succede quando gli occhi si fanno piccoli piccoli per il sonno :-)
(Rispondi)
 
 
Led_61
Led_61 il 11/08/14 alle 02:39 via WEB
Ho letto la traduzione italiana di Silvia Cantanuto, ed è una canzone che ti colpisce (non la posso ascoltare perchè la mia vicina di appartamento ha figli che ora dormono) e come ho letto il messaggio di Boris Vian più che essere antimilitarista è per una società civile che non obblighi i suoi cittadini ad una guerra che niente ha a che fare con la difesa del territorio nazionale come era a quel tempo la guerra della Francia in Indocina. Nei suoi versi rievoca il sacrificio dei propri parenti nella seconda guerra mondiale, quale sufficente prezzo patito dalla sua famiglia per la sua patria.
(Rispondi)
 
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