Creato da IoELaPanteraNera il 07/09/2005
una moto, un uomo

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La sardegna è più grande

Post n°1 pubblicato il 07 Settembre 2005 da IoELaPanteraNera

La sardegna è più grande.

Tot metri quadri, tot altra l'altezza della vetta più alta... No, non c'entra. La sardegna è più grande...

Puoi arrivare in sardegna e perderti. Il fatto singolare è che non vuoi ritrovarti. Vuoi rimanere disperso, in Sardegna. E vuoi che le ricerche si interrompano, se proprio non si può evitare che inizino. Ma anche se le ricerche iniziano e proseguono... anche se ti trovano, non riusciranno a portarti tutto a casa.

... la Sardegna è più grande.

 
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"ormai sono di strada"

Post n°2 pubblicato il 07 Settembre 2005 da IoELaPanteraNera

Parto. Piove. Forte.

Quando parto amo il mio paese, solo quando parto. In quel momento lo perdono di tutto.

A costo di annegare parto. Ho troppe cose da perdonare al mio paese. Devo partire. Io e la mia moto. Partiamo di forza non di intelligenza.

Dopo 60 chilometri sono a Padova, in un autogrill, fradicio. Intendo io fradicio, non l'autogrill. Ma forse tutti e due. Faccio colazione e smette di piovere. Mi dico "Ormai sono di strada. Vado in Sardegna". Mi piace dirmelo, suona bene. Non è proprio vero che vado in Sargegna perchè "sono di strada". Se uno è "ormai di strada" non ha due valigie da moto opprtunemente organizzate con se. Ci ho messo proprio poco per prepararle, le due valigie, ma sono troppo organizzate per fare finta di "essere di strada". Però non ci rinuncio a questa frase; è una di quelle frasi che dovrebbero venirmi quando voglio impressionare una ragazza bella, capace di scendere da una moto che ha guidato e di mettersi a leggere Musil subito dopo, seduta per terra.

Ma quelle ragazze non so se esistono e se le incontrassi mi verrebbe da dire "ciao, da dove vieni?" oppure, meglio ancora... starei zitto, incapace di escogitare qualcosa di faceto e non scontato. Sono cazzi se ti impunti a esscogitare qualcosa che stia in equilibrio tra il faceto ed il non scontato.

Quindi, sono a Padova e recito con convinzione "Ormai sono di strada. Vado in Sardegna". E forse perchè non sono convinto dalla mia recitazione ci vado proprio, in Sardegna.

Sempre se trovo posto in traghetto.

 
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Perfino livorno è bella se parto

Post n°3 pubblicato il 07 Settembre 2005 da IoELaPanteraNera

Sto aspettando per imbarcarmi. Scrivo e tutto questo è passato, ma se scrivo al presente un po' è come se ci fosse ancora.

Ho un sacco di tempo e faccio un giro per livorno. La scopro bella. Sul lungomare c'è un posto di marmo con un gazebo. Non so come si chiama ma non serve saperlo per fermarmi e goderne. E' un balcone sul mare.

Mi siedo e leggo. Mi siedo e guardo il mare. Quanto tempo si può guardare il mare? Il limite è solo in me. O in chi mi guarda e pensa "ma perchè quardi li mare così a lungo?" E se ti dimentichi chi sei? E se non trovi un buon motivo per cui dovresti distogliere lo sguardo da quel punto in cui cielo e mare son l'uno nell'altro? Ci penso e mi rassicuro "io posso stare qui solo fino all'ora dell'imbarco"

Passa una sposa... ed uno sposo. Non dico passano perchè sembra ci sia solo lei. Ha un vestito rosso, rossissimo.... quasi arancione. La fotografano: che foto spettacolare verrà fuori. Nell'album sembrerà esserci solo lei; come un sole a colori in un mondo in bianco e nero. 

E' strano. Ma sai che a contarle son più le cose strane?

Poi, di fornte a me, si ferma un ragazzo down. Mongoloide per gli amici. Abbraccia un uomo di mezza età; gli mette un braccio attorno alle spalle; gli accarezza la testa un po pelata. Non parla ma sorride guardando con attenzione l'uomo che forse è il padre. Sembra voler dire "Non ti preoccupare, vedrai che ce la faremo"

Ma l'uomo è assorto; guarda fisso lontano, oltre il punto in cui il mare grigio incontra il cielo un po' meno grigio; gurda con insistenza ed immobilità, appoggiato sulla stransenna di marmo rosa. Poi se ne vanno. Ma l'unico a sorridere è lui ... convinto che ce la faranno... che lo convincerà.

 
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Arrivo e piove

Post n°4 pubblicato il 07 Settembre 2005 da IoELaPanteraNera

Sbarco e piove. Ma cosa cazzo servono le previsioni del tempo.

Poi metto sù la tuta antipioggia e mi sento in uno strano stato di isolamento e di immersione... nella Sardegna. Mi sembra un'accoglienza poco scontata. Certo non rinuncio a bestemmiare... ma le curve meritano più attenzione ed anche i colori. I profumi di pino e di qualunque cosa siano mi assalgono senza mezze misure. Non è la solita Sardegna.

Ammesso che esista una solita Sardegna.

 
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Il mio ristorante sardo preferito

Post n°5 pubblicato il 14 Settembre 2005 da IoELaPanteraNera

C'è un ristorante in Sardegna. L'ho scoperto per caso. Per strada.
E' informale se così si può dire, ma il menù è vario. Anche ordinare non è consueto. Vai in una rosticceria vicina... oppure anche lontana... oppure nemmeno in una rosticceria. Basta che ci trovi da mangiare... qualcosa che ti piaccia. Ordini quello che vuoi. Poi prendi una moto. Potrebbe andare anche una macchina ma non c'è posto nel parcheggio; il parcheggio è nella stessa sala dove mangi.
L'arredamento è scarno: c'è solo un'enorme finestra senza infissi e sempre aperta. Fuori dalla finestra, tutto e solo quello che vorrei sempre vedere. Mare, vento, il nulla incorniciato del tutto.
Certo il servizio è spartano... ma il tavolo più vicino è a qualche chilometro.
Ad una certa ora il padrone aziona con riuscitissimo senso teatrale il potenziometro universale (o almeno quello sardo): dopo puoi cenare al lume di luna. Non devi pagare di più per questo.
Vacci da solo. O con qualcuno che sappia tacere. Per lo meno assicurati che con te non venga qualcuno/a che ti parli degli altri ristoranti, quelli con le tovaglie; quelli che non sono su una curva e su un dirupo; quelli dove non ti siedi su una roccia e mangi su un'altra; quelli dove non ci sono le formiche e le api a rompere. Quelli senza finestra.

 
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Esattamente dove dovrei essere

Post n°6 pubblicato il 14 Settembre 2005 da IoELaPanteraNera

Sono ad Arbatax.
Sono alle rocce rosse: c'è sole e vento. C'è un anfiteatro spettacolare e gratuito. C'è un parcheggio gratuito. Qui devono essere matti, bisogna assolutamente che venga un padano a spiegare loro cosa è un'opportunità di business.
Lo spettacolo è a tutte le ore. E' rosso e blu. Mare e rocce... mare e vento e uno sfondo di montagne e altre rocce nel mare.
Nessuno ha il coraggio di volere qualcosa altro, mentre è qui. Poi ce ne andremo per paura di chiederci... "quanto a lungo è possibile stare fermi a guardare il mare?". Andremo per arrivare...ovunque, l'importante è non stare... ma arrivare. Allora sapremo che non esistiamo per caso, che possiamo sempre arrivare da qualche parte che ci siamo prefissati. Noi.
Io qui alle rocce rosse ci ho dormito, un anno fa; io e la pantera nera. Io per terra su un materassino; lei adagiata su un cavalletto.
Qui, addirittura, mi perdonano che sono solo... e come se non bastasse... scrivo, seduto di fronte allo spettacolo. Ma forse è perchè sono sardi e non hanno paura del vuoto. Sardi. Che bello mitizzare impunemente le persone... esotismo casereccio.
La ragazza del mio -mio?- Bed&Breakfast è bella. Non uno sguardo di latte e miele; ma scuro e caldo e forse anche un po' disperato. Sarda, mica cazzi. Mi ha detto che le piace stare a Cala Gonone...d'estate ma anche d'inverno... "ci sono 10 gatti, ci si conosce tutti"
Me lo diceva con sottile piacere -perchè sottile?- ... misto a malinconia -forse sottile anche quella-. Questo è veramente non comune: stare bene anche d'inverno, anche con 10 gatti -10?-
Forse perchè qui se fai una passeggiata, potresti non fermarti mai. Esci dal centro abitato ... ma non sei in una strada extraurbana: sei nella passeggiata... e poi ancora... e poi ancora...
Non ci sono limiti ad una passeggiata qui.

 
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Il paese morto

Post n°7 pubblicato il 14 Settembre 2005 da IoELaPanteraNera

Dopo Ussassai mi sono fermato in un paese morto.
Mi era apparso, dall'altro versante della montagna, come una fotografia sbiadita. Sembra essersi lasciato morire sospendendo il fiato. Si sta decomponendo e la sua carcassa è adagiata su alcuni tornanti. Si sta decomponendo... ma c'è ancora tutto. Una chiesa, grande; chiusa. Le case, i balconi; bei balconi. I colori sui muri; come se fossero stati levigati da una tempesta di sabbia.
Tutto è tenuto insieme da qualcosa, come un'immobilità esterefatta, che lo rende coerente, accettabile. Bello.
Nemmeno troppo tempo fa, il silenzio si deve essere insinuato negli interstizi ed ha posseduto i volumi, gli assi ed i mattoni... a cominciare dai tetti: non ne esiste più nemmeno uno; il silenzio ha mangiato le case dalla testa, perchè non dessero più riparo.
Il suono di una radio, incredibilmente netto, anzi semplicemente incredibile... rende il silenzio ancora più possente, più padrone.

 
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Resistono

Post n°8 pubblicato il 03 Ottobre 2005 da IoELaPanteraNera

La sardegna non è paradiso. I sardi resistono, come scogli. Il mare li lavora, li rende ruvidi e interessanti. Ti fermeresti a guardare loro.
Ma passando per la barbagia mi fermo in un paesino, le panchine danno su una vallata fatta di vuoti indescrivibili e di pieni da non descrivere; ed ecco la gente... occhi che non hanno odiosa furbizia ma un'orgoglio poco propenso a qualunque diversione dalla via più faticosa; barbe ispide come se spazzole di metallo fossero state impiantate dall'interno; braccia pronte a sminuzzare pietra ed a scrivere poesie.
E la sottile ironia che dopo la scritta "Ogliastra paradiso..." ha messo in uno... in tutti i cartelli una punteggiatura di pallettoni di fucile; un'ironia concreta, metallica che trafigge il pathos stantio delle parole. Una dimostrazione pratica di pieni e di vuoti.

 
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le parole

Post n°9 pubblicato il 03 Ottobre 2005 da IoELaPanteraNera

Parlo con i Sardi; prima di rispondere lasciano passare del tempo: forse non vogliono parlare con me?
-beh forse anche quello-.
No! Stanno comprimendo le parole, le premono, le addensano; tolgono tutti gli spazi vuoti. Riescono a comprimere perfino le vocali.  I sardi non pronunciano parole; le scagliano come sassi... ma anche come diamanti, che vanno a finire in poesie scritte su murales grandi come case, che risplendono di libertà... libertà sarda che nessuno mai è riuscito a prendere veramente... e di sogni senza i quali è triste arrivare a sera.
Sardi.

 
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le donne

Post n°10 pubblicato il 03 Ottobre 2005 da IoELaPanteraNera

Sono a tavola in un Bed & Breakfast. Mi sento un po' ladro di una intimità che non ho costruito e che non voglio costruire. Mi redimo pagando: l'ho solo affittata, l'intimità.
Sono a tavola con tre donne. Solo con tre donne. Sono quattro generazioni di sarde in tre persone: la più giovane ha 43 anni è magrissima, ha grosse tette sode ed è incinta.
Poi c'è sua mamma, che il mattino seguente, dopo aver preparato una colazione che solo io  e pochi altri avrebbero potuto mangiare tutta, mi racconta con risolutezza quello che c'è da sapere della loro famiglia. Poi c'è sua nonna che ha 83 anni e sembra dire "e allora? mi coltivo l'orto e non ho bisogno di chiedere il permesso di vivere a nessuno!"
La cucina casareccia è uno spettacolo... sentire i loro racconti lo è di più... ma la ragazza incinta che mangia torrone alle noci e si inzacchera fino alle orecchie senza alcuna preoccupazione... è bellissima... o è Sardegna?

 
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