Creato da ahmad_jamal il 03/07/2008

KUSHINAGARA

nirvana

 

 

Post N° 133

Post n°133 pubblicato il 29 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                                                    .

       Buio in sala.. è l'ora dei desideri                                   

                                                                  

      

                                                               

                                                               

                                              .

Penso che i sogni servano a farci digerire le emozioni della vita.. e che il cinema.. con la sua potenza visionaria.. debba aiutarci ad interpretare quello che ci circonda.

Quando ci sediamo di fronte allo schermo è come se entrassimo in quella famosa caverna di platonica memoria.. dove scambiamo per reali le immagini che affollano la parete dell'antro.

     Come quando sogniamo di essere protagonisti di un inseguimento. Al risveglio il cuore batte forte perché l'emozione è divenuta reale. Per la psicoanalisi l'attività onirica serve a filtrare la realtà.. a renderla più accettabile rielaborandola.. regalando anche qualche tassello in più. Il dovere del regista è lo stesso.. il suo compito è quello di fornire una nuova chiave di lettura attraverso il suo sguardo.

     Licio Gelli ha scritto più volte che togliere sogni e desideri alla gente aiuta a governarla meglio.. perché non ha più utopie. E' vero.. e mi viene in mente Che Guevara quando diceva che un popolo non è un popolo se non ha utopie.. e Saint Just che durante la rivoluzione francese parlava di "scalare il Cielo".. mentre Brecht ha sempre sostenuto che l'artista deve stare un passo avanti allo spettatore.. per indicargli la strada dei desideri..

     C'è sempre un sogno che ha la funzione di migliorare la nostra coscienza.. perché senza sogni non riusciremmo a vivere.

                          

                                                                            

 
 
 

Post N° 132

Post n°132 pubblicato il 29 Novembre 2008 da ahmad_jamal

 

 
TRADIMENTO
(fatalità del...)
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Per più fiate gli occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutta tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
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Dante Alighieri
La Divina Commedia
INFERNO
Canto V°
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Post N° 131

Post n°131 pubblicato il 28 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                     F R O N T     L I N E

     *

     *     *

     Se viviamo in una casa sporca e non abbiamo coscienza.. ci impregniamo dell’odore. Quando accendiamo la luce.. scopriamo la sporcizia e il marciume che popola la nostra casa e vediamo quel che dobbiamo pulire. Occorre pulirla.. naturalmente.. ma scoprirlo ci fa piangere.

     Nel momento in cui prendiamo coscienza.. ci viene voglia di vomitare per tutti gli errori che abbiamo commesso. Diciamo a noi stessi: “Sono l’unico responsabile. Mi sono insediato in questa sofferenza perché mi è familiare. Da bambino.. sono stato abbandonato. Oggi.. da adulto.. con le persone che mi amano creo situazioni che le spingono ad abbandonarmi ”. In effetti.. è così. Creiamo costantemente situazioni identiche a quelle che corrispondo alle nostre sofferenze infantili.

     Finché non prendiamo coscienza non avanzeremo.. ma per farlo bisogna essere capaci di piangere.

     Piangere.. ma non piagnucolare impietositi da noi stessi. Non si tratta di questo. L’illuminato parlerebbe in nome della quinta essenza. A questo livello non si fanno concessioni: si parla di cose forti.. perché se vogliamo giungere la luce.. dobbiamo scalare la montagna.

     Vi racconto la storia di Farid al-Din Attar  nella quale un sufi piange; quando i suoi compagni gli domandano il motivo.. egli risponde: “ Perché ho tanto bisogno di Dio.. però Dio non ha alcun bisogno di me ! ”.

     Abbiamo tanto bisogno della coscienza suprema… Abbiamo tanto bisogno di una verità.. di una conoscenza.. di una saggezza.. di un Universo divino… Abbiamo tanto bisogno che Lui sia come crediamo che sia… Abbiamo tanto bisogno dell’eternità.. dell’infinito.. della realizzazione.. del trionfo dell’individuo e dell’umanità… Abbiamo tanto bisogno che i bambini crescano protetti… Abbiamo tanto bisogno di tutto ciò che piangiamo.

     Siamo così piccoli.. minuscoli.. infimi.. deboli.. così “ niente di niente ”. Siamo meno di un granello di polvere smarrito nell’Universo.. una minuscola rana che salta in un lago immenso e millenario. La nostra mano non è che una delle migliaia e migliaia di mani. Il nostro sesso non è che uno fra le migliaia e migliaia di sessi. Il mio bambino.. il mio cuore e la mia testa non sono altro che un bambino.. un cuore e una testa fra le migliaia e migliaia di bambini.. di cuori e di teste.

     Abbiamo tanto bisogno di significare qualcosa.. di essere qualcosa.

     Chi siamo ?  Risposta: “ Beati quelli che si rendono conto. Beati quelli che piangono. Beati quelli che prendono coscienza della loro piccolezza: perché saranno consolati ”.

     La persona che prende coscienza del fatto di non avere alcun significato.. scopre il suo significato. Dice fra sé :

     “ Ho tanto bisogno di Dio.. ma Dio non ha alcun bisogno di me… Davvero non ha bisogno di me ? Io sono qui ! Se mi trovo in questo Universo.. è perché Egli ha bisogno di me e io sono essenziale! Altrimenti non sarei qui.. l’ Universo non mi avrebbe prodotto. Nel momento in cui smetto di essere essenziale.. sarò cancellato.. distrutto. Sono.. dunque.. un granello di polvere indispensabile per l’equilibrio universale. Perciò mi trovo qui ”.

     Non conosco la mia finalità ma ne ho una.. non posso concepire la divinità ma posso utilizzarla senza darle un nome.. e la divinità è in me. Non so a cosa servo.. ma sicuramente servo a qualcosa. Ero qualcosa prima di nascere.. e sarò qualcosa anche dopo la mia morte.

     Veniamo consolati perché.. piangendo e arrivando al culmine della nostra piccolezza.. ci rendiamo conto che siamo completamente e assolutamente significativi.

                                                                                     

                                                                         

 
 
 

Post N° 130

Post n°130 pubblicato il 27 Novembre 2008 da ahmad_jamal

              

               W  a  t  e  r

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     “Essere come l’acqua che prende la forma del recipiente” disse Lao Tzu. L’acqua è mansueta.. soave.. flessibile: si adatta. E’ per questa ragione diversa da coloro che sono turbolenti.. duri.. inamovibili.

     Significa non essere frammentati.. non avere un linguaggio categorico e irresoluto. Vuol dire essere flessibili interiormente.. avere un materiale interno che sia stato lavorato ed entri in comunicazione con noi stessi. Una persona mite è tale sul piano intellettuale.. emotivo.. istintivo e corporale: non si oppone e non ama imporsi. Ha un corpo infinito: eredita la Terra.. con la quale forma un’unità.

     Una persona mite sa ascoltare gli altri. Valutiamo le voci dei nostri interlocutori: vedremo che una persona mite ci ascolta e si adatta alla nostra voce. Al contrario.. una persona dura ci fa disperare.. perché siamo obbligati a parlare al suo ritmo: colpisce il nostro sistema nervoso perché non si connette alla nostra voce. Non ci ascolta: ascolta se stessa.

     Chi parla senza sosta ha paura che l’altro intervenga: si trova all’interno di un discorso narcisista e ascolta solo se stesso. Non ha bisogno di stare in silenzio o di fare qualche pausa in modo che l’altro possa parlare a sua volta. E’ un egoista che non ha alcuna considerazione per l’altro.

     Ereditare la terra vuol dire ricevere in eredità la realtà. Quando siamo duri trasformiamo la realtà.. e in questo modo non la possediamo per quel che è. Proiettiamo su di essa e la riduciamo a quello che crediamo di essere. Ciò significa che.. se concepiamo un’immagine molto precisa e fissa del mondo.. eliminiamo tutto quello che non corrisponde alla nostra immagine.

                                                                                          

                                                                           

 
 
 

Post N° 129

Post n°129 pubblicato il 26 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                D o u b t

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     *    

     Marsia.. un personaggio mitologico che suonava il flauto o l’oboe.. sfidò Apollo a una gara.

     Le Muse fecero da giudici. Marsia perse la sfida.. e come punizione fu scorticato.

     Qualche storico dell’arte sacra del Rinascimento.. ci dice che la tortura dell’uomo da parte del Dio che lo ispira era un tema centrale nella rinascita degli antichi misteri. Il mitologico scorticamento di Marsia era un’immagine fondamentale di quel mistero che può essere inerente a ogni serio esperimento nella vita.

     Le nostre piccole intenzioni.. protettive e talvolta sostenute dal sentimentalismo.. possono essere fatte a pezzi.. scuoiate.. e il loro interno rovesciato fuori.. quando scopriamo la natura tremenda di ciò che chiamiamo innocuo.. divino e angelico.

                                                                        

                                                                          

 
 
 

Post N° 127

Post n°127 pubblicato il 25 Novembre 2008 da ahmad_jamal

               *              

                      Pr o_f u m o   

                                               d i . .

               *

             

              

               *

    

     Lorna in una mattina di domenica.. seduta al tavolino al bar.. per vedere la sfilata di costumi.. si stava ubriacando di colori.. di eleganza e di profumi.. quando sentì un profumo particolare accanto a sé e.. si girò.

Alla sua destra era seduto un uomo attraente.. sulla quarantina.. vestito con eleganza.. con capelli.. neri e lucidi.. pettinati con cura all'indietro. Chissà se il profumo veniva dai suoi capelli ? Le faceva venire in mente il suo viaggio a Fez.. la grande bellezza degli uomini arabi; aveva un effetto potente su di lei. Guardò l'uomo.. che si girò e le sorrise.. un sorriso brillante e bianco.. con un aria da monello.

     "Lei usa un profumo che ho sentito a Fez", gli disse Lorna..

     " E' vero”.. rispose l'uomo. "Sono stato a Fez e l'ho comprato laggiù al mercato. Ho una passione per i profumi.. ma da quando ho trovato questo non ne ho più usati altri ".

    "Odora di legno prezioso".. disse Lorna. "Gli uomini dovrebbero sentire di legno prezioso. Ho sempre sognato di riuscire ad andare in un paese del Sud America dove ci sono foreste intere di legno prezioso che trasudano odori meravigliosi. Una volta ero innamorata del patchouli.. un profumo molto antico. La gente non lo usa più. Veniva dall'India.. e gli scialli indiani delle nostre nonne erano sempre saturi di patchouli. Mi piace anche camminare sulle banchine del porto e annusare l'odore di spezie nei magazzini. Lei lo fa mai ? ".

     " Si che lo faccio.. a volta mi capita di seguire delle donne.. solo per il loro profumo..il loro odore ".

     "Io avrei voluto rimanere a Fez e sposare un arabo":

     " Perché non l'ha fatto ?"

     "Perché una volta mi innamorai di un arabo. Andai a trovarlo molte volte. Era l'uomo più bello che avessi mai visto. Aveva la pelle color ambra e occhi enormi.. lucidi.. che esprimevano tanta emozione e fervore.. da incantarmi. Aveva una voce tonante e le maniere più delicate. Ogni volta che parlava con qualcuno.. anche per strada.. gli teneva entrambe le mani.. teneramente.. come se volesse toccare tutti gli esseri umani con la stessa tenerezza delicata. Ero completamente sedotta.. ma.... "

     " Cosa accadde ? "

     "Un giorno.. in cui faceva molto caldo.. ci sedemmo  a bere tè alla menta nel suo giardino e lui si tolse il turbante. Aveva la testa completamente rasata. E' una tradizione araba. Sembra che tutti abbiano la testa completamente rasata. Questo.. in un modo o nell'altro.. mi guarì dalla mia infatuazione ".

     Lo sconosciuto rise.

     Con una sincronizzazione perfetta.. si alzarono e incominciarono a camminare insieme. Il profumo che emanava dai capelli dell'uomo faceva a Lorna lo stesso effetto di un bicchiere di vino. Si sentiva le gambe molli.. la testa annebbiata.. I suoi seni si alzavano ed abbassavano a ogni respiro profondo e.. lo sconosciuto osservava questo movimento del petto come se stesse guardando delle onde rompersi ai suoi piedi.

     Sul limitare della passeggiata l'uomo si fermò. " Io vivo proprio lassù ", le disse  indicandole.. un appartamento con molte terrazze " Posso invitarla a salire da me.. a prendere un aperitivo.. sulla mia terrazza ?"

     Lorna accettò. Aveva la sensazione che sarebbe soffocata se la privavano del profumo che la incantava.

     Sedettero sulla terrazza.. e bevvero  tranquillamente. Lorna si appoggiò languidamente allo schienale della poltrona. Lo sconosciuto continuò ad osservare i suoi seni. Poi chiuse gli occhi. Nessuno dei due fece un movimento. Entrambi erano preda di un sogno.

     Lui fu il primo a muoversi. Mentre la baciava.. Lorna si sentì riportare a Fez.. nel giardino dell'arabo. Le vennero in mente le sensazioni di quel giorno.. il suo desiderio di essere avviluppata nella cappa bianca dell'arabo.. il desiderio della sua voce potente e dei suoi occhi brucianti. Il sorriso dello sconosciuto era brillante.. come quello dell'arabo. Lo sconosciuto era l'arabo.. l'arabo con i folti capelli neri.. con il profumo della città di Fez. Stava facendo l'amore con due uomini. Tenne gli occhi chiusi. L'arabo la stava spogliando. L'arabo la toccava con le sue mani appassionate. Ondate di profumo le dilatavano il corpo.. lo aprivano.. la preparavano ad abbandonarsi. I suoi nervi erano pronti al trionfo delle sensazioni.. tesi.. ricettivi.

     Socchiuse gli occhi e vide i denti abbaglianti che stavano per morderle la carne. Poi il sesso di lui la toccò e la penetrò. Era come un oggetto carico di elettricità.. e ogni colpo.. le inviava delle correnti attraverso il corpo.

     Le aprì le gambe come se volesse rompergliele. I suoi capelli le caddero sul viso e annusandoli Lorna sentì che stava per raggiungere l'orgasmo e.. lo incitò ad accelerare i colpi.. in modo che potessero venire.. insieme.

Al momento dell'orgasmo.. lui gridò con un ruggito.. un suono di gioia tremenda.. di estasi.. di piacere furioso

.. che Lorna non aveva mai sentito. Era come aveva immaginato avrebbe gridato l'arabo.. come un animale della giungla.. soddisfatto della sua preda.. che ruggisce di piacere. Lorna aprì gli occhi. Aveva il volto coperto di capelli neri.. e li prese in bocca.

     I loro corpi erano intrecciati. Le mutandine di lei era state tirate giù con tanta furia che le erano scivolate lungo le gambe e.. ora erano aggrovigliate intorno alle caviglie.. e lui.. chissà come.. aveva infilato il piede in una delle aperture. Guardarono le loro gambe tenute insieme ad questo pezzo di chiffon e.. risero.

                                                                                               

 

 
 
 

Post N° 125

Post n°125 pubblicato il 23 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                    La   scienza   della   Vita

*

         

     Le persone non hanno idea del valore della vita.. pensano: "Che scienza è mai questa ? .. come vivere ? Che interesse c'é ? E' più interessante poter predire il futuro.. fabbricare  dei  talismani  per proteggersi... " e.. perdono il proprio tempo leggendo libri di occultismo e  incontrando persone che.. pare..  faranno loro delle rivelazioni. Intanto.. trascurano la loro vita.. sino al giorno in cui deboli e delusi.. non avendo trovato nulla di ciò che  speravano..  inizieranno a comprendere di aver trascurato l'essenziale.

     Sì.. poiché non c'è nulla che possa  uguagliare  o superare la vita.. nulla: né la scienza.. né la filosofia né il potere né il denaro.

     Dobbiamo quindi proteggere la nostra vita.. purificarla.. illuminarla.. poiché sarà  grazie ad  essa che  otterremo la vera conoscenza.. la vera chiaroveggenza.. le vere ricchezze e i veri poteri.

                                             

                                                                                               

                                                                                                                 

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Post N° 124

Post n°124 pubblicato il 23 Novembre 2008 da ahmad_jamal

        bye * bye

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L' amica che si trasferisce

è un capitolo che si chiude.

   

   L'hai conosciuta..

le hai voluto bene e..

ora va via

dicendoti

" ci sentiamo "

 

   Ma tu sai che

non sarà così a lungo

 

   e con gli occhi rossi

vicino ad una porta che

fa resistenza a chiudersi

   dice

" Ti voglio bene "

 

   E tu sai che

ne è valsa la pena

conoscerla.

 

   Anche solo

per quel momento

 

   Ti voglio bene

anch'io

 

   Good Life

                                   

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Post N° 123

Post n°123 pubblicato il 22 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                Q U I N T A   *  E S S E N Z A 

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     *    *

     Ciascuno di noi è costituito da quattro centri: intellettuale.. emotivo.. corporale e sessuale.

     Bisogna comprendere che ognuno di questi centri possiede un linguaggio suo proprio.

     Nei primi anni del suo insegnamento.. Gurdjieff parlò di tre centri: intellettuale.. emotivo e corporale. Più tardi ne aggiunse un altro: quello sessuale.

     Nel sufismo.. che pure è una filosofia islamica molto evoluta.. si parla solo di tre centri.. omettendo il sesso.

     In genere nessuna dottrina.. salvo il tantrismo.. parla del sesso. Abbiamo dovuto aspettare che il tantrismo arrivasse in Occidente.. negli anni Sessanta del secolo scorso.. perché si cominciasse a menzionare il sesso.

     Utilizzare l’energia sessuale nel misticismo è uno dei principi di base del tantrismo. Nella nostra cultura questo principio è relativamente nuovo e in genere non è ben accettato.. poiché il sesso nella religione ha sempre costituito un tabù.

     A ogni modo.. ciascun centro possiede un linguaggio e una velocità differenti. Quando impariamo a guidare un’automobile.. cominciamo integrando i movimenti con l’intelletto e guidiamo molto lentamente.. perché l’intelletto è lento. D’altra parte.. guidare con l’intelletto è pericoloso.. perché così il pensiero precede qualsiasi azione: prima di premere l’acceleratore o di fare qualunque cosa.. bisogna pensare. Quando acquisiamo un po’ più di pratica passiamo al centro emotivo e diventiamo un po’ più veloci. Poi passiamo per il centro sessuale e finalmente per quello corporale. I nostri movimenti allora diventano molto più rapidi ed efficaci. L’atto di guidare si compie praticamente da solo.

     Analogamente.. possiamo guidare la nostra vita secondo differenti linguaggi e velocità.

     Per fare in modo tale che due centri comunichino tra loro.. per esempio il linguaggio articolato dell’intelletto con il linguaggio gestuale del corpo.. è necessario un elemento di mediazione: la quinta essenza.

     I samurai sono perfettamente centrati nei loro corpi.. dominano alla perfezione il linguaggio corporale: un bel colpo di spada deve essere di una rapidità sorprendente e non ha nulla a che vedere con il pensiero.

                                                                                      

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Post N° 122

Post n°122 pubblicato il 21 Novembre 2008 da ahmad_jamal

             Tightrope  Walker

      

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      *

     Nello svolgimento della vita una logica sembra non esserci. Non si può progettare troppo a lungo nel tempo.. perché spesso ogni disegno o si sfalda o si frantuma o è costretto dagli eventi a essere forzatamente modificato. Ci sono troppi imprevisti.. molti episodi che sfuggono al controllo.. numerosi condizionamenti che impediscono un fluire lineare e continuo delle cose.

     Piangono frequentemente i poveri.. ma anche i ricchi non sono immuni dal soffrire. In giro tutto sembra essere precario.. anche lo stesso esistere: quante volte quest’ultimo dipende dalla più o meno folle volontà degli altri o dalla cosiddetta " fortuità ".. assolutamente imponderabile! In tutto questo quadro di incertezza e di insicurezza non meraviglia.. allora.. che - seppur contro ogni forma di razionalità e sovente senza apparenti moventi se non la ricerca di forti emozioni - anche una vita giovane possa essere improvvisamente troncata. Il mistero di tutto ciò ha.. però.. una spiegazione ?

Io penso di si.. ma occorre cercarla al di là del visibile: niente si spiega con se stesso.. come il significato del vivere lo si può scoprire solo al suo cessare. E' fuori.. dunque.. dal personale spazio-tempo che si può "leggere " il "filo conduttore" che lega i vari frammenti della realtà: e  questo  è  molto sottile..  solamente occhi acuti ed esperti possono in qualche modo riuscire ad intravederne la sagoma.

     Anche la scomparsa di un giovane.. se inserita in questa meta-visione del reale.. può acquistare un suo senso.. ma è una cosa difficile da accettare.. specialmente da parte di chi è stato colpito direttamente da questa lacerante ferita dovuta alla soppressione di una componente di sé come può essere appunto un figlio giovane. La vita.. purtroppo.. allora cambia e per sempre: in positivo se si riesce a trovare una risposta; in negativo se ci si lascia prendere dalla rassegnata.. subìta e non ribaltabile realtà dei fatti o.. peggio.. dalla disperazione.

                                                                                                  

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Post N° 121

Post n°121 pubblicato il 20 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                          Obscured

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                                          *

                                          *

   

     Ci troviamo rinchiusi  in un vaso dal quale è difficile comunicare. Una classica illustrazione alchemica del XVII secolo mostra una “ storta ”.. un vaso dal lungo collo.. completamente nero con un’etichetta su cui è scritto “ putrefazione ”. Si tratta della notte alchemica associata al processo conosciuto come nigredo .. ovvero ‘oscuramento’. Ignoriamo completamente che cosa ci stia succedendo..  e neppure le persone intorno a noi riescono ad immaginarlo. Ma qualcosa è comunque all’opera.. un qualche profondo processo che si dissolve e ci ricostruisce.. producendo una nuova persona.

                                                                                         

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Post N° 120

Post n°120 pubblicato il 20 Novembre 2008 da ahmad_jamal

    

       G  a  u  t  a  m  a

                     °

° °

   .. interamente teso verso una ricerca di verità.. apprezzava l’idea di essere liberato dalle pulsioni che imbrigliavano l’Umanità.. con il suo carico di sofferenza.

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Post N° 119

Post n°119 pubblicato il 20 Novembre 2008 da ahmad_jamal

 

                        L i b e r

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   “I libri non danno il sapere” gli aveva detto Jack. “Sono un nutrimento allo stato brado . Tocca a lei digerirlo.. vale a dire decostruirlo leggendo.. per poi ricostruirlo dentro di sé . Ho studiato molto.. ma ho imparato poco . Non dimentichi quello che cerca: il mistero.. che si trova oltre le parole.. Le parole e le idee contenute nei libri la condurranno in direzioni differenti.. a seconda di come saprà disporne . E’ tutto là.. in quei libri . Ma gran parte di essi non sono che pietre che giacciono alla rinfusa sugli scaffali . Spetta a lei farne un edificio. Solo una cosa: diffidi . Non tutte le architetture sono accettabili.. e non tutte sono accettate. Finché rimarrà in uno schema ideologicamente corretto.. non avrà alcun fastidio. Ripeta ciò che è stato detto prima di lei.. rifaccia lo stesso edificio che ha già ricevuto la consacrazione del passato.. e sarà onorato. Ma se edificherà.. con quelle stesse pietre.. un edificio nuovo.. allora stia in guardia… ”.

                                                                                          

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Post N° 118

Post n°118 pubblicato il 18 Novembre 2008 da ahmad_jamal

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L’avventura interiore allora è l’unica a legittimare una vita di uomo libero.

                                                                                      

 
 
 

Post N° 117

Post n°117 pubblicato il 18 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                                                                  Apparenze

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    Conoscere ciò che sta al di là delle apparenze è la più straordinaria delle imprese.. la sola che giustificasse la mobilitazione di tutte le forze vitali di un uomo.

                                                                                        

 
 
 

Post N° 116

Post n°116 pubblicato il 18 Novembre 2008 da ahmad_jamal

         N u i t   *

 

   

     La notte è liminale.. una situazione interlocutoria e ciò spiega almeno in parte perché risulti così scomoda. Non siamo né qui né là. Sembra allontanarci dalla vita.. piuttosto che farcene esplorare la profondità.

     Trovare parole con le quali esprimere una tale esperienza diventa così difficile da indurci a non parlare nemmeno agli amici.. perché di solito la gente non vuole sentire altro che belle notizie.. e davvero non sa che farsene di una persona caduta nell’oscurità.

                                          

                                                                                    

                                                 

 
 
 

Post N° 115

Post n°115 pubblicato il 16 Novembre 2008 da ahmad_jamal

       . .  only  for     

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     Passò l’agosto.. finì il settembre. L’inevitabile incombeva. Si avvicinava l’inverno.. e.. nel mondo degli uomini.. quella che sarebbe stata la paralisi invernale.. ormai scontata.. era nell’aria e nei discorsi di tutti.

     La gente in città era impotente come i bambini di fronte all’ignoto che si avvicinava.. un ignoto che nel suo cammino rovesciava tutto.. le abitudini acquisite e lasciava dietro di sé la devastazione.. benché fosse esso stesso una creatura della città.. opera dei suoi abitanti.

     Tutti si illudevano.. parlavano a vuoto. La vita quotidiana zoppicante.. barcollante.. ancora si trascinava secondo vecchie abitudini.. ma il dottore vedeva le cose senza falso ottimismo: non poteva nascondersi che la vita di un tempo.. il suo mondo e lui stesso erano condannati. Lo aspettavano dure prove.. forse anche la fine. I giorni contati che gli erano rimasti scivolavano via sotto i suoi occhi.

     Sarebbe impazzito se non avesse avuto le piccole noie dell’esistenza.. le fatiche e le preoccupazioni. La famiglia.. la necessità di procurarsi denaro rappresentavano la sua salvezza: il regolare ritmo quotidiano.. le abitudini.. il lavoro.. l’ospedale.

     Capiva di essere un pigmeo davanti alla mostruosa macchina del futuro: ne aveva paura e in segreto ne era orgoglioso.. e.. per l’ultima volta.. come per un addio.. guardava con occhi avidi le nuvole e gli alberi.. la gente che camminava per le strade.. la città che lottava contro le sventure: era pronto ad offrirsi.. a morire.. perché tutto andasse meglio.. ma non poteva fare nulla.

     Il dottore lavorava seduto alla sua vecchia scrivania.. accanto alla finestra.. e davanti a lui stavano accatastate le istoteche. Talvolta.. di quando in quando.. oltre a periodici appunti per i propri studi di medicina.. scriveva il suo “note”.. tetro diario di quei giorni.. o taccuino quotidiano composto di prose e/o di versi.. una specie di brutta copia di zibaldone ispirato dalla convinzione che la metà del genere umano avesse cessato di essere se stessa e non sapesse più quale parte recitasse.

     La sala luminosa e soleggiata.. con le pareti verniciate di bianco.. era invasa da quella luce color crema dell’autunno dorato che distingue le giornate quando al mattino sopraggiungono i primi geli e le prime cinciallegre invernali e le gazze svolazzano nei boschetti variopinti e luminosi che cominciano a diradarsi. Il cielo.. in queste giornate.. raggiunge una altezza estrema e.. attraverso la diafana colonna d’aria che si alza tra cielo e terra.. viene dal nord un gelido nitore azzurro cupo. Aumentano la visibilità.. la percettività di tutte le cose del mondo: i rumori si trasmettono a distanza con una risonanza gelata.. distinti e scanditi.. gli spazi si sgombrano come ad aprire la vista per molti anni a venire.. attraverso l’intera vita. Una tale rarefazione non si potrebbe sopportare se non fosse di così breve durata e non sopraggiungesse alla fine di una corta giornata d’autunno.. alle soglie di un crepuscolo anzitempo.

     Di questa luce era diffusa la stanza: una luce di sole autunnale.. a precoce tramonto.. succosa.. vitrea e acquosa.. come una mela troppo matura.

     Il dottore sedeva accanto alla finestra.. prendeva la penna.. rifletteva e scriveva.. mentre fuori volavano vicinissimi certi uccelli silenziosi : le loro tacite ombre proiettate nella stanza coprivano le mani in movimento del dottore.. il tavolo con le carte.. il pavimento.. le pareti.. a tacitamente scomparivano.

     Il dottore alzò la testa. I misteriosi uccelli che passavano davanti alla finestra non erano altro che le rosse foglie dell’acero che volavano via liberandosi dolcemente nell’aria e come curve stelle arancione andavano a posarsi sul prato dell’ospedale.

                                                                                 

                                                                                          

 

 
 
 

Post N° 114

Post n°114 pubblicato il 15 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                                       

                           P R O S I T 

          

                               

     Enza sembrò colta alla sprovvista.. come se non avesse mai messo in discussione il rapporto con suo marito. E probabilmente non l’aveva mai fatto.. pensò Marilù. E forse era anche comprensibile quando una aveva un marito bello.. piacevole.. innamorato che per giunta assomigliava ad Al Pacino.. ma più alto e meno pazzo. “Be’.. tanto per cominciare hai sposato un altro e ci hai fatto un bel bambino insieme” disse Enza.

     Marilù sospirò. Era vero. Enza appoggiò le posate sul piatto e guardò intensamente la sua amica: “Marilù.. era quello che volevi. Volevi Dario.. volevi un bambino.. volevi smettere di lavorare. Ricordi ? ”.

     Marilù annuì. Si ricordava chiaramente di quella volta che stavano mangiando nello stesso ristorante e lei.. mentre faceva salterellare sulle ginocchia Nelly.. la figlia di Enza.. aveva confessato di desiderare la stessa cosa per sé. Ma Nelly era una neonata rotonda e adorabile e si era trasformata in una bambina deliziosa.. ed Enza con la sua casa linda.. la sua tata e quel marito felice e accomodante.. dava l’impressione che fosse tutto così facile. Chissà se i primi sei mesi di maternità di Enza erano stati orribili quanto i suoi ? E se sì.. si chiese Marilù gliel’avrebbe detto ?

     “Lo so che ora le cose sono difficili” disse Enza. “I matrimoni attraversano dei momenti difficilissimi”.

     “Anche il tuo ? ”.. chiese.

     Enza si strinse nelle spalle. “Be’.. certo. Ti ricordi quella volta che abbiamo litigato ferocemente perché sua madre doveva venire in vacanza con noi ?”

     Marilù annuì.. anche se per quel che si ricordava lei la lite era finita dopo un solo giorno.. quando Paolo aveva acconsentito ad aggiungere il costo di un altro bungalow al loro soggiorno al Gargano.

     Mentre Marilù.. una o due volte.. di notte.. quando era così stanca da non riuscire a muoversi.. aveva pensato che gli ultimi avvenimenti del suo matrimonio avevano oltrepassato i confini del “difficile” per varcare quelli del “questa storia è uno sbaglio”. Dario e i suoi soci stavano per lanciare sul mercato un nuovo prodotto. Suo marito usciva di casa prima delle otto di mattina e raramente tornava prima delle nove di sera.. e lei non poteva nemmeno lamentarsi.. perché era l’unico a portare a casa uno stipendio. Non avrebbe mai immaginato che occuparsi  di un neonato l’avrebbe lasciata così spompata.. così irritabile e bisognosa di un contatto umano con degli adulti.. oltre ai dieci minuti di conversazione che Dario riusciva a sostenere prima di piombare addormentato.. quando finalmente tornava a casa.

     “Vedrai che le cose miglioreranno” disse Enza. Guardò il suo minuscolo orologio d’oro.. si accarezzò i capelli stirati e si alzò in piedi. “So che è un momento difficile.. ma fidati di me. Cerca di superarlo. Prima o poi Luca  comincerà a camminare.. a parlare e a dormire.. e tu starai di nuovo bene”. Rivolse a Luca un’occhiata piena d’amore e si piegò a dargli un bacio sulla guancia. “E credimi.. ti pentirai di aver desiderato che finisse così in fretta. Il tempo passa troppo velocemente”.

     Marilù annuì.. provando un’ondata di gelosia così improvvisa e violenta che le parve di aver preso un pugno. Non aveva niente a che spartire con Enza.. i suoi volant.. gli stivali così belli. Enza non doveva affrontare un pomeriggio che avrebbe incluso l’interminabile replica del regno dei Puffi e tre cesti di biancheria sputacchiata e vomitata da lavare.. né una serata che prevedeva un bambino che andava avanti a strillare ininterrottamente a prescindere dagli sforzi per farlo smettere.

     Doveva andare a casa.. ma Luca dormiva sereno nella sua carrozzina e lei si ritrovò a camminare per le strade a sud della città.. tra gli autobus e i cassonetti della spazzatura.. il droghiere e le boutique.. verso il quartiere dove aveva abitato con Jack.

 

 

                                                                       

 
 
 

Post N° 113

Post n°113 pubblicato il 14 Novembre 2008 da ahmad_jamal

    **  Ti va di venire a cena con me ?  **
                                  
                                  
                                   
   C'era un ristorante mediorientale lì vicino e nelle ultime sei
settimane era diventato il loro posto fisso. Si incontravano lì
e si dividevano piatti di humus e falafel.
   Il sabato sera cominciava generalmente con un appunta-
mento a casa della signora De Biase.. spesso proseguiva
con un cinema e finiva sempre nel palazzo.. prima con lunghi
abbracci nell'atrio e poi nel letto morbido ed alto che era
stato della zia Caterina.
   Dopo che avevano fatto l'amore.. Jack l'abbracciava
stretta.. il suo petto contro la schiena di lei e le gambe
attorcigliate. Quindici minuti dopo lui dormiva sulla schiena
.. e russava delicatamente.. spalmato al centro del letto.
   Marilù si tirava sul gomito e guardava il suo volto illuminato
dalla luce che filtrava dalle tende.. pensando che quello era
esattamente la vita che aveva sempre desiderato: il lavoro
giusto.. la casa giusta e soprattutto l'uomo giusto con cui
dividere tutto questo.
 
                                                                        

 
 
 

Post N° 112

Post n°112 pubblicato il 13 Novembre 2008 da ahmad_jamal

                                  

                     

                                                          

     Il suo corpo era per me una gioia che non finiva mai. Non ne avevo mai basta di percorrerlo.. quel corpo americano. A dire il vero ero un gran maiale. Lo restai.

     Mi formai anche il grato e tonificante convincimento che  un paese capace di produrre  corpi così impudenti nella loro grazia e di uno slancio spirituale così invidiabile doveva offrire ben altre rivelazioni capitali.. in senso biologico si capisce.

     Decisi di intraprendere prima o dopo un viaggio negli Stati Uniti.. come un vero pellegrinaggio.. appena possibile. In effetti non conobbi tregua o riposo – pur attraverso una vita implacabilmente difficile e tormentata – prima di aver condotto a buon fine quell’avventura profonda.. misticamente anatomica.

     Ricevetti così nelle immediate vicinanze del didietro di  Liza il massaggio di un nuovo mondo. Lei non aveva solo un corpo.. Liza.. intendiamoci bene.. era anche dotata di una testa fine.. graziosa e un po’ crudele per via degli occhi blu-grigio che le risalivano un tantino agli angoli.. come quelli dei gatti selvatici.

     Al solo guardarla in faccia.. mi faceva venire l’acqualina in bocca come quando ti  pregusti un bel vino secco.. corposo. Occhi duri.. e per nulla animati da quella gentile vivacità commerciale.. oriental-fragonardesca  che hanno quasi tutti gli occhi di qui.

     Il più delle volte ci si trovava in un caffè lì vicino.

                                                                                                   

 
 
 
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