Kremuzio

A me la parola “Patria” non è mai andata giù… Sarà perché è uno dei valori sbandierati dai fascisti, insieme a Dio e famiglia, e perché questo concetto ha fatto scorrere sangue a fiumi. Mi piacerebbe che la concezione di appartenenza andasse aldilà dei confini geografici o politici che vengono mutati dal tempo, dalle guerre e dagli accordi. Mettiamo quanto è accaduto nella prima metà del novecento, con i confini che andavano e venivano, e le popolazioni costrette a migrazioni perché si sentivano appartenenti a qualcosa di labile. Aspettavo con ansia la creazione dello stato europeo, senza frontiere, ma questo si è rivelato solo una mera entità economica.

Però nella società civile sembra si debba creare un’appartenenza, che negli ultimi anni si è sviluppata sempre più dal punto di vista del tifoso. Le bandiere si sventolano alle vittorie, e non alle sconfitte; gli inni con i loro soliti accordi che cercano di far vibrare gli animi, vengono cantati in occasioni che a volte sembrano esagerate. Non mi piacciono. Sembrano istigare alla forza ed alla violenza. Le parole stesse sono piene di tragicità. Il sangue e la morte sono generosamente cantate, a ricordo di epiche gesta guerresche, sia di difesa dei confini che di attacchi colonialisti. Il decreto del 17 marzo 1861 che faceva diventare Vittorio Emanuele II re d’Italia, lo salutava come re di Sardegna, Cipro e Gerusalemme ecc. ecc. ecc.… Proprio a proposito del concetto di patria!

Ho una bellissima opera storica trovata in un mercatino. Si tratta della storia dell’Italia moderna, edita prima del fascismo, in cui, dal 700 fino agli anni 20 dello scorso secolo, vengono narrati tutti i fatti che contano della storia italiana. Proprio tutti, senza connotazioni enfatiche, come se si leggesse un giornale, giorno per giorno. Quattro enormi libroni. Mi piace leggerla per approfondire e per venire a conoscenza di cose non troppo conosciute. E da qui imparo come l’annessione dell’ex regno borbonico al regno di Sardegna, prima illuse e poi deluse le popolazioni “liberate”.

Lo sfruttamento dei contadini da parte dei latifondisti era qualcosa a livello di medioevo. I padroni avevano il potere di vita e di morte sulle persone e stupravano allegramente le ragazze, al punto tale che c’erano tantissime balie che dovevano seguire i frutti degli stupri. La liberazione garibaldina avvenne dopo il permesso degli inglesi, che erano gli americani del tempo, alleati dei Savoia. Navi inglesi scortarono le navi dei Mille, e permisero loro di sbarcare a Marsala, tenuta sotto controllo da due loro cannoniere. In Sicilia una grande zona, definita “Ducea Nelson”, o meglio “feudo Nelson” (Nelson era proprio l’ammiraglio famoso) venne ridistribuita da Garibaldi ai contadini, come si usava dopo le riconquiste. Non mi è però chiaro quali accordi ci fossero tra inglesi e borbonici. Comunque, i contadini cominciarono a vendicarsi dei soprusi patiti fino ad allora e massacrarono i loro vecchi padroni. A Partinico si svolse il primo atto con scene di massacri bestiali ai danni dei soldati borbonici. Per impedire ulteriori sviluppi vendicativi, venne inviato a Bronte un battaglione comandato da Nino Bixio, che in pratica bloccò, con esecuzioni sommarie, la rivolta. Da quel momento iniziò il brigantaggio, nato come opposizione al potere del nuovo stato che rimetteva le cose a posto usando la violenza e rimettendo le terre a disposizione dei soliti ricchi e/o nobili.

Ma non voglio mettere sul piatto la vecchia solita questione meridionale, quanto la nascita di una nazione sotto finte spinte libertarie. Le annessioni dei vari stati (lo stato pontificio venne inglobato dieci anni dopo con il beneplacito dei francesi) non fecero altro che mettere gli italiani sotto uno stesso potere militare, dimostrato dal fatto che l’esercito era controllato dai soli generali piemontesi. E quali furono i primi impegni dello stato? Quello di andare a cercare nuove terre, colonialismo, che va proprio contro quei valori di libertà, fraternità ed uguaglianza che, dicono, abbiamo incamerato dopo la rivoluzione francese.

Ma venendo ai giorni d’oggi, vediamo quanti danni ancora faccia l’idea di patria, specie in un momento in cui nel parlamento risiedono persone che pur avendone giurato fedeltà, se ne vogliono staccare. Se quindi è solo un pretesto per incassare soldi e potere, dividiamola pure, senza guerre. Preferisco essere europeo piuttosto che italiano, con un governo simile, con personaggi simili. Non mi stringerei mai a coorte per difendere questi tristi figuri. Tanto quanto durerà ancora l’Italia come terra di inventori ed artisti? I cervelli fuggono, i soldi non ci sono e quei pochi che sono in fondo alle tasche, vengono incamerati dai soliti pescecani. Rimane solo da tifare per la Pro Patria (esiste ancora questa gloriosa squadra di calcio?) piuttosto che per la nazionale piena di oriundi. Meglio il rugby… Se non altro abbiamo spezzato le reni ai francesi! :)