Kremuzio

Ora mi aspetto una cosa molto semplice, che quando arriverà la salma di Vittorio Arrigoni, ci sia lo stesso movimento, le stesse manifestazioni che sono state riservate a quei poveri uomini dei lavoratori militari che ogni tanto muoiono nelle terre dove viene “esportata” la democrazia. Niente onori militari, ovviamente, e per bandiera da mettere sulla bara, quella della pace, o un’altra bandiera che unisca tutti coloro che vogliono un mondo libero. Neanche quella dell’Onu, ormai un organismo che ha perso di vista il suo vero essere, occupato a riscuotere le quote sociali delle varie nazioni che ne fanno parte, ed organizzare le esportazioni di cui sopra.

Morire per un’idea, passando sopra a quelle che sono le procedure standard a base di chiacchiere e buoni propositi, vuol dire anche sacrificio vero. Magari agli occhi come i nostri, abituati a sentir parlare di sommosse, lanci di pietre e di razzi da parte dei palestinesi confinati nella striscia di Gaza verso gli israeliani, è solo uno dei tanti morti. Ma in questo caso gli assassini appartengono ad una minoranza per così dire religiosa, formata da gente ai quali non sta bene che un occidentale si sia potuto ergere a scudo umano, punto di incontro tra civiltà che hanno a cuore la pace. Per quegli individui che fanno del combattimento a tutti i costi, della violenza, della vigliaccheria, il loro pensiero, o mancanza di pensiero li spinge ad agire stupidamente contro chi non capiscono. Cancellando come da un foglio di carta, tutte le incomprensioni. Uccidendo, perché non sono capaci di altro.

E da noi, in un governo dove gli eroi sono solo quelli che imbracciano un fucile d’assalto, morti nell’esercizio delle loro funzioni, seppur vigliaccamente per mezzo di una bomba, si stenta a capire che la vera rivoluzione è fatta da chi è disarmato, da chi con l’esempio riesce in intenti che lo sfoggio di armi e tecnologia non intacca, se non con la paura. Non si sono sprecate parole o riconoscimenti. Dopo pochi giorni dal barbaro omicidio, non si leggono sulle varie pagine dei blog le solite frasi di circostanza, con parole piene di patriottismo, con tricolori che sventolano e fanfare che suonano tristi marce militari. Quelli sono i veri eroi, morti per la patria e vissuti assai. Sono altri tipi di eserciti quelli delle organizzazioni non governative, fatte da giovani che hanno una missione, una speranza, una volontà di aiutare, senza vestirsi di divise mimetiche, bardati di munizioni o gagliardetti, foulards e giubbetti antiproiettile. Ma si fanno amare lo stesso e meglio, Perché vivono in mezzo alla gente che soffre e non in bunker protetti. Perché sono sul campo a difendere quei diritti che troppo spesso le persone che soffrono non pensano di avere, abituati ad essere sfruttati ed usati da altre persone armate, dalla violenza organizzata per rubare alle popolazioni le loro ricchezze, siano esse il petrolio, o la terra, o l’acqua. Non sono mimetizzati, ma ben visibili nelle loro azioni e nella loro presenze, e per questo sono facili bersagli.

Vedremo ora se i riti riservati ai guerrieri potranno essere impiegati per i veri esportatori di pace, ma penso che anche se non ci saranno dirette televisive delle cerimonie, bandiere alle finestre e minuti di silenzio in parlamento, nessuno ci toglierà dalla testa che, per quello che ha rappresentato e fatto, Vittorio Arrigoni era un vero eroe.