Kremuzio

Come tutti i giorni, anche oggi ho buttato nel cassonetto differenziato una busta piena di plastica, metallo e vetro. Siamo in 2 con un gatto. Ed ogni giorno consumiamo così tanto da riempire una busta. Anche il gatto ci mette del suo. Una scatoletta maleodorante che impuzzolisce l’ascensore (5 piani da fare di corsa non sono il massimo la mattina prima di andare al lavoro) è il suo contributo al riciclaggio dei metalli, anche se spesso mangia carne macinata. Di vetro ce n’è poco, magari una conserva di sottaceti o delle sardine sott’olio. Ma di plastica è piena. Imballaggi buste vasetti di yogurt bottiglie del latte. Spero sinceramente che tutto ciò venga riciclato, e confido nel servizio di nettezza urbana che non venga miscelato con tutto il resto. Ma non ne ho la certezza, vedendo cosa succede nelle altre parti d’Italia che non siano quelle oasi del riciclo al nord.

E faccio due calcoli: Se ogni persona di media producesse mezza busta di robaccia da riciclare, allora dal mio condominio dovrebbero uscire una 30ina di buste piene. Questo non succede e me ne accorgo dal cassonetto che risuona a vuoto quando getto i pezzi pesanti. Non viene scaricato ogni giorno ma circa una volta a settimana, per cui facendo le debite medie, rimanendo ottimista riguardo gli altri palazzi, almeno della mia strada, calcolo che si ricicli circa il 10-20% dell’immondizia riciclabile prodotta. E non mi sembra una bella cosa. E dato che non credo che venga riutilizzata in casa, suppongo che sia gettata insieme a tutto il resto, e da qui nell’inceneritore e via a produrre diossina. E da questo capiamo che quando diamo la colpa al servizio, la colpa è degli utenti. Se noi facessimo il nostro dovere di cittadini separando i materiali per il riciclaggio, avremmo in seguito meno problemi per l’inquinamento atmosferico ed ambientale. Ma perché ci si ostina a gettare indiscriminatamente tutto nel secchio? E perché io mi ostino a fare il contrario? Le case non sono grandi e tenere immondizia separata occupa spazio. Fossimo in campagna o avessimo un giardino, magari faremmo da noi anche il compost. Qualche anno fa ci avevo provato. Preso un secchione al quale feci un po’ di fori col trapano, iniziavo col metterci uno strato di terriccio, poi gli scarti alimentari e poi ancora terriccio e così via. Un angolo del terrazzino adibito agli esperimenti biologici. Poi andavo per prati alla ricerca di lombrichi, che mettevo insieme agli altri scarti. La bellezza del compost formatosi era quasi artistica. Era bello vedere da come i rifiuti puzzolenti come cocce, grassetti, pelli, ossa, lische, scorze di limone e tutto ciò che in genere comincia a puzzare dopo pochissime ore, dopo qualche mese è diventato terra profumata e grassa, sembrava un miracolo. Ma non avevo così tanto spazio sul mio misero terrazzino per simili esperimenti, calcolando la mole gigantesca dei rifiuti che produciamo, per cui alla fine ho dovuto desistere.

Allora, considerando il fatto che non riusciamo a consumare di meno, che gli incarti e gli imballi son sempre di più e che sono in pochi a mettere da parte per il riciclaggio, la vedo brutta…

E la carta? Ho uno scatolone in corridoio dove metto proprio tutto, dall’interno del rotolo di carta igienica alle buste di carta, agli incarti, alle scatolette, ai pezzi di fogli a4 scritti da ambedue le parti alla pubblicità che mi arriva in cassetta ed anche quella degli altri che tolgo dagli spazi condominiali prima che arrivi qualcuno e la butti nel secchione normale. L’unico problema è che il mio gatto, quando vede una scatola ci si mette dentro, di qualsiasi dimensione essa sia, dopo aver zampettato e buttato fuori tutto il contenuto, e lì dentro ci si fa un bel sonnellino… Ah, ‘sti gatti…