Kremuzio

La cosa più brutta dell’evento sismico è la sua imprevedibilità, e da sempre si cercano quelli che vengono chiamati “precursori sismici”. Sono secoli che si è alla ricerca di correlazioni tra l’ambiente ed il sisma così che si possano avvertire i cittadini per farli fuggire dalle abitazioni prima che queste crollino. Si intuisce che se le abitazioni non crollassero, i danni non sarebbero tali. Ma è inutile fare questa considerazione. Una costruzione antisismica costa troppo e si antepone la spesa al risultato. Abbiamo molto da imparare dal Giappone su questo. Ma andiamo avanti. Tutti gli studi finora si sono indirizzati verso le emissioni elettromagnetiche. Un movimento tellurico provoca uno sfregamento tra le rocce, e se queste sono decentemente cristalline, vanno a sfruttare il fenomeno della piezoelettricità, ovvero la loro compressione genera una scarica elettrica. Possiamo vederla con gli accendini, sia quelli che danno un colpetto o premendoli fanno scaturire una scintilla dai loro elettrodi. Oltre la scintilla, creano un campo elettromagnetico che in pratica è una emissione radio nel campo delle VLF (very low frequencies o frequenze molto basse). Se mettete vicino all’accendino una radio ad onde medie o onde corte (meglio sarebbe ad onde lunghe) potreste ascoltare qualche scarica. In alcuni casi queste scariche sono così forti che possono creare delle vere palle luminose dette EQL (earthquake lights o luci da terremoto) che a volte vengono avvistate e scambiate per ufo. Esistono quindi reti di monitoraggio create da gruppi di radioamatori e centri di ricerca che tenendo sotto controllo queste emissioni vorrebbero scoprire il nesso che ci potrebbe essere tra queste emissioni e l’avvicinarsi di un evento sismico.

Poi c’è il tecnico che in questi giorni sta spopolando nelle televisioni, e che viene visto come un genio in alcune e come un pazzo in altre. Il mondo scientifico ufficiale, da una parte lo aiuta e dall’altra ne disconosce lo studio, arrivando perfino a denunciarlo per un provocato allarme. La sua teoria si basa sulla presenza di gas radon, un gas radioattivo presente nel sottosuolo di origine vulcanica, che di solito va ad accumularsi nelle cantine scavate nel tufo, molto frequenti, ad esempio, nella provincia di Viterbo. Ovviamente quello che è radioattivo fa molto male, e si cerca di ventilare questi locali proprio per evitare simili accumuli. Dato che si tratta di radioattività, questa viene rilevata da contatori Geiger o lastrine fotografiche che vengono colpite da una particella vagante emessa dal materiale radioattivo. Contando questi puntini in un laboratorio specializzato, si capisce, in un determinato lasso di tempo, il livello di radon radioattivo nell’ambiente.

Questo tecnico però pare abbia inventato un modo per determinare un aumento di radon in determinati punti geografici. Forse un contatore Geiger collegato ad una interfaccia che invii questi parametri ad una centrale pronta a far scattare l’allarme nel caso aumentino. Non ho capito bene i particolari nelle interviste. Ma non nego la scoperta a priori, come tende a fare il mondo scientifico. C’è da dire però che, forse per evitare guai giudiziari, il primo allarme non è avvenuto al momento giusto, ma parecchio tempo prima, seguito da dichiarazioni sul cessato pericolo. Ed il terremoto, si è scatenato in seguito. Forse siamo vicini alla soluzione, forse lontani, ma io darei qualche fondo a Giuliani, magari dandone un po’ di meno ad altri indirizzi meno importanti. Non credo necessitino di milioni di euro, come siamo abituati a sentire per qualunque movimento di denaro pubblico.

Poi sono in attesa di ascoltare racconti con protagonisti gli animali. Ancora non ho sentito di cani e gatti che avessero percepito qualcosa di stranio qualche minuto prima l’evento. Un mio amico che era andato nelle zone colpite dallo tsunami qualche anno fa, mi raccontò di come praticamente nessun animale fosse deceduto in quel caso. In molti raccontarono che tutti, cani, gatti, ed altre creaturine improvvisamente si misero a correre verso l’interno, provocando un forte interrogativo negli uomini che non capivano il perché, qualche minuto prima dell’arrivo dell’ondata. Chiamatelo sesto senso, o maggiore percezione di infrasuoni, ultrasuoni, scariche elettriche o chissà cosa, ma un dato è certo: dobbiamo imparare ad osservare la natura non solo con gli occhi.