Kremuzio

Una nuova moda… ce n’era bisogno in questo mondo triste e pedissequo: avete mai visto paia di scarpe appese in alto sui fili della luce, del telefono, sui lampioni, sugli alberi? Se si, allora avete assistito a quell’attività che, dicono, sostituirà i graffiti metropolitani sulle mura condominiali.

Andremo quindi verso un mondo pieno di scarpe ballonzolanti, magari abitate da uccellini che faranno il loro nido lì dentro. Ma da dove esce fuori questa pedante e, probabilmente, maleodorante arte? Allora l’origine dovrebbe essere americana, dove le tribù metropolitane hanno iniziato ad esprimersi colorando a colori vivaci un paio di scarpe vecchie, possibilmente o come dicono altri, necessariamente da ginnastica, snickers, ed appenderle in modo che si possano ben vedere. Sono legate tra loro con lunghi lacci e lanciate come fossero bolas dei gauchos argentini, in modo da lasciarle incastrate bene in alto. Questo fenomeno artistico si chiama shoefiti una unione tra le parole “shoe” ovvero scarpa e “fiti” che sta per graffiti. Se volete aderire al movimento scarpante andate su www.shoefiti.com ed imparerete il meglio del lancio della scarpa. Ma qual è il significato di questa espressione? Cosa vogliono esprimere o condannare o indicare gli artisti? Non ci sono risposte chiare, seppure il numero delle paia di scarpe aumenta di giorno in giorno in tutto o quasi il mondo occidentale. Alcune leggende metropolitane accennano a improbabili spacciatori nelle vicinanze o il ricordo di un capo di una gang giovanile nel quartiere. Alcuni pensano che ci sia una connessione tra la fine del servizio militare, quando si lanciavano gli anfibi durante la festa del congedo, o addirittura il matrimonio (perché poi?). Comunque sembra che le scarpe impiccate piacciano, magari come piacevano i lucchetti attaccati al ponte Milvio, prima che un lampione si fosse quasi ripiegato su sé stesso per il peso.

Le scarpe possono anche significare un moto di protesta. Ricordate la scarpa battuta da Krushev all’ONU durante un discorso tantissimi anni fa? O quella lanciata, ahimé senza colpirlo, a Bush pochi mesi orsono? Ma le possiamo anche vedere come il simbolo di un cambiamento. Appendere le scarpe ad un chiodo, mettersele legate sulle spalle prima di un lungo viaggio, la comodità di paio di comode scarpe, o un consumismo spinto che ti fa comprare il paio nuovo per riciclarlo subito in urban-art. In Italia, oltre alle città famose per gli happenings artistici, come Bologna, ci sono anche pesanti incursioni dimostrative a Pescara e Caserta, dove opera il MAAS movimento attivisti artisti scalzi. Se volete provarci, prendete un brutto paio di scarpe che dovete buttare, verniciatele con colori vivaci, magari fluo con gli stessi spray del graffitari. Poi quando saranno asciutte, girate per la città con le scarpe in spalla, legate tra loro con lunghi lacci e cercate il posto ottimale. Attenti ai fili del tram, mentre meglio sono quelli della luce dei lampioni, se posti in modo che l’effetto del lancio risulti molto visibile. Allora fate roteare l’arma, come la fionda di Davide e lanciate dopo aver calcolato bene la traiettoria. Se tutto va bene, queste si accavalleranno a destinazione e voi vi sentirete orgogliosi dell’opera d’arte. Magari firmatevi mentalmente come il mitico uccello semiestinto che tanti anni fa risuonava per l’etere: Scarpantibus. Comunque io alzo gli occhi ma dalle parti del centro di Roma non vedo niente sui fili, che non siano uccelletti che ti lanciano balisticamente puzzolenti deiezioni.