Kremuzio

Ai tempi di Tele+ c’era una volta un decoder analogico che lo attaccavi all’antenna e poi al televisore, e, pagando, guardavi le partite o il film. Momenti di pionerismo da hacker di seconda generazione, roba da brividi, quando si smanettava tra i vari chipponi. A quei tempi mi piaceva prendere il cacciavite e, più che aprire le scatole nere, spalancarle, per capire come funzionavano, o almeno fare finta di capirlo. C’era una logica che avevo in testa, ovvero quella di toccare tutto, fare qualche piccolo e veloce cortocircuito e sperare che accadesse qualcosa senza bruciare tutto.

E come il caso voleva, ogni tanto questo accadeva, e per un paio di giorni riuscivi a vedere, fino alla volta successiva in cui arrivavano i codici teletrasmessi che annerivano lo schermo.

Una lotta continua, con varie leggende che si tramandavano tra amici carbonari. C’era chi diceva che i tecnici della Telepiù conoscevano dei codici da immettere nel telecomando per spalancare le visioni criptate. Conoscevo uno che ha passato mesi e mesi immettendo nel telecomando ogni combinazione e permutazione di tasti sperando nel miracolo, invano.

Ma c’era chi lavorava seriamente. Quando hanno cominciato con i decoder satellitari, la tecnologia fece un bel passo da gigante. Da analogico a digitale, ed ecco che i sistemi utilizzati ti permettevano di non pagare il gestore. Ma dovevi pagare quelli che ti vendevano la schedina crackata. La messa a disposizione di componenti elettronici programmabili come i PIC permettevano di rendere flessibile la loro programmazione. Ma c’era a volte la brutta sorpresa. Mettevi la scheda che ti costava una cinquantina di mila lire, pagavi l’aggiornamento dei codici che in teoria ti dovevano durare un mesetto, e subito dopo il fischio d’inizio della partita, diventava tutto nero perché quei furbacchioni del gestore ricambiavano al volo tutti i codici. Uno stress… Alla fine ci si rimetteva un sacco di soldi per i continui aggiornamenti, che spesso dovevi pagare. Mi sembra che quei decoder usassero lo standard SECA, abbastanza versatile per i capoccioni che non ci dormivano per “aprirlo”. Poi c’era l’IRDETO che però era più vecchio e sorpassato. Ma al giorno d’oggi le velleità copiatrici sono state letteralmente stroncate dal nuovo protocollo NDS che se da un certo punto di vista ha impedito il proliferare delle schede taroccate (impedendo l’evoluzione di molti giovani programmatori), dall’altra parte ha fatto ricominciare i rimedi paranormali e patafisici per una visione libera da balzelli.

E ci sono naturalmente quelli che vogliono fare i furbi e guadagnarci sopra offrendo rimedi empirici e senza alcun riscontro tecnologico o puramente logico. Dalle famose blackbox di una volta con le quali, con pochi fili e qualche pezzetto elettronico, dicevano si potessero fare telefonate gratuite, a semplici modifiche di fili del telefono. E’ veramente una cosa che possono fare tutti, ma che purtroppo non serve a niente se non a rompere un cavetto telefonico. Le istruzioni che vendono su siti strani o su ebay, poi messe a disposizione di tutti, ti insegnano a spelare quattro fili ed attaccarli ad una batteria da 9 volt. Così garantiscono che si possano vedere i film in pay per view. Bah! Neanche ti dicono quale polarità devi rispettare della batteria, come se il negativo o il positivo siano ininfluenti. A leggere bene, nelle istruzioni che vorrebbero cambiarti la vita c’è qualcosa di logicamente incongruente. Sarà perché di solito chi scrive o ricopia le istruzioni è uno sgrammaticato tecnologico o lo fa perché vuole solo vedere l’effetto che fa a dire sciocchezze?