Kremuzio

Se mi si ripresentasse l’occasione di reincarnarmi in un animale, e potessi scegliere, ebbene sceglierei il corvo. Tanto per cominciare è elegante quando vola, ha quella bella livrea nerissima, oserei dire corvina, ed è sicuramente intelligente. E’ libero quanto basta da non scendere a compromessi con l’uomo, anzi pare che se ne freghi dell’umano. E’ superiore ed antipatico. Probabilmente darebbe belle beccate alla mano che cercherebbe di prenderlo anche solo per dargli una carezza. Di certo un corvo non andrebbe a baciare la mano a Gheddafi, come fanno invece altri esseri, perfino quelli umani o umanizzati, di certo per paura o per sottomissione, come un picciotto che bacia la mano al padrino. Non ho mai visto un corvo sottomesso. Gli devi sparare per prenderlo. Ma sa anche esserti amico se lo tratti bene. Ha la voce sgradevole, ma sa farsi sentire lontano. Sono sicuro che dica cose piacevoli. Li vedo dal balcone di casa che saltellano storti come se fossero saltatori in alto. Sghembi ma attenti con i loro occhietti che osservano tutto quel che si muove pronti ad infilarsi in qualche bega in cui prendersi a beccate, spalancando le ali con quel rumore di penne e muscoli, con un gridolino aspro che andrebbe a creare un’eco sghemba anch’essa.

Sono intelligenti, questo è sicuro. Mi metto a spiarli quando nei parchi si posizionano sopra i cestini e si intrufolano con la testa ed il collo al suo interno. E rovistano e prendono e gettano fuori tutta la carta che vedono, perché hanno l’immaginazione e pensano, e sanno che la carta serve per incartare. Per cui scartano. Non so se sentono l’odore del cibo, o forse semplicemente spiano le mosse dei turisti e dei loro sacchetti di carta che aprono per tirar fuori panini. E questi che vengono e non sporcano, richiudono nel sacchetto i resti del pasto, pezzi di pane, ingredienti dei ripieno, insalata ed hamburger, anche se sporco di ketchup. I corvi lo sanno.

Una volta che il sacchetto è in terra, loro con un saltello, senza neanche dispiegare le ali per frenare la caduta, scendono allegramente in terra, posano le zampe sull’involucro e strappano le fibre cartacee, lacerano con le unghie ed il becco ed infilano la testa, sottosopra e scrutano e tirano fuori tovaglioli e fazzoletti, e se sono sfortunati, scoprono il tesoro di mezzo panino, un quarto di sandwich, un pezzetto di ciriola o di pane nero. Chissà se gradiscono il grasso del prosciutto? Penso di si, ormai gli uccelli nelle metropoli sono diventati onnivori, carnivori, spazzini delle strade. Magari perdendo quell’aria di animali sofisticati, visto che possono volare, non sono gallinelle stupide o inutili pavoni.

Mangiano, unico vero fine della vita. Chissà se si accoppiano pure nel modo elegante in cui vivono. Non sono mica come i piccioni che tubano e saltano addosso, e sembrano violentare e molestare le piccioncine. Forse aspettano la notte, se c’è la luna è meglio, e si rintanano per non farsi vedere, si nascondono per non dar scandalo, si accovacciano sotto le panchine o all’interno di un cespuglio, lontani dagli sguardi indiscreti degli umani e dei loro consimili. Gelosi della propria privacy e della loro vita che a volte è calma, che a volte non è una ricerca affannosa di cibo, e neanche una molestia continua per le femmine. Peccato per il loro gracchiare. Avessero fischi melodiosi o gorgheggi intonati, sibili acuti ma delicati, urla pulite o un chiocciare mesto, li tratterebbero meglio.

Sì, se dovessi rinascere, rinasco corvo.