Kremuzio

La libertaaaa! Urlava in un titolo di un suo film il saggio Zavattini. Oggi sembra che ogni volta se ne parli si assista ad uno spot pubblicitario di una marca di dentifricio. Da quando un certo piazzista appartenente alla P2 si è imparato a fare gli spot a reti unificate, poi, ti viene quasi voglia di comprarla. La libertà. Ma non come facevano gli schiavi nell’antica Roma, che dovevano acquistarla. Un po’ più modernamente ci sono altri modi per vendere. Senza dubbio c’è l’esigenza, altrimenti non si abuserebbe della parola. Poi sappiamo che il so fautore ha problemi di libertà personale, subordinata alla giustizia, altra parola di cui abusare. Tanto per cominciare si inventano un po’ di slogan vincenti, mica quelli che vedi sulle televisioni private di quartiere, in cui ti fanno vedere il magazzino dei mobili con una bella signorina stravaccata languidamente sul letto, quasi fosse un accessorio insieme alla rete in doghe. Inutile ripeterli, proprio per non aumentarne l’eco. Poi ci sono i jingle con accordi che ti dovrebbero ricordare momenti epici della storia patria, ma che ad un secondo ascolto ti vengono in mente meno epiche battaglie mercenarie sul lettone di Putin. Così quando ho ascoltato alcuni estratti delle frasi fatte e trasmesse dappertutto, mi sono chiesto se fosse veramente dedicate alla Festa della Liberazione, o se dovessero venderci il nuovo smacchiatore di nome libertà. In un certo senso è come se avessero ammesso che non siamo liberi, che non possediamo questo oggetto, se ne hanno parlato così tanto. Se poi fa parte anche del nome della coalizione di maggioranza che incorpora proprio alcune vecchie ed ammuffite forze che, ormai 70 anni fa combattevano contro il mondo “libero” chiamandolo potenze demo plutocratiche, allora ti cominci a chiedere dov’è il problema.

Non mi sono stupito quando a Porta S.Paolo, laddove entrarono le truppe americane a Roma subito dopo che i nazisti e qualche fascista se n’erano andati, ci sono stati fischi e lanci di uova ed altri alimentari verso il palco. Sarà un segno di poca democrazia, forse, impedire che appartenenti a partiti di destra parlino della liberazione. Forse, ma non ne sono troppo sicuro, in quanto è in atto un revisionismo proprio da parte di quei partiti che stanno mano a mano abolendo la parola “liberazione” quando non sia strettamente collegata ai soli liberatori americani. E questo accade anche sui libri di storia delle scuole. Da’ indubbiamente fastidio la storia fatta da cittadini che si sono ribellati al governo di allora ed agli alleati germanici, fatto sta che ancora molti di loro pensano che l’8 settembre è uno dei momenti più tristi e vergognosi della storia patria per il voltafaccia verso Hitler. Per loro sarebbe stato meglio continuare a combattere a fianco dei nazisti, per stare a posto con la coscienza e lasciarsi bombardare, invadere e distruggere da americani ed inglesi. Magari anche un piccolo bombardamento atomico su qualche città industriale o un porto. Come in Giappone… Forse così facendo si sarebbe estirpato qualche bubbone, e saremmo un po’ più avanzati, in tutti i campi, come in Germania o Giappone, per l’appunto. Ma con i se non si fa la storia, e questa è ben chiara. I partigiani ebbero una importanza fondamentale, seppur con alcuni momenti controversi, nella lotta di liberazione. E così agli occhi di chi crede ancora nella storia vera, non può non dar fastidio sentir parlare una signora Polverini che qualche settimana fa allo stadio faceva il saluto romano. Poteva, per essere più leale verso chi l’ha votata, fare lo stesso sul palco e mostrare il suo vero volto durante le celebrazioni. Una persona deve essere coerente con le proprie idee invece di indossare una maschera secondo le esigenze del momento. Se sei nostalgica del fascismo, fai altri tipi di discorsi, magari a Salò, o a Predappio, o a Pontida.

Ho paura che dobbiamo ancora liberarci, ma stavolta sul serio. Speriamo nelle prossime elezioni una volta che abbiano finito di scannarsi liberamente nella casa delle libertà.