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Natura matrigna o semplicemente natura?

Post n°420 pubblicato il 03 Maggio 2010 da kremuzio
 
Foto di kremuzio

La natura sa essere matrigna ma anche insondabile per uomini che non sono più abituati al suo scorrere imperterrito e crudele. Che la vita sia a volte simile a quei cartoni animati di Disney in cui ad un certo momento devi rimanere sconvolto da un lutto importante, una tragedia, una scena fastidiosa. Di esempi ce ne sono stati tanti, dalla morte della madre di Bambi, a quella de re leone, a quella strage delle madre e dei fratellini di Nemo. Chi non c’è rimasto male quando erano spariti tutti mangiati dal barracuda? Io che ho avuto degli acquari, sono sempre rimasto male quando sparivano le uova o quando qualche pesciolino spariva. Sarà per questo che non guardo con troppo piacere le animazioni disneyane. Ma è la natura che ti porta via il tuo animale preferito, sempre troppo presto: è nelle regole delle cose, nel normale svolgimento della vita. Non potremmo essere carnivori se ci affezionassimo ad ogni animale. E forse nel vegetarianesimo sarebbe la risposta a tutto questo malessere esistenziale. Ma dato che c’è chi dice che le piante abbiano una coscienza, stiamo di nuovo all’inizio del discorso. Se allevassi un maialino mi affezionerei e non ne farei salsicce. Ma ragiono da cittadino, mica da contadino o allevatore. Altra cultura, altro tipo di società, di vita.

E sabato la natura ha dato mostra di sé in un semplice, terribile momento di spensieratezza.

A Roma c’è la bellissima Villa Pamphili, che ha un laghetto dove vivono molte specie animali. Dalle carpe alle tartarughe alla papere, cigni, anatre, qualche gabbiano, e tante altre razze di uccelli attirati dal laghetto che vengono osservati dai cittadini durante la loro passeggiata in mezzo a quella natura che la città ci offre. Nel pomeriggio del giorno in questione, ero lì ad osservare, insieme a tante altre famiglie, quello spettacolo fantastico di una papera attorniata da sette paperelle. E’ rilassante vedere come la mamma sia così protettiva e come i suoi pulcini le stavano attaccati alle sue penne. Nuotavano mangiucchiando e spostandosi in un piccolo spazio tra la riva ed un isoletta. Uno spettacolo sottolineato da tutti che lanciavano pezzetti di biscotti sbriciolati, pane secco ed altro. I piccioni ovviamente si gettavano a frotte, insieme a qualche corvo timido ed a un gabbiano reale, grande, che volteggiava sopra di essi. Non ci sono molti pesci, a causa delle tartarughe, e quelli che si vedevano erano troppo grossi per essere mira dei grandi uccelli. Tutti quelli che osservavano non potevano fare a meno di dire “ma quanto sono carini, guarda come sono belli tutti attaccati alla madre: bellissimi!”. Ma la natura era tutto intorno, nelle zanzare che ti pungono, nelle mosche che schiacci, nei pesci che si mangiano, nelle tartarughe che hanno sempre fame. In un secondo si svolge il dramma: il gabbiano si getta sulla nidiata. La papera si erge sull’acqua spalancando le ali ed urlando come un’ossessa, stonata, dal suono lacerante. Il gabbiano da’ delle spinte nervose alle ali e si solleva. Sembra spaventato dalla risposta istintiva. Tutti i paperelli gridano. Le persone ammutoliscono di colpo. La mamma papera spinge subito i figli verso l’isoletta e li nasconde sotto l’erba allargando le ali, poi corre alzando il collo ed urla, grida, richiama, si alza sull’acqua spingendosi sulle zampe, poi ritorna starnazzando. Fa male vederla disperata, pensiamo che il gabbiano possa tornare. Un signore vede il gabbiano e lo spaventa alzando le braccia. Il pennuto si risolleva e se ne va. I paperelli escono dall’erba e si rimettono attaccatissimi alla madre. Li contiamo: sono sei. Che dispiacere! Un tuffo al cuore prende a tutti noi spettatori. Anche adesso che ci penso mi viene un senso di rabbia e di tristezza.   

Un’immagine che ho avuto negli occhi: la fame, la disperazione, la vita, la lotta per la sopravvivenza, per il cibo. Anche in una città piena di supermercati. Per noi mangiare vuol dire fare la spesa, per noi che abbiamo un lavoro ed i soldi. Ma per gli altri è lotta, anche in una grande città con un bel parco pieno di animali grassi.  

Bambi e Tippete? Purtroppo o per fortuna, sono commestibili... :( 

 
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