Kremuzio

Una delle cose che mi fanno arrabbiare e vergognare è quella delle etichette dei saponi. A casa mia c’è qualcuno che fa collezione di saponi liquidi. Non può farne a meno di comprarne ogni giorno almeno un paio, “tanto per cambiare”, così ogni volta che mi faccio la doccia vedo la vasca costellata di contenitori colorati nuovi e variamente profumati. Io invece uso sempre saponette al sapone di Marsiglia, che oltre ad essere pratiche e comode sono anche meno inquinanti visto che l’imballo è ai minimi termini. Ma per lo shampoo sono costretto ad usare i dispenser. E prima di usarli li leggo. O almeno ci provo a leggerli. Le indicazioni in italiano ti avvertono che è meglio non berlo, usarlo come collirio, farci gargarismi o impiegarlo per pulizie intestinali con le apposite perette. Alcuni ti consigliano anche come usarlo, ad esempio dicono di metterne un po’ sulle mani bagnate, e poi spalmarselo sul cuoio capelluto.

Poi ci sono i consigli e le dediche, su chi e come dovrebbe usare il prodotto, che sembra un po’ uno di quei discorsi che fa quel cocainomane di Lapo quando enuncia le sue nuove geniali invenzioni di design: Questo prodotto è stato creato appositamente per chi sceglie la doccia come mezzo di detersione sia per motivo di pratica sportiva che per la fretta, caratteristica della vita moderna. Questo è insieme un delicato shampoo indicato per lavaggi frequenti ed un bagno schiuma prezioso che lascia la pelle morbida e vellutata.

Bene ora sappiamo perché facciamo la doccia aggiungendo magari che dopo una giornata di lavoro magari puzziamo un po’.

Ed ecco la cosa più grave. Una volta che decidiamo di capire che cosa c’è dentro, andiamo in fondo all’etichetta e troviamo una sfilza di sostanze che era meglio non cominciare a leggere. Poi magari qualcuno prende tutte le enciclopedie scientifiche e di chimica che ha in casa e inizia a tradurre. Sì, ma da quale lingua? Un po’ dal latino (quindi anche il vecchio vocabolario latino-italiano mezzo rosicchiato ed un po’ ammuffito) ed un po’ da quell’inglese tecnico che ormai tutti noi italiani conosciamo benissimo, che potremmo anche cantarlo con un sottofondo musicale di Burt Bacharach che fa tanto anni 60. Personalmente vedrei una lirica di Battiato, che cantarci gli ingredienti forse suona meglio delle tragedie cosmiche ridondanti.

Prima parola degli ingredienti: Aqua. La mettono per farci star tranquilli, ma mancherebbe la C per cui non sai se magari vuol dire qualcosa d’altro. Ma è latino o inglese? O addirittura tedesco, e perché poi. Poi ecco la sequela di mezzo latino e mezzo inglese, addirittura storpiato se viene dalla Cina. Un mantra, una litania di parole straordinarie e misteriose per chi non abbia una laurea in chimica. Ecco due esempi: 

Ingredienti: Aqua; Paraffinum Liquidum; Stearic Acid; Propylene Glycol; Isopropyl Myristate; Isopropyl Palmitate; PPG-25 Laureth-25; Ceteareth-3; Cetearyl Alcohol; Hydrogenated Tallow Glycerides; Carbomer; Profumo; Triethanolamine; Sodium Laureth Sulfate; Mea Lauryl Sulfate; Tilia Cordata; Citric Acid; Imidazolidinyl Urea; Sodium Dehydroacetate; Sodium Lauryl Sulfate; Cocamide Dea. 

Ingredienti: Aqua; Propylene Glycol; Isopropyl Myristate; C18-C70 Isoparaffin; Sorbitol; Isopropyl Palmitate; Ceteareth-3; Cetearyl Alcohol; Hydrogenated Tallow Glycerides; Polysorbate 60; Allantoin; Myristic Acid; Stearic Acid; Algin; Glycyrrhetinic Acid; Sodium Lauryl Sulfate; Isoceteth-10 Stearate; Isosteareth-10 Stearate; Ruscus Aculeatus; Phospholipids; Imidazolidinyl Urea; Sodium Dehydroacetate; Sodium Propylparaben; Sodium Ethylparaben; Profumo. 

E questo per tutti e dico TUTTI i flaconi di sapone o detergenti o shampoo.

Sono sicuro che le case che distribuiscono questi prodotti non traducono gli ingredienti per due motivi. Il primo è che non c’è nessuna legge che le obbliga, il secondo è che non vogliono si sappia cosa c’è dentro. Magari qualcosa è tossica o cancerogena.