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Tracce N. 4, Aprile 2009

Post n°12 pubblicato il 10 Maggio 2009 da LICURSI.110

 

EDITORIALE

La pietra del sepolcro

Si corre un rischio, davanti alle ultime polemiche che hanno coinvolto Benedetto XVI, dal “caso lefevbriani” all’Aids in Africa, passando per gli articoli sulla presunta “solitudine del Papa”: l’assuefazione.

Il pensare che, in fondo, siano cose già viste e quasi scontate, da incastrare nelle solite caselle: pro e contro, guelfi e ghibellini. Da una parte i “papisti”, dall’altra i “laici”, in mezzo una platea di cattolici adulti e atei teocon, a mischiare un po’ le carte.

È un rischio grave. Perché impedisce di cogliere fino in fondo la natura decisiva di quello che c’è in gioco. Non permette di accorgersi, per esempio, che nell’attacco alla ragionevolezza con cui la Chiesa affronta i problemi quotidiani dell’uomo - si tratti dell’Aids o della crisi economica - sta la negazione dell’evidenza più potente che viviamo: riconoscere Cristo fa conoscere il reale, la fede allarga la ragione.

Mentre nello scandalo davanti alla misericordia con cui il Papa abbraccia chi sbaglia - «gesto inequivocabile del divino» e quindi la «sfida più grande» davanti alla quale ci si possa trovare, come ha scritto don Julián Carrón su Avvenire - sta un rifiuto ostinato e terribile del fatto stesso che Cristo ha portato nel mondo: la salvezza.

Ostinato, perché frutto di una ragione testardamente asfittica. E terribile, perché tenta di strappare dalla nostra esperienza la speranza.

Che cosa sarebbe la vita, senza la Sua misericordia?

Come faremmo ad affrontare la malattia, o i nostri errori, o la durezza della crisi?

Cosa sarebbe la realtà, senza di Lui?
Un peso insopportabile.

Come la pietra di un sepolcro.

È in quel sepolcro che irrompe la Pasqua. È quella pietra tombale che viene spazzata via per sempre dalla Resurrezione.

Perché Lui c’è. Qui e ora. Contemporaneo a noi. E basta seguirlo, perché - come dice proprio Benedetto XVI in un passaggio bellissimo di un suo discorso recente -

«nel mistero dell’Incarnazione sta sia il contenuto che il metodo dell’annuncio cristiano».
È anche per questo che, al posto della “Pagina uno”, in questo Tracce troverete un inserto che riprende alcuni testi del Papa e due interventi che aiutano a coglierne il valore (lo stesso articolo di Carrón e un altro di don Stefano Alberto). È uno strumento di lavoro, per giudicare con più profondità quello che accade. E sorprendersi ancora più lieti di ciò che ricorda il Volantone in copertina: «Cristo ha vinto».  

 
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