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Pronto soccorso

Post n°834 pubblicato il 14 Novembre 2013 da LaDonnaCamel
 

Sono ancora in tempo per scrivere un pezzo nuovo per l'eds che finisce questa sera, eccolo qui il pezzo che ho scritto, lo metto dopo il ricapitolo, basta scrollare un po' e lo trovi.

Scrivi un racconto sincero
coloralo di arancione nel tuo blog
mettici uno scherzetto divertente
ma anche una canzone tropicale
che dentro ci sia almeno un animale
un po' di umorismo se puoi e
se ti piace, se no pazienza e pace
due settimane è il tempo
quando hai finito, dillo.
Dillo!

Tutti quelli che hanno detto:

Melusina

Dario

Lillina

Hombre

Melusina Strikes Back

Pendolante

Angela

Cielo

Calikanto

Singlemama

Leuconoe

Fulvia

io

Marco C

 

Pronto soccorso

Avevano chiamato l'ambulanza per precauzione, così gli era stato detto, ma Filippo non si sentiva così malato da doversi sdraiare. Aveva litigato col barelliere e alla fine erano giunti a un compromesso, sarebbe sceso fino all'auto con le sue gambe, ma si sarebbe sdraiato durante il tragitto verso il pronto soccorso.
Era andato giù lungo e il suo capo non aveva voluto assumersi la responsabilità, intanto vai a farti vedere, gli aveva detto, quando mi porti il foglio di guarigione ti riammetto al lavoro. Lui aveva alzato le spalle, era stato incosciente per pochi minuti, che sarà mai. Un calo di zuccheri per via della dieta feroce, l'ennesima. Non stavano nemmeno sui ponteggi, stavano lavorando alle pareti interne. Aveva anche il cane a casa, se lo tenevano dentro come poteva fare? Ma il capo aveva paura dell'inail, aveva detto che in caso mandava qualcuno a prenderlo, il cane. Non si può fare altrimenti, il capo ha sempre ragione.
Al pronto soccorso aveva camminato dalla barella al lettino, ce n'erano tanti uno accanto all'altro, separati da tendaggi verdini tirati su una struttura precaria. Sembravano quelle docce rimediate, con le tende montate su vecchie vasche da bagno, si poteva immaginare lo smalto scrostato e le piastrelle sbeccate. Qui non c'erano piastrelle, solo una serie di malati e nessuna privacy, si sentiva tutto. Le voci dei pazienti che si lamentavano, i dottori e le dottoresse che facevano le domande, gli infermieri e le infermiere che prendevano le consegne.
La riconobbe subito, Carla Santarini, con quella erre che faceva tremare i vetri. Doveva essere la dottoressa da come le rispondevano, rispettosi. Filippo non sapeva che avesse fatto medicina e che si fosse laureata e che fosse finita lì, ma da qualche parte ci finiscono tutti e Milano è piccola. E poi era medico anche sua madre, era prevedibile come era stato previsto che lui avrebbe lavorato nell'edilizia, muratore come suo padre e i suoi tre fratelli maggiori.
Tutti i destini si incrociano, primo o poi, pensò Filippo. Ascoltava senza vergogna quello che dicevano gli altri malati, sentiva le voci dei medici e paramedici sempre più vicine, tra poco sarebbero stati lì. Chissà se anche lei l'avrebbe riconosciuto?

Lui era il grassone della classe. Capelli rapati e guance rosse, al refettorio vuotava sempre il piatto. Il suo e quello dei vicini, di nascosto dalla maestra.
Lei era bella. Non aveva altre qualità, non rilevanti. Man mano che la voce si avvicinava la vide com'era, snella, alta anzi altissima, era più alta anche dei maschi, con i riccioli tenuti fermi dalle mollettine colorate, i fuseaux a fiori e la felpa arancione.
Peccato che non vedesse altro che le sue tre amiche. Teneva lo sguardo sempre tarato a quarantacinque gradi di alzo, come un mortaio che deve sparare più lontano. Inutile dire che lui stava di molto sotto la traiettoria di tiro: invisibile.
Erano in seconda o in terza, forse. Non era la ricreazione, di questo è sicuro: la maestra li portava nel corridoio a giocare a palla prigioniera durante le ore nomali. Era forte la maestra Giovanna, faceva tutte le cose a modo suo e i bambini le volevano bene anche se pretendeva molto. Gli era dispiaciuto soprattutto per lei, si era messa a piangere, era più disperata anche di Carla.
Lui poi che aveva fatto mai? Aveva allungato un piede. Vabbè, le aveva proprio fatto lo sgambetto. Era intenzionale. Non correva forte, non aveva buona mira con la palla, non sapeva fare niente, Filippo, non eccelleva. Esisteva e basta.
Lei, Carla, era volata in avanti verso il calorifero. Era talmente sicura di sè che non aveva nemmeno messo giù le mani.
Quando si era alzata e si vedeva quella finestrella, quel buco nero, quel pezzo di nulla spaventoso e ipnotico nella sua bocca, insomma il dente rotto, metà della classe si era messa a piangere.
L'altra metà si era messa a quattro zampe, a cercare il frammento per poterlo riattaccare, se mai qualcuno fosse stato capace.
Poi le bidelle e la maestra correvano avanti e indietro, a chiamare l'ambulanza, a chiamare i genitori, a portarle bicchieri d'acqua e carezze.
Per non lasciarli in classe da soli era venuto il direttore. Gli aveva fatto cantare la macarena con tutta la coreografia e i gesti delle mani lungo il corpo e sul banco come si faceva, ripensandoci gli scappa ancora da ridere ma a quei tempi non rideva.
Lui aveva sperato che lei lo odiasse. O almeno lo disprezzasse. Ma invece no, aveva continuato a ignorarlo. Già da quella volta avrebbe dovuto immaginare quale sarebbe stato il suo posto nel mondo.
Filippo si alzò a sedere. Si domandò che faccia potesse avere oggi. Chissà come tiene i capelli. Lunghi, corti, arricciati o raccolti. Forse avrà il camice aperto su una maglietta aderente, lo stetoscopio che sballonzola davanti a un seno generoso. Perché no? magari ha messo su peso.
Seh, è impossibile, non solo improbabile. Sarà secca o alla meglio palestrata, con i capelli striati di meches e la pelle bianca senza trucco.
Si allacciò le scarpe. Le voci erano dietro la tenda. Parlavano con quel ragazzo tunisino che aveva la mano fasciata, si erano guardati all'accettazione, si erano riconosciuti e non si erano detti niente, non ci voleva una laurea per capire che era un collega.
Filippo scivolò dietro la tenda senza far rumore. In corridoio raddrizzò le spalle e svoltò a sinistra verso l'uscita.


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Commenti al Post:
AmicoHombre
AmicoHombre il 14/11/13 alle 14:35 via WEB
Un racconto che mi smuove parecchie robe, mie.
Da leggere d'un fiato.
E scritto da te se intendi ciò che voglio dire.
Si sente un po' di Čechov, molto Carver, ti potrei dire che si sente anche una buona dose di Malamud se mai avessi letto qualcosa di suo, ma soprattutto si sente Bianca.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 14/11/13 alle 15:05 via WEB
Hai snocciolato tutti i santi del mio rosario, oltre al resto. Grazie. Grazie infinite, che dire di più? (Il bonifico è stato inoltrato al solito conto offshore :-D)
 
AmicoHombre
AmicoHombre il 14/11/13 alle 14:40 via WEB
quel pastrocchio era una di quelle C russe colla crestina, vabbè, era cechov, comunque, quello del gabbiano senza jonathan livingstone.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 14/11/13 alle 15:07 via WEB
Vabbè, ci capiamo: una volta io te l'ho citato senz'acca. Malamud l'ho frequentato anche lui, i racconti. Grazie ancora.
 
AmicaLillina
AmicaLillina il 14/11/13 alle 16:06 via WEB
Una fuoriclasse come sempre. Le citazioni erudite l'ha fatte l'amico Hombre. Povero Filippo, manco l'età l'ha salvato.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 14/11/13 alle 16:43 via WEB
L'amico Hombre mi prende un po' in giro scoprendo tutti i miei altarini ma io gli dò corda e sorrido ;-) Filippo, per sua fortuna, si è salvato da solo.
 
AmicaMelusina
AmicaMelusina il 14/11/13 alle 19:17 via WEB
Oh, sia chiaro, sto Filippo mi è simpatico perché è un buon uomo, un lavoratore, uno che sta al suo posto. Però quella povera Carla, nessuno che ci pensi? Nessuno che immagini quanto fa caldo il camice, e quanto sono goffi gli indumenti azzurri e scomodi gli zoccoli sanitari e duro il turno in Pronto soccorso, con le luci al neon sempre accese, i telefoni che squillano, le barelle che intralciano, i pazienti che non collaborano, i familiari che ti fanno fretta, la burocrazia da espletare... Provateci voi ;-)
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 14/11/13 alle 19:38 via WEB
Hai ragione sai? Peccato che manca solo una manciata di ore e poi è finita, non ce la faccio a scrivere anche il punto di vista di lei. Non con l'arancione.
Ma di colori ce ne sono ancora tanti da fare...
 
AmicaLillina
AmicaLillina il 14/11/13 alle 19:59 via WEB
Senti, per divertimento ho scritto un altro raccontino: Maracaibo, mi pare troppo poco divertente però, per cui non ho linkato e messo riferimenti all'eds. Mi è servito solo per far pratica di scrittura, se mi alleno prima o poi miglioro ;)
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 14/11/13 alle 20:54 via WEB
Bè, pure questo mio non è molto divertente, anzi è piuttosto amaro. Come abbiamo detto anche altre volte, le mie richieste sono uno stimolo, una scusa per scrivere e possono essere violate, se necessario. Il tuo racconto è un eds a tutti gli effetti.
 
Amico.Dario
Amico.Dario il 14/11/13 alle 20:00 via WEB
Amaro
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 14/11/13 alle 20:58 via WEB
Vero.
 
gentle2
gentle2 il 14/11/13 alle 20:07 via WEB
che dire....... siete bravissimi e mi diletto un mondo a leggere i vostri voli... pindarici e non... continuate così.. (vi soppianto volentieri al telegiornale)... rsrsrsrs
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 14/11/13 alle 21:01 via WEB
Ci ho piacere! Stasera ti posso offrire un amaro, domani magari un caffé...
 
pendolante
pendolante il 18/11/13 alle 08:25 via WEB
Tutti abbiamo qualcuno che ci ricorda chi non siamo; un passato ingombrante di anadeguatezza. Forse, lo abbiamo tutti, forse ci sono più carle di quanto io creda, ma il Filippo lo capisco. Un salto nel passato. Lodi, lodi, lodi
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 18/11/13 alle 11:30 via WEB
Grassie. Baci, baci, baci.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Calikanto il 18/11/13 alle 12:18 via WEB
Cara Bianca, questo racconto è bellissimo. Filippo sono un po' anche io, anche se (Melusina ce lo fa notare) la Carla avrà pure le sue fatiche. Ma il punto non è questo, è il passato che nonostante tutto rimane sempre e per sempre presente, anche quando non sarebbe il caso.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 18/11/13 alle 14:29 via WEB
Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto e ti ringrazio anche per questo: "è il passato che nonostante tutto rimane sempre e per sempre presente."
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
angela il 20/12/13 alle 15:38 via WEB
me l'ero perso il tuo secondo arancione lo leggo ora aspetto continuazione... (bello bello ma che te le dico a fare, tullosaibene....)
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 20/12/13 alle 18:30 via WEB
:-)
 
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