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Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi del 10/07/2016

I campeggiatori con le coperte d’oro

Post n°1019 pubblicato il 10 Luglio 2016 da LaDonnaCamel
 

Stamattina mi sono svegliata presto, anzi prestissimo,  ho approfittato della frescura per fare una camminatella sulla Martesana. Era tantissimo che non lo facevo, delle volte basta niente per perdere le buone abitudini, quelle cattive invece ti restano attaccate alla schiena come i nei.
L’aria era quasi fresca e profumata, già fuori dal portone si sentiva quel delizioso odorino di brioches che si scaldano nel forno del bar: è lo stesso che entra dalla finestra e mi sveglia in certe mattine primaverili, proprio quello che mi spinge a saltar giù dal letto con gli occhietti piccoli in cerca di un caffè. Volto la testa dall’altra parte e tiro dritto, vade retro brioches, ho già fatto colazione con tre fette di ananas fresco, non cominciamo a minare i buoni propositi, mi dico senza nemmeno muovere le labbra.

Nel punto dove inizia la ciclovia il naviglio si immette in una condotta sotterranea con una piccola cascatella, l’acqua fluisce attraverso una grata di ferro che avran messo lì per fermare le cose grosse, per evitare che se uno butta dentro, che so, una sedia da giardino, non vada a intasare le condutture che corrono sotto la via Melchiorre Gioia fino alla darsena. Ogni tanto mi immagino come deve essere lì sotto, tale e quale i cartoni delle Tartarughe Ninja che vedevamo quando i bambini erano piccoli. E anche l’odore, ci giurerei che è lo stesso. Stamattina vien su un tanfo che sa di Lambro, proprio sopra la cascatella si è fermata un’isoletta di roba verde più qualche bastone, fa passare la voglia.
Volto la testa dall’altra parte che ci sono gli oleandri rosa, mi faccio l’illusione di portare in primo piano quell’odore di fiori che pure c’è, sono sicura.

Sto sul lato destro del camminamento che è all’ombra, sotto gli alberi: non sono ancora le otto ma è meglio non accaldarsi. Nel nuovo giardinetto che hanno appena fatto, quello che si allarga verso via Sammartini dove han piantato i fiori in primavera, che però non son venuti su, e messo il tavolo da pic tic con le panche di legno c’è pieno di campeggiatori. Sono sdraiati sull’erba, certi sulle panchine e dormono lì. Non hanno le tende perché si vede che fa caldo, ma devono essere turisti ricchi perché molti hanno delle copertine dorate che luccicano al sole.
Non tutti dormono, a dire il vero certi sono seduti per terra vicino a mucchietti di panni colorati. Non faccio la foto perché non mi sembra gentile, e poi ne ho viste in giro altre, anche al telegiornale.

Volto la testa dall’altra parte e mi infilo nel tunnel sotto la ferrovia. Vedo che un turista ha steso il suo lenzuolo qui sul cemento, mi immagino come abbia dormito bene con tutti i treni che gli passavano sopra la testa ma i giovani hanno il sonno duro, mi ricordo che una volta anche io avevo fatto il campeggio nautico sotto un ponte, in Liguria, quando ero giovane nemmeno lo sentivo, il treno.

Appena dopo il secondo tunnel mi assale una zaffata nauseante che identifico immediatamente come di provenienza umana, e difatti nell’angolino vedo anche pezzetti di carta bianca. Oggi ho il naso più sensibile del solito, del resto smettere di fumare non può avere avuto solo risvolti positivi.
Evabbè. Mi immagino che quel genere di campeggio libero richieda un certo spirito di adattamento, si fa come si può, con quello che si trova. C’è una fontanella in via Sammartini? Mi pare di no. Ma forse a una certa ora apriranno il centro, dentro forse l’acqua ce l’hanno.

Volto la testa dall’altra parte e vedo una nutria che nuota contro corrente. Rallento per fare un po' di strada insieme e subito se ne aggiunge un’altra e poi ancora una. Facciamo un convoglio di nutrie e donne ma loro vanno ben piano e io mi stufo quasi subito e riprendo la mia andatura. No, la foto non la faccio, ne ho mille. Nemmeno alla vecchina che, poco più avanti, butta il pane alle papere. Ho le mani sudate, voglio qualcosa di nuovo. Non dico uno scoop ma almeno una bella inquadratura.

Cammino e cammino, arrivata a via Adriano mi viene in mente che Massimo mi aveva detto che c’è un negozio da quelle parti, una specie di bazar che vende di tutto, ero curiosa di andare a vedere ma non mi ricordo con precisione dove, guardo un po’ in giro a casaccio e senza accorgermi entro in un sentiero stretto che costeggia il naviglio sull’altra riva di viale Padova. Non sapevo che esistesse questo spazio tra l’argine e le ville, è bellissimo, vedi?

 

giardino segreto



Vado avanti ancora, sperando che porti fino al bacino che collega la Martesana al Lambro, all'altezza di Cascina Gobba dove la ciclovia passa sotto l’autostrada, ma invece mi trovo la strada sbarrata da un cancello. Non si passa. Va detto che il boschetto è notevole, un giardino segreto. Il che non può essere, ovviamente, non sono ancora le nove di sabato mattina, è normale che non sia affollato.

Giro i tacchi e mi avvio pensando ai ragazzi che abitano in questo quartiere, beati loro, hanno un posto dove andare a baciarsi. Un posto non troppo aperto, con un soffice tappeto erboso, tronchi tagliati come panchine, cespugli e fiori odorosi. Mi arriva infatti un profumo di pane tostato, o meglio di piadina ma non ci sono negozi qui, saranno quelli delle ville affacciate sul fiume cha fanno colazione a pian terreno.

 

giardino segreto



Cammino e cammino, quando ripasso vicino a via Sammartini si sono alzati tutti, il giardinetto è per la maggior parte in pieno sole e i campeggiatori si sono spostati contro il muro, nella striscia ancora all’ombra. Stanno seduti sull’erba, le ragazze con le braccia intorno alle ginocchia e la testa appoggiata sopra. Mi sa che non hanno dormito tanto bene.

A questo punto ho fatto più di dieci chilometri, ho caldo e non vedo l’ora di farmi una bella doccia. E niente, il negozio di Massimo non l'ho più cercato: mi sono dimenticata.

11.3

 

 
 
 

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