Blog
Un blog creato da lapostadiluna_7 il 12/08/2008

La Posta di Luna

La protagonista di Gocce di rugi@da

 
 

! ATTENZIONE !

! ATTENZIONE !

Chiunque mi scriva mi autorizza a pubblicare sul blog, in forma anonima, i suoi messaggi.

Non riesco a rispondere a tutte le mail, se non vedete pubblicata la vostra lettera è solo per questioni di tempo

Grazie per la disponibilità e per la fiducia
Luna

 

TAG

 

OTTOPAGINE

 

PREMIATO AL CONCORSO FENALC

10° Concorso Internazionale di Narrativa “STORIE di DONNE” FENALC (SA)

 

CHI MI HA CREATA?

                               
Tutto sulla scrittrice di Gocce di Rugi@da @

 

DONATELLA DE BARTOLOMEIS

Sono nata il 07 luglio del ’68 nell’immensa luce di Salerno.
Sento ancora forte l’influenza del mare; il suo odore, i suoi colori, il suo rumore riescono a darmi tranquillità e forza al tempo stesso. E’ allora che la mia mente di gabbiano trova pace e soddisfazione. Sono cresciuta nell’amore assoluto e disinteressato di genitori, stupendi ed unici, che hanno cercato di inculcarmi valori preziosi con l’esempio più che con le parole e di una sorella minore più matura e saggia di me. Quei valori purtroppo hanno avuto poco riscontro nella realtà e forse è per questo che li ho cercati nei libri e nei sogni trovandomi a vivere due vite parallele: una reale, l’altra virtuale. Mi sono sposata a 24 anni con un uomo silenzioso e paziente che ancor oggi, dopo 13 anni, non riesce a comprendere la mia inquietudine. Roberto, l’uomo che mi ha donato quanto di più prezioso si possa avere: due meravigliosi bambini. Marco e Martina i miei piccoli-grandi amori.  I miei scritti non hanno e non vuogliono avere alcuna pretesa letteraria; vorrebbero semplicemente regalare un’emozione, un frammento di sogno a chi li legge.

Per gli studi di filosofia zen e per le diverse attività di volontariato, ho sviluppato un’ottima capacità d’ascolto e di empatia

Diplomata in Shiatsu come operatrice AIFS alla scuola Arte in Movimento di Avellino
attualmente frequento il Master al Siddartha di Napoli.

 

DAL ROMANZO

Eravamo, nel profondo dei nostri cuori, nomadi d’amore
Alla ricerca incessante di piccole,dolci oasi di felicità

 

SEI UN ARTISTA?

FACEBOOK

 
 

SEMPRE E COMUNQUE

STUPISCILO!

 

 

« Lo vorrei solo per meFavole e realtà »

Volare insieme

Post n°20 pubblicato il 17 Agosto 2008 da lapostadiluna_7
 

...CARA LUNA VEDI CHE IERI NON ERO COSI PESSIMISTA VERSO IL MONDO E VERSO IL COSIDDETTO AMORE DELLA PRINCIPESSA, LE FIABE SONO UNA COSA BELLA; MA SONO FIABE...IO STO VIVENDO QUESTO MIO ESSERE AQUILA CHE HA SEMPRE VOLATO LIBERA NEL CIELO; MA POI VIENE SEMPRE IL TEMPO DI METTERE I PIEDI PER TERRA PER NIDIFICARE E MORIRE COME IL SEME CHE CADE DALLA PIANTA PER PERPETUARSI; MA BISOGNA ANCHE CAPIRE COSA VUOL DIRE ESSERE LIBERI E VOLARE,...VIVO UNA SITUAZIONE CONSIMILE, LEI MI DONA IL SUO CUORE E MI FA VOLARE, IO LE DONO IL MIO E LA FACCIO VOLARE, E INSIEME VOLIAMO IN UN IDEALE AMORE CHE CI FA VOLARE E CI RIEMPIE DI SIGNIFICANTE AMORE VERSO GLI ALTRI INSIEME,TESTIMONI DEL NOSTRO VOLERCI BENE...

Bene, allora dovresti essere al settimo cielo, ma allora perchè non leggo questa tua immensa gioia tra le righe?
Forse sono io ad essere miope
Vi auguro di volare  per sempre insieme e vi regalo una meravigliosa favola di Hesse.
Ciao
Luna

Appena giunto in paradiso Pictor si trovò dinnanzi ad un albero che era insieme uomo e donna. Pictor salutò l'albero con riverenza e chiese: "Sei tu l'albero della vita?". Ma quando, invece dell'albero, volle rispondergli il serpente, egli si voltò e andò oltre. Era tutt'occhi, ogni cosa gli piaceva moltissimo. Sentiva chiaramente di trovarsi nella patria e alla fonte della vita.
E di nuovo vide un albero, che era insieme sole e luna. Pictor chiese: "Sei tu l'albero della vita?".
Il sole annuì e sorrise. Fiori meravigliosi lo guardavano, con una moltitudine di colori e di luminosi sorrisi, con una moltitudine di occhi e di visi. Alcuni annuivano e ridevano, altri annuivano e non sorridevano: ebbri tacevano, in se stessi si perdevano, nel loro profumo si fondevano. Un fiore cantò la canzone del lillà, un fiore cantò la profonda ninna nanna azzurra. Uno dei fiori aveva grandi occhi blu, un altro gli ricordava il primo amore. Uno aveva il profumo del giardino dell'infanzia, il suo dolce profumo risuonava come la voce della mamma. Un altro, ridendo, allungò verso di lui la sua rossa lingua curva. Egli vi leccò, aveva un sapore forte e selvaggio, come di resina e di miele, ma anche come di un bacio di donna.
Tra tutti questi fiori stava Pictor, pieno di struggimento e di gioia inquieta. Il suo cuore, quasi fosse una campana, batteva forte, batteva tanto; il suo desiderio ardeva verso l'ignoto, verso il magicamente prefigurato.
Pictor scorse un uccello sull'erba posato e di luminosi colori ammantato, di tutti i colori il bell'uccello sembrava dotato. Al bell'uccello variopinto egli chiese: "Uccello, dove è dunque la felicità?".
"La felicità?" disse il bell'uccello e rise con il suo becco dorato, "la felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli".
Con queste parole l'uccello spensierato scosse le sue piume, allungò il collo, agitò la coda, socchiuse gli occhi, rise un'ultima volta e poi rimase seduto immobile, seduto fermo nell'erba, ed ecco: l'uccello era diventato un fiore variopinto, le piume si erano trasformate in foglie, le unghie in radici. Nella gloria dei colori, nella danza e negli splendori, l'uccello si era fatta pianta. Pictor vide questo con meraviglia.
E subito il fiore-uccello cominciò a muovere le sue foglie e i suoi pistilli, già era stanco del suo essere fiore, già non aveva più radici, scuotendosi un po' si innalzò lentamente e fu una splendida farfalla, che si cullò nell'aria, senza peso, tutta di luce soffusa, splendente nel viso. Pictor spalancò gli occhi dalla meraviglia.
Ma la nuova farfalla, l'allegra variopinta farfalla-fiore-uccello, il luminoso volto colorato volò intorno a Pictor stupefatto, luccicò al sole, scese a terra lieve come un fiocco di neve, si sedette vicino ai piedi di Pictor, respirò dolcemente, tremò un poco con le ali splendenti, ed ecco, si trasformò in un cristallo colorato, da cui si irraggiava una luce rossa. Stupendamente brillava tra erbe e piante, come rintocco di campana festante, la rossa pietra preziosa. Ma la sua patria, la profondità della terra, sembrava chiamarla; subito incominciò a rimpicciolirsi e minacciò di scomparire. Allora Pictor, spinto da un anelito incontenibile, si protese verso la pietra che stava svanendo a la tirò a sé. Estasiato, immerse lo sguardo nella sua luce magica, che sembrava irraggiargli nel cuore il presentimento di una piena beatitudine.
All'improvviso, strisciando sul ramo di un albero disseccato, il serpente gli sibilò nell'orecchio:" La pietra ti trasforma in quello che vuoi. Presto, dille il tuo desiderio, prima che sia troppo tardi!".
Pictor si spaventò e temette di vedere svanire la sua fortuna. Rapido disse la parola e si trasformò in un albero. Giacché più di una volta aveva desiderato essere albero, perché gli alberi gli apparivano così pieni di pace, di forza e di dignità.
Pictor divenne albero. Penetrò con le radici nella terra, si allungò verso l'alto, foglie e rami germogliarono dalle sue membra. Era molto contento. Con fibre assetate succhiò nelle fresche profondità della terra e con le sue foglie sventolò alto nell'azzurro. Insetti abitavano nella sua scorza, ai suoi piedi abitavano il porcospino e il coniglio, tra i suoi rami gli uccelli.
L'albero Pictor era felice e non contava gli anni che passavano. Passarono molti anni prima che si accorgesse che la sua felicità non era perfetta. Solo lentamente imparò a guardare con occhi d'albero. Finalmente poté vedere, e divenne triste.
Vide infatti che intorno a lui nel paradiso gran parte degli esseri si trasformava assai spesso, che tutto anzi scorreva in un flusso incantato di perenni trasformazioni. Vide fiori diventare pietre preziose o volarsene via come folgoranti colibrì. Vide accanto a sé più d'un albero scomparire all'improvviso: uno si era sciolto in fonte, un altro era diventato coccodrillo, un altro ancora nuotava fresco e contento, con grande godimento, come pesce allegro guizzando, nuovi giochi in nuove forme inventando. Elefanti prendevano la veste di rocce, giraffe la forma di fiori.
Lui invece, l'albero Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva più trasformarsi. Dal momento in cui capì questo, la sua felicità se ne svanì: cominciò ad invecchiare e assunse sempre più quell'aspetto stanco, serio e afflitto, che si può osservare in molti vecchi alberi. Lo si può vedere tutti i giorni anche nei cavalli, negli uccelli, negli uomini e in tutti gli esseri: quando non possiedono il dono della trasformazione, col tempo sprofondano nella tristezza e nell'abbattimento, e perdono ogni bellezza.
Un bel giorno, una fanciulla dai capelli biondi e dalla veste azzurra si perse in quella parte del paradiso. Cantando e ballando la bionda fanciulla correva tra gli alberi e prima di allora non aveva mai pensato di desiderare il dono della trasformazione. Più di una scimmia sapiente sorrise al suo passaggio, più di un cespuglio l'accarezzò lieve con le sue propaggini, più di un albero fece cadere al suo passaggio un fiore, unanoce, una mela, senza che lei vi badasse.
Quando l'albero Pictor scorse la fanciulla, lo prese un grande struggimento, un desiderio di felicità come non gli era ancora mai accaduto. E allo stesso tempo si trovò preso in una profonda meditazione, perché era come se il suo stesso sangue gli gridasse :" Ritorna in te! Ricordati in questa ora di tutta la tua vita, trovane il senso, altrimenti sarà troppo tardi e non ti sarà più data alcuna felicità". Ed egli ubbidì.
Rammemorò la sua origine, i suoi anni di uomo, il suo cammino verso il paradiso, e in modo particolare quell'istante prima che si facesse albero, quell'istante meraviglioso in cui aveva avuto in mano quella pietra fatata. Allora, quando ogni trasformazione gli era aperta, la vita in lui era stata ardente come non mai! Si ricordò dell'uccello che allora aveva riso e dell'albero con la luna e il sole; lo prese il sospetto che allora avesse perso, avesse dimenticato qualcosa, e che il consiglio del serpente non era stato buono.
La fanciulla udì un fruscio tra le foglie dell'albero Pictor, alzò lo sguardo e sentì, con un improvviso dolore al cuore, nuovi pensieri, nuovi desideri, nuovi sogni muoversi dentro di lei. Attratta dalla forza sconosciuta si sedette sotto l'albero. Esso le appariva solitario, solitario e triste, e in questo bello, commovente e nobile nella sua muta tristezza; era incantata dalla canzone che sussurrava lieve la sua chioma. Si appoggiò al suo tronco ruvido, sentì l'albero rabbrividire profondamente, sentì lo stesso brivido nel proprio cuore. Il suo cuore era stranamente dolente, nel cielo della sua anima scorrevano nuvole, dai suoi occhi cadevano lentamente pesanti lacrime. Cosa stava succedendo? Perché doveva soffrire così? Perché il suo cuore voleva spaccare il petto e andare a fondersi con lui, con esso, con il bel solitario? L'albero tremò silenzioso fin nelle radici, tanto intensamente raccoglieva in sé ogni forza vitale, proteso verso la fanciulla, in un ardente desiderio di unione. Ohimé, perché si era lasciato raggirare dal serpente per essere confinato così, per sempre, solo in un albero! Oh, come era stato cieco, come era stato stolto! Davvero allora sapeva così poco, davvero allora sapeva così poco, davvero era stato così lontano dal segreto della vita? No, anche allora l'aveva oscuramente sentito e presagito, ohimé! E con dolore e profonda comprensione pensò ora all'albero che era fatto di uomo e di donna!
Venne volando un uccello, rosso e verde era l'uccello, ardito e bello , mentre descriveva nel cielo un anello. La fanciulla lo vide volare, vide cadere dal suo becco qualcosa che brillò rosso come sangue, rosso come brace, e cadde tra le verdi piante, splendette di tanta familiarità tra le verdi piante, il richiamo squillante della sua rossa luce era tanto intenso, che la fanciulla si chinò e sollevò quel rossore. Ed ecco che era un cristallo, un rubino, ed intorno ad esso non vi può essere oscurità.
Non appena la fanciulla ebbe preso la pietra fatata nella sua mano bianca, immediatamente si avverò il sogno che le aveva riempito il cuore. La bella fu presa, svanì e divenne tutt'uno con l'albero, si affacciò dal suo tronco come un robusto giovane ramo che rapido si innalzò verso di lui.
Ora tutto era a posto, il mondo era in ordine, solo ora era stato trovato il paradiso, Pictor non era più un vecchio albero intristito, ora cantava forte Pictoria. Vittoria. Era trasformato. E poiché questa volta aveva raggiunto la vera, l'eterna trasformazione, perché da una metà era diventato un tutto, da quell'istante poté continuare a trasformarsi, tanto quanto voleva. Incessantemente il flusso fatato del divenire scorreva nelle sue vene, perennemente partecipava della creazione risorgente ad ogni ora.
Divenne capriolo, divenne pesce, divenne uomo e serpente, nuvola e uccello. In ogni forma però era intero, era un "coppia", aveva in sé luna e sole, uomo e donna, scorreva come fiume gemello per le terre, stava come stella doppia in cielo

“Favola d’amore” anche conosciuta come “Metamorfosi di Pictor” di Hesse

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/LaPostadiLuna/trackback.php?msg=5257097

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
rosvict
rosvict il 17/08/08 alle 19:07 via WEB
..LEGGENDO CIÒ CHE SCRIVEVI MI VENIVA DI PENSARE AD HESSE AL SUO MODO DI ESPRIMERSI, DI UN CRISTIANO CHE SI SPECCHIA NEL PENSIERO PANTEISTA INDIANO...DIVERSO DA TAGORE INDUISTA CHE SI SPECCHIA NEL PENSIERO CRISTIANO EUROPEO...MA DETTO QUESTO, GRAZIE PER CIÒ CHE MI DONI E MI FA CAPIRE LA TUA ANIMA E IL TUO MODO POETICO DI VEDERE LE COSE...NON DICO CHE SONO FELICE, PER UNA SEMPLICE RAGIONE CHE FIN CHE CI SARÀ AL MONDO CHI SOFFRE NESSUNO SI PUÒ SENTIRE FELICE; MA SI PUÒ ESSERE VERI E TRASPARENTI NEL RAPPORTO CON GLI ALTRI CERCANDO DI ESSERE UNI CON SE STESSI, ACCETTANDOSI E ACCETTANDO IL LIMITE E IL DOLORE DELL'ALTRO, E IN QUESTO LIMITE AMATO COME TUTTO OGNI ATTIMO SI È SE STESSI E IL DOLORE SI SCOPRE CHE È AMORE DA AMARE E LI PER CHI NE HA IL CORAGGIO STA IL SEGRETO DELLA VITA....CAPISCO CHE SPESSO NEL MIO ESPRIMERMI SONO TROPPO CONCETTUALE; MA È UN MIO PREGIO E UN MIO LIMITE..CON AFFETTO,VITTORIO..
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

IL ROMANZO

immagine    

Lenta e decisa, così la favolosa storia d'amore riesce a nascere e crescere per i protagonisti e per chi si avventura nella sua lettura.
Imparare ad amare di nuovo, questo è quanto devono fare Luna e Pegasus e lo fanno in un maniera del tutto semplice ma vera, intensa.
Novità assoluta i due amanti si raccontano attraverso posta elettronica così il libro appare come un insieme di mail

 

ULTIMI COMMENTI

ATTENZIONE

Specifico che le mail riportate nella sezione "dal romanzo" sono solo dei frammenti delle singole mail contenute nel libro "Gocce di rugi@da"

 

LO FARESTI?

 

Compreresti i miei romanzi?
Allora cosa aspetti a richiederli?
...magari con dedica, cosa ne pensi?

 

DAL ROMANZO "FERMATI E RESPIRA"

INFO

 
Pre info più dettagliate sui libri
Mail
raggiodiluna22@excite.it
Tel. 338.7780160

 

ULTIME VISITE AL BLOG

NOIDUESOLISOLIspiaggiadoromarottaEdizioniIlPapaveroCusentinosageminaManilaManilaManilaFeynman82battista.rapizzasandra702lucia1808escapefromthepassionenricoilsantovmuoio70volpato2003cristina.caneva
 
 

AREA PERSONALE

 

        
        immagine  
       

Min: :Sec

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963