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Intimo sentire

Post n°81 pubblicato il 03 Maggio 2011 da Ladypapaya
Foto di Ladypapaya

La camicia è una macchia bianca sul letto. Lei l’ignora: infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Si siede davanti allo specchio.

E’ bella, oggi; sembra quasi che il trucco della sera precedente le sia rimasto addosso.

Ora può girarsi, raggiungere il letto.

La camicia è ancora lì.

Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi la preme contro il naso, sulla bocca. Sorride. Che stupida, pensa.

Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.

Si accende una sigaretta aspirando con gusto la sua dose giornaliera di veleno nella speranza di annullare il senso di vuoto che la rende infelice. Ancora una volta sta per cedere al pianto.

Cammina nella stanza, avanti e indietro, delimitando uno spazio immaginario entro il quale  rinchiudere il ricordo della sera prima e maledire la sua debolezza.

Il telefono continua a  tacere.

Lo sguardo cerca lo specchio che ora le rimanda le immagini da dimenticare. Lei, il suo amante, gli abbracci, i corpi che si sfiorano e si cercano, loro due che si svestono con urgenza.

Flash sbiaditi della sua gonna sul pavimento, le calze gettate lontano, gli indumenti intimi strappati con forza, gli ultimi bottoni slacciati della sua camicia .

Il ricordo di quella notte è nuovo tormento.

“Dove sei?” si chiede inutilmente.

Il letto rimanda l’odore della  notte d’amore trascorsa, della passione consumata.

Prende la cornetta del telefono e la scaglia lontano. Inutile attesa.

Un’altra sigaretta, l’odore del  fumo si mescola con il profumo di dopobarba che ancora permane nell’aria, la mente trasuda di fresca memoria.

Giorgio è entrato nella sua vita soltanto da due mesi eppure è già la sua dimensione, la sua metà, la sua necessità.

Non credeva fosse possibile innamorarsi nuovamente dopo il divorzio ma lui era riuscito a sconfiggere le sue paure, a vincere la sua riluttanza di abbandonarsi ancora tra le braccia di un uomo.

Lui era speciale, intrigante, e l’aveva conquistata  forzando le barriere che aveva eretto per proteggersi da nuove sconfitte amorose, rovistando nella sua intimità con fermezza.

Innamorarsi di Giorgio fa imprevedibile quanto mai devastante.

Quella notte si erano detti addio, come altre volte, eppure lei sapeva che non ci sarebbero stati altri giorni. Era finita davvero, i chilometri che li dividevano erano diventati un ostacolo, la relazione clandestina soffocava i loro entusiasmi, la magia era svanita annullando la complicità degli amanti di sempre.

Razionalità, forse, illusione alternata a disagio, consapevolezza e delusione.

Immutato invece il bisogno di sentire l’appartenenza con la sua vita, dell’altrove, del momento corrotto, dell’attesa di un risveglio emotivo che credeva di aver ritrovato e ora sentiva perduto.

Desiderio di lasciarsi andare, di annusare, di stringere un corpo, di possedere ed essere posseduta.

La stanza trasuda di calore e puzza di fumo.

Controlla che ci sia la linea telefonica.

Qualcosa dentro di lei si spezza e i pensieri  fuggono via come gatti randagi.

Ancora quel sentire il bisogno di amare, di essere amata, di allontanarsi rumorosamente gridando il nome di Giorgio.

Pesa il ricordo delle parole di quella notte, inutili frasi di addio già udite, e ancor di più è insopportabile ciò che non è stato detto.

Apre l’armadio e sfila la camicia bianca appesa alla stampella. L’annusa, la stropiccia, ne strappa  prima una manica, poi l’altra, si libera dei brandelli gettandoli fuori della finestra. Coriandoli di stoffa  si spargono nel vento e si dirigono lontano prima di scomparire alla vista.

I gomiti appoggiati al davanzale, lei osserva quel viaggio silenzioso e sorride, fiera del suo coraggio.

Il telefono squilla. Un rumore assordante quanto inutile che viene interrotto dalla mano che stacca la spina.

Lei si veste con cura, si trucca e raccoglie i lunghi capelli con un fermaglio.

Lo specchio non mente.

E’ bella, oggi, ed è bella per se stessa.

 

 

 
 
 
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