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« I RESTAURI DEL "GIUDIZI...L'AFFRESCO "GIUDIZIO U... »

L'AFFRESCO "GIUDIZIO UNIVERSALE" NELL'ABSIDE DEL DUOMO DI FERRARA

Post n°392 pubblicato il 20 Novembre 2017 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

Maria Alberta Faggioli Saletti 

Bastianino. L’affresco Giudizio Universale (1577/78-1581) nella Cattedrale di Ferrara-Catino dell’Abside.  3 

LETTURA PITTORICA. Cenni di analisi iconografica e iconologica (dei soggetti rappresentati, della scelta delle figure e dei simboli). 

L’andamento costruttivo pittorico è dall’alto verso il basso. Attorno a un punto centrale, sono ben strutturate figure armoniose; procedendo verso il basso la composizione si liquefà fino alla presenza-deformazione e disfacimento. Una novità dal restauro eseguito nel 2000 sono i corpi fantomatici (una specie di fantasmi).

A-Nella sfera superiore, la schiera degli Angeli cantori senza ali, come Michelangelo, e quella dei Beati. Angeli e Beati sembrano di “carne viva”, come del resto tutti i nudi del Bastianino (secondo Gregorio Boari il restauratore ottocentesco del Giudizio)[1]. Angeli senza ali (apteri), come Michelangelonel suo Giudizio Universale (Roma, Cappella Sistina). Una singolarità accusatadapprima di eresia, ma poi accolta.

B-La parte centrale del Catino absidale,con le nuvole, Cristo Giudice Supremo e il suo seguito, è la più bella per la qualità delle figure e la bellezza dei particolari.

Cristo, con i piedi appoggiati sopra una nuvola e circonfuso di luce,pronuncia il verdetto con un gesto che domina il movimento dell’intera scena. Il suo sguardo e il gesto sono rivolti minacciosamente verso il basso, dalla parte dei dannati.

Intorno al Cristo sono disposti i segni della sua Passione:la croce, la colonna, la corona di spine, il calice amaro, la spugna, la scala,… insieme con i Santi e le Sante, gli Apostoli e i Martiri (ognuno ha il simbolo del proprio Martirio ).

Al suo fianco, a destra di Cristo,la Madre Maria (il cui corpo ha un gesto non trattenuto ma forte e plateale: le mani incrociate sul petto). Vicino alla Madre, in ginocchio l’apostolo San Tommaso che guarda il costato del Maestro. 

Dietro San Tommaso è raffigurato San Sebastiano (il Santo omonimo del pittore) riconoscibile dalle frecce, simbolo del suo martirio.

Alla sinistra di Cristo (a destra dello spettatore) ci sono gli Apostoli Pietro, Paolo, Andrea (con la croce del supplizio), Bartolomeo, con il coltello simbolo del suo sacrificio (fu scorticato vivo).

Figure bellissime. Con la croce è raffigurato anche Disma il buon ladrone.

Dopo gli Apostoli, si presenta una grande figura di scorcio (obliqua) che volta le spalle. E’ San Lorenzo martire che tiene la graticola simbolo del suo martirio (i Martiri sono rappresentati con i segni del martirio). Davanti a lui un’avvenente Vergine, forse anche lei martire, coperta da un manto giallo. Vicino a San Lorenzo, con la mano destra sul petto e gli occhi alzati in alto è forse San Romano e sopra di lui una grande figura ricurva che indica il Redentore.

La scena è illuminata da una luce trasfusa dal biancore di grandi nuvole.

Sotto, gli Angeli con le trombe (gli Angeli tubicini)il cui suono ridesta i morti che si rianimano, si alzano dalle sepolture, si ricoprono di carne (la Resurrezione dei corpi). Poco lontano, a destra dello spettatore, un Angelo e un Diavolo lottano per il possesso di un’anima.

A sinistra dell’osservatore (ma alla destra di Cristo), il Giudizio dei giusti: incerti e increduli,sono aiutati dagli angeli a prendere la via del Paradiso. Nella schiera delle elette colpiscono quelle che vengono aiutate da alcune anime già salve e gioiscono insieme per aver raggiunto la beatitudine eterna con la grazia di dio e con la propria collaborazione.

A destra dell’osservatore (ma alla sinistra di Cristo) la Condanna dei reprobi che, sconvolti e sgomenti, sono trascinati dai Diavoli all’Inferno, la dannazione eterna. Il protagonista è Satana in piedi sull’orlo dell’Inferno, in attesa che vi precipitino i dannati. Satana ha una corona di serpenti che gettano fuoco e veleno dalle fauci, ha le orecchie d’asino l’occhio sinistro rosso sangue e bieco, mentre il destro è cieco e torbido.

Entrambi (il Giudizio dei giusti e la Condanna dei reprobi) sono collocati lungo la fascia esterna semicircolare del Catino. La diversità fra le due scene è sottolineata dal fondale: un campo azzurro tappezzato e illuminato da una gran luce dalla parte degli eletti, e un campo azzurro fosco vicino all’Inferno e sopra le acque vicine agli scogli e alla spiaggia.

C-In basso,a terra figure tra corporeità ed emozione.                                                                        

La risurrezione dei morti occupa l’angolo di sinistra:da lì ha inizio il processo ascendente dei beati. I corpi continuano a librarsi fra soccorrimenti e generosità.

Nell’angolo di destra è la scena dell’arrivo dei dannati all’Inferno. 

PERSONAGGI - ANEDDOTI

Anche Bastianino come altri pittori contemporanei rappresentava personaggi ispirati a persone realmente esistite.[2]Queste notizie sono riportate dai biografi più antichi, mentre quelli più tardi  riferiscono anche un  aneddoto sull’affresco.

Nella parte centrale alta è contenuto il San Sebastiano, ben riconoscibile dal mazzo di frecce che tiene nella mano destra. Il Santo,omonimo del pittore, riprende l’autoritratto giovanile del pittore stesso. Accanto al Santo e alle sue spalle, appaiono un uomo e due donne che Gregorio Boari (il restauratore ottocentesco), condiviso da Francesco Arcangeli[3],identifica come il Bastianino, sua madre e sua moglie. Un secondo autoritratto (con l’abito di velluto rosso violaceo), alla destra del Santo insieme alla moglie, mentre la madre è alla sinistra di San Sebastiano.

Ed ora l’aneddoto. La donna sulla destra, a mezza figura con le carni bianchissime, collocata tra demoni ferocissimi scuri e velati dell’inferno, è il ritratto di una certa Livia Grazioli, amata dal pittore e sua promessa sposa, ma da lei respinto oppure abbandonato perchè stanca di aspettare la fine dei lavori o sedotta da un altro.[4]L’aneddoto della fidanzata infedele dipinta fra i condannati alle pene dell’Inferno è stato raccontato come una“memoranda vendetta” dagli studiosi sette-ottocenteschi (Girolamo Baruffaldi[5],Cesare Cittadella[6],Giuseppe Campori[7]).


[1]Gregorio Boari, Descrizione del maestoso affresco di Sebastiano Filippi ferrarese, Gamberini, Bologna 1852 (Bresciani, Ferrara 1853).

[2] Francesco Arcangeli, Il Bastianino, cit..

[3]Gregorio Boari, Descrizione,cit.; Francesco Arcangeli, Il Bastianino, cit..

[4] B. Giovannucci Vigi, Bastianino e la pittura ferrarese del secondo Cinquecento, in La Pianura,19, 1985, p. 64; A. M. Fioravanti Baraldi-B. Giovannucci Vigi- A.C. Venturini, Le Collezioni d’Arte della Cassa di Risparmio di Ferrara, Ferrara 1984;

[5] Girolamo Baruffaldi, Vite dei pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1844.

[6] Cesare Cittadella, Catalogo istorico de’ pittori e scultori ferraresi e delle opere loro, Francesco Pomatelli,Ferrara 1782.

[7] Giuseppe Campori, Racconti artistici italiani, Giuseppe Mariani, Firenze 1858, p. 64.

 
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