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Il razzismo spiegato a mia figlia

Post n°210 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

Faggioli Saletti Maria Alberta da spigolature.net

Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Traduzione di Egi Volterrani, Bompiani, Milano 1998, lire 9.000.

L’autore è un affermato giornalista e scrittore marocchino che vive a Parigi e che, dopo aver partecipato ad una manifestazione contro il progetto di legge, sull’ingresso e sul soggiorno degli stranieri in Francia (1997), insieme con Meriém, la figliola più grande, di circa dieci anni, si trova a rispondere ad una sua domanda apparentemente semplice: che cos’è il razzismo? (v. Incipit).

Nasce così un dialogo confidenziale, con Meriém, e con due sue amiche che contribuiscono alla formulazione delle domande sul delicato problema, e assistono in anteprima alla lettura del testo semplificato. Nel libro, quesiti e risposte concorrono all’analisi della complessità racchiusa nel vocabolo ‘razzismo’: diffidenza, pregiudizio, discriminazione, xenofobia, teoria razziale,  ereditarietà, integralismo, fanatismo, segregazione- ghetto, minoranze etniche, antisemitismo, un tipo di razzismo. Quanto ai metodi razzisti messi in uso, storicamente dimostrati, spiccano la pratica della malafede, l’individuazione di slogan e di capri espiatori, lo sterminio e il genocidio.

Da dove nasce il razzismo? Un bambino non nasce razzista, ma lo diventa presto se i suoi familiari gli fanno credere che avere la pelle bianca significhi essere superiori. Dal rifiuto del diverso, e poi dalla paura, anziché dall’attrazione come avviene per la differenza sessuale, nasce il razzismo. Ma esso si forma anche dall’ignoranza e dalla bestialità. Con realistica semplicità, l’autore presenta eloquenti testimonianze di esperienze che fanno nascere sentimenti negativi, talvolta imprevedibili, che si concretizzano in rifiuto e rigetto (p. 38).

La religione è razzista? Le religioni non sono razziste, e i testi sacri sono contro il razzismo , ma gli integralisti (gli uomini politici che utilizzano le religioni), possono far diventare razzista la loro religione, utilizzando i libri sacri nelle loro lotte. Si credono guidati dallo spirito divino, e non danno valore alla vita altrui, sono pronti a uccidere come a morire. Queste persone provano odio, il quale, rispetto all’amore, è un sentimento più facile da sostenere verso le persone che non si conoscono (pp.31-32).

Il razzismo esiste dappertutto? Sì. La forma più diffusa di razzismo è stata contro i neri, nella stessa Africa, anche nel Marocco, nei confronti degli abitanti della cosiddetta “Africa nera” (Senegal, Mali, Sudan, Nuova Guinea). La lotta per i loro diritti non è ancora del tutto conclusa, malgrado l’assassinio ad Atlanta di Martin Luther King, un uomo che si è battuto per questi diritti (pp. 47-49). Nell’Africa del Sud, poi, i neri più numerosi, erano discriminati dai bianchi che governavano il paese (bianchi e neri vivevano separati): questa situazione si chiamava apartheid, (p. 49).

C’è speranza di combattere il razzismo? Sì, con l’educazione dei ragazzi. Afferma Ben Jelloun che Il razzismo spiegato a mia figlia è un “saggio” “destinato” ai ragazzi e ai loro genitori, perché solo con l’educazione dei ragazzi (è ancora un’azione possibile!), può cominciare la lotta contro il razzismo (pp.7-8).

La scommessa educativa dà come risultato un libro snello (62 pagine), scritto in modo chiaro, benchè con prosa non sempre scorrevole. 

Quali le azioni educative più efficaci? Dare l’esempio di incontri, di dialoghi e di occasioni per ridere insieme, e per imparare a ridere di se stessi, perché “l’umorismo è una forza”, infatti, come ha detto un poeta, ‘l’umorismo è la buona educazione della disperazione’ (pp.36-37); ricordare la storia di certe parole, come ad esempio “ghetto”, il nome di un’isoletta di fronte a Venezia dove nel 1516 gli ebrei della città furono riuniti, separati dalle altre comunità (p. 21); imparare-insegnare a rispettare: d’altra parte, la gente non pretende l’amore, ma di essere rispettata nella sua dignità umana. Rispettare vuol dire avere riguardo e considerazione. Vuol dire sapere ascoltare. Lo straniero non reclama amore e amicizia, ma rispetto  (p. 36); avere presenti le parole dei testi sacri: il Corano  dice che gli uomini sono tutti uguali davanti a Dio e sono differenti secondo l’intensità della loro fede. Nella Thorà si dice…’se uno straniero viene a stare con te, non recargli molestia, sarà per te come uno dei tuoi compatrioti…e tu l’amerai come te stesso; la Bibbia insiste sul rispetto del prossimo, cioè di qualsiasi altro essere umano, sia esso il tuo vicino, tuo fratello o uno straniero. Nel Nuovo Testamento è detto: ‘Amatevi l’un l’altro’  (p. 30).

 Per rendersi conto di quanto il razzismo sia ingiusto e inaccettabile, bisogna anche viaggiare da giovani, alla scoperta degli altri: viaggiare è capire quanto siano diverse tra loro le culture e come siano tutte belle e ricche. Non esiste una cultura superiore a un’altra cultura  (p. 57). Dulcis in fundo per gli insegnanti, Ben Jelloun suggerisce ai ragazzi di prendere “appunti”, per capire i concetti difficili relativi al razzismo (p. 28).  

Insomma, se si parte dalla teoria razziale, si arriva facilmente al razzismo e , se si comincia dal mito della superiorità della razza, si giunge all’aggressione al colore della pelle: bisogna esserne consapevoli, nel quotidiano conflitto della sottomissione e dell’arbitrio.

Ecco allora che, nella Conclusione, lo scrittore torna ad ammonire di fare attenzione nell’uso delle parole, per non ferire e per non alimentare la diffidenza, ma anche per non contribuire a rendere banale il razzismo, o conferirgli la forza di arrogante incitamento all’odio razziale, e ripete l’invito al rispetto, come ragione più alta cui legare certi fatti: Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità.

Ai ragazzi e agli adulti sono offerte pagine ricche di fermenti capaci di aiutarli a capire persone del mondo in cui vivono e dove possono trovarsi a essere protagonisti.

Incipit: -Dimmi, babbo cos’è il razzismo?

          -Tra le cose che ci sono al mondo, il razzismo è la meglio distribuita. E’ un comportamento piuttosto diffuso, comune a tutte le società tanto da diventare ahimè banale. Esso consiste nel manifestare diffidenza e poi disrezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre.

 

 
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