Creato da egidio.gola il 10/05/2014

Se siamo in tempo

Si parla di Ambiente, di Biodiversità, della Terra

 

 

Nel bel mezzo dell'estate

Post n°5 pubblicato il 10 Agosto 2014 da egidio.gola

Di piacevole noto che, salvo una tratto del giugno, il gran caldo finora non c'è stato. Un luglio gradevolissimo con frequenti acquazzoni e temperature al di sotto delle medie degli ultimi quindici-venti anni. Purtroppo e ovviamente si confermano i dati tragici già riportati sulle rilevazioni di Uccelli, animali in genere. E le novità non sono certo buone: alla esiziale diminuzione di specie ornitiche c'è da aggiungere il crollo numerico di Capinere (Sylvia atricapilla) udite in canto; diminuzione davvero preoccupante, così come quella di fringillidi in genere, Orioli, Tortore selvatiche, Allodole (ormai sconoscioute al piano e il collina). Non sono riuscito ad udire Quaglie in canto, pur avendole cercate anche qualche notte in zone votate.

La seconda generazione della Licena (Lycaena dispar) è stata ancora una volta praticamente senza numeri: solo sette od otto anni fa era la generazione, per tutto luglio, che presentava i numeri più alti...ricordo la periferia di Trino, Ronsecco e dintorni con avvistamenti di centinaia di esemplari!!! le nuovd pratiche agricole del riso stanno portando questa farfalla all'estinzione! Rare comunque anche le Pieris: in giro quasi non esistono più fioriture...qualche Apatura in agosto tra i pioppeti. 

Stavo, sto meditando un intervento di pura 'informazione' di 'allarme' per stigmatizzare questo delirio di eleiminazione di ogni biodiversità! ma ci vorrebbe una 'bandiera', un ombrello sotto il quale operare...

Amen

 
 
 

Risaie del Casalese: oggi

Post n°4 pubblicato il 17 Maggio 2014 da egidio.gola

Negli ultimi dieci anni le tecniche della risicoltura sono cambiate: e si sono evolute pesantemente per l'equilibrio naturale, per la biodiversità in toto. E' continuato in maniera esponenziale l'accanimento maniacale contro ogni inerbimento di argini e sponde di canali e rogge, così come la tonsura totale chimica delle sponde delle singole 'camere' del riso. Il fenomeno è evidentissimo per chi abbia bazzicato in questi ultimi anni Casalese e Vercellese. La 'guerra' contro le Farnie (Quercus robur) sopravvissute è ormai prossima alla conclusione con la quasi totale estirpazione degli esemplari: c'è chi parla di 'alberi' comunque malati e c'è da chiedersi come potrebbero essere sani organismi viventi che respirano diserbanti con le foglie e veleni di vario genere con le radici; ma ci sono anche coloro che, tra gli agricoltori, ammettono la 'perniciosità' delle piante che fanno ombra ai risi limitandone la produzione! Il mondo degli insetti è devastato ormai in maniera quasi assoluta: Odonati e Lepidotteri sono al lumicino, così come Ditteri, Imenotteri, Aracnidi. Prosperano i Culicidi e, singolarmente, ci sono piccole porzioni del territorio, prossime a residuali 'Romiceti' dove si possono incontrare individui di Lycaena dispar, che peraltro risulta essere una delle farfalle più rare e belle d'Europa! La situazione dei piccoli mammiferi è disastrosa con la quasi totale eradicazione della Donnola ( Mustela nivalis) e della Puzzola (Mustela putorius). Infestanti ovunque i 'Silvilago' alloctoni, le Nutrie (idem). Gli Uccelli in generale risentono di fasi alterne, essendo comunque in esiziale crollo nei numeri e nelle specie: un sopralluogo anche superficiale ci presenta un panorama di sinistra realtà, con Corvidi e Storni, Laridi e pochissimo altro.

Amen

 
 
 

Alla ricerca di un'Allodola

Post n°3 pubblicato il 11 Maggio 2014 da egidio.gola

E' diventato cosa rara, da qualche anno, l'ascolto di quel singolare, melodioso canto ininterrotto delle Allodole dei prati (Alauda arvensis), così come quello della Tottavilla (Lullula arborea): so dove trovare ancora qualche 'allodola', so che le alte colline con ancora presenti fieni e grani ne albergano degli esemplari; ma una volta, non molto tempo fa, l'allodola era tra gli uccelli più comuni, anche al piano, appena dietro le ultime case di ogni paese... Tant'è, oggi mi devo inerpicare sulle strade che portano oltre le vigne e i granturcheti, devo salire, chessò?, l'Oltrepo' pavese fino a quei mammelloni terrazze sulla pianura che sempre più è una conurbazione assurda. Una volta, più di trent'anni fa, da quelle parti,  quei prati che salgono verso nuvole bianche con archi interminabili ospitavano le Starne (Perdix perdix), famigliole estive di Quaglie (Coturnix coturnix), Leproni furtivi (L. europaeus meridiei) che sapevano come sottrarsi  ai Segugi scagnanti. E poi, sui cespugli di Madreselva profumata, svettavano i minuscoli Fanelli (Acanthis cannabina), nei rovi cantavano miriadi di Silvie, volavano gruppetti di Zigoli variopinti. Appunto: una volta...

 
 
 

Ancora sullo scempio di un Paesaggio non solo fisico

Post n°2 pubblicato il 11 Maggio 2014 da egidio.gola

Gli agroecosistemi del paesaggio italiano di pianura e collina, financo della montagna, spesso hanno arricchito e 'ornato' una Natura di per sé armoniosa: da decenni questo non è più...i vecchi Frutteti ricchi di alberi di cospicue dimensioni piantati o spontaneamente cresciuti senza predeterminazioni geometriche ( in ossequio alla meccanizzazione) sono scomparsi in favore di appezzamenti regolari di piccoli e piccolissimi alberi da frutto dalla fugace vita vegetativa che non danno ricetto ad animale alcuno.  I boschi, che le statistiche cieche e sorde continuano a definire 'in aumento' nel panorama del Paese, questi boschi, depredati da secoli di forsennato consumo,  sono ridotti quasi ovunque (salvo piccole porzioni lontane da ogni strada di accesso) a distese sterili di 'palinature' con la quasi totale assenza di esemplari secolari essenziali ad ogni forma di vita animale. Ma tutto questo, la memoria di un 'paesaggio' che era ambiente, coltura e cultura, casa di animali e casa dell'uomo, tutto questo fa parte essenzialmente, spesso esclusivamente, del patrimonio (ahimé caduco) dei ricordi dei 'vecchi': c'è da chiedersi, se è vero come è vero che il futuro sta nel passato, come e cosa potranno esperire le future generazioni per evitare il collasso.

Due giorni fa scoprivo nel bel mezzo delle risaie 'sterilizzate' di cui ho detto ieri, scoprivo una nutrita colonia di Lycaena dispar rutila: una sessantina di esemplari sopravvissuti al (provvisorio!) mancato diserbo totale degli argini di un fosso...gli scorsi anni micidiali diserbi fisici e chimici annichilivano le poche larve e pupe dei residui 'Romiceti': quest'anno l'inclemenza atmosferica sta ritardando le micidiali operazioni dissennate (per lo meno nelle modalità attuate nell'ultimo decennio). Talvolta immagino, sogno lo stesso ambiente una quarantina d'anni fa e ho visioni di nuvole di Libellule, sciami di centinaia di Licene, migliaia di farfalline rosse per l'aria pulita di maggio a volteggiare come cascate di coriandoli. Ieri ha cantato, qui nei bricchi dell'Alto Monferrato, il primo Oriolo: finché l'inquinamento, le catture clandestine, le reti-nebbia stese per centinaia di chilometri nel nord dell'Africa non ci impediranno anche questi 'rari' residuali ascolti... mi torna alla mente un giorno di qualche anno fa in Bosnia, Mostar e la Neretva con i suoi macchioni di fichi dai quali si involavano folletti gialli, dai quali salivano i fischi potenti e melodiosi dei Rigogoli; e poi anche Sarajevo, piena di quegli stupendi, enormi 'canarini' fin tra i tetti della vecchia Bascharchja.

 
 
 

Una realtà irreversibile?

Post n°1 pubblicato il 10 Maggio 2014 da egidio.gola

Queste colline, questa pianura prima dei capannoni, delle rotonde, prima di ogni variante autostradale, prima dei diserbanti e dei concimi micidiali per l'humus, prima degli abbandoni delle vecchie case coloniche, prima della peste dell'Antropocene. Quando ovunque Alberi e Cespugli, prati e coltivi albergavano una congerie preziosa di Fauna, una varietà di specie irripetibile e inimmaginbile per le nuove generazioni: quando c'erano le Allodole (Alauda arvensis), oggi estinte al piano e nella media collina, a cantare immobili nei giri del vento, quando le Tordele riempivano già a Marzo i cespugli dei loro perfetti nidi; ogni canopea rigurgitava di Uccelli di cento specie, dalle Averle alle Silvie, dai Fringillidi a... troppe specie sono scomparse . Così come scomparsa è la Selvaggina autoctona, complemento della mensa dei contadini, parte della cultura stessa dei luoghi: non ci sono più le brigatelle di Pernici (Perdix perdix), nè quel patrimonio che sembrava inesauribile della Lepre ( Lepus europaeus meridiei); le Quaglie ( Coturnix coturnix) sono ormai vicine al crollo della specie... il patrimonio di Fagiani ( Phasianus colchicus) autoriproducentisi, forse retaggio di antichi ripopolamenti,  è pure esso sterminato. Ma tutto questo è praticamente ignorato dalla pubblica opinione: gli addetti ai lavori da poco hanno dimestichezza dei dati del tragico trand, che peraltro misurano con dati 'vecchi' risalenti, al massimo, a quindici, venti anni prima. In questo modo, con tale penuria di numeri e testimonianze, la tragica realtà di una rapida caduta di biodiversità viene sottovaluta dagli uni, ignorata dagli altri.

Quattro passi in risaia e lungo i fossi, al bordo dei canali di derivazione non ci sono più le preziose filagne di Farnie (Quercus robur): ci sono le ceppaie recise o abbruciate perché  '...troppi alberi fanno ombra ai risi...' Nelle aie delle cascine, morti di malattia gli Olmi ( Ulmus spp) sono comparsi arbusti alloctoni, fioriscono le Ambrosie mefitiche... quei fossi diserbati con la chimica, col fuoco, colla 'mangusta' che tritura erbe e insetti, batraci e serpi, quei fossi portano acque avvelenate e sono scomparse le Libellule, le Farfalle, quasi ogni forma di vita.

 
 
 

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