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Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 23 Aprile 2008 da mediterraneo6

Inferno - canto 10
 10.  1       Ora sen va per un secreto calle,	

10. 2 tra 'l muro de la terra e li martìri,
10. 3 lo mio maestro, e io dopo le spalle.

10. 4 «O virtù somma, che per li empi giri
10. 5 mi volvi», cominciai, «com'a te piace,
10. 6 parlami, e sodisfammi a' miei disiri.

10. 7 La gente che per li sepolcri giace
10. 8 potrebbesi veder? già son levati
10. 9 tutt'i coperchi, e nessun guardia face».

10. 10 E quelli a me: «Tutti saran serrati
10. 11 quando di Iosafàt qui torneranno
10. 12 coi corpi che là sù hanno lasciati.

10. 13 Suo cimitero da questa parte hanno
10. 14 con Epicuro tutti suoi seguaci,
10. 15 che l'anima col corpo morta fanno.

10. 16 Però a la dimanda che mi faci
10. 17 quinc'entro satisfatto sarà tosto,
10. 18 e al disio ancor che tu mi taci».

10. 19 E io: «Buon duca, non tegno riposto
10. 20 a te mio cuor se non per dicer poco,
10. 21 e tu m'hai non pur mo a ciò disposto».

10. 22 «O Tosco che per la città del foco
10. 23 vivo ten vai così parlando onesto,
10. 24 piacciati di restare in questo loco.

10. 25 La tua loquela ti fa manifesto
10. 26 di quella nobil patria natio
10. 27 a la qual forse fui troppo molesto».

10. 28 Subitamente questo suono uscìo
10. 29 d'una de l'arche; però m'accostai,
10. 30 temendo, un poco più al duca mio.

10. 31 Ed el mi disse: «Volgiti! Che fai?
10. 32 Vedi là Farinata che s'è dritto:
10. 33 da la cintola in sù tutto 'l vedrai».

10. 34 Io avea già il mio viso nel suo fitto;
10. 35 ed el s'ergea col petto e con la fronte
10. 36 com'avesse l'inferno a gran dispitto.

10. 37 E l'animose man del duca e pronte
10. 38 mi pinser tra le sepulture a lui,
10. 39 dicendo: «Le parole tue sien conte».

10. 40 Com'io al piè de la sua tomba fui,
10. 41 guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso,
10. 42 mi dimandò: «Chi fuor li maggior tui?».

10. 43 Io ch'era d'ubidir disideroso,
10. 44 non gliel celai, ma tutto gliel'apersi;
10. 45 ond'ei levò le ciglia un poco in suso;

10. 46 poi disse: «Fieramente furo avversi
10. 47 a me e a miei primi e a mia parte,
10. 48 sì che per due fiate li dispersi».

10. 49 «S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte»,
10. 50 rispuos'io lui, «l'una e l'altra fiata;
10. 51 ma i vostri non appreser ben quell'arte».

10. 52 Allor surse a la vista scoperchiata
10. 53 un'ombra, lungo questa, infino al mento:
10. 54 credo che s'era in ginocchie levata.

10. 55 Dintorno mi guardò, come talento
10. 56 avesse di veder s'altri era meco;
10. 57 e poi che 'l sospecciar fu tutto spento,

10. 58 piangendo disse: «Se per questo cieco
10. 59 carcere vai per altezza d'ingegno,
10. 60 mio figlio ov'è? e perché non è teco?».

10. 61 E io a lui: «Da me stesso non vegno:
10. 62 colui ch'attende là, per qui mi mena
10. 63 forse cui Guido vostro ebbe a disdegno».

10. 64 Le sue parole e 'l modo de la pena
10. 65 m'avean di costui già letto il nome;
10. 66 però fu la risposta così piena.

10. 67 Di subito drizzato gridò: «Come?
10. 68 dicesti "elli ebbe"? non viv'elli ancora?
10. 69 non fiere li occhi suoi lo dolce lume?».

10. 70 Quando s'accorse d'alcuna dimora
10. 71 ch'io facea dinanzi a la risposta,
10. 72 supin ricadde e più non parve fora.

10. 73 Ma quell'altro magnanimo, a cui posta
10. 74 restato m'era, non mutò aspetto,
10. 75 né mosse collo, né piegò sua costa:

10. 76 e sé continuando al primo detto,
10. 77 «S'elli han quell'arte», disse, «male appresa,
10. 78 ciò mi tormenta più che questo letto.

10. 79 Ma non cinquanta volte fia raccesa
10. 80 la faccia de la donna che qui regge,
10. 81 che tu saprai quanto quell'arte pesa.

10. 82 E se tu mai nel dolce mondo regge,
10. 83 dimmi: perché quel popolo è sì empio
10. 84 incontr'a' miei in ciascuna sua legge?».

10. 85 Ond'io a lui: «Lo strazio e 'l grande scempio
10. 86 che fece l'Arbia colorata in rosso,
10. 87 tal orazion fa far nel nostro tempio».

10. 88 Poi ch'ebbe sospirando il capo mosso,
10. 89 «A ciò non fu' io sol», disse, «né certo
10. 90 sanza cagion con li altri sarei mosso.

10. 91 Ma fu' io solo, dove sofferto
10. 92 fu per ciascun di tòrre via Fiorenza,
10. 93 colui che la difesi a viso aperto».

10. 94 «Deh, se riposi mai vostra semenza»,
10. 95 prega' io lui, «solvetemi quel nodo
10. 96 che qui ha 'nviluppata mia sentenza.

10. 97 El par che voi veggiate, se ben odo,
10. 98 dinanzi quel che 'l tempo seco adduce,
10. 99 e nel presente tenete altro modo».

10.100 «Noi veggiam, come quei c'ha mala luce,
10.101 le cose», disse, «che ne son lontano;
10.102 cotanto ancor ne splende il sommo duce.

10.103 Quando s'appressano o son, tutto è vano
10.104 nostro intelletto; e s'altri non ci apporta,
10.105 nulla sapem di vostro stato umano.

10.106 Però comprender puoi che tutta morta
10.107 fia nostra conoscenza da quel punto
10.108 che del futuro fia chiusa la porta».

10.109 Allor, come di mia colpa compunto,
10.110 dissi: «Or direte dunque a quel caduto
10.111 che 'l suo nato è co'vivi ancor congiunto;

10.112 e s'i' fui, dianzi, a la risposta muto,
10.113 fate i saper che 'l fei perché pensava
10.114 già ne l'error che m'avete soluto».

10.115 E già 'l maestro mio mi richiamava;
10.116 per ch'i' pregai lo spirto più avaccio
10.117 che mi dicesse chi con lu' istava.

10.118 Dissemi: «Qui con più di mille giaccio:
10.119 qua dentro è 'l secondo Federico,
10.120 e 'l Cardinale; e de li altri mi taccio».

10.121 Indi s'ascose; e io inver' l'antico
10.122 poeta volsi i passi, ripensando
10.123 a quel parlar che mi parea nemico.

10.124 Elli si mosse; e poi, così andando,
10.125 mi disse: «Perché se' tu sì smarrito?».
10.126 E io li sodisfeci al suo dimando.

10.127 «La mente tua conservi quel ch'udito
10.128 hai contra te», mi comandò quel saggio.
10.129 «E ora attendi qui», e drizzò 'l dito:

10.130 «quando sarai dinanzi al dolce raggio
10.131 di quella il cui bell'occhio tutto vede,
10.132 da lei saprai di tua vita il viaggio».

10.133 Appresso mosse a man sinistra il piede:
10.134 lasciammo il muro e gimmo inver' lo mezzo
10.135 per un sentier ch'a una valle fiede,
10.136 che 'nfin là sù facea spiacer suo lezzo.

 
 
 

Post N° 57

Post n°57 pubblicato il 08 Aprile 2008 da mediterraneo6

» 2008-04-07 19:29

Spazio: nel 2016 boom tv e internet

Mercato satellitare promette di espandersi del 5, 6% l'anno

PARIGI, 7 APR - Aumento dagli attuali 6.100 a 11.000 canali satellitari in Europa entro il 2016 e 15 mln di case europee collegate a Internet via satellite. Sono le cifre di un mercato che promette di espandersi del 5,6% l'anno e al quale le aziende di servizi satellitari si preparano a rispondere con satelliti di nuova generazione. 'La prossima scommessa e' riuscire a portare tv e internet nelle zone ora non raggiunte da questi servizi. E perche' non farlo via satellite?', ha detto l'ad di Eutelsat, Berretta.

 
 
 

Assalto a furgone portavalori nel Foggiano

Post n°56 pubblicato il 08 Aprile 2008 da mediterraneo6

(ANSA)- FOGGIA, 8 APR - Un assalto a un furgone portavalori e' stato compiuto sulla superstrada Foggia-Candela, vicino allo svincolo per Castelluccio dei Sauri. I malfattori erano almeno quattro, a bordo di due automobili di grossa cilindrata, hanno bloccato il furgone sparando colpi d'arma da fuoco ma le guardie giurate hanno risposto al fuoco mettendo in fuga i banditi. Le auto utilizzate per l'assalto al furgone sono state trovate bruciate a pochi chilometri dal luogo della rapina.

 
 
 

Post N° 55

Post n°55 pubblicato il 08 Aprile 2008 da mediterraneo6

Inferno - canto 9
 9.  1       Quel color che viltà di fuor mi pinse	

9. 2 veggendo il duca mio tornare in volta,
9. 3 più tosto dentro il suo novo ristrinse.

9. 4 Attento si fermò com'uom ch'ascolta;
9. 5 ché l'occhio nol potea menare a lunga
9. 6 per l'aere nero e per la nebbia folta.

9. 7 «Pur a noi converrà vincer la punga»,
9. 8 cominciò el, «se non... Tal ne s'offerse.
9. 9 Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!».

9. 10 I' vidi ben sì com'ei ricoperse
9. 11 lo cominciar con l'altro che poi venne,
9. 12 che fur parole a le prime diverse;

9. 13 ma nondimen paura il suo dir dienne,
9. 14 perch'io traeva la parola tronca
9. 15 forse a peggior sentenzia che non tenne.

9. 16 «In questo fondo de la trista conca
9. 17 discende mai alcun del primo grado,
9. 18 che sol per pena ha la speranza cionca?».

9. 19 Questa question fec'io; e quei «Di rado
9. 20 incontra», mi rispuose, «che di noi
9. 21 faccia il cammino alcun per qual io vado.

9. 22 Ver è ch'altra fiata qua giù fui,
9. 23 congiurato da quella Eritón cruda
9. 24 che richiamava l'ombre a' corpi sui.

9. 25 Di poco era di me la carne nuda,
9. 26 ch'ella mi fece intrar dentr'a quel muro,
9. 27 per trarne un spirto del cerchio di Giuda.

9. 28 Quell'è 'l più basso loco e 'l più oscuro,
9. 29 e 'l più lontan dal ciel che tutto gira:
9. 30 ben so 'l cammin; però ti fa sicuro.

9. 31 Questa palude che 'l gran puzzo spira
9. 32 cigne dintorno la città dolente,
9. 33 u' non potemo intrare omai sanz'ira».

9. 34 E altro disse, ma non l'ho a mente;
9. 35 però che l'occhio m'avea tutto tratto
9. 36 ver' l'alta torre a la cima rovente,

9. 37 dove in un punto furon dritte ratto
9. 38 tre furie infernal di sangue tinte,
9. 39 che membra feminine avieno e atto,

9. 40 e con idre verdissime eran cinte;
9. 41 serpentelli e ceraste avien per crine,
9. 42 onde le fiere tempie erano avvinte.

9. 43 E quei, che ben conobbe le meschine
9. 44 de la regina de l'etterno pianto,
9. 45 «Guarda», mi disse, «le feroci Erine.

9. 46 Quest'è Megera dal sinistro canto;
9. 47 quella che piange dal destro è Aletto;
9. 48 Tesifón è nel mezzo»; e tacque a tanto.

9. 49 Con l'unghie si fendea ciascuna il petto;
9. 50 battiensi a palme, e gridavan sì alto,
9. 51 ch'i' mi strinsi al poeta per sospetto.

9. 52 «Vegna Medusa: sì 'l farem di smalto»,
9. 53 dicevan tutte riguardando in giuso;
9. 54 «mal non vengiammo in Teseo l'assalto».

9. 55 «Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso;
9. 56 ché se 'l Gorgón si mostra e tu 'l vedessi,
9. 57 nulla sarebbe di tornar mai suso».

9. 58 Così disse 'l maestro; ed elli stessi
9. 59 mi volse, e non si tenne a le mie mani,
9. 60 che con le sue ancor non mi chiudessi.

9. 61 O voi ch'avete li 'ntelletti sani,
9. 62 mirate la dottrina che s'asconde
9. 63 sotto 'l velame de li versi strani.

9. 64 E già venia su per le torbide onde
9. 65 un fracasso d'un suon, pien di spavento,
9. 66 per cui tremavano amendue le sponde,

9. 67 non altrimenti fatto che d'un vento
9. 68 impetuoso per li avversi ardori,
9. 69 che fier la selva e sanz'alcun rattento

9. 70 li rami schianta, abbatte e porta fori;
9. 71 dinanzi polveroso va superbo,
9. 72 e fa fuggir le fiere e li pastori.

9. 73 Li occhi mi sciolse e disse: «Or drizza il nerbo
9. 74 del viso su per quella schiuma antica
9. 75 per indi ove quel fummo è più acerbo».

9. 76 Come le rane innanzi a la nimica
9. 77 biscia per l'acqua si dileguan tutte,
9. 78 fin ch'a la terra ciascuna s'abbica,

9. 79 vid'io più di mille anime distrutte
9. 80 fuggir così dinanzi ad un ch'al passo
9. 81 passava Stige con le piante asciutte.

9. 82 Dal volto rimovea quell'aere grasso,
9. 83 menando la sinistra innanzi spesso;
9. 84 e sol di quell'angoscia parea lasso.

9. 85 Ben m'accorsi ch'elli era da ciel messo,
9. 86 e volsimi al maestro; e quei fé segno
9. 87 ch'i' stessi queto ed inchinassi ad esso.

9. 88 Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
9. 89 Venne a la porta, e con una verghetta
9. 90 l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno.

9. 91 «O cacciati del ciel, gente dispetta»,
9. 92 cominciò elli in su l'orribil soglia,
9. 93 «ond'esta oltracotanza in voi s'alletta?

9. 94 Perché recalcitrate a quella voglia
9. 95 a cui non puote il fin mai esser mozzo,
9. 96 e che più volte v'ha cresciuta doglia?

9. 97 Che giova ne le fata dar di cozzo?
9. 98 Cerbero vostro, se ben vi ricorda,
9. 99 ne porta ancor pelato il mento e 'l gozzo».

9.100 Poi si rivolse per la strada lorda,
9.101 e non fé motto a noi, ma fé sembiante
9.102 d'omo cui altra cura stringa e morda

9.103 che quella di colui che li è davante;
9.104 e noi movemmo i piedi inver' la terra,
9.105 sicuri appresso le parole sante.

9.106 Dentro li 'ntrammo sanz'alcuna guerra;
9.107 e io, ch'avea di riguardar disio
9.108 la condizion che tal fortezza serra,

9.109 com'io fui dentro, l'occhio intorno invio;
9.110 e veggio ad ogne man grande campagna
9.111 piena di duolo e di tormento rio.

9.112 Sì come ad Arli, ove Rodano stagna,
9.113 sì com'a Pola, presso del Carnaro
9.114 ch'Italia chiude e suoi termini bagna,

9.115 fanno i sepulcri tutt'il loco varo,
9.116 così facevan quivi d'ogne parte,
9.117 salvo che 'l modo v'era più amaro;

9.118 ché tra gli avelli fiamme erano sparte,
9.119 per le quali eran sì del tutto accesi,
9.120 che ferro più non chiede verun'arte.

9.121 Tutti li lor coperchi eran sospesi,
9.122 e fuor n'uscivan sì duri lamenti,
9.123 che ben parean di miseri e d'offesi.

9.124 E io: «Maestro, quai son quelle genti
9.125 che, seppellite dentro da quell'arche,
9.126 si fan sentir coi sospiri dolenti?».

9.127 Ed elli a me: «Qui son li eresiarche
9.128 con lor seguaci, d'ogne setta, e molto
9.129 più che non credi son le tombe carche.

9.130 Simile qui con simile è sepolto,
9.131 e i monimenti son più e men caldi».
9.132 E poi ch'a la man destra si fu vòlto,
9.133 passammo tra i martiri e li alti spaldi.

 
 
 

Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 04 Aprile 2008 da mediterraneo6

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