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IPOCRESIE COMUNISTE

Post n°37 pubblicato il 16 Agosto 2006 da rimortealcomunismo

L'insostenibile peso del pensiero ipocrita di Prc 

Il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha inviato un messaggio di auguri a Fidel Castro per il suo ottantesimo compleanno.
«Caro Presidente», scrive, «un anniversario importante è l'occasione per gli auguri da parte di chi ha vissuto i lunghi anni della Sua importante presenza nel mondo, presenza congiunta al cammino della rivoluzione cubana». E «nessuno dei dissensi che abbiamo lealmente espresso», aggiunge Bertinotti, «può cancellare le speranze e le emozioni che hanno suscitato nella mia generazione e nel mio paese le donne e gli uomini della Sierra Maestra». Da quel momento in poi «Cuba ha camminato con le sue gambe e ha interpretato, insieme a Lei, l'orgoglio di un popolo e di un'isola che vuole vivere la sua indipendenza e decidere autonomamente del suo futuro e del suo destino in un mondo di pace».
Il finale è strappalacrime:
«Buona fortuna a Lei e al Suo Popolo, Presidente. Lunga vita, caro Comandante, un abbraccio e auguri per la Sua salute».
 
Si é chiesto il compagno Bertinotti che fine avrebbe fatto il suo pupillo Nichi Vendola, notoriamente gay, se fosse nato a Cuba?
No, questa domanda il subcomandante non se l'è mai fatta, evidentemente, e nemmeno ha mai letto un libro di Reinaldo Arenas, esule cubano scrittore, omosessuale con il terribile vizio, inconcepibile per un dittatore, di raccontare la verità, ciò che i suoi occhi vedevano.
Omosessuale un difetto grave a Cuba, imperdonabile che é costato a Reinaldo Arenas, arruolato nelle truppe castriste (quindi NON un dissidente) la libertà e l'esilio in cambio della vita.
Finito a El Morro, una fortezza spagnoleggiante, meta di turisti inconsapevoli, é passato attraverso l'inferno della tortura e un tentativo di suicidio, che sfortunatamente non gli é riuscito. I più "fortunati" o abili riescono a decapitarsi....
Scontata la pena e i lavori forzati negli "ameni" gulag castristi, riesce a fuggire all'estero, ma la nostalgia della sua isola e la consapevolezza di essere incompreso dagli intellettuali come lui, ma che ingrossavano le fila dei "comunisti di lusso" e quindi ammiratori del buon Fidel, l'hanno spinto a togliersi la vita.
Incredibile ma vero, per lui é stato più facile farsi pubblicare da detenuto cubano che NON da uomo libero perché il potere egemonico dei "comunisti di lusso" occidentali l'ha impedito in quanto non é permesso dire la verità sul regime cubano. Bisogna lasciare il mito intatto, così che, con somma ipocrisia un "paladino" dei diritti umani possa fargli gli auguri di lunga vita.
Otra vez el mar


Anch'io faccio gli auguri a Fidel, di marcire presto all'inferno con i dittatori della sua specie, con Hitler e Stalin, Pinochet e Pol Pot....E che su Cuba possa spirare finalmente il vento della LIBERTA'.

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