LA VITA DEL  ma-CHE-llaio  GUEVARA

Post n°27 pubblicato il 23 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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 Le pazze e il Che

                  Zoe Valdes*     

                                     

I miei migliori amici sono omosessuali. Anche mio fratello e mia sorella lo sono. Senza dubbio, non dovrei iniziare questo articolo chiarendo la mia posizione se criticare certe idee frivole o posture ideologiche dei gay non fosse considerato politicamente scorretto.  

Durante le ultime vacanze estive, ho incontrato molti ragazzi con magliette che mostravano la famosa immagine del Che del fotografo cubano Corda (anche se si dice che i diritti d'autore vengono riscossi dalla dittatura castrista da chissà quanto tempo). Mi sono avvicinata ai ragazzi e ho potuto constatare dalle loro conversazioni e dal loro modo di muoversi che nelle loro anime albergava la "bayamesa", uno dei tanti modi poetici che usiamo noi cubani per descrivere le caratteristiche effeminate degli uomini.  

Vivo nel Marais, quartiere parigino bohemienne nel quale abita una buona parte della comunità omosessuale, maschile per la maggioranza, dove c'è un grande fiorire di boutiques dedicate a questo genere.

Intellettuali borghesi, negozianti ebrei, librai e commercianti culinari si spaventano per l'invasione di negozi cinesi, traiteurs asiatici e locali notturni per omosessuali. Amo il mio quartiere per la sua amalgama di generi, ma non posso sopportare la troppa frequenza di magliette con l'immagine del Che, che invadono le vetrine dei negozi di abbigliamento per "mariposas" (altra licenza poetica per indicare i gay). Il Che in tutti i colori e a prezzi esorbitanti.

All'inizio dell'anno ho organizzato un'esposizione di disegni erotici del mio amico Ramón Unzueta, pittore cubano, in una delle mie librerie preferite, Les Mots à la Bouche. Alcuni mesi dopo, sempre nello stesso posto,  firmavo esemplari del mio romanzo "Lobas de mar" tradotto in francese. Mi sono affezionata molto al libraio, Walter Alluch. E' un uomo alto, attento, servizievole, che quando mi consiglia un libro colpisce sempre nel segno. E' stato il caso di "La mauvaise vie" di Fréderic Mitterrand, autore che ammiro da quando faceva quei meravigliosi programmi sul cinema francese alla televisione. L'autobiografia di Fréderic Mitterrand è un gioiello letterario e umano e, visto che mi ha intervistato alcune volte, abbiamo potuto conversare su Cuba. Il suo punto di vista sulla dittatura è chiarissimo. Mi affascina rimanere rincantucciata in un angolo della libreria e guardare i film e gli album erotici. Mi sono sorpresa quando, curiosando tra i dvd, mi sono imbattuta in un film porno girato a Cuba, sulla cui copertina sorrideva un giovane cubano, nudo dalla cintura in giù, che mostrava le sue parti intime (e che parti)! Aveva il busto coperto, non poteva essere altrimenti, da una maglietta con la figura del guerrigliero su sfondo nero. Mi sono detta: "Eccolo là, l'uomo nuovo!" Oggi ho incontrato una giovane "checca" asiatica, mani sui fianchi, dimenarsi di anche e occhiolino languido. Ovviamente portava una maglietta "chea", che a Cuba vuol dire ridicola. Non ho potuto contenermi, le ho chiesto se sapeva chi era il Che. Ha sorriso timidamente senza rispondermi.  

Arrivata a casa ho chiamato un amico omosessuale. Mi ha spiegato che questa euforia "culattona" (parola sua!) per il che deriva dal film di Walter Salles. Nel maggio del 2004 si proiettava al festival di Cannes "I diari della motocicletta", il cui tema è il viaggio e la scoperta personale del continente latinoamericano di due giovani a bordo di una vecchia moto, Ernesto Guevara, 23 anni, studente di medicina, e Alberto Granado, 29 anni, biochimico. Il mio amico mi spiega che un numero rilevanti di omosessuali hanno dedotto che il Che era una "checca" perché nel film era interpretato da Gael García Bernal, che nello stesso periodo interpretava la parte dell'omosessuale nel film di Almodovar "La mala educaciòn".  

La contraddizione è lampante. Il guerrigliero argentino odiava gli omosessuali e li ha perseguitati in ogni modo possibile a Cuba e ora è diventato, dopo essere stato l'eroe del maggio francese, il martire dell'orgoglio gay. Curioso. Il personaggio più omofobico che hanno partorito le rivoluzioni del Novecento ha finito per essere adorato da questo pubblico consumatore di fanatismi di sinistra.  

Propongo un esempio apparso su "El Nuevo Herald digital" il 28 dicembre 1997, che ci spiega come assassinava il Che. Il suo autore è Pierre San Martin.  

"Erano gli ultimi giorni del 1959. In quella cella fredda e scura sedici prigionieri dormivano per terra e noi altri sedici rimanevamo in piedi per permettere loro di sdraiarsi, ma questo non ci preoccupava, l'unico nostro pensiero era che eravamo vivi e questo era l'importante. Vivevamo ora per ora, minuto per minuto, secondo per secondo senza sapere cosa sarebbe successo l'attimo seguente.  

Un'ora prima del cambio della guardia sentimmo la porta di ferro aprirsi e lanciarono una persona nella già affollata cella. Con l'oscurità non potemmo renderci conto che era un ragazzino di dodici, massimo quattordici anni.  

- E tu perché sei qui?- chiedemmo quasi all'unisono.

- Perché ho provato a difendere mio pare, ma l'hanno fucilato ugualmente, quei figli di puttana.- ci rispose, guardandoci con la faccia ferita e insanguinata.  

Ci guardammo per cercare una risposta consolatrice per il ragazzo, ma non la trovammo. Avevamo già tanti problemi... Erano già due o tre giorni che non si fucilava e cominciavamo a sperare che quell'incubo fosse finito. Le fucilazioni sono impietose, ti tolgono la vita quando più la necessiti per te e per i tuoi cari, senza ascoltare i tuoi desideri di vita.  

La nostra allegria durò poco. La porta si aprì di nuovo e chiamarono dieci di noi, compreso il ragazzo. Non li avremmo più rivisti. Come si poteva togliere la vita a un ragazzino in quella maniera? O forse ci sbagliavamo, forse stavano per liberarci? Vicino al muro dove si fucilava, con le mani sui fianchi, camminava l'abominevole Che Guevara.  

Diede l'ordine di portare per primo il ragazzo e gli ordinò di inginocchiarsi. Tutti gli gridammo di non fare quel crimine e ci offrimmo al posto del condannato. Il ragazzo disubbidì, con un coraggio indescrivibile rispose all'infame figuro:

- Se mi devi uccidere devi farlo come si fa con gli uomini, in piedi, e non in ginocchio come i vigliacchi.

Andandogli dietro, il Che ribatté: - Vedo che sei un giovane valoroso...

Sfoderò la pistola e gli sparò un colpo alla nuca che quasi gli tagliò il collo.  

Tutti gridammo: "Assassini, vigliacchi, miserabili" e molto altro. Si girò verso la finestrella da cui provenivano le grida e svuotò il caricatore. Non so quanti ne uccise e ferì.

Ci rendemmo conto di questo incubo, dal quale non potremo mai svegliarci, dopo un po', nell'ospedale Calixto García, dove ci avevano portati feriti. Capimmo dopo non so quanto tempo che la nostra unica salvezza era la fuga, la nostra unica speranza di sopravvivere".

Cito integralmente questa testimonianza perché la comunità gay, con la quale mi identifico e con la quale solidarizzo, si renda conto che esibire l'immagine del Che come moda costituisce un insulto per molte delle sue vittime, fra le quali grandi scrittori gay cubani, per esempio Virgilio Piñeira e Reinaldo Arenas.

Senza contare i bambini che sono cresciuti traumatizzati dalla famosa frase: "Saremo come il Che". Vale a dire, guerriglieri e terroristi.

 

 * scrittrice cubana esiliata a Parigi.

 
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LE BUGIE DI CUBA

Post n°26 pubblicato il 23 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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LA SOLITUDINE DEI CUBANI

di Carlos Carralero

Una, volta riflettendo sulle conseguenze disastrose che ha prodotto la mancanza di unione e l'eterno tira e molla tra molti cubani, sono arrivato a una strana conclusione, quella che in un tentativo di  concepire la riflessione, descrissi dopo, titolandola, Itinerario Spirituale dei Cubani.

Non è una invenzione, e neanche falsa illusione affermare - inquadrando il nostro popolo in una identità, più o meno precisa - che i cubani posseggono virtù, degne di nota: fantasia, creatività e carattere imprenditoriale, sono qualità che classifichiamo, tra le prime al mondo.

La produzione letteraria, musicale,  e compreso della ricchezza materiale, sono cose per le quali il cubano sta più preparato che molti altri popoli del mondo. I risultati della diaspora cubana, costituiscono una prova incontrovertibile di ciò che affermo qui. Ma, facciamo una parentesi per insistere su di un aspetto, nel quale non solo valgono le individualità. C'è di che essere uniti, sopra tutto, nei casi in cui si debba togliere di mezzo una tirannia retta da uomini senza scrupoli. Precisamente, questo è il nostro caso. Nel campo politico, a mio giudizio, abbiamo a che fare con le peggiori virtù (non parlo solo delle ingenuità tropicali). Non per caso, siamo arrivati ultimi alla meta della liberazione, in determinati, momenti storici: l'indipendenza dalla Spagna, alla fine del secolo XIX, ci giunse molto dopo che alla maggioranza delle colonie americane. Ora, l’oppressione alla quale ci hanno sottomesso due fratelli, discendenti di spagnoli (ovvero galiziani), -come una linea tra due (permettetemi di usare il fraseggio pelotero: giocatore di basse boll), pica...pica (rimbalza) e si estende.

Forse per i non cubani, sia esagerata la comparazione del nostro itinerario spirituale con quello degli ebrei. E' certo che il nostro è stato più corto, ma meno lunga è anche la nostra capacità d’unione.

Fidel Castro, al quale in analogia con l'itinerario spirituale degli ebrei, ha definito come il nostro deserto, è un megalomane, che mai si è rassegnato a realizzarsi in altro ramo della vita umana che non fosse il potere; con una totale assenza di scrupoli nella sua coscienza, si è servito, per beneficio personale, non solo delle esperienze storiche, imitando aspetti di tristemente celebri personaggi; si serve anche dei trattati che rafforzano le ambizioni di potere. Nel libro la prigione feconda, Mario Mencia - forse senza pretenderlo - attraverso della descrizione dei testi letti da Castro nell'Isola dei Pini, ci rivela, quale può essere la bibliografia prediletta di un futuro tiranno; ancor più che con Batista, che fu un dittatore esistevano certe garanzie.

Gli articoli o notizie in merito all'ultimo tratto dell'itinerario di Posada Carriles e gli altri due cubani arrestati dall'FBI negli Stati Uniti, pubblicati giorni fa, potrebbero essere per tutti i cubani, istruttivi. Uno degli autori dei menzionati articoli, diceva che se Fidel Castro, per l'economia del paese, avesse ottenuto uguale successo come quello per i suoi servizi segreti, Cuba sarebbe uno dei paesi più sviluppati del mondo. Afferma inoltre che se i cubani dell'esilio, in maturità politica e intelligenza combattiva avrebbero raggiunto un risultato simile a quello ottenuto in campo economico, la nostra isola, sarebbe già libera. Io penso anche, che se i cubani di dentro, non ci fossimo fatti manipolare e dividere come in realtà è successo e se tutto l'esilio si fosse dedicato con passione e trasparenza alla opera di abbattere il tiranno, saremmo già liberi.

Prima di venire in esilio, io speravo di incontrare una Europa più interessata alla cultura in generale, più informata della realtà cubana; meno castrista, meno anti americanista. Pero, questa scoperta, non fu tanto drammatico per me, come l'altro: mi immaginavo un esilio, meno diviso, e con una certa coesione politica. Niente di questo. All'inizio degli anni novanta, stando in Cuba, giunsi a pensare che il castrismo si distruggeva, senza immaginarmi che i "democratici" europei, andavano a sostenere la bestia ferita e di seguito alimentarla con lire, pesetas, franchi, sterline, marchi e perfino con verdi dollari. Se ai dirigenti di partiti politici di Sinistra e Destra del vecchio continente (più vecchio di quanto molti si immaginano), gli chiedono una definizione su Castro, diranno ipocritamente, che è un dittatore; molti lo chiameranno tiranno, alcuni assassino. Gli stessi che si dispongono a dargli il giusto titolo, trattano e fanno affari con lui, gli danno ossigeno: sinonimo di fame e repressione per il suo popolo.

Confesso sinceramente, che di fronte a molti cubani dell'esilio, mi tolgo il cappello; con infinito rispetto, li menziono e ricordo, ogni volta che lo considero necessario; e per loro chiedo a Dio, molta salute, perché possano vedere il trionfo che si meritano, nella lotta contro il castrismo. Diversi di loro, degni cubani, sono sopravvissuti con dignità indescrivibile, alle sofferenze delle carceri castriste. Abbondano i nomi. Senza dubbio, esiste una parte della diaspora, che più che dividere gli esiliati, fa il gioco di Castro, senza contare le migliaia di agenti che sono al suo servizio, senza limite al suo egoismo: ha investito milioni di dollari in propaganda e spionaggio fuori e dentro di Cuba, mentre il suo popolo muore di fame e disperazione.

Jorge Más Canosa, con i difetti che come uomo o politico potrà aver avuto, lasciò un vuoto alla sua morte in conseguenza di un tumore: prodotto per un mal funzionamento delle sue proprie cellule o delle cellule castriste, infiltrate nel suo corpo politico? Quello che rimane della sua organizzazione, in quello che si riferisce a posizione e intransigenza politica, non è neanche l'ombra di quella proiettata da Jorge Mas Senior. Non entriamo nei dettagli della nuova Fondazione Cubano Americana.

Anche nell'esilio esistono gli intellettuali, che difendono posizioni ambigue. Per esempio, vanno dal risentito nipote di Che Guevara, perché difenda la memoria di un assassino con critiche a un altro criminale, simile al nonno. Che valore può avere la difesa di una ideologia senza valori umani; di quelli che dicono di credere nei principi: che per sopravvivere, devono dargli la mano, alla essenza di cui i loro teorici o difensori attaccano: il capitale. Questa ideologia, se cosi la vogliamo chiamare, non fu più che un orrore, come lo fu il nazismo (del quale si è detto tutto), la cui storia aperta per nefasta che sia stata, serve ancora per nascondere e giustificare, quello che il Libro Nero del Comunismo rivela. Questi stessi "intellettuali", giustificano lo sproposito di Raul Rivero a Portorico, i dissidenti che dentro l'isola, fanno il gioco a Castro, in una costante lotta per dividere e confondere; sono quelli che, come l'ex scrittore di corte, Norberto Fuentes, lodano (includendo i testicoli), la salute del “cavallo”, Castro. Non vi pare di bassa lega? Per colmo, gli augurano centoventi anni di vita alla bestia. Il peggio di tutta questa catena di fatti apparentemente incongruenti, è che questi svergognati protagonisti dell'ambiguità, la complicità e la malafede, vivono nell'esilio, godono dello status di rifugiati politici e sono a volte finanziati, da organismi internazionali. Compresa la "desUnione Europea". Questa grande istituzione, i cui dirigenti vanno a firmare la soppressione dell'embargo di armi alla Cina, si danno il lusso di ignorare le avvertenze dei rifugiati iraniani che vivono sul suo territorio, quando danno l’allerta in merito al pericolo di mantenere una posizione blanda, di fronte al progetto bellico dell'Iran, che pericolosamente punta contro la sicurezza dell'occidente; questi selezionati esponenti della U.E. si trovano d'accordo per alleviare il castrismo, togliendo le sanzioni imposte nel 2003; premiando un dittatore, per aver scarcerato 14 dissidenti infermi - tra i più famosi, di fronte alla opinione pubblica internazionale, - e in seguito condannare più di 20, meno conosciuti e reprimere tutta la dissidenza interna e continuare a calpestare i diritti umani di tutto il popolo.

La Unione Europea, non trattiene la politica spagnola zapaterista, di avvicinamento e appoggio al pericoloso Chavez che con la consulenza del lupo cubano, vuole estendere la "Rivoluzione Bolivariana" al continente sudamericano: una promessa di nuovo terrorismo in America Latina e chi sa....Un intento di liquidare e annullare la resistenza dei latinoamericani, per lottare contro il male, come lo hanno fatto a Cuba, contro il castrismo. Il presidente italiano, Silvio Berlusconi, capo della Destra, giorni fa, fu criticato dalla Sinistra (se la cercò), per aver commesso l'intorto, prima,di allertare il suo popolo del pericolo rosso, e dopo, lasciarsi baciare dal diavolo rosso Chavez.Qui il bacio, ha un grande peso; almeno in quello che si riferisce alla critica pubblica. Andreotti, che è in politica da sessanta anni (è passato per tutti i ministeri italiani dalla fondazione della repubblica, ora senatore vitalizio), ha vinto quindici processi nei quali lo hanno accusato di associazione mafiosa, per essersi lasciato baciare dal capo mafioso Totò Rina. Questo esempio, anche  se può sembrare triviale, è parte degli errori politici, commessi da Berlusconi - che sta per convertirsi nel primo italiano che conclude un mandato nella storia repubblicana di questo paese: un record - . Meno male - per noi dissidenti in Italia, che anche con slittamenti, è la destra che ha governato in questi cinque anni.

Tornando agli arresti di cubani da parte dell'FBI, non possiamo passare sopra al fatto che non è la prima volta che questo succede con nostri connazionali che preparano un attentato a Castro. Mi pare che la ultima volta che si è resa pubblica una notizia simile, si trattava di cubani arrestati in Santo Domingo. Non sono sicuro che al dittatore cubano, qualcuno gli abbia lanciato, qualche volta, almeno, una lametta da radersi. Senza dubbio, a me questi giochi, dove intervengono gli Stati Uniti, Mi conducono una volta in più alla verità che ci rivela la attitudine dei governi americani, in relazione a Cuba. Lontani da assediare Castro - come dicono i difensori del castrismo - i governi statunitensi, hanno contribuito alla lunga del nostro dramma, in primo luogo, a peggiorare e ad assediare la loro immagine; a far crescere l'odio che molte volte ingiustificato professano milioni di persone verso la grande nazione; per secondo, hanno fortificato il dittatore nella sua astuta politica di dare la colpa dei suoi fallimenti ad altri e sopratutto, all'impero che tanti, a volte ingiustificatamente, ripeto, odiano. Questo non è un segreto, e lo hanno trattato molti pensatori: l'odio verso gli Stati Uniti, è più grande, irrazionale e basso di quello che la maggior parte del popolo americano possa immaginare. Cito di nuovo Herman Hasse: " E' una tendenza primitiva, quella di odiare tutto quello, che si teme. La CIA da parte sua, in certi momenti - come si legge in uno degli accertati articoli che a proposito si sono pubblicati negli ultimi giorni - certe volte senza volerlo - propone una chiave di interpretazione. Da sembrare bizzarra. Castro per qualcuno è il migliore agente della CIA a Cuba.

Che cosa rimane ai cubani? Unirci se vogliamo vincere più rapidamente il mostro, che non guarda in faccia a niente, ne a nessuno. In analogia con il cammino ebreo, per me la unione tra i cubani, è il rio Giordano. Dobbiamo trovare la strada di arrivare lì, soli, lasciandoci dietro, egoismo, desiderio di protagonismo, e anteponendo, la UMILTA'.

 
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LE BUGIE DI CUBA

Post n°25 pubblicato il 22 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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Lettera aperta all’arcivescovo di Genova
Signor Bertone,
non appena lette le sue dichiarazioni al ritorno da Cuba, dove ha detto che “Fidel Castro ci chiede aiuto per combattere la piaga dell’aborto a Cuba”, ho provato a telefonarle, volevo soltanto spiegarle alcune cose ma purtroppo non mi stato impossibile parlare con lei perché impegnato in un’altra telefonata. Signor Bertone le cose che volevo dirle sono queste. Mi pare molto strano che Fidel Castro chieda aiuto per risolvere un problema creato da lui, creato per il suo regime. L’aborto in tutti gli anni di questo regime è stato un affare, non so se lei lo sa, o non lo vuole sapere, ma il prezzo dell’aborto a Cuba è pari a una donazione di sangue.
Cioè, ogni donna che doveva abortire, non importa l’età, non importa il tempo di gravidanza, doveva portare un donatore, che donasse il sangue, non per usarlo in caso di emorragia ma per la raccolta di donazioni “volontarie” che poi il regime vendeva ai paesi in cui non si fanno molte donazioni. Signor Bertone, le racconto di più. Non so se lei sa, o le interessa sapere che a Cuba c’è una dottoressa, Hilda Molina, che ha un figlio in Argentina. E nonostante i diversi tentativi del figlio di portare sua madre in quel paese le è stato impossibile andare. La motivazione di questa detenzione nell’isola prigione riguarda l’arbitrario affare dell’aborto promosso per il regime.

La dottoressa Molina lavorava nel Cirem, Centro internazionale di restaurazione neurologica (dove lavorano anche i medici del dittatore Castro), in questa istituzione del regime di Fidel Castro a quanto pare ha scoperto una sostanza chiamata “nigra fetale”, costituita da cellule spinali e tessuto neurale dell’embrione umano. Questa sostanza si dice possa avere effetto rigenerativo nel tessuto nervoso dell’adulto ma deve essere trapiantata da un embrione umano vivo. Il direttore del Cirem, Julian Alvarez in un libro dal titolo “Artigiani della vita” spiega che attualmente a Cuba si realizzano 100 mila aborti all’anno. Il suo centro spera per questo di ottenere con relativa facilità il tessuto embrionale da usare in certi trattamenti.

Inoltre il dott. Alavarez ha detto che il giorno in cui si deve realizzare un neurotrapianto, una equipe dei loro specialisti si sposta in uno degli ospedali dell’Avana. Così ottengono il tessuto embrionale. La donante viene trasportata al Cirem, dove avviene l’intervento, secondo loro con il consenso della donna. Chi conosce la realtà cubana sa bene che le pazienti non possono decidere, e molti aborti avvengono per la necessità del Cirem. La dottoressa Molina era una delle direttrici del Cirem, e il regime è preoccupato da una eventuale fuoriuscita di notizie. Da cosa la signora Molina può dire di quella fabbrica “artigiana della vita” e dei dollari che vi girano, perché non è a disposizione della popolazione cubana, ma di stranieri disposti a pagare in dollari americani.

Potrei andare avanti con i retroscena di questa storia e di quella che viene definita da alcuni cubani fabbrica dell’orrore, ma forse lei non capirà, o non vorrà capire. Forse a lei semplicemente non interessa capire, o forse mi risponderà come il suo segretario, “Castro è veramente pentito di aver promosso l’aborto”. E allora le dirò, come al suo segretario, se è veramente pentito, perché non libera il dott. Oscar Elias Biascet, condannato a 25 anni di prigione per reati come quello di aver rispettato la vita, rifiutandosi di fare aborti. No signor Bertone, forse lei si è sbagliato, non doveva andare da Castro, doveva andare da Oscar Elias Biscet, nella sua cella di un metro e venti per un metro, doveva andare nella sua cella di punizione, dove ogni tanto resta tanti giorni per aver “preteso” una Bibbia, doveva andare nella cella di Jorge Luis García Pérez (Antunez), doveva depositare un fiore nella tomba di Pedro Luis Boitel, giovane cattolico morto per la sua fede, morto per il suo amore verso Cristo, morto urlando “Viva Cristo Re”.

Signor Bertone lei ha usato una frase in parte giusta ma in parte sbagliata “La diffusione dell’aborto, come ha sottolineato Fidel Castro, è tra le cause della crisi demografica del Paese. Ed è anche una conseguenza della piaga del turismo sessuale. E’ naturale che Castro sia preoccupato e che io mi vergogni del comportamento di certi italiani all’estero”. La diffusione dell’aborto a Cuba è colpa di un regime totalitario che per oltre quaranta anni ha vietato la fede, che ha ridotto alla povertà totale, ha tolto ogni speranza, ha tolto la moralità e la possibilità di decidere sulla propria vita, anche sull’aborto, e sulla vita del nascituro. Signor Bertone lei ha detto “mi vergogno del comportamento di certi italiani all’estero”, e poi “ho invocato la benedizione del Signore su Fidel”, responsabile di tutto questo.

Joel Rodriguez
cubano, rifugiato politico in Italia

 
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LE BUGIE DI CUBA

Post n°24 pubblicato il 22 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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NombrePertenece aCondenaPinar del Río1Víctor R. Arroyo CarmonaUnión de Periodistas y Escritores Cubanos Independientes26 años2Eduardo Díaz FleitasVicepresidente del Movimiento 5 de agosto21 años3Horacio Julio Piña BorregoPartido Pro Derechos Humanos20 años4Fidel Suárez CruzMovimiento 20 de Mayo20 añosCiudad de La Habana5Osvaldo Alfonso ValdésPresidente del Partido Liberal Democrático18 años6Jorge Olivera CastilloDirector de Habana Press18 años7Ricardo González AlfonsoPresidente de la Sociedad de Periodistas Manuel Márquez Sterling y director de la revista De Cuba20 años8Orlando Fundora ÁlvarezAsociación de Presos Políticos Pedro Luis Boitel18 años9Pedro Pablo Álvarez RamosSecretario General del Consejo Unitario de Trabajadores Cubanos25 años10Roberto de Miranda HernándezPresidente del Colegio de Pedagogos Independientes20 años11Julio C. Gálvez RodríguezPeriodista independiente15 años12Efrén Fernández FernándezMovimiento Cristiano Liberación y Comité Ciudadano Gestor del Proyecto Varela12 años13Edel José García DíazPeriodista independiente15 años14Omar Rodríguez SaludesDirector de Nueva Prensa Cubana27 años15Marcelo Cano RodríguezComisión Cubana de Derechos humanos y Reconciliación Nacional18 años16Ángel Moya AcostaMovimiento Opción Alternativa20 años17Oscar Espinosa ChepeEconomista y Periodista independiente20 años18Manuel Vázquez PortalPeriodista del Grupo de Trabajo Decoro18 años19Héctor Maseda GutiérrezVicepresidente del Partido Liberal Democrático. Periodista del Grupo de Trabajo Decoro20 años20Adolfo Fernández SainzPeriodista de la Agencia Patria15 años21Mijail Bárzaga LugoPeriodista independiente15 años22Carmelo Díaz FernándezAgencia de Prensa Sindical Independiente de Cuba15 años23Nelson Aguiar RamírezPartido Ortodoxo de Cuba13 años24Nelson Molinet EspinoPartido Democrático 30 de Noviembre20 años25Antonio Díaz SánchezMovimiento Cristiano Liberación y Comité Ciudadano Gestor del Proyecto Varela20 años26Regis Iglesias RamírezMovimiento Cristiano Liberación18 años27Arnaldo Ramos LauzuriqueInstituto Cubano de Economistas Independientes y Asamblea para Promover la Sociedad Civil18 años28Martha B. Roque CabelloDirectora del Instituto Cubano de Economistas Independientes20 años29Raúl Rivero CastañedaDirector de CubaPress y vicepresidente regional de la Comisión de Libertad de Prensa e Información de la Sociedad Interamericana de Prensa20 años30Héctor Palacios RuizDirector del Centro de Estudios Sociales25 años31Miguel Valdés TamayoVicepresidente del Movimiento Hermanos Fraternales por la Dignidad15 años32Marcelo López BañobreComisión Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional15 años33Oscar Elías BiscetFundación Lawton de Derechos Humanos25 añosLa Habana34Miguel Galván GutiérrezPeriodista de Habana Press26 años35Alfredo Felipe FuentesDelegado del Consejo Unitario de Trabajadores Cubanos26 años36José M. Martínez HernándezBiblioteca Independiente Juan Bruno Zayas13 años37Héctor Raúl Valle FernándezVicepresidente de la Confederación de Trabajadores Democráticos de Cuba12 años38José U. Izquierdo HernándezPeriodista del Grupo de Trabajo Decoro16 añosMatanzas39Guido Sigler AmayaMovimiento Opción Alternativa20 años40Ariel Sigler AmayaMovimiento Opción Alternativa25 años41Iván Hernández CarrilloPartido por la Democracia Pedro Luis Boitel25 años42Félix Navarro RodríguezPartido Solidaridad Democrática25 años43Diosdado González MarreroPartido Paz, Democracia y Libertad20 añosVilla Clara44Librado Linares GarcíaSecretario General del Movimiento Cubano Reflexión20 años45Margarito Broche EspinosaAsociación Nacional de Balseros Paz, Democracia y Libertad  25 años46Léster González PentónMovimiento pro Derechos Humanos Razón, Verdad y Libertad20 años47Arturo Pérez de AlejoOrganización Independiente de Derechos Humanos Escambray20 años48Omar Pernet HernándezMovimiento Nacional de Derechos Humanos Mario Manuel de la Peña25 años49Omar Ruiz HernándezPeriodista del Grupo de Trabajo Decoro18 años50Antonio A. Villareal AcostaComité Ciudadano Gestor del Proyecto Varela15 añosSancti Spíritus51Blas Giraldo Reyes RodríguezDirector de la Biblioteca Independiente 20 de Mayo y miembro del Comité Ciudadano Gestor del Proyecto Varela25 añosCiego de Ávila52Pedro Argüelles MoránDirector de la Cooperativa Avileña de Periodistas Independientes20 años53Pablo Pacheco ÁvilaPeriodista de la Agencia Patria20 añosCamagüey54Alejandro González RagaPeriodista independiente14 años55Alfredo Pulido LópezMovimiento Cristiano Liberación y Comité Ciudadano Gestor del Proyecto Varela14 años56Mario E. Mayo HernándezPeriodista independiente20 años57Normando Hernández GonzálezDirector de la Cooperativa de Periodistas Independientes de Camagüey25 añosLas Tunas58José Luis García PanequePeriodista de la Agencia Libertad24 años59Jorge Luis González BanqueroMovimiento Independentista Carlos Manuel de Céspedes y Comité Ciudadano Gestor del Proyecto Varela20 años60Alfredo Domínguez BatistaMovimiento Cristiano Liberación14 años61Luis Enrique Ferrer GarcíaMovimiento Cristiano Liberación28 años62Reynaldo Labrada PeñaActivista de Derechos Humanos6 añosHolguín63Próspero Gainz AgüeroMovimiento de Resistencia Cívica Pedro Luis Boitel25 añosGranma64Julio Antonio Valdés GuevaraMovimiento de Derechos Humanos20 añosSantiago de Cuba65José Ramón Gabriel CastilloPeriodista de ICD Press20 años66Claro Sánchez AltarribaMovimiento Jóvenes por la Democracia15 años67Luis Milán FernándezColegio Médico Independiente15 años68José Daniel Ferrer GarcíaMovimiento Cristiano Liberación25 años69Alexis Rodríguez FernándezMovimiento Cristiano Liberación15 años70Ricardo Silva GualMovimiento Cristiano Liberación y Comité Ciudadano Gestor del Proyecto Varela  10 años71Leonel Grave de Peralta A.Movimiento Cristiano Liberación20 años72Jesús Mustafá FelipeMovimiento Cristiano Liberación y Comité Ciudadano Gestor del Proyecto Varela25 añosGuantánamo73Juan Carlos Herrera AcostaPeriodista independiente20 años74Manuel Ubals GonzálezActivista de Derechos Humanos20 añosIsla de Pinos75Fabio Prieto LlorentePeriodista independiente20 años

 
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LE BUGIE DI CUBA

Post n°23 pubblicato il 19 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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L’Union por la Libertad de Cuba,e' una associazione di dissidenti cubani residenti in Spagna.Mesi addietro hanno inviato questa lettera denuncia a moltissimi quotidiani europei.Ovviamente il "parassita" Colombo si e' guardato bene di pubblicarla su L'Unita'.La lettera era indirizzata allo Struzzo Prodi e al parassita Diliberto.<< Si tratta del fatto che l’anima di colore rosso-violento di questo personaggio (Diliberto), che accusa il presidente americano per le torture inflitte dai soldati statunitensi ai prigionieri irakeni e allo stesso tempo, non solo giustifica, ma appoggia il dittatore cubano nelle nefandezze di opprimere il suo popolo, che si finge un pacifista per la libertŕ di stampa e contro la pena di morte; senza se e senza ma; che si pronuncia inoltre a favore dell'incarceramento di giornalisti e bibliotecari e della stessa maniera per la fucilazione di tre ragazzi neri, cui unico reato č stato il voler scappare del paradiso convertito in inferno. Che persino appoggia le fucilazioni di migliaia di cubani perché loro- secondo questo amico di certi criminali- sono condannati da giusti tribunali rivoluzionari… Giusti come i tribunali popolari del dopo guerra italiano. Il signor Diliberto, se fosse un politico… dovrebbe far conoscere ai suoi elettore la vera storia del regime che lui appoggia, come sarebbe bene che lo sapessero gli elettori dei suoi alletti. Far sapere pure, che: -Castro Fidel, insieme a suo fratello e al “mito” Che Guevara, non solo hanno mandato in fucilazione migliaia di cubani, ma, hanno anche, un cimitero nello stretto della Florida, e un altro, cui puo chiamare lo stesso Castro, “Tricontinental”: in Africa, A Latina e Asia -Castro ordino' di abbattere due piccoli aerei dell’Associazione Umanitaria Hermanos al Rescate, che sorvolavano oltre il parallelo 24, 1l 24 Febbraio 1996, uccidendo quattro ragazzi cubano – americani. Castro ordino' la morte di 45 persone (tra cui 22 bambini strappati dalle braccia delle loro mamme, in mezzo alle tenebre dello stretto della Florida) a 7 km della costa di L’Habana. Castro ordina la fucilazione di tre ragazzi neri che tentavano di fuggire su una piccola imbarcazione dopo un processo sommario di 48 ore. Castro mando' in fucilazione il suo gran generale che riconosceva le bonta' della Perestroijka che operava Gorvachov, in un processo, dove gli avvocati in sostanza accusavano l’imputato, perché č stato proprio Castro ad eliminare le garanzie costituzionali tramite la Legge Fondamentale nei primi mesi del trionfo rivoluzionario. Diliberto che nasconde e appoggia l’orrore non e' degno di rappresentare un governo, percio', l’Union por la Libertad de Cuba, denuncia questa complicita' con i crimini perpetrati contro il popolo cubano e facciamo un appello a Prodi e ai “moderati di sinistra” perché siano prese le distanze da questi complici dell’orrore.

Firmato Union por la Libertad de Cuba

 
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LE BUGIE DI CUBA

Post n°22 pubblicato il 17 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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A CUBA TUTTI SONO FELICI (HAHAHA).MAI E POI MAI UN CUBANO POTREBBE PENSARE DI VOLER LASCIARE L'ISOLA DELLA FANTASIA. MA CHISSA PERCHE LA DELEGAZIONE CUBANA ATTUALMENTE IMPEGNATA NEL MONDIALE DI BASSEBALL NEGLI USA E' LA PIU NUTRITA. CIRCA 100 PERSONE. GIOCATORI,ALLENATORI,MASSAGIATORI,MEDICI ECC..CIRCA 50.     POLIZIA SEGRETA CON L'OBBLIGO DI CONTROLLARE OGNI ATLETA GIORNO E NOTTE ED EVITARE QUALSIASI CONTATTO CON CHIUNQUE 50 FUNZIONARI.  SARA UNA MIA IMPRESSIONE MA OGNI GIORNO CHE PASSA FIDEL SI FIDA SEMPRE MENO DEI SUOI...AMMIRATORI.

 
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Post n°21 pubblicato il 17 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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COME DISSE UNA VOLTA LA CANTANTE CELIA CRUZ L'UNICA DIFFERENZA TRA LA CUBA DI BATISTA E LA CUBA DI FIDEL E' CHE CON IL PRIMO ERA IL BORDELLO DEGLI USA CON IL SECONDO IL BORDELLO DELL'EUROPA.

LAS JINETERAS: 30DOLLARI PER UNA NOTTE DI SESSO.

 
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Post n°20 pubblicato il 12 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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Castro compra un nuovo jet presidenziale
Il leader maximo acquisterà un altro velivolo simile nei prossimi mesi

Si tratta di due Ilyushin-96-300 costruiti nella città di Voronezh in Russia e il costo totale dell'affare è di 420 milioni di dollari

 L'AVANA (CUBA) - Fidel Castro ha comprato due nuovi jet presidenziale dotati dei più moderni comfort. Sauna,sala riunioni,3 camere da letto,bar,sala TV ecc. Si tratta del  Ilyushin-96-300 costruito nella città di Voronezh in Russia e secondo le autorità russe è uno dei più grandi aerei che l'industria Voronezh Ilyushin abbia costruito negli ultimi 10 anni.
MILIONI DI DOLLARI - Cuba ha annunciato che acquisterà un secondo jet uguale a quello appena comprato nei prossimi mesi per un costo totale di circa 400 milioni di dollari. Per scongiurare le critiche internazionali che sicuramente seguiranno alla notizia, a causa del costo eccessivo dei jet, i responsabili cubani hanno sottolineato che questi aerei serviranno per trasportare i lavoratori cubani in Venezuela, dopo che i due stati hanno stipulato diversi accordi economici e di scambio di manodepera. Cuba ha già pagato il 15% del costo degli aerei, mentre il resto è stato finanziato da banche russe che in 10 anni .

 
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Post n°19 pubblicato il 11 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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I COMUNISTI ITALIANI SONO "LIBERI" DI VIAGGIARE E ANDARE PER ESEMPIO A CUBA. MA UN COMUNISTA CUBANO NON HA LO STESSO DIRITTO.

"Perché a te il passaporto e a me no? Racconto "segreto" di un prigioniero del comunismo"

"Come si fa a vivere in un posto dove c'è un solo giornale e un solo partito?" dice a voce bassa una giovane dottoressa passeggiando sulla spiaggia di Guanabo "E dove la televisione trasmette solo i discorsi del Leader Maximo? Come si fa a mettere in carcere 78 intellettuali colpevoli solo di cercare un'apertura, uno spiraglio? E fucilare tre persone solo perché cercano di scappare? Ma perché tutti vogliamo scappare da Cuba? Per voi è facile espatriare, basta chiedere un passaporto. Per me resta un sogno proibito. Anche se avessi i soldi per il biglietto non mi darebbero il permesso, perché la mia specializzazione è considerata "strategica". Il mio capo è stato invitato dall'Ospedale di Careggi a un corso di altissima specializzazione, con una borsa di studio pagata dall'italia. A sua moglie, pure medico, non hanno dato il permesso, perché non avevano figli da lasciare qui come "ostaggi". Non gliel'hanno mica negato ufficialmente. Qui a Cuba c'è tutto un modo obliquo di perdere le carte, di far ritardare i permessi. Fatto sta che a due coniugi non danno mai contemporaneamente il permesso di espatrio, se non hanno figli da lasciare in ostaggio.
Io non vorrei mai lasciare Cuba per sempre. Ma qui ti viene la claustrofobia. Capite perché c'è tutta questa corsa a sposare lo straniero, anche se è vecchio e brutto? Qualsiasi cosa pur di andarsene.
E poi cosa credete, che a Cuba non ci sia razzismo? C'è, c'è. La vedi questa pelle nera? Non avete idea di quante umiliazioni mi costi."

 
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Post n°18 pubblicato il 06 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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Fidel Castro, e' un difensore dei diritti dei lavoratori.

Se poi questi lavorano per lui, ancor di piu. Una delle attivita commerciali piu redditizie di Fidelito e' l'esportazione di mano d'opera (leggasi schiavi). La polizia spagnola ha scoperto una rete dedita allo sfruttamento  e al traffico di mano d'opera schiavizzata a cui facevano capo funzionari del governo cubano e  una societa statale l' UNECA S.A. (Union Empresas Constructoras del Caribe) appartenente ai fratelli  Castro. Tutto e' partito dalla denuncia di un dissidente cubano residente in Spagna, il giornalista   Víctor Llano, il quale ha permesso di scoprire questo ignobile traffico. I lavoratori cubani , per lo piu manovali e falegnami, arrivavano in Spagna per lavorare nell'edilizia soprattutto nella regione di   Alicante e nelle Isole Canarie, come parte di un convenio tra l' Uneca e imprenditori edili locali. Il regime cubano (per mezzo dell'Uneca ) tratteneva per se il 75% degli stipendi. Di dirigere il tutto era incaricato un "capataz" di fiducia inviato sul posto a coordinare le squadre facendoli lavorare fino a 14 ore al giorno,incluso le domeniche. 

Mah!!Visto che lo schiavismo era stato importato a Cuba dagli spagnoli , Castro voleva RIESPORTARLO???

 
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Post n°17 pubblicato il 06 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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BRAVO INDUSTRIAS CARNICAS e' una societa a capitale misto cubano-spagnolo con sede in Calle 6 ,Berroa Oeste,Habana del Este,Ciudad de la Habana,Cuba.

Questa societa produce con macchinario spagnolo e personale cubano Hamburger e Hot Dogs congelati, prosciutto cotto e crudo, salsicce,mortadelle,ecc.

Ma i cubani non assaggeranno mai una sola fetta di tutto questo ben di Dio.Il 50% viene riesportato verso la Spagna a pagamento delle licenze e dei macchinari, l'altro 50% finira nelle tavole di pochi funzionari statali cubani fedelissimi, negli alberghi di lusso , nei negozi escluvi per turisti o esportato verso paesi vicini.Tutto in dollari (alla faccia del capitalismo).

 
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Post n°16 pubblicato il 06 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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CHE TU SIA PER SEMPRE MALEDETTO CHE GUEVARA.SEI SOLO UN MISERABILE ASSASSINO.

Marcelino Valdez era un ragazzino allora.  Era l'anno 1959,  e alla Cabańa  il  ma-CHE-llaio, personalmente si occupava delle esecuzioni sommarie dei "ribelli". Marcelino aveva 12 anni. 12 anni e molta fame. E questa fame lo costrinse a rubare un pezzo di pane. Ma cio non piacque all'egocentrico criminale e per punirlo gli ficco' una pallottola calibro 32 in testa. Ecco spiegato il valore della vita per questo bastardo. Zero. Peggio dei Nazisti. Peggio di cosi nessuno avrebbe potuto agire. Solo lui. Il "MISERABLE".

Marcelino Valdez aveva 12 anni, credeva nella revolucion e aveva molta fame.

Marcelino Valdez capi' troppo tardi che la revolucion erano solo parole.

 
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Post n°15 pubblicato il 05 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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E LA CUBA DE LAS LIBRETAS, LA MISERIA E POCHI PESOS AL MESE PER SOPRAVVIVERE 

 
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Post n°14 pubblicato il 05 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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LA CUBA DEI DOLLARI CHE CASTRO TIENE TUTTI PER SE,ANCHE SE A VARADERO ACCETANO GIA L'EURO, E L'ABBONDANZA PER I TURISTI ALL'HOTEL BUCANERO

 
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Post n°13 pubblicato il 05 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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LEGGENDO ALCUNI POST HO NOTATO COME I COMUNISTI NON HANNO PERSO L'ABITUDINE DI TERGIVERSARE LE NOTIZIE,CIOE DI DIRE CAZZATE. IN UNO DI QUESTI SI VUOL FALSAMENTE FAR CREDERE AI PIU INGENUI CHE, SECONDO UN FANTASIOSO RAPPORTO FAO, A CUBA NON ESISTE LA FAME.  STRONZATE.  FORSE NON TUTTI SANNO CHE AI FUNZIONARI DELLA FAO, COSI COME A QUELLI DELLA CROCE ROSSA O DI HUMAN RIGHT, E' SEVERAMENTE VIETATO ENTRARE A CUBA E QUINDI COMPILARE QUALSIASI TIPO DI RAPPORTO IN BASE A  ISPEZIONI VISIVE IN TERRITORIO CUBANO. CASTRO, HA PERO GENTILMENTE CONCESSO DI APRIRE UN UFFICIO FAO A L'AVANA, GESTITO OVVIAMENTE DA FEDELISSIMI DEL REGIME CHE EMETTONO I RAPPORTI PIU   CONVENIENTI AL TIRANNO.

IL SOGGETTO NELLA FOTO NON LAVORA PER L'ENTE RACCOLTA E RICICLAGGIO RIFIUTI.

 
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Post n°12 pubblicato il 05 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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SEMPRE E' ESISTITO IL DUBBIO CHE NON SIA STATO LO STESSO FIDEL CASTRO A VOLERE LA MORTE DEL CHE.

LA FOTO, A DISPETTO DI QUANTO HANNO VOLUTO SEMPRE SOSTENERE I COMUNISTI, MOSTRA UN CHE GUEVARA VIVO E VEGETO  AMMANETTATO E PRIGIONIERO DEI MILITARI BOLIVIANI. LA MILIZIA BOLIVIANA NON  AGI' IN MANIERA VILE ED INFAME UCCIDENDOLO  ALLE SPALLE ,COME SEMPRE HANNO VOLUTO FAR CREDERE AGLI INGENUI I SEGUACI DEL GUEVARA (leggasi COMUNISTI).

D'ALTRONDE ERA L'UNICO MODO PER CREARE UNA LEGGENDA.

LA LEGGENDA  DI UN  CRIMINALE.

 
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Post n°11 pubblicato il 05 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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QUESTA E' L'UNICA PISCINA A CUI QUESTI BAMBINI DI UN VILLAGGIO CUBANO POTRANNO MAI ACCEDERE

 
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Post n°10 pubblicato il 05 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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QUESTA E' LA CUBA DI MARADONA, UN EXCLUSIVE RESORT CON MEGA PISCINA DOVE E' SEVERAMENTE VIETATO L'INGRESSO AI CUBANI

 
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Post n°9 pubblicato il 04 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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Ormai da mesi girano tra i blog immagini e commenti sulle condizioni dei prigionieri di Guantanamo.Sicuramente orribile e imperdonabile. Ma la cosa piu assurda e vomitevole sta nel fatto che nessuno di questi esperti in materia di diritti umani (leggasi comunisti) abbia neanche sfiorato il tema dei prigionieri politici cubani. Prigionieri che si trovano rinchiusi a pochi chilometri da Guantanamo ma che tutti questi " guerrieri dei diritti dell'uomo" vogliono ad ogni costo "ignorare".

"Nelle prigioni cubane sangue e morte. Si aggrava sempre più la situazione dei prigionieri politici".

Nella prigione Kilo 8, nella provincia di Camaguey, Josè Daniel Ferrer Garcia, responsabile del Movimiento Cristiano Liberacion di Santiago di Cuba, condannato a 26 anni di carcere, nel marzo 2003, da un mese è sottoposto, da parte delle guardie carcerarie, ad una serie di torture psicologiche, una delle quali, in pieno stile KGB, consiste nell'accensione improvvisa di un megafono, durante la notte, davanti la sua cella così da non permettere il riposo. I dolori di testa del prigioniero, sono intensi e costanti nell'arco del giorno. Gli agenti della "Seguridad", responsabili di questo, hanno minacciato Josè Daniel Ferrer Garcia se avesse fatto parola di questa forma di pressione psicologica, altrimenti " non potrai avere dei benefici". Ma Josè Daniel ha denunciato questo e ora è sottoposto a forme di carcere duro. Stessa sorte è toccata al giovane Josè Leyva Hernandez .

Roca Morales, non è riuscito a  superare le pressioni psicologiche, come il megafono notturno e, purtroppo si è impiccato nella sua cella. Questo crimine è stato denunciato da Josè Daniel Ferrer Garcia al quale hanno applicato la tortura del "megafono". 

Il prigioniero politico Juan Carlos Herrera, per protestare contro questi maltrattamenti, si è procurato una brutta ferita alla gamba dalla quale ha perso molto sangue. C' è voluto molto tempo prima che gli saturassero la ferita con più di trenta punti. Questa forma di protesta è la reazione disperata davanti alla crudeltá e al sadismo. Nello stesso giorno dell'accaduto, lunedì 25 aprile 2005,  il prigioniero Idelfonso Fall Figueredo, dopo tre giorni d'isolamento, rientrato nella sua cella si è suicidato. 

In questa prigione come in quella di Villa Clara, i detenuti si tagliano le dita delle mani, si evirano, s'iniettano petrolio o sangue infetto da AIDS.

La corruzione all'interno delle carceri dilaga. Il sadismo e l'abuso non è una indisciplina dei funzionari delle prigioni ma è il sistema diretto dagli ufficiali della "Seguridad del estado" che controllano ogni dettaglio, dall'arresto al maltrattamento dei prigionieri politici e ricevono, direttamente, gli ordini dal governo, che è il totale responsabile di questo sistema sanguinario, crudele e macabro. Josè Daniel Ferrer ha annunciato il 28 aprile l'inizio dello sciopero della fame per far ritirare il megafono collocato davanti alla sua cella.  

Oswaldo Payá Sardiñas

 

 
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Post n°8 pubblicato il 04 Marzo 2006 da rimortealcomunismo
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La dentista dell'ospedale di provincia.

Ha circa quarant'anni, occhi dolcissimi e azzurri, un gran seno materno. Scommetto che i bambini si affidano volentieri a lei: fa la "estomatóloga", la dentista, in un ospedale di provincia, e sono sicuro che riesce a essere tranquillizzante anche con in mano il trapano.
Le chiedo se mi porta a visitare l'ambulatorio.
"Certo" sorride.
Nell'atrio dell'ospedale una mamma la ferma. Lei le parla con dolcezza, mettendoci tutto il tempo necessario, toccandole il braccio, facendole una carezza sulla guancia.
L'ambulatorio è messo veramente male: quattro poltrone vecchie, strappate qua e là, trapani che hanno visto tempi migliori. Pulito, ma si sente la fatica che fanno per tenerlo in condizioni igieniche decenti.
Vedo dei guanti usa e getta a bagno in bacinelle di plastica:
"E questi?"
"Questi li laviamo con l'ipoclorito, poi li avvolgiamo nella carta oleata e li sterilizziamo in autoclave."
L'ipoclorito è la varecchina. Guardo i pacchettini di carta oleata pronti per l'uso. In una vaschetta, delle siringhe di vetro.
"Siringhe di vetro?"
"Purtroppo. Le sterilizziamo ogni volta. Certo, dopo un po' gli aghi si spuntano."
"E cosa usate per le anestesie? Novocaina? Lidocaina?"
"Sono mesi che non vedo una fiala di lidocaina."
"Buscopan? Voltaren?"
"Magari avessimo del Voltaren..."
"E allora?"
"Omeopatia. Diamo al paziente qualche goccia di camomilla 24 ore prima. In alcuni ospedali usano l'agopuntura."
"Funziona?"
Si stringe nelle spalle, mi guarda come per dire: "C'è un'alternativa?"

 
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