Creato da ShamanaInteriore il 25/06/2007

Madre Terra

Appunti sul Mito della Dea Madre

 

 

Non mi interessa ..

Post n°71 pubblicato il 18 Giugno 2009 da ShamanaInteriore
 

 

"Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore. Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l'amore, per i sogni, per l'avventura di essere vivo. Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro. Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l'estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani. Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera. Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi subire l'accusa di un tradimento e non tradire la tua anima. Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia. Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni. Se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza. Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio e continuare a gridare all'argento di una luna piena: SI!! Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e fare quel che si deve fare per i bambini. Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere. Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l'ha fatto. Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai …… nei momenti vuoti." 

"Scritto da un'indiana della tribù degli Oriah (1890)"

(dal web) 

 

  

 
 
 

Preghiera al Risveglio

Post n°70 pubblicato il 17 Novembre 2008 da ShamanaInteriore
 


Svegliati! Svegliati!
La terra ti sorride.
Svegliati, e sta' pronto
al giorno che comincia.
La madre della vita
ti sta chiamando,
ti saluta,
dunque svegliati,
non indugiare più.
Potente Sole,
dacci la luce
perch ci guidi,
perch ci aiuti.
Guarda come sorge,
guarda come la terra ne risplende,
e come gode lo spirito nel petto,
ascoltando la musica del Sole.
Svegliati! Svegliati!
La terra ti sorride.
Svegliati, e sta' pronto
al giorno che comincia.
La madre della vita
ti sta chiamando,
ti saluta,
e allora... forza,
Svegliati!


(Canto Apache)



 
 
 

Figlio della Luna - Meccano

Post n°69 pubblicato il 17 Novembre 2008 da ShamanaInteriore
 




 
 
 

C'è un posto ..

Post n°68 pubblicato il 11 Ottobre 2008 da ShamanaInteriore
 
Tag: Poesia


C'è un posto per ogni sfumatura dell'anima;

abissi sprofondati sotto antartiche sonorità,
deserti per cavalcare a perdita d'occhio
sotto cieli punteggiati di stelle,
botteghe dove possono scovarsi gli ultimi echi d'infinito
e giardini profumati o vicoli maleodoranti
che si snodano voluttuosi nella pietra calcarea del sogno...


(dal web)


 
 
 

Totem e linea materna 

Post n°67 pubblicato il 04 Settembre 2008 da ShamanaInteriore
 
Foto di ShamanaInteriore

“La tribù si aspettava dal suo totem protezione e favore. Se si trattava di un animale pericoloso, lo si credeva incapace di nuocere ai suoi compagni-uomini, e, in caso contrario, la vittima veniva esclusa dalla tribù avveniva che si rimettesse alla decisione del totem, quando si trattava di risolvere questioni di discendenza e di legittimità. Il totem assiste gli uomini nelle malattie, dispensa al clan presagi ed ammonimenti. La comparsa di un animale totem in prossimità di una casa era spesso considerata come l’annuncio di un presagio.
In particolari circostanze importanti, il membro del clan cerca di accentuare la sua parentela con il totem, rendendosi esteriormente simile a lui, coprendosi con la pelle dell’animale, incidendosi sul corpo la sua immagine, ecc. nelle solenni circostanze della nascita, della consacrazione virile, della sepoltura, questa identificazione col totem è realizzata con parole e con fatti. In vista di certi fini magici e religiosi, si eseguono danze, nel corso delle quali tutti i membri della tribù si travestono da totem ed imitano i gesti e l’andatura che lo caratterizzano. Vi sono, cerimonie durante le quali l’animale viene solennemente ucciso.
L’aspetto sociale del totemismo si esprime soprattutto nel rigore col quale viene osservata la proibizione e nell’estensione ed ampiezza delle limitazioni. I membri di un clan totemico si considerano come fratelli e sorelle, obbligati ad aiutarsi tra di loro ed a proteggersi reciprocamente.
I legami totemici sono più intensi che i legami familiari, nel senso che noi attribuiamo loro; essi non coincidono perché in genere il totem viene tramandato in linea materna, ed è probabile che in origine l’eredità paterna non fosse affatto conosciuta.
Ne deriva una limitazione tabù, per la quale i membri dello stesso clan totemico non devono contrarre matrimonio tra di loro e devono, in genere, astenersi da rapporti sessuali con appartenenti allo stesso clan e i nascituri seguivano il clan materno”


Sigmund Freud, “Totem e tabù e altri saggi di antropologia”


 
 
 

Il pozzo sacro di Glastonbury e la Vescica Piscis 

Foto di ShamanaInteriore

“Nel 1919 al pozzo venne apposto un coperchio decorato da un disegno in ferro battuto chiamato vesica piscis.
[..] Vesica Piscis in latino significa "vescica del pesce". Il suo semplice disegno è composto mediante la sovrapposizione dei bordi di due cerchi identici, la circonferenza di ognuno dei quali passa attraverso il centro dell'altro, il che produce fra loro una forma di ovale appuntito, detta "mandorla".
Quando i due cerchi sono l'uno sopra l'altro, la forma tra loro diviene il profilo del corpo di un pesce, che era un simbolo del Cristo [..].
Tuttavia, prima di diventare un simbolo cristiano il vesica piscis era universalmente il simbolo della Dea Madre, con la forma a mandorla simile alla forma del contorno della vulva, attraverso la quale scaturiva la vita.
[..] Per essere un simbolo della Dea, i cerchi devono venire sovrapposti lateralmente, di modo che la forma di mandorla sia puntata verso l'alto e verso il basso. Come il nome suggerisce, vesica piscis, si dice che la vulva emani un leggero odore di pesce; in greco la parola delphos significa sia utero che pesce, ed esistono molte associazioni infraculturali tra la Dea e il pesce.
[..] Il vesica piscis sul coperchio del Pozzo del Calice propone i cerchi sovrapposti l'uno sopra l'altro, ma all'interno di un disegno più complesso. I due cerchi sono a loro volta compresi in un altro cerchio più ampio. Su entrambi i lati sono raffigurate foglie di vite, e al centro figura un'asta verticale che sembra emergere o conficcarsi nella vita vegetale che le sta alla base."
[..] Arrivai a concepire il vesica piscis, l'immagine di due cerchi sovrapposti, come una metafora visiva di quei momenti in cui i mondi si sovrappongono o si compenetrano e la vita si impregna di profondità e significato.
Qui hanno luogo quei momenti dentro e fuori del tempo quando il mondo visibile e il mondo invisibile si intersecano; quando i valori eterni e quelli mondani si sovrappongono; quando il mondo archetipico e il mondo materiale si incontrano; quando il Cielo e la Terra, il mondo superire e quello inferiore si fondono in un momento liminare.
[..] Quando riusciamo a comprendere ciò che è profondamente significativo e al di là di quello che riusciamo ad affermare intellettualmente. Quando abbiamo intuizioni mistiche e poetiche.”


Jean Shinoda Bolen, Passaggio ad Avalon
 

 
 
 

E' attraverso di noi che il Graal riappare 

“Dobbiamo ricordare come e quando ognuna di noi ha vissuto un'esperienza della Dea, e si è sentita confortata e completata grazie a lei.
Si tratta di sacri momenti eterni che, per quanto numinosi possano essere stati, senza parole è difficile recuperarli.
Ma quando qualcun'altro parla di una simile esperienza, può rievocarne in noi la memoria e ripristinare quei sentimenti atti a riportare in superficie l'evento. Questo accade solo quando, e se, parliamo per esperienza personale. Ecco il motivo per cui abbiamo bisogno di parole che esprimano i misteri femminili.
Come tutto ciò che appartiene alle donne, sembra sia necessario che una donna alla volta partorisca ciò che sa.
Facciamo l'un l'altra da levatrici alle nostre coscienze.
La prima volta, rivelare la nostra verità ci fa paura. In seguito diventa più facile. Alle radici della nostra esperienza collettiva di donne sappiamo che i rischi esistono.
Da qualche parte in fondo all'anima ricordiamo l'epoca dei roghi, l'epoca in cui le donne venivano perseguitate come streghe e bruciate vive.
E questo andò avanti per tutti i trecento anni dell'Inquisizione. In quello che ai giorni nostri è stato definito "l'olocausto delle donne", morirono più donne sul rogo di quanti non ne abbiano uccisi i nazisti nelle camere a gas durante l'Olocausto della seconda guerra mondiale.
Prima vennero bruciate le levatrici con l'accusa di alleviare i dolori del parto (cosa che contravveniva all'ingiunzione biblica che condannava le donne alla sofferenza), poi fu la volta delle guaritrici che conoscevano le proprietà medicinali delle erbe, donne che celebravano le stagioni, donne eccentriche, donne che possedevano beni di cui altri volevano appropriarsi, donne senza peli sulla lingua, donne intelligenti, donne prive di protezione.
Questa memoria collettiva produce un effetto più forte di qualsiasi altro trauma represso; scoprire reciprocamente le nostre esperienze sacre e trovare le parole per esprimerle ci getta nell'ansia. Abbiamo bisogno di coraggio per sostenere ciò che sappiamo.
Da qualche parte in fondo all'anima, noi donne ricordiamo un'epoca in cui la divinità era chiamata Dea e Madre.
Quando veniamo iniziate ai misteri della donna scopriamo allora di essere le portatrici del sacro calice, scopriamo che è attraverso di noi che il Graal riappare. [..]”


Jean Shinoda Bolen, Passaggio ad Avalon
 

 
 
 

Dimmi quanto pesa un fiocco di neve 

Post n°64 pubblicato il 24 Giugno 2008 da ShamanaInteriore
 
Foto di ShamanaInteriore

“Che si tratti di un fiocco di neve o del milionesimo cerchio, il messaggio è sempre lo stesso: continuate a fare quello in cui credete. Non fermatevi solo perché non riuscite a vedere la differenza che state facendo. Conservate la fiducia nel fatto che, quando siete gentili o vi adoperate perché sia fatta giustizia o rendete più felice qualcuno in questo mondo o più ameno un posto sulla Terra, state contribuendo alla pace.



«Dimmi quanto pesa un fiocco di neve», chiese un passero a una colomba selvatica.
« Nulla più del nulla» fu la risposta.
«In tal caso devo raccontarti una storia» disse il passero.
«Sedevo su un ramo di abete, vicino al tronco, quando cominciò a nevicare. Non avendo niente di meglio da fare contai i fiocchi di neve che si posavano sui rametti e sugli aghi del mio ramo. Arrivai a 3.741.952. quando il fiocco di neve numero 3.741.953 cadde sul ramo, nulla più del nulla, il ramo si spezzò».
Detto questo il passero volò via.
La colomba, fin dai tempi di Noè un’autorità in materia, riflettè per un po’ sulla storia e alla fine si disse: «Forse manca solo la voce di un’unica persona perché la pace possa giungere nel mondo».”


Jean Shinoda Bolen, Saranno le donne a salvare la madre terra

 

 
 
 

Le dee e gli dei dentro di noi 

Foto di ShamanaInteriore

Come si trasformano le relazioni con gli archetipi del maschile e del femminile: un'intervista con Jean Shinoda Bolen, di Lila Forest, 1987

Jean Shinoda Bolen, M.D., è l'autrice di The Tao of Psychology e le Dee dentro la donna. E' un' analista jungiana e Professoressa di Psicologia Clinica all'Università della California a San Francisco. E' membro del collegio di amministrazione della Foundation for Woman e tiene numerosi seminari per tutta l'America.


Lila: Nel suo libro "Le dee dentro la donna" disegna una serie di qualità connesse alle Dee della mitologia greca e descrive come esse si manifestano nelle donne moderne. In termini psicologici ci si riferisce a un "dio" o ad una "dea" come ad un archetipo. Potremmo cominciare con la sua definizione di archetipo?

Jean: Vedo l'archetipo come una possibilità. Quello che puo' divenire una personalita'. E' come una manciata di sale in una soluzione: la struttura cristallina e' sottesa, ma non si vede fino a che non c'e' abbastanza materiale da cristallizzare. Lo stesso accade nella personalità umana: data una certa energia, un certo modello, una certa esperienza, una certa cultura, e un archetipo verra' costellato.

Lila: Pensa che con l'evoluzione della persona si evolva anche l'archetipo?

Jean: Si, penso che si evolvano. Rupert Sheldrake, che ha sviluppato la teoria dei campi morfogenetici, postula che quando un certo numero di individui cambiano i loro modelli comportamentali, sia piu' facile per gli altri cambiare. In effetti egli descrive un modello dove cambiano gli archetipi. Nella storia della razza umana, ci deve essere stata una evoluzione delle funzioni specializzate. C'e' stata una diversificazione culturale attraverso i secoli, soprattutto per quanto riguarda le donne.
Questo e' probabilmente per una donna il momento migliore per vivere una serie di esperienze. Siamo in un momento in cui dobbiamo saper combinare assieme una relazione, il lavoro, il relax, la nostra creatività, e lo sviluppo di vari aspetti è favorito sin dall'infanzia. Penso alla mia bambina di 7 anni, e la squadra di calcio dove gioca. Penso che sta imparando a fare gioco di squadra e a sviluppare la sua competitività, come essere capace di fare qualcosa fisicamente come la mia generazione non è stata mai in grado.
La ragione per parlare degli archetipi piuttosto che di ruoli, è nella differenza con la quale facciamo le esperienze. Ad esempio, negli anni del baby boom, quando da tutte le donne ci si aspettava dei bambini, alcune si adeguavano alle aspettative ma l'archetipo non era attivato nelle loro menti, e questo significa che il loro ruolo non aveva molto significato per loro. Questo ha fatto si che i loro bambini sentissero una mancanza.
Donne con un forte istinto materno, che io identifico con Cerere, possono prendere la decisione di crescere un figlio da sole (considerando quanto è difficile essere ragazze-madri) perche' nel profondo della loro anima sanno che questo ruolo riempie di significato la loro vita. Alcune donne sanno sin dall'adolescenza che avere un figlio è quello che vogliono, perchè l'archetipo è presente sin dall'inizio. Altre donne, come me, non sperimentano l'archetipo fino alla gravidanza. L'atto di aspettare un bambino e lo sbalzo ormonale ha attivato l'archetipo nella mia psiche. Sono felice di aver raggiunto l'età fertile senza decidere se avere o no bambini, così ho potuto scegliere.

Lila: Ma sta dicendo che per alcune donne anche avere l'esperienza fisica non attiva l'archetipo?

Jean: Si; so che è molto triste, perchè esse sentono una mancanza che si riflette anche sui figli, e sui cui esse sentono di non avere controllo.
Penso agli archetipi delle Dee vulnerabili: Cerere, la madre ed Era, la moglie. Se si è attivato quell'archetipo, essere moglie è qualcosa che si sente profondamente; non si sta semplicemente seguendo quello che gli altri ci dicono di fare. Spesso una donna può avere una vita molto piena, ma sentire - come mi disse una donna una volta - un buco dentro perchè non aveva un compagno. Adesso è più facile trovare qualcuna che segue il modello di Artemide, che è una dea "vergine", o "una in sè stessa" e allora essa sperimenterà il matrimonio come imprigionante, piuttosto che una realizzazione, o come Persefone, e allora lo sentirà come un atto di violenza.
Per alcune donne la solitudine è una espressione di quello che sono: esse preferiscono passare la loro vita senza entrare in intimità con un uomo; possono entrare in un ordine contemplativo, ma la nostra società all'insegna dello stare insieme le fa sentire "sbagliate"..

Lila: Se si inventasse un nuovo pantheon di Dee greche, ci sarebbero nuove dee e nuovi archetipi?

Jean: Quello che è nuovo non è che un altro aspetto della Dea. In altre parole tutte le dee emergono dalla Grande Dea: essa era tutto. Poi quando si diffuse il patriarcato la Dea scivolò nell'inconscio, e aspetti differenziati ne emersero. Quello che dobbiamo fare con queste parti è ricomporle ed integrarle nella psiche. Quella che ne risulterà sarà una donna con le qualità di differenti dee, integrate fra di loro.
Sto lavorando su un libro che tratta degli archetipi degli uomini ed una delle cose di cui mi sono accorta è che fra le divinità maschili manca il dio della compassione. Sento che questa qualità sia cambiata da quei tempi. Gli archetipi che hanno sostituito quelli greci sono quelli cristiani, ed in particolare la figura di Gesù. Egli non rassomiglia alle divinità greche, ha quella dimensione della compassione che manca ai primi.

Lila: Mi sta dicendo che se aggiungesse Gesù al pantheon degli dei avrebbe allora un quadro completo, o manca ancora qualche cosa?

Jean: Penso che quello che manchi è quello che accade quando il maschile ed il femminile sono differenti aspetti della divinità, ma allo stesso tempo sono molti differenziati. Gli dei e le dee greche sono il prodotto di una cultura patriarcale dove il potere è il fulcro del sistema, e dove chi comanda è un padre molto poco paterno: prima Urano, poi Saturno e quindi Giove. Penso che l'aspetto paterno emerga potentemente negli anni 80. Proprio oggi parlavo con un uomo padre di un ragazzo di 13 anni ed una ragazza di 11, che chiedeva del tempo per sé, ma allo stesso tempo si sentiva in colpa nel lasciare la moglie da sola. Questa è una consapevolezza nuova per l'uomo! Egli non si sentiva solo un aiuto per la moglie, e non considerava la cura dei bambini e della casa un compito della moglie.

Lila: Parliamo dell'esigenza dell'uomo di mettersi in contatto con l'energia virile, il Selvaggio, come rappresentato da Robert Bly. Molto uomini non sanno come entrare in contatto con questa loro parte e molte donne dicono di essere attratte da un compagno gentile ed amorevole, ma allo stesso tempo sembrano attratte da qualità maschili tradizionalmente piu' virili.

Jean: Penso che gli uomini siano confusi su quello che le donne vogliono da loro, perchè siamo in un periodo di transizione, ed abbiamo due differenti nozioni di quello che deve essere un uomo, abbiamo in testa due differenti modelli.Se un uomo è assertivo, tradizionale, "maschio" c'è un lato della donna che comprende che egli può essere più gentile, e quando lo vede troppo "macho" non le piace. Ma quando egli cambia, che lo faccia per lei o per le pressioni della società, la donna sente che c'è una parte di lui che manca. I due poli di quello che deve essere un uomo non sono integrati nella sua testa.
Quando l'energia positiva maschile è integrata con la compassione e la sensibilità, si hanno esseri umani (di entrambi i sessi) che sono consapevoli dei loro sentimenti e che hanno abbastanza esperienza per avere una loro opinione ed un modello comportamentale. Essi hanno la capacità di affermare la loro verità, e di esserle fedeli. Significa incontrare qualcuno che è una presenza nella propria vita. Non è una questione di potere, di dominare o di essere pressanti. E' il fatto che una persona prende una posizione basata sull'autenticità e la mantiene. Sa ascoltare la persona che gli sta di fronte, ma non è un uomo debole.
Le donne spesso non parlano direttamente agli uomini, perchè pensano che essi non sappiano affrontare la verità. Così non c'è rispetto, come se l'uomo non fosse abbastanza grande o forte per ascoltare. Serve coraggio per parlare a voce alta, per dire "La penso differentemente".

Lila: Bly e gli altri coinvolti in questo progetto incoraggiano gli uomini a trovare questo tipo di forza?

Jean: Ho incontrato almeno tre uomini che hanno partecipato ai seminari di Bly e li hanno trovato molto belli. Parte di essi consistono in una celebrazione dell'energia maschile.
Io stessa ricordo la consapevolezza dell'orgoglio di essere donna, in una stanza piena di dottoresse come me, mentre poco prima ognuna di noi si sentiva una eccezione. Penso che gli uomini provino un sentimento del genere. Sentono di avere del potere, e allo stesso tempo si sentono in colpa per esso: è la stessa eccitazione che sento nei movimenti femminili. E' reclamare tutta la propria personalità in un modo significativo.
Dalle mie esperienze con gli uomini sento che essere un uomo è più difficile che essere una donna. Penso che gli uomini, specie nella mezza età si sentono stretti in un dilemma: ci si aspetta che abbiano successo, e man mano che il tempo passa il lavoro, che per loro è una fonte di identità, assume sempre meno importanza e così diventano sempre più depressi. Quello che manca loro è un legame con il Sè, la conoscenza di chi sono oltre il loro ruolo.
Il movimento di Bly dà loro una coesione, come altre esperienze forti, la guerra ad esempio. Quando gli uomini dividono una situazione di guerra, c'è un lasciar cadere le barriere fra loro ed una spontaneità che manca in altre situazioni.

Lila: Così una delle cose che potremmo fare per distogliere gli uomini dalla guerra, è trovare altre vie per avvicinarli, alcune esperienze estreme.

Jean: Sin dall'inizio della vita in utero, i bambini sono più vulnerabili: alcuni vengono abortiti naturalmente, alcuni muoiono nei primi giorni di vita, alcuni sono dislessici. C'è una vulnerabilità che li accompagna tutta la vita e che li costringe ad indossare una maschera per farli sentire piu' forti. Essi si trovano sin dall'infanzia nella necessità di indossare una "persona" che dica "Sono forte, non sono come le ragazze".

Lila: Ha qualche intuizione nell'immaginare dove stiamo andando? Pensa che stiamo tornando verso il matriarcato?

Jean: No, ma allo stesso tempo penso che ci aspetta un momento in cui la spiritualità femminile condizionerà la cultura. Penso che ci stiamo spostando da una cultura patriarcale verso una concezione della divinità che è maschile, ma allo stesso tempo femminile, e che si può parlare del ritorno della Dea, con la scoperta dei frammenti di Nag Hammady, il lavoro di Elaine Pagel sugli gnostici, con il ritorno della Sophia nel Cristianesimo e della Shekinah nel Giudaismo - il ritorno del lato femminile di dio. E quando questo accadrà, molte cose cambieranno. Specificamente penso che questo ci porterà ad un cambiamento nell'etica. Avrà a che fare con la Vita e con la Terra.

Lila: Vorrebbe dire non si tratterà di un nuovo matriarcato, cioè il controllo delle donne sugli uomini, ma dove valori tradizionalmente femminili diventeranno centrali?

Jean: Se non un ruolo primario, sicuramente più importante di quello che hanno avuto. Lo vediamo con il movimento contro il nucleare, i Verdi, l'ecologia, il movimento verso una consapevolezza globale. Quello che sta succedendo che l'etica patriarcale, gerarchica, fondata sul dominio sugli altri diventa un'etica basata sugli divisione con altri. Non è un matriarcato. Dobbiamo trovare una nuova parola per essa. Dobbiamo sperare che non sia un cambio di potere, ma che il potere diventi bilanciato, basato sull'interdipendenza reciproca. So che è molto idealistico, comunque...

Lila: Ma i semi ci sono, non è vero?

Jean: I semi sembrano esserci, altrimenti siamo condannati.


Fonte: Le dee e gli dei...

 

 
 
 

Agli Dei della Pioggia 

Foto di ShamanaInteriore

Oh dei della pioggia,
dee della pioggia,
oh giovani dee della pioggia,
vi chiediamo di aspirare questa santa umidità,
di tessere con questa sacra nebbia i vostri vestiti.
Oh dei della pioggia che siete ovunque,
dei della pioggia che siete rossi, azzurri e gialli,
e grigi e trasparenti come l’acqua,
vi chiediamo di essere felici senza lacrime,
sereni senza tristezza
e tranquilli senza solitudine.
Continuate a vivere sopra di noi,
a fare ciò che avete sempre fatto
con amore e benevolenza,
donateci le cose migliori della vita,
permetteteci di essere amati e benvoluti,
di ottenere quanto sempre abbiamo desiderato.*




“I riti della pioggia, presso gli indiani d’america, erano rivolti alle forze che presiedevano alla formazione della pioggia stessa e che si riteneva vivessero negli oceani che circondavano la terra, nelle sorgenti, nei fiumi, nei corsi d’acqua sotterranei, nei cumuli di nuvole e nelle nebbie. Queste cerimonie avevano luogo all’inizio dell’estate, subito dopo il solstizio ed erano dirette da particolari sacerdoti, il cui nome significava: “coloro che per far piovere cantano”. Durante il rito, che non era pubblico, i sacerdoti si disponevano in punti diversi dislocati a nord, a est, a sud, a ovest, in alto, in basso, nel centro e in posizione laterale.”

(*"Quanto sempre abbiamo desiderato": la richiesta allude alla pioggia, fondamentale per un popolo come i Pueblo, che basavano la loro economia sull’agricoltura.)

(dal web)
 

 
 
 
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Rifiutati di cadere.
Se non puoi rifiutarti di cadere,
rifiutati di restare a terra.
Se non puoi rifiutarti di restare a terra,
leva il tuo cuore verso il cielo,
e come un accattone affamato,
chiedi che venga riempito,
e sara’ riempito.
Puoi essere spinto in giu’.
Ti può essere impedito di risollevarti.
Ma nessuno puo’ impedirti
di levare il tuo cuore
verso il cielo -
soltanto tu.
E’ nel pieno della sofferenza
che tanto si fa chiaro.
Colui che dice che nulla di buono
da cio’ venne,
ancora non ascolta.

Clarissa Pinkola Estés
“Il giardiniere dell’anima”




 

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IL CANTO DEL TEMPO

 

Io fui Guerriero. Il mio braccio era forte, il mio passo veloce, il mio respiro quello del cervo quando lo inseguivo.
Il mio cuore quello del cinghiale quando lo stanavo.
Il mio occhio quello dell'aquila perchè non avevo limiti.
Ora la mia spada è sepolta e il mio sonno tra le pietre ruba al vento il ricordo dei canti e delle battaglie.
Ma profonde radici mi legano.
E io sto - nella terra - con il mio Tempo.

Io fui Druido. La mia mente era forte, la mia fede luminosa, la mia sapienza come pozzo profondo e mai prosciugato.
La mia magia come musica nell'armonia degli elementi.
Ora la mia arpa è sepolta e il mio sonno tra gli alberi ruba al cielo il ricordo delle stelle.
Ma profonde radici mi legano.
E io sto - nell'aria - con il mio Tempo.

Io fui Donna. La mia anima era forte, il mio sorriso l'aurora distesa sul fianco dei monti.
Il mio respiro rugiada sull'erba di Beltane.
I miei fianchi la soglia nella sacra notte di Samhain.
Ora la mia chioma si è fatta vento per cullare il sonno del guerriero, e i miei occhi sono stelle per vegliare il riposo del sapiente.
E io sto - nell'universo - a custodire il Tempo.

(Mariangela Cerrino)

 
 

AREA PERSONALE

 

VIAGGIO



Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere d'incontri se il pensiero resta alto e il sentimentofermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo né nell'irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga che i mattini d'estate siano tanti quando nei porti - finalmente e con che gioia - toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche aromi penetranti d'ogni sorta, più aromi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola,
tu, ricco
dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.


(Costantino Kavafis)

 
 

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