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Lavori nell'oliveto: Tempo di potatura

Post n°29 pubblicato il 07 Marzo 2011 da terremalaspiniane
 

Con il mese di marzo inizia il periodo della potatura degli olivi anche se variando da zona a zona bisogna attendere il passaggio del gelo più intenso onde evitare chw un fraddo tardivo danneggi i germogli nuoi. e comprometta la pinaa.

Potare l’olivo non è certamente una cosa semplice ma non per questo impossibile; è necessario acquisire una maggiore esperienza che deve essere completata anche da una verifica sul comportamento delle piante nel corso dell’anno successivo al
nostro intervento.

In campagna gli agricoltori insegnano che per imparare a potare  un pesco o una vite, basta essere guidati per almeno dieci piante appartenenti ad una forma di allevamento definita, e che poi si è in grado di proseguire da soli, mentre per l’olivo questo si potrà
raggiungere dopo avere lavorato su almeno 80-100 piante, che sicuramente si presentano con forme e caratteristiche differenti tra loro, quando si opera nell’olivicoltura di tipo tradizionale.

Con la potatura si deve tentare di pilotare le energie della pianta verso la produzione di frasca fruttifera, riducendo lo sviluppo di quella vegetazione vigorosa e sfruttatrice, che non produce olive se non dopo un periodo più lungo.

È vero che inizialmente, dopo un intervento di taglio, l’olivo presenta un’apparente ripresa vegetativa, ma questo si realizza a seguito dello squilibrio provocato con la potatura, a causa della maggiore disponibilità di elementi nutritivi di riserva presenti
nel legno, che si distribuiscono su una minore superficie foliare. È come una dispensa alimentare che deve servire per nutrire un minor numero di persone che staranno meglio di un gruppo più numeroso, fin tanto che la dispensa sarà fornita, ma che poi potranno soffrire la fame, se questa non verrà nuovamente riempita.


Se nell’oliveto non sono mantenute o meglio incrementate le riserve nutritive del terreno, si tende inevitabilmente a favorire il crearsi di una condizione più simile ad una sopravvivenza dell’oliveto che ad una vera e propria produttività agricola.

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