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Elrond lands :dove il mito e la fiaba, la realtà e la fantasia si incontrano al crocicchio del vento

 

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Il Fabbro dei Sogni II (Parte C)

Post n°115 pubblicato il 06 Gennaio 2017 da Marvelius
 

(Post "Il Fabbro dei Sogni II°,

scisso in tre parti: A-B-C e che segue il

post precedente "Il Fabbro dei Sogni I°")


PARTE C

Anche sotto l'onda della rabbia e del
dolore lui ebbe un fremito di compassione,
le aveva voluto bene come forse a nessuna,
l'aveva amata quella donna che ora le
appariva cosi diversa.
Era e si mostrava come un'altra donna, i suoi
occhi orientali avevano perduto il loro
taglio, la bocca perfetta, con quel
ricciolo cosi suadente, si era trasformata
in qualcos'altro, un taglio inferto nella
carne del viso che sembrava
spento sotto la smorfia del pianto.
Non era più la Lilith che aveva
conosciuto e imparato ad amare, colei
che le era rimasta vicino nel bene e nel
male, nella gioia di momenti esilaranti
e di sincera allegria, ma anche nella
passione travolgente e nell'estasi
fino alla tragica dimensione di un
tratto infelice della sua esistenza.
Ora le sembrava trasmutata nel viso
e nel corpo, solo la voce rimaneva
ancorata a quell'idea di lei, quel
timbro sensuale e caldo lo aveva
sempre distratto da ogni cosa, che lui
attendeva in ogni ora del giorno e della
notte come un infuso che gli toglieva le
forze e gliele ridava centuplicate.
Si dispiacque della sua arringa, delle
parole incendiarie con cui l'aveva
avvolta, della dura sferza con cui
sapeva rivestire la frusta della sua
lingua e cosi cercò dentro di sé la forza
di frenare il suo impeto di risentimento
, di colmare la sua rabbia con olio
profumato di una gentile compassione
e così traendo un respiro profondo
riconquistò un po' della sua serenità
e guardandola con più benevolenza le
disse

" Smettila di piangere ora, non serve
a darci una ragione di ciò che è
accaduto, serve solo a bagnare le ferite
col fuoco e col sale . Continua a parlare ...
io ti ascolterò in silenzio fino alla fine"

Lei scosse la testa e tenne le mani infisse
sugli occhi.

provava un misto di dolore
e pentimento, di gratitudine per lui e
rabbia per sé stessa. Ma dentro le visceri
le ardeva il fuoco del rimpianto e la
voglia di svuotare tutto ciò che le
restava da confessare, mentre si
accorgeva sempre di più di quanto
quell'uomo l'avesse amata e
di quanto quell'uomo ferito e deluso
ancora nutrisse per lei amore e un affetto
che andava oltre il limite della ragione e
di una rivalsa che avrebbe avuto diritto
di asilo contro di lei, un castigo che
avrebbe voluto lui le infiggesse per
alleviare almeno un poco il senso di
colpa che l'affliggeva.
Lilith respirò affannosamente e per
lunghi tratti, tirando su col naso e
asciugandosi le lacrime col palmo
delle mani, poi riconquistando la
sua compostezza cercò di parlare.
Prima le riuscì male, la voce uscì
spezzata e le si mozzò in gola poi
riavutasi dallo stordimento riuscì a
dare alla sua voce una parvenza di
vita

"Ti ho fatto del male con ciò che di me
ho costruito, l' infedele verità che non
meritavi e anche se ho deciso troppo
tardi di rivelare la realtà che mi ha
distrutto dentro non vuol dire che io non
ti abbia amato. Spero tu almeno ora
mi crederai, ti ho amato fino a
distruggere le mie notti, fino a che
il pensiero e il tormento del
peso che portavo dentro mi ha
portato a corrompere il mio corpo.
Non ho più potuto continuare a
recitare una parte che non mi
apparteneva, a ingannare te e me,
perché se cosi
avessi ancora fatto ne sarei morta.
Ti ho preso in giro, lo so ,
può sembrare così cinico e perverso,
ma non l ho fatto con l'intenzione di
farti del male, sei l'ultima persona al
mondo a cui farei del male,
avrei preferito farlo a
me stessa mille volte e Dio sa
quante pene mi sto infliggendo
per il torto che ti ho fatto.
Ho immaginato la mia vita con te ,
ho costruito per noi torri e palazzi,
visto mondi che mai pensavo di
vedere, ho sognato e vissuto con te
la parte della mia vita più sfolgorante
e insieme eravamo pronti a
viaggiare oltre i confini del mondo
fianco a fianco, ma sapevo che
tutto ciò sarebbe presto finito
perche ciò che ho mostrato di me
era solo una superficie che non mi
apparteneva e che prima o poi sarebbe
svanita insieme ai sogni e le illusioni.
Chi sono io ora lo sai, cosa sono
lo conosci, chi ero hai imparato a
sentirlo sulla tua pelle. Mi hai guardato
con gli occhi della verità, mi hai confidato
cose della tua vita cosi intime che
mi facevano arrossire e
piangere per quanto onesto e limpido
sei stato con me mentre io mi nascondevo
dietro le tende di una falsa illusione.
Ora che il mistero si è rivelato, ora
che sai molte cose vere e molte
infondate, certamente mi odierai
bruciando l'immagine che tu hai
ora di me.
Mi hai toccata sapendomi sincera e
lo ero dentro di me, mi hai amata
come si ama la più bella delle donne,
la più reale e leale delle ancelle e ora
senti che tra le mani avevi solo una
donna piena di conflitti, di un vissuto
nascosto, di contraddizioni e tristezza,
così ho ripagato la tua purezza,
la tua luminosa fedeltà con un
castello di bugie ...
tante, molte tranne una verità,
indissolubile ,
indubitabile ... il mio amore unico,
vero, immenso, sconfinato per Te."
Lui rimase seduto sul ciglio del fiume
osservava l'acqua scorrere in silenzio,
il lieve borbottio nel risucchio delle
anse tra pietre lisce e smosse.
Il vento gli agitava i capelli sulla
fronte sparpagliandone le ciocche
mentre carri di nubi oscuravano il cielo.

Lo riportò alla realtà il salto di uno
scoiattolo nero che da un ramo
passava ad un altro in un insieme
di pirotecniche evoluzioni, mentre
davanti ai suoi occhi un pesce dai
riflessi di un verde cangiante era
guizzato in superficie ingoiando un
insetto posato su una ninfea.
Sorrise per quanto poté di quanta
difficoltà c'era nella vita di ogni
essere che popolava la terra.
Poi scuotendo la testa si alzò e
guardando Lilith negli occhi provò
a parlarle con tutta la pace che aveva
ritrovato nel suo animo

(clicca sul video per continuare ad ascoltare)

 

"Cosa resta di noi Lilith? Cosa resta
di un sogno vissuto a occhi aperti, dei
progetti costruiti con slancio e una
passione che sembrava non
appartenere a questo mondo .
I nostri segreti ce li siamo rivelati
con la stessa intensità con cui ci
scambiavamo baci e promesse eterne .
Promesse, segreti sogni che erano
veri per metà di noi , l'altra metà
cuciva solo orli di verità, il resto
erano orpelli e gingilli .
Chi ho davanti ora veste abiti
consunti, dove sono finite le organze,
i damaschi che onoravano le tue
stanze, gli ori e gli argenti di un tempo,
dove quello sguardo fulgido,
quella presenza altèra.
Mi hai dato
molto ma molto ho scoperto era solo
un apparenza, mi hai mostrato sentieri
puntellati da fiori dove ore ci sono
sterpaglie e rovi. Mi hai raccontato
storie meravigliose e tragiche, hai
riso con me e con me hai dormito e
vegliato fino all'alba di giorni che
sembravano non finire mai.
Con me hai percorso strade e visto
luoghi che mai avevi veduto, ci siamo
stretti per mano su una fune sospesa
sull'abisso di vertigini profonde ...
e ora cosa resta di tutto questo?"

Disse queste parole abbassando
lo sguardo sulle acque,
un ultima rivelazione a se stesso,
nel tentativo di comprendere
come fosse stato possibile non
accorgersi di tutto questo, come
aveva fatto a non capire. Ciechi
erano stati i suoi occhi, sorde le sue
orecchie, confusa la sua mente che
mai aveva ceduto e con lei invece
si era assopita sotto l'onda delle
emozioni che giungevano dal petto.
"Restiamo noi , resta il nostro amore"

rispose Lilith con un accorato impeto
che recuperava tutte le sue forze,
un coraggio ritrovato al di la di ogni
giudizio, ogni colpa commessa, ogni
falsità perpetuata nei confronti di lui.
Per non perdere ciò a cui teneva più
d'ogni cosa quelle parole si erano
rivestite d'ogni bene e si erano offerte
al castigo e al risentimento di lui, ma
erano uscite dalla sua bocca vere e
piene di una grazia che egli avrebbe
saputo soppesare .
Ma erano tardive e lei lo sapeva,
apparivano vuote e lei ne sentiva
tutto il distacco, certo erano spoglie
di falsità, pure e limpide, piene di un
affetto che avrebbe attraversato i secoli
indenne, ma erano gravide di un peso
lacerante, di una gravità e di una colpa
che si trascinava dietro oramai da
troppo tempo.
Un lampo squarciò il cielo in due, una
folgore bianca su un panno di ardesia,
illuminò la radura e si riflesse sulle
acque del fiume. Di li a poco un tuono
risuonò su tutta la foresta, mentre un
vento gelido si infranse tra le fronde
degli alberi disperdendo gli ultimi
tepori.

"Lilith"
Disse lui con voce ferma, ma il
calore con cui l'ammantò fu come
un refolo di mare sulle rive appena
bagnate da riccioli d'onda e nel
parlare gli porse una mano
sorreggendola

" Vieni via da queste acque, fra poco
arriverà la pioggia che tutto monda,
ciò che resta lo scopriremo in questo
tempo che ci è dato.
Labile è la corteccia che protegge
l'alburno tralcio, insipida la buccia
che protegge il mallo di una noce,
e mendaci sono i raggi del sole nel
cuore dell'inverno come la neve di
d'aprile al primo scaldare del sole
di primavera.
Ciò che è stato scivola nei passi
ghiacci di questi monti , ciò che
è lo abbiamo davanti ai nostri occhi
e ciò che sarà lo scopriremo
percorrendo il sentiero dove ci
conducono i nostri passi "

E tenendola per mano si avviarono
lungo la strada tra colonne di verdi
cipressi e i grandi lecci della foresta
fino a sparire oltre le bordure di
corbezzoli e le nere ombre della
notte.

MARVELIUS

 
 
 
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