Anche sotto l'onda della rabbia e del dolore lui ebbe un fremito di compassione, le aveva voluto bene come forse a nessuna, l'aveva amata quella donna che ora le appariva cosi diversa. Era e si mostrava come un'altra donna, i suoi occhi orientali avevano perduto il loro taglio, la bocca perfetta, con quel ricciolo cosi suadente, si era trasformata in qualcos'altro, un taglio inferto nella carne del viso che sembrava spento sotto la smorfia del pianto. Non era più la Lilith che aveva conosciuto e imparato ad amare, colei che le era rimasta vicino nel bene e nel male, nella gioia di momenti esilaranti e di sincera allegria, ma anche nella passione travolgente e nell'estasi fino alla tragica dimensione di un tratto infelice della sua esistenza. Ora le sembrava trasmutata nel viso e nel corpo, solo la voce rimaneva ancorata a quell'idea di lei, quel timbro sensuale e caldo lo aveva sempre distratto da ogni cosa, che lui attendeva in ogni ora del giorno e della notte come un infuso che gli toglieva le forze e gliele ridava centuplicate. Si dispiacque della sua arringa, delle parole incendiarie con cui l'aveva avvolta, della dura sferza con cui sapeva rivestire la frusta della sua lingua e cosi cercò dentro di sé la forza di frenare il suo impeto di risentimento , di colmare la sua rabbia con olio profumato di una gentile compassione e così traendo un respiro profondo riconquistò un po' della sua serenità e guardandola con più benevolenza le disse " Smettila di piangere ora, non serve a darci una ragione di ciò che è accaduto, serve solo a bagnare le ferite col fuoco e col sale . Continua a parlare ... io ti ascolterò in silenzio fino alla fine" Lei scosse la testa e tenne le mani infisse sugli occhi.
provava un misto di dolore e pentimento, di gratitudine per lui e rabbia per sé stessa. Ma dentro le visceri le ardeva il fuoco del rimpianto e la voglia di svuotare tutto ciò che le restava da confessare, mentre si accorgeva sempre di più di quanto quell'uomo l'avesse amata e di quanto quell'uomo ferito e deluso ancora nutrisse per lei amore e un affetto che andava oltre il limite della ragione e di una rivalsa che avrebbe avuto diritto di asilo contro di lei, un castigo che avrebbe voluto lui le infiggesse per alleviare almeno un poco il senso di colpa che l'affliggeva. Lilith respirò affannosamente e per lunghi tratti, tirando su col naso e asciugandosi le lacrime col palmo delle mani, poi riconquistando la sua compostezza cercò di parlare. Prima le riuscì male, la voce uscì spezzata e le si mozzò in gola poi riavutasi dallo stordimento riuscì a dare alla sua voce una parvenza di vita "Ti ho fatto del male con ciò che di me ho costruito, l' infedele verità che non meritavi e anche se ho deciso troppo tardi di rivelare la realtà che mi ha distrutto dentro non vuol dire che io non ti abbia amato. Spero tu almeno ora mi crederai, ti ho amato fino a distruggere le mie notti, fino a che il pensiero e il tormento del peso che portavo dentro mi ha portato a corrompere il mio corpo. Non ho più potuto continuare a recitare una parte che non mi apparteneva, a ingannare te e me, perché se cosi avessi ancora fatto ne sarei morta. Ti ho preso in giro, lo so , può sembrare così cinico e perverso, ma non l ho fatto con l'intenzione di farti del male, sei l'ultima persona al mondo a cui farei del male, avrei preferito farlo a me stessa mille volte e Dio sa quante pene mi sto infliggendo per il torto che ti ho fatto. Ho immaginato la mia vita con te , ho costruito per noi torri e palazzi, visto mondi che mai pensavo di vedere, ho sognato e vissuto con te la parte della mia vita più sfolgorante e insieme eravamo pronti a viaggiare oltre i confini del mondo fianco a fianco, ma sapevo che tutto ciò sarebbe presto finito perche ciò che ho mostrato di me era solo una superficie che non mi apparteneva e che prima o poi sarebbe svanita insieme ai sogni e le illusioni. Chi sono io ora lo sai, cosa sono lo conosci, chi ero hai imparato a sentirlo sulla tua pelle. Mi hai guardato con gli occhi della verità, mi hai confidato cose della tua vita cosi intime che mi facevano arrossire e piangere per quanto onesto e limpido sei stato con me mentre io mi nascondevo dietro le tende di una falsa illusione. Ora che il mistero si è rivelato, ora che sai molte cose vere e molte infondate, certamente mi odierai bruciando l'immagine che tu hai ora di me. Mi hai toccata sapendomi sincera e lo ero dentro di me, mi hai amata come si ama la più bella delle donne, la più reale e leale delle ancelle e ora senti che tra le mani avevi solo una donna piena di conflitti, di un vissuto nascosto, di contraddizioni e tristezza, così ho ripagato la tua purezza, la tua luminosa fedeltà con un castello di bugie ... tante, molte tranne una verità, indissolubile , indubitabile ... il mio amore unico, vero, immenso, sconfinato per Te." Lui rimase seduto sul ciglio del fiume osservava l'acqua scorrere in silenzio, il lieve borbottio nel risucchio delle anse tra pietre lisce e smosse. Il vento gli agitava i capelli sulla fronte sparpagliandone le ciocche mentre carri di nubi oscuravano il cielo.
Lo riportò alla realtà il salto di uno scoiattolo nero che da un ramo passava ad un altro in un insieme di pirotecniche evoluzioni, mentre davanti ai suoi occhi un pesce dai riflessi di un verde cangiante era guizzato in superficie ingoiando un insetto posato su una ninfea. Sorrise per quanto poté di quanta difficoltà c'era nella vita di ogni essere che popolava la terra. Poi scuotendo la testa si alzò e guardando Lilith negli occhi provò a parlarle con tutta la pace che aveva ritrovato nel suo animo
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"Cosa resta di noi Lilith? Cosa resta di un sogno vissuto a occhi aperti, dei progetti costruiti con slancio e una passione che sembrava non appartenere a questo mondo . I nostri segreti ce li siamo rivelati con la stessa intensità con cui ci scambiavamo baci e promesse eterne . Promesse, segreti sogni che erano veri per metà di noi , l'altra metà cuciva solo orli di verità, il resto erano orpelli e gingilli . Chi ho davanti ora veste abiti consunti, dove sono finite le organze, i damaschi che onoravano le tue stanze, gli ori e gli argenti di un tempo, dove quello sguardo fulgido, quella presenza altèra. Mi hai dato molto ma molto ho scoperto era solo un apparenza, mi hai mostrato sentieri puntellati da fiori dove ore ci sono sterpaglie e rovi. Mi hai raccontato storie meravigliose e tragiche, hai riso con me e con me hai dormito e vegliato fino all'alba di giorni che sembravano non finire mai. Con me hai percorso strade e visto luoghi che mai avevi veduto, ci siamo stretti per mano su una fune sospesa sull'abisso di vertigini profonde ... e ora cosa resta di tutto questo?" Disse queste parole abbassando lo sguardo sulle acque, un ultima rivelazione a se stesso, nel tentativo di comprendere come fosse stato possibile non accorgersi di tutto questo, come aveva fatto a non capire. Ciechi erano stati i suoi occhi, sorde le sue orecchie, confusa la sua mente che mai aveva ceduto e con lei invece si era assopita sotto l'onda delle emozioni che giungevano dal petto. "Restiamo noi , resta il nostro amore" rispose Lilith con un accorato impeto che recuperava tutte le sue forze, un coraggio ritrovato al di la di ogni giudizio, ogni colpa commessa, ogni falsità perpetuata nei confronti di lui. Per non perdere ciò a cui teneva più d'ogni cosa quelle parole si erano rivestite d'ogni bene e si erano offerte al castigo e al risentimento di lui, ma erano uscite dalla sua bocca vere e piene di una grazia che egli avrebbe saputo soppesare . Ma erano tardive e lei lo sapeva, apparivano vuote e lei ne sentiva tutto il distacco, certo erano spoglie di falsità, pure e limpide, piene di un affetto che avrebbe attraversato i secoli indenne, ma erano gravide di un peso lacerante, di una gravità e di una colpa che si trascinava dietro oramai da troppo tempo. Un lampo squarciò il cielo in due, una folgore bianca su un panno di ardesia, illuminò la radura e si riflesse sulle acque del fiume. Di li a poco un tuono risuonò su tutta la foresta, mentre un vento gelido si infranse tra le fronde degli alberi disperdendo gli ultimi tepori. "Lilith" Disse lui con voce ferma, ma il calore con cui l'ammantò fu come un refolo di mare sulle rive appena bagnate da riccioli d'onda e nel parlare gli porse una mano sorreggendola " Vieni via da queste acque, fra poco arriverà la pioggia che tutto monda, ciò che resta lo scopriremo in questo tempo che ci è dato. Labile è la corteccia che protegge l'alburno tralcio, insipida la buccia che protegge il mallo di una noce, e mendaci sono i raggi del sole nel cuore dell'inverno come la neve di d'aprile al primo scaldare del sole di primavera. Ciò che è stato scivola nei passi ghiacci di questi monti , ciò che è lo abbiamo davanti ai nostri occhi e ciò che sarà lo scopriremo percorrendo il sentiero dove ci conducono i nostri passi "
E tenendola per mano si avviarono lungo la strada tra colonne di verdi cipressi e i grandi lecci della foresta fino a sparire oltre le bordure di corbezzoli e le nere ombre della notte.
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