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Il ciclo è finito o forse manco era iniziato

Post n°337 pubblicato il 20 Luglio 2012 da massimo.maneggio

caro blog,
torniamo a fare quattro chiacchiere, come qualche tempo fa. Il ciclo è ormai finito. Ormai, è inutile fare tutti i pensieri e i sogni possibili: ciò che avevo previsto si è avverato ed io non ho mai avuto il coraggio di fare quel passo in più. Spesso gli uomini e le donne, nel proseguio degli anni, hanno ricordato il loro primo grande amore, come quello più bello e spensierato. Già amore, il mio non è stato amore in quanto non ricambiato, nè la prima volta, quando mi ero fissato su una sorta di zombie incapace di passione in generale ma soprattutto la seconda volta.
Forse quell'amore mi ha dato la forza anche di andare avanti, dopo il periodo peggiore della mia vita. Ero un uomo senza speranza, mettevo un giorno dietro l'altro, con la
sicurezza che per affermarmi avrei dovuto compiere un miracolo e che il fallimento era auspicato da tutti. Non avrei scommesso su me stesso e su una mia laurea. Facevo
tutto senza mordente, scrivevo ancora a livello molto amatoriale (un pò come ora, solo che mi pagano). Ero diventato nel frattempo un pessimo uomo, una persona
insensibile, una persona che non aveva mai ricevuto nulla e, proprio per questo, non aveva più nulla da dare.
E poi c'era lei e me ne accorsi subito del mio forte sentimento: quando non ricordo la faccia di una persona vuol dire che c'è qualcosa di serio. La conobbi il primo giorno e sapevo che l'ultimo giorno ci saremmo visti con una data assegnata dal destino o dal calendario. Sono sempre stato l'amico su cui piangere, quello affidabile, il serio, che ha preferito ingioiare tutto perchè non poteva dare nulla. Gli altri che avevano avuto un educazione alla vita, migliore della mia , ne hanno approfittato. E così lei si fidanzò con un altro. Un deficiente che finì come un deficiente e che ora orgoglioso nelle sue varie frecciate, perchè, oh sì, lui me l'aveva tolta sotto al naso, anche se lei non era già libera quando l'ho conosciuta.
Fui un coglione e lo sono ancora. Poi si lasciò e lei rimediò subito, ebbe l'accortezza di
non farmi del male, ma ha sempre saputo di quella specie di amore che avevo per lei.
Quando il suo nuovo lui voleva baciarla, ed io ero dietro, si negò per pudore, perchè sapeva di quell'amore non corrisposto. Ebbe un altra sorta di pudore: non mi raccontò
mai le sue notti in cui faceva l'amore, quello non lo avrei proprio gradito sentirlo.
Facevo il tifo per quel lui, che era ed è un bravo ragazzo e che, soprattutto, era l'uomo della sua vita. Gli avevo augurato tanta felicità e se la meritavano, io potevo così lasciarmi alle spalle quella cotta, dovuta forse a uno spirito di riconoscenza, non so.Poi si lasciarono e successe di tutto. Divenni il suo unico amico, l'uomo su cui poteva contare e che avrebbe fatto una grande cazzata infrangendo la legge, ma la mia coscienza mi impose di non rovinarmi.
Poi ci fu una grande sciarriata, la dico alla siciliana, e forse capimmo due cose: che io ero geloso e che, forse, non potevo stare nè con lei e nè senza di lei (secondo lei).
Poi mi laurei. In quella mia lacrima si raccolsero anni e anni di calci in culo e umiliazioni. Lei era vicino a me, questo lo devo dire. Poi sparì, sapevo che era giusto così e avevo previsto tutto: in fondo assillarmi non era mai stato il suo forte.
Fin quando poi ecco il finale di tutto. Avevo capito di esserne sempre innamorato ma, questa volta, era comunque felice e non mi andava di rovinare tutto all'ultimo secondo. Per qualche istante della mia vita l'ho addirittura odiata: ma forse odiavo lei per non odiare me stesso e la mia codardia. E tra 40 anni se ripenserò all'amore della mia vita, dirò che è stato lei. Forse inventerò tutto quello che avevo sognato, che lei mi avrebbe preso da parte e mi avrebbe baciato, qualche passeggiata, cena e notti insieme. Vivrò con il rimpianto ma era giusto così.
Ho sempre scritto la vita degli altri perchè sono stato sempre incapace di scriverne una mia. Un ciclo è finito, ad ottobre dovrebbe iniziarne un altro. Finisce così, senza nè
vincitori e nè vinti. Lei ha vissuto, io ho vissuto soffrendo dietro lei, ma a molti chilometri.

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Mario Ia5 il 20/07/12 alle 15:38 via WEB
Lasciatelo dire da uno che quasi ci gode a trovarsi in situazioni come questa. Io credo in Dio e nel Fato, e forse il Fato, come credevano i greci, è superiore anche alla divinità. Col Fato non si lotta: ci si può e ci si deve provare, ma ad un certo punto se le cose non cambiano è doveroso desistere. E' giusto così. Il Fato ha voluto che una persona molto simile a me vivesse a mille km di distanza, me l'ha fatta conoscere, vedere e poi me l'ha negata; nel frattempo è arrivato un altro, un ragazzo bravissimo, ed ha "vinto" lui. E' giusto così: perché adesso lei è felice e sta bene, cosa che non avrebbe potuto essere con me. Ho provato a lottare, vedere cosa potevo fare, ma niente era possibile e quindi ho desistito. Giusto così. Come te io so già che questo sarà il grande punto interrogativo, l’immenso rimpianto della mia vita. “What if…?”, ma non importa: la Storia, anche la nostra piccola e personale storia, non si scrive con i “se” e con i “ma”. Ogni persona che conosciamo e che ci attraversa il cammino ci lascia qualcosa. Che sia qualcosa di bello o di brutto ha poca importanza: ciò che conta davvero è che quando riguarderemo le sue impronte nel nostro cammino ci venga in mente qualcosa che abbiamo imparato, che quelle tracce in qualche modo ci abbiano aiutato a crescere. Se è così, se qualcosa davvero abbiamo imparato, anche fra quaranta anni e con un dolore bruciante nel cuore, potremo dire che è andata bene. Potremo dire che è giusto così.
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