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Isole sole

Post n°378 pubblicato il 10 Marzo 2016 da max_6_66

 

Isole sperse nel mare grigio delle città, Re Nudi che ne solcano le strade camminando con l'incedere pieno di superbia come fossero vestiti di oro e brillanti. Questa notte ho sognato due isole con un arcobaleno che le univa. Forse tutto è nato da quello che l'altro pomeriggio si intravedeva fuori dalla finestra del mio ufficio, che mi ha impressionato, mi ha rapito. Strano, visto che non considero più gli arcobaleni come ponti o comunque  capaci di unire qualcosa, e soprattutto ho smesso di credere che abbiano una base, un punto del terreno dove iniziano, dove gli gnomi hanno nascosto una pentola d'oro. Si tratta solo di un fenomeno ottico, di una cosa che vediamo ma che in realtà non ha consistenza fisica, reale. Eppure tutte le volte che ne vedo uno, non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Come se un bambino dentro di me mi urlasse qualcosa in una lingua che non conosco. Però, stringi stringi, negli arcobaleni non ci credo più.

Questa mattina, fermo al semaforo in una stradina di periferia, quasi campagna, osservavo le auto che, provenendo dalla direzione opposta alla mia, aspettavano il mio stesso verde esattamente di fronte a me. Due macchine affiancate, identiche. In una c'era solo la persona alla guida e nell'altra solo il passeggero. Entrambi erano voltati verso il posto vicino vuoto e parlavano, come se niente fosse. E le cose che pensavo erano solo due: come fanno a sentirsi e forse dovrebbero aprire i finestrini, e chi guida la macchina dove c'è solo una persona seduta dal lato del passeggero. Ma quando, oltre ad aver notato l'incredibile somiglianza delle due auto mi ero soffermato a notare il fatto che anche la targa era la stessa, mi ero dato la semplice spiegazione che ci vedevo doppio, consolato dal fatto che appunto mi stavo recando dall'oculista per una visita.

Siamo isole o non siamo isole? Sentimenti, passioni, casualità, come traghetti che uniscono per un istante un porto all'altro, per poi ripartirsene dopo aver scaricato gli occupanti e averne imbarcati dei nuovi, diretti a loro volta verso un altro porto ancora. Non ho mai voluto arrendermi a questo traffico inutile, dove tutti vanno continuamente da qualche parte, probabilmente senza nemmeno sapere dove e perché. Di solito preferisco passare il tempo seduto su uno scoglio ad osservare pigramente quel gran viavai di barche.

L'oculista era perplesso, perché secondo lui la mia vista era perfetta e dai suoi esami non risultava niente di strano, quindi per non uscire dallo studio senza nemmeno qualche medicina da prendere, mi ero deciso a raccontargli quello che avevo visto poco prima nei dettagli. Ne era rimasto molto turbato e fin dai primi particolari della storia era diventato scuro in volto. Dopo alcuni secondi di silenzio, guardando per terra come per riflettere sulla faccenda, si era diretto alla scrivania e aveva fatto una telefonata così bisbigliata e breve che non ero riuscito a cogliere il minimo particolare. Aveva poi scritto frettolosamente un numero di telefono su un bigliettino e me lo aveva consegnato, con il semplice commento che per il mio caso ci voleva uno specialista.

Isole, persone che per strada parlano da sole o con un pezzo di plastica. Colpa degli auricolari e anche del fatto che adesso molti amano usare il vivavoce. E se invece la maggior parte facessero solo finta? Che approfittassero del fatto che la tecnologia permette questi dialoghi con nonsisachi per ingannarci, per farci credere che dall'altra parte c'è una persona, anche se non è vero. E se per tutti quelli che camminano per strada leggendo e rispondendo a messaggi fosse lo stesso? Che anche in questo caso sfruttassero solo una App geniale, che ad ogni tuo messaggio ti risponde automaticamente con quello che vuoi sentirti rispondere? Ma soprattutto, siamo sicuri che la realtà sia poi così lontana da queste fantasie?

"Il suo problema è molto raro quanto di semplice soluzione". Il tono del luminare consigliato dal mio oculista era molto rassicurante e anche la figura ispirava la fiducia di un nonno. "Tutto si risolve con questa pillola. Ne basta una al giorno al mattino appena alzati. Basta una sola settimana, dopodiché non avrà più bisogno di prenderla". Questo diceva, mentre dal palmo della mano mi porgeva già l'inizio di questa cura, velocemente estratto da un blister preso in un armadietto che ne conteneva in gran quantità, tutti uguali. Vedendo la mia titubanza, secondo me giustificata dal fatto che queste erano state le uniche parole che mi aveva detto in seguito ai miei racconti, senza visitarmi e senza darmi nessuna ulteriore spiegazione, come leggendomi nel pensiero aveva aggiunto "Lei non vede male. Lei vede benissimo. Lei vede troppo". Ero uscito dalla stanza lasciandolo immobile, con il palmo della sua mano che custodiva ancora la sua soluzione a tutti i problemi.

Le malattie non esistono. Le malattie sono state inventate per vendere pillole. Le isole non esistono, se sai guardare sotto il mare, osservando, magari a migliaia di metri di profondità, la terra che le unisce, le une alle altre, vedi che non sono piccoli mondi solitari e galleggianti, ma soltanto la punta emergente di ciò che è solidamente collegato al grande cuore della madre terra. E gli arcobaleni continueranno a rendere il nostro cammino, breve o lungo che sia, pieno di colori.       

 

 

 
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Commenti al Post:
g1b9
g1b9 il 10/03/16 alle 19:28 via WEB
Nessuno è solo, tutti siamo particelle di quell'immenso universo, in cui l'apparenza di un mondo troppo popolato ci fa cercare quella solitudine , che non sempre amiamo, ma nella quale riusciamo finalmente ad essere noi stessi, coi nostri pensieri, desideri, sogni, le uniche nostre realtà .
Un saluto affettuoso. Giovanna
(Rispondi)
 
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