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Accudire le rose

Post n°71 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da max_6_66
 

Di solito compio queste operazioni nel tardo autunno o nel primo inverno. L’importante è che prima delle gelate di gennaio il lavoro sia fatto. Pulire l’aiuola alla base delle piante e riempirla di corteccia di pino. Si chiama “impacciamatura” e serve per evitare che le radici delle piante siano protette dalle temperature più rigide. La stessa operazione si fa prima del sopraggiungere del caldo estivo per il motivo opposto e per mantenere una migliore umidità del terreno. Sto parlando delle mie rose rampicanti.

In realtà non esistono rose rampicanti, il termine è infatti propriamente utilizzabile solo per alcune specie di piante come l’edera o le campanule. Esistono però alcune rose, dette appunto “climber”, che se viene loro fornito il giusto supporto, ci crescono avvolgendosi intorno. Per questo uso io ho costruito, a fianco di un muro posto infondo al mio giardino e per tutta la sua altezza e lunghezza, una specie di staccionata. Una serie di stecche di legno incrociate tra loro, molto robusta, che addirittura mi permette di salirci sopra per potare le piante, togliere le rose sfiorite e le foglie secche fino alle cime più alte, senza aver bisogno di una scala.

L’operazione alla base delle piante è molto veloce. Decido quindi di salire per dare un’occhiata al resto.

Mi arrampico con agilità per il primo metro. Già da questa altezza si intravedono i fiori più alti, quelli che prendono più sole, i più belli, quelli che ammirando il roseto dal basso rimangono invece nascosti tra le foglie. Voglio avvicinarmi ancora di più, voglio vedere le mie rose più belle da vicino. Salgo ancora tre metri circa. Il tetto è ancora dieci metri sopra di me, ma sono già ad un’altezza considerevole dal terreno. L’ho già fatto altre volte, non mi preoccupo. Arrivo ai fiori che cercavo, ma non provo la sensazione sperata, anche perché le piante arrivano fino in cima, e se più che si sale le rose sono più belle, ho la possibilità di vederne di migliori. E poi forse sono più vicino al tetto che al terreno, e penso che quindi sia più conveniente a questo punto arrivare in cima e scendere dalla soffitta dei vicini. Non mi sbagliavo, ho già oltrepassato il punto di non ritorno da quasi un’ora. E all’arrivo non mancano più di dieci metri. Salgo, mi arrampico con energia.

Felice, scoprendo sempre cose nuove, foglie di un colore più vivo, più verde, nel primo pomeriggio sono a circa sessanta metri dal suolo. A circa cinque metri sopra di me, a metà strada tra dove sono e il tetto, una macchia rossa, nell’ombra dei rami, forse quello che cercavo, la rosa più bella. La salita a questo punto è più lenta, anche perché quando gli oltre centocinquanta metri che ti separano dalle persone che camminano per strada te le fanno sembrare  formiche, ti viene da pensare che è lecita una certa prudenza. Il pomeriggio trascorre quindi lento, sempre cercando e osservando tra le foglie. Una arrampicata di scoperta, lenta ma costante.

Sta sopraggiungendo la notte e sono veramente stremato. Devo trovare un sistema per riposarmi almeno un’ora, forse due. In realtà mi fermo solo alcuni minuti, sento che ho ancora un po’ di energia, salgo ancora, molto lentamente, ancora trenta, forse quaranta metri. L’oscurità arriva sempre in modo improvviso, oramai intravedo appena il tetto, a quasi dieci metri sopra di me. L’idea, quella di usare la cintura dei pantaloni per ancorarmi alla staccionata, in modo da poter fare qualche ora di sonno senza rischiare di cadere. La nottata è serena, e da qui la via lattea sembra polvere luminosa. Alle prime luci dell’alba, appena mi sarò svegliato,  continuerò a salire. E forse domani notte vedrò tutte queste stelle ancora più vicine.

 
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Commenti al Post:
frida_calo
frida_calo il 02/12/09 alle 19:20 via WEB
Scalare la vita per vedere altro, per scoprire cosa c'è di straordinario in più a già tutto ciò che ci circonda. Sto bene nel mio giardino, fatto di fiori, ma non mi basta, ho voglia di qualcosa di nuovo, di straordinario, il rischio è grande, potrei farmi male, ma non importa perchè la meta è troppo ambita. Vorrei riposarmi, lo farò, ma al risveglio o domani continuerò la mia scalata per arrivare alla rosa più bella, quella irraggiungibile, il sogno più desiderato... che sciocca, ce l'avevo nel mio giardino, e non me ne sono mai accorta. I miei sogni immaginari nei tuoi racconti. frida_calo
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