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Gusci di noce

Post n°270 pubblicato il 23 Gennaio 2011 da max_6_66

“Perché non hai preso a destra dopo il sottopasso ?”. Se c’è una cosa che non sopporto di te è quando guido l’auto e approfitti di ogni occasione per contraddire e criticare quello che faccio. Quando ad ogni bivio e incrocio mi arrivano i tuoi consigli sulla strada migliore da prendere, quella più breve, quella dove c’è meno traffico. E’ facile starsene sul sedile del passeggero e giudicare, decidere la cosa più giusta da fare. E la cosa che mi fa proprio incazzare è quando siamo arrivati ed emetti la sentenza finale “Hai visto ? Te l’avevo detto, ma te hai voluto svoltare a destra dopo il sottopasso…”. Il caso peggiore è però al casello autostradale, quando mi costringeresti a manovre pericolosissime pur di farmi passare dalla porta di uscita che consideri quella migliore. E siccome io in realtà, come sempre, imbocco la prima che mi  trovo davanti, sbuffi e osservi tutte le macchine arrivate dopo di noi che hanno già pagato il pedaggio e sono passate, mentre noi attendiamo che il camionista Uzbeco che ci precede riesca a capirsi con il casellante riguardo alle indicazioni stradali per arrivare chissaddove. Ti ci abbandonerei a quel casello autostradale. Rimango sempre angosciato quando poco prima dell’estate mi imbatto in uno di quegli spot contro l’abbandono degli animali domestici dove si vede uno sciagurato padrone che lascia legato al guardrail lungo l’autostrada il proprio cane e se ne va. Ma a te, quando ti comporti in questo modo, uscirei dall’auto, aprirei il tuo sportello, ti farei scendere e ti ci abbandonerei a quel casello. Senza rimpianti o sensi di colpa. Il problema è che non posso. Quello che ci unisce non può essere tagliato, rescisso.

 

Quando ero bambino credevo che le barche a vela non si potessero governare. Mi sembrava una cosa normalissima che andassero dove le portava il vento. E si trattava di una teoria sperimentata molte volte, costruendo delle piccole barchette fatte con i gusci di noce, dove una strisciolina di carta infilzata in uno stuzzicadenti catturava un centimetro di vento e si faceva da questo guidare. E in barche più grandi con persone adulte doveva andare per forza nello stesso modo. Nessuno è in grado di far cambiare direzione al vento secondo le proprie necessità. Quando poi un po’ più grandicello ho scoperto che Cristoforo Colombo riuscì ad arrivare nel continente americano sfruttando dei venti che per sei mesi soffiano in quella direzione, ritornando poi a casa quando nei sei mesi successivi soffiavano in direzione opposta, ne ho avuta una riprova inconfutabile. C’era scritto nel libro di storia. Oggi che ho superato i quaranta anni, queste cose non le posso più dire. Sono diventato anche un grande appassionato di vela, quindi nessuno accetterebbe da parte mia il fatto di avere ancora questa convinzione. E quindi sono costretto a tenermelo per me, il fatto che non è vero niente che i marinai fanno andare la barca a vela dove vogliono loro. Addirittura quasi controvento, o come si dice “di bolina”. Cristoforo Colombo ha deciso lui dove andare, ma non a prescindere dal vento, o cercando di cambiarne in qualche modo fisico o soprannaturale l’andamento o la direzione. Si è fatto invece guidare, anzi cullare sulle onde del mare fino a che quella forza lo ha condotto dove entrambi volevano. A Barcellona, al termine della Rambla, c’è una statua a lui dedicata, che lo ritrae mentre con una mano tiene delle mappe e con l’altra indica verso il mare. Quel dito indica la direzione del vento. Del “suo” vento. Spesso, a pochi metri della statua, vicino a quello che è diventato il porto olimpico di Barcellona, stazionano le ricostruzioni fedeli delle tre caravelle, le barche con cui ha attraversato l’Atlantico da Palos a S.Salvador. Io le ho viste bene molte volte. Sono identiche nella forma a dei gusci di noce.

 

E anche oggi, hai voluto girare a destra dopo il sottopasso, per andare a prendere l’autostrada. Eppure lo sai che il lunedì sull’autostrada in direzione città c’è un traffico bestiale. Tanto vale prendere la tangenziale. Si arriva prima e non si paga il pedaggio. Che poi, avessi almeno il telepass. E invece no, dritto come un fuso verso la porta di uscita dove il camionista Uzbeco sta chiedendo delle informazioni al casellante. Ha messo anche le doppie frecce per far capire a tutti che dovrà rimanere li fermo per chissà quanto tempo. Ci saranno venti caselli diversi e te prendi sempre quello. Cambia solo la nazionalità del camionista. Lo scorso lunedì era Turco. Siamo stati fermi ad aspettare per venti minuti. E io seduto li accanto a te, aspetto. Senza nemmeno la consolazione di un volante dove appoggiare le mani. A volte, quando fai così, scenderei di macchina e me ne andrei a piedi. Scenderei anche al volo, mentre stai guidando, come fanno vedere nei telefilm americani. Ma questo non è possibile, lo sappiamo. E’ una cosa che non è umanamente e fisicamente possibile il fatto che ci separiamo anche per un solo istante.

 

Una volta ho immaginato il mio destino come se fosse una persona in carne ed ossa. In realtà un altro me stesso che viveva un minuto, un giorno, vent’anni avanti. Come se si incamminasse, un minuto, un giorno, vent’anni prima sulla via che dopo di lui avrei sicuramente percorso. Quante volte durante il cammino l’ho incontrato seduto sul ciglio della strada che mi aspettava, da un minuto, da un giorno, da vent’anni. Sapeva che sarei passato di li. Era l’unico a saperlo. Come solo io avrei potuto saperlo, se fossi passato per quella strada e l’avessi percorsa, un minuto, un giorno, vent’anni prima.

 

A volte invece me lo immagino che mi accompagna, questo altro me stesso. Che mi siede accanto, mentre guido l’automobile su e giù per le strade della vita.

 
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Commenti al Post:
maya1st
maya1st il 23/01/11 alle 22:07 via WEB
non c'è dubbio...è una voce a volte fastidiosa altre se non c'è ti manca...lui è sempre con te...solo che a volte gli va bene quello che fai...altre deve farti capire che lui avrebbe scelto un'altra strada...ma è quello che mi piace del nostro destino...lui è già scritto ma siamo noi che possiamo digitare il tasto canc e riscrivere tutto...siamo noi i romanzieri della nostra vita...infiniti abbracci Ale
(Rispondi)
 
cinciagio
cinciagio il 24/01/11 alle 09:13 via WEB
a me succede lo stesso per la fila alle casse del supermercato...buona giornata
(Rispondi)
 
eden58ac
eden58ac il 24/01/11 alle 13:24 via WEB
bellissima questa storia... buona settimana un sorriso anna
(Rispondi)
 
gratiasalavida
gratiasalavida il 24/01/11 alle 19:44 via WEB
Un guscio di noce. O una foglia accartocciata, che scivola su una pozzanghera. Le guardiamo, ogni volta, immutati nell'animo. Le nostre domande, invece, non sono mai le stesse. --- Ciao. Bella storia. :-)
(Rispondi)
 
daniela.mazziotta
daniela.mazziotta il 26/01/11 alle 15:33 via WEB
Bella bella bella! Avevo richiesto una storia su un bivio della vita ed eccola qui. Grazie di cuore, mi è piaciuta tantissimo! (geniale l'immagine del destino come persona in carne ed ossa che ti aspetta sul ciglio della strada)
(Rispondi)
 
ferrarioretta
ferrarioretta il 27/01/11 alle 09:26 via WEB
Eh,lo so,a volte rompe,ma se lo avessimo ascoltato ..qualche volta..forse le cose sarebbero diverse...forse.. Ciao;)) Oretta Bravissimo come sempre.. E VAI PIANO CON LA MACCHINA*________*
(Rispondi)
 
g1b9
g1b9 il 30/01/11 alle 18:05 via WEB
L'unica cosa che ci condiziona è il destino, l'unica cosa che ci fa fare quello che vuole e noi ci ostiniamo a chiamarla testardaggine.... Ciao Massimo piero. Sempre una bella storia. Un abbraccio.Giovanna
(Rispondi)
 
pappacorni
pappacorni il 30/01/11 alle 18:09 via WEB
Come è sempre difficile decidere la strada da percorrere, eppure qualsiasi strada scegliamo c'è sempre un destino pronto ad attenderci... c'è chi dice che si nasca con un destino già stabilito ma a volte mi chiedo se in questo sia contemplata anche l'opzione del libero arbitrio... sembrerebbe quasi un controsenso poter esercitare delle scelte che, qualunque esse siano, condurrebbero allo stesso destino... che scelte sarebbero? Potrebbe essere che allora non si nasca con un solo destino ma molti in più intercambiabili a differenza delle scelte che facciamo? O magari ce lo abbiamo solo seduto accanto ad accompagnarci nel viaggio e a dividere con noi bene e male, come la voce di una coscienza che indica la via ma che ci lascia liberi di scegliere da soli l'epilogo? Forse sono discorsi un pò sconclusionati i miei, nati così, al momento, e neanche ragionati, per cui mi scuserai se forse posso essere uscita fuori tema con una serie di domande fuori posto... comunque è sempre un piacere leggerti... un abbraccio...
(Rispondi)
 
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