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Post n°1 pubblicato il 05 Maggio 2009 da fraboss1928
“SCRIVO DUNQUE SONO” Non sono uno che frequenta assemblee o riunioni, ma molte volte mi è capitato di parteciparvi. Generalmente la durata di queste riunioni sono da un’ora e mezza a due ore, qualche rara volta questo tempo si supera. Si parte sempre con lo stesso stile: si presenta un programma ben dettagliato, lo si propone ai partecipanti e poi lo si discute. Il relatore di turno lo spiega con parole garbate e si raccomanda di intervenire perché quella riunione è aperta a tutti e democraticamente tutti possono apportare delle variazioni per migliorare il contenuto del programma stesso.. Poi prende la parola il presidente e fa la sua bella relazione, la durata del suo intervento supera molto la mezzora, ripetendo sempre con le stesse parole il contenuto del programma presentato. Dopo questo intervento, la maggioranza dei partecipanti sono quasi addormentati, quindi l‘applauso viene come una liberazione. Poi toccano ai vari esperti del settore,e qui fra numeri, percentuali, parole strane, passa un’altra ora abbondante. A questo punto i partecipanti sono cotti ma sono ancora pronti a intervenire. Ma. prima di loro, si fa avanti un collaboratore o uno che sa tutto di tutto; così, tra uno sbadiglio e un sorriso ironico, si giunge alla votazione finale per l’approvazione del progetto presentato. Il progetto viene democraticamente approvato all’unanimitàdall’assemblea.Tutti sono felici per la fine della riunione e soddisfatti perché hanno partecipato a migliorare il progetto presentato. Nella prima riunione fatta dai partecipanti di Ostia Lido al progetto indetto dall’AUSER ”SCRIVO DUNQUE SONO” mi aspettavo una cosa del genere, ed ero preparato già ad un bel pisolino fatto con gli occhi aperti e applaudire le varie relazioni. Ma è successo qualcosa che io non mi aspettavo. Mentre i partecipanti arrivavano si ridava vigore in noi qualcosa di strano, non c’era tempo di addormentarsi o di pensare ad altro, era un continuo parlare fra di noi senza che qualcuno coprisse l’altro e veramente democraticamente lo si ascoltava con un vero interesse. In tutte le riunioni successive non è mai esistito un presidente o un collaboratore, ma siamo tutti esperti e tutti ignoranti, ci correggiamo l’uno con l’altro con una semplicità da bambini; eppure siamo adulti e vaccinati. Non mi è mai capitato una cosa del genere, nelle riunioni che ho partecipato. Sono l’unico uomo di questo gruppo, quindi non ho la possibilità di confrontarmi con un altro uomo. Ma non mi interessa più dì tanto, ho un rapporto perfetto con le mie compagne e mi aiutano tanto a non sentirmi isolato. A mio giudizio, tutti noi partecipanti a questo progetto, abbiamo scoperto qualcosa in noi che prima non conoscevamo; ma ora sta diventando un punto di forza per la nostra vita, E’ bello scoprire quello che sappiamo fare e che prima non siamo stati capaci a farlo o per motivo di tempo o perché eravamo convinti che non eravamo capaci o ci sentivamo ridicoli a farlo. Stiamo trasformando le nostre debolezze, le nostre insicurezze, in un punto dì riferimento e di forza per il futuro della nostra vita. Non riesco a capire come questo possa essere accaduto, o meglio, cosa è quel concetto che ci unisce. Che piove o faccia freddo siamo quasi tutti presenti alle nostre riunioni, se qualcuno manca si sente la sua mancanza. Ma la sua mancanza non è corporale, ma un pezzo di noi che ci manca; è come se ci mancasse un pezzo della nostra storia o momento importante della nostra vita e noi non siamo capaci di sostituirla. La sua assenza non è mai dovuta alla sua pigrizia o perché non ha voglia di venire, semplicemente sarà successo qualcosa di importante che non si può rimandare a altra data. Forse questo è il motivo che unisce questo gruppo? Nicola |