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Post n°523 pubblicato il 16 Marzo 2010 da mjkacat

CREAZIONE NELL'ANTICO TESTAMENTO


L'ORIZZONTE DI COMPRENSIONE

L'orizzonte nel quale la fede d'Israele nella creazione va compreso è
costituito da due componenti:
1. l'esperienza identitaria della liberazione da parte di un Dio che ha
eletto Israele e ha stretto con esso un alleanza; questa fede sperimenta una
profonda crisi all'epoca dell'esilio ( VI sec. A.C.) che tuttavia conduce
ad un approfondimento della stessa fede. Da qui in avanti, infatti, il Dio
di Israele che interviene salvando il suo popolo verrà identificato al Dio
creatore del mondo;
2. la condivisione dell'orizzonte storico-religioso di Israele che, come
quali tutte le culture, ritiene il mondo opera di una mano divina. Queste
convinzioni vengono tramandate in forma di miti e di inni che Israele
accoglie ma al tempo stesso modifica quando non fossero conformi alla fede
israelitica.
Occorre dire che il mito, oggi, è stato profondamente rivalutato, dopo il
crollo della ragione monodimensionale dell'Illuminismo ad opera della
postmodernità: il mito non è più sinonimo di favola o leggenda o, nella
migliore delle ipotesi, di credenza prerazionale o prescientifica quanto
piuttosto un modello interpretativo del mondo che possiede una sua
intrinseca razionalità. Considerato e collocato nell'epoca culturale in cui
è stato formulato il mito è, nel suo modo di fondare, di concettualizzare
con stringenza logica, di orientarsi alla prassi e di stabilire dei valori,
quello che per noi oggi è la scienza, che pure è debitrice ad un concetto di
razionalità condizionato nel tempo.
La razionalità del mito è tuttavvia di gran lunga diversa dalle altre forme
di razionalità: essi indaga il fondamento ultimo ( arkai) del mondo in forma
di racconto storico ( la parola greca " Mythos" significa "parola",
"storia") come anche ogni relazione al Numinoso e al Divino; e questo non
solo dal punto di vista storico, ma anche psicologico, sociologico,
biologico e fisico.
I racconti di creazione, che compongono il patrimonio di diverse culture,
sono radicati quasi tutti nella ricerca che l'uomo intraprende stimolato e
provocato dalla constatazione della compresenza di bene e male, ordine e
disordine, vita e morte che attraversano tutti gli ambiti della vita. Punto
di partenza del mito non è dunque la fantasia, ma l'esperienza: è qui che
sogono tutte le domande, compreso quella che conduce a interrogarsi su Dio e
sulla sua responsabilità nei confronti del male. I miti non parlano di una
realtà fittizia, ma del mondo reale, in cui si trova l'uomo di ogni giorno:
nel mito " de re tua agitur" ( p.104). Scrive Erich Zenger che " la domanda
sull'inizio è per lo più domanda sul SENSO proprio di un'impresa, di una
cosa o di un evento (...) è la domanda sull'origine e sul fondamento (
Ursprung und Urgrund). Come tale, ma circa la QUALITA' dell'inizio: la
questione dell'origine è la questione della relazione e dello SCOPO del
tutto, se c'è stato un cattivo o buon inizio, una caduta o un caso ( Unfall
oder Zufall)".
Numerosi miti di creazione, molti dei quali sono ben noti alla Bibbia,
riconducono l'essere del cosmo ad una potenza divina positiva e intelligente
che trae il mondo dal caos informe, oppure lo genera direttamente: in queste
rappresentazioni, domina una fondamentale fiducia nella SENSATEZZA
dell'universo, poiché se l'universo- e innanzitutto il mondo e l'uomo-
provengono da una potenza divina buona, riposano, pur in mezzo a tante
sventure e tragedie, su un fondamento buono e solido. Da questo punto di
vista, come sempre Erich Zenger fa notare, " il mito è l'accusa dell'ordine
del mondo contro dèi che vengono adorati come divinità": è la scoperta
narrativa e l'evocazione del fatto che l'ORIGINE BUONA è congiunta al
compimento e che il mondo, nonostante tutto, è l'orizzonte della vita e non
della morte.
Inizio e fine sono congiunti nella bontà dell'inizio e questo consente di
costruire una società culturalmente dotata si SIGNIFICATO ed ETICAMENTE
vivibile: questa convinzione è assai presente nel racconto di Genesi, dove
viene ripetuto spesso che Dio vede la bontà della creazione e che ogni
evolversi di essa resta pur sempre nella mano di Colui che l'ha voluta.

L'EZIOLOGIA STORICA

Con questa espressione si vuole indicare che le notizie sulle origini che
troviamo nella Genesi non sono state ottenute per una rivelazione " diretta"
di ciò che successe, ma piuttosto gli autori sacri sono risaliti all'inizio
del mondo per dare ragione della situazione concreta in cui vissero. La loro
esperienza religiosa è segnata da una parte dalla bontà del Dio creatore e
salvatore, dall'altra dal peccato di tutti gli uomini e in particolare del
popolo d'Israele. Hanno cercato di trovare la causa di questa realtà ambigua
in ciò che successe agli inizi della storia. Tutto quello che di buono
troviamo nel mondo deriva dalla benedizione di Dio, che al principio diede
all'uomo ogni tipo di beni. I mali invece sono opera dell'uomo, che anche
sin dal principio ha rotto la relazione di armonia con il Creatore. In altri
termini il racconto direbbe che la situazione dell'uomo ha origine in un
evento, un fatto accaduto all'inizio della vicenda storica dell'umanità. E
anche se possiamo conoscere questo evento solo per via eziologica, cioè
riflettendo sulla situazione attuale alla luce della fede, e nonostante che
l'autore biblico usi il linguaggio e le forme di pensiero mitiche del suo
tempo, si tratta pur sempre di qualcosa che è realmente accaduto. Il modo
concreto in cui questo qualcosa di realmente accaduto viene rappresentato,
può anche servirsi di elementi narrativi o sapienziali che il mondo
circostante offre, magari anche di narrazioni "mitiche" : ciò che va
assolutamente compreso è che il mezzo letterario giova ad attingere un senso
vero e reale, legato ad un evento che ha profondamente interessato la storia
dell'uomo.
Va infine ricordato che non è né intenzione né compito delle Scritture
fornire dati storici o scientifico-naturali, ma comunicare la verità che Dio
ha voluto rivelare per la nostra salvezza: in questo caso la bontà originale
di tutto ciò che è uscito dalle mani di Dio e il suo dominio su tutto, e
l'alterazione di questa armonia a causa del peccato dell'uomo. In tal modo
restano delineati, almeno come principio, i campi dei distinti ordini di
conoscenza.

 

 

 
 
 
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