Creato da mjkacat il 24/05/2005

Eighties

Psicoanalisi Filosofia Teologia

 

 

"Infimo",...che passione !!

Post n°283 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da mjkacat

"Siamo tutti più o meno MATERIALISTI, noi eredi del secolo decimonono.  Non
appena ci venga additato, nella natura o nell'istinto, il rudimento
embrionale dei fatti "spirituali", subito presumiamo di possedere una
spiegazione di tali fatti:
Il PIU' BASSO CI SEMBRA IL PIU' VERO.
E' la superstizione del tempo, la mania di ricondurre il "sublime"
all'infimo: è lo strano errore che prende per causa sufficiente una
condizione semplicemente necessaria.  Dicono che sia anche lo scrupolo
scientifico.  Per affrancare lo spirito dalle illusioni spiritualiste, ci
voleva questo.  Ma io non riesco a vedere il vantaggio d'un affrancamento
che consiste nello "spiegare Dostoievskij con l'epilessia, e Nietzsche con
la sifilide.  Curioso modo di liberare lo spirito, negandolo "

Denis de Rougemont
"L'amore e l'occidente"
Ed: Rizzoli
pag 101

 
 
 

Il bisogno di Essere

Post n°282 pubblicato il 31 Dicembre 2008 da mjkacat

Una società che ha rifiutato l'ontologico illudendosi di poterne fare a meno
e che basti l'"avere" ontico senza neppure lontanamente essere in grado di
porre rimedio a questa istanza inconscia dell'uomo, può solo, con le sue
ridicole leggi,  porre sempre più divieti o ancor più demenzialmente
toglierli tutti con lo stesso identico risultato:
Stare a guardare l'ingrossarsi delle fila di chi compensa con la droga
questa irrefrenabile spinta del "desiderio" a quell'"Essere" che nella sua
espressione inferiore è l'irrazionale droga ma che può essere superatra solo
nel SOVRArazionale e non certo nella piattezza della ragione nichilista e
"calcolante" che, a quelli, del calcolo, oramai, non gle ne strafrega niente
ed è per questo che i ridicoli esperti che "calcolano" i danni son patetici.
Dimostrerebbero d'essere più intelligenti se si dedicassero a convincere
gl'arabi della bontà del prosciutto di Parma nei tortellini !!

Ma chi è competente di "sovrarazionale" ?
Quegli sciocchi che riducono l'uomo al suo linguaggio ?
Scordatevelo !
Quelli ancor fermi alle banalità dello sciocco romantico Freud ?
Meno che mai, e neppure ci provano, almeno
Psicofarmaci che stanno all'Extasy come i cioccolatini Ferrero ai Lindt ?
Sarà faaaaaaacileeeeee !!
Chi allora ?
NESSUNO

Solo quando i MODELLI, le figure AMMIREVOLI non saranno più calciatore,
veline, velisti e velocisti ma UOMINI VERI, allora ne riparleremo, ma ora
siam lontani anni luce e solo se troveranno MODELLI che destino la loro
AMMIRAZIONE potranno trovare nell'IMITARLI la forza per andare oltre.

A volte si trovano
MUCCIOLI era uno di questi.
Ma è stato stroncato da un fantozzi/fautore della legge che di "super-io"
capiranno, ma non d'altro.

Ma il problema resterebbe perchè, una volta allontanati da tali modelli e
tornando in questa società, se nel frattempo non saranno diventati "modelli
a se stessi" e per gl'altri, ripiomberanno nel vortice, ma non per caso o
per sfortuna, ma solo perchè quel mondo piatto li avrà fagocitati nuovamente
stritolandoli, asfissiandoli con la sua sistematica, razionale, logica,
lucida pazzia.

 
 
 

Ogni sera...

Post n°281 pubblicato il 29 Dicembre 2008 da mjkacat

...un nuovo incidente stradale.
Ogni sera si scopre che era un drogato.
Ogni sera che era cocaina.
Ogni sera c'è un giornalista sciocco che intervista
ogni sera  un qualche esperto tonto che s'illude di saperne più dei drogati
stessi sulla droga e
ogni sera raccontano le stesse fregnacce di trent'anni fa illudendosi poi di
non si sa' bene cosa.
Che cambi ?
Che si prendano paura ?
RIDICOLO e stupido.
Stupido, più che stupido, stupido al cubo !

E' solo il rovescio della medaglia, ma neanche poi tanto, del bullismo, di
quel bullismo che con l'aiuto della cocaina diventa automatico, facile
facile, alla portata di tutti, anche dei più timidi.

E allora ?
Cosa si illudono di risolvere quel branco di ebeti con le paternali ?
E con i cosiddetti esperti , poi ?
Ma per favooooooreeeeeeee........

Quando è ovvio che è la droga più "capitalista" che ci sia.
La più consona a questo sistema
La più "snob"
La più "chic"
La più "ganza"
Che per togliertela dalla testa ci vuol ben altro.

L'Extasy te la togli solo con un'altra "extasy".
Senza ti mancherà sempre.
E ci ritornerai sempre
Una società scientifica e vuota verrà sempre riempita dalla droga.
Fatevene una ragione !!

 
 
 

Ooo piatti, bei piatti !!

Post n°280 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da mjkacat

Ooo piatti
che della Ragion siffatta
andate orgogliosi e chiatti
bei piatti

Ooo piatti
alla sociologia sol atti
che pur l'adoraa Togliatti
a scatti
ooo piatti

Ooo piatti
codesta Ragion infatti
parrebbe una ciabatta
e tal essa è, difatti
bei piatti

Ooo piatti
pria d'ascoltar Scarlatti
o mia nobile schiatta
okkio al piedipiatti
che di mestiere fa
il castigaMATTI
ooo piatti...
bei piatti.


PS...dicasi "piatto" di un pensiero senza profondità ne altezza.

 
 
 

Scienza & Letteratura

Post n°279 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da mjkacat

E' curioso constatare di come la letteratura sia anni luce più avanti della
scienza in materie psicologiche.

Mentre detta psicologia scientifica si arrabatta in una frantumazione
dell'uomo in sempre più minuscole parti di un'inutile puzzle, la letteratura
dona, viceversa, delle "gestalt", degli insiemi coerenti e per certi versi
semplicissimi poichè geniali.

Dostoevskij è ben più esauriente di qualunque analisi scientista sulla
genesi del "nichilismo".

Per non parlare di Shakespeare e della carta straccia che fa del
"determinismo" e concetti come "sado-masochismo" e/o "sublimazione", per
dire i primi che vengono alla mente, nel rapporto amoroso.

Certo, andando avanti di questo passo la psicofarmacologia ha ben donde di
prevalere su qualunque approccio psicologico stante l'efficenza subitanea
della prima.
Ma è certamente ben triste vedere sempre più gli uomini ridotti a componenti
efficienti di un meccanismo tecnologico-scientifico arido, povero, miserrimo
che, come auto veloci sfrecciano su nastri d'asfalto, insensatamente, senza
neppure vedere gli stupendi fiori e la fantasmagoria della bellezza a cui
passano accanto senza oramai  più sospettarne nemmeno l'esistenza.

 
 
 

Ontico e ontologico in musica

Post n°278 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da mjkacat

Oggi si và di canzonette, che vi devo dire !
Pensavo che in fondo, per distinguer l'ontico dall'ontologico, la scienza
dai fini, la quantità dalla qualità, basterebbe riascoltare questa stupenda
canzone che le dieci son l'ontico e quell'una, il "sogno ontologico":

http://dailymotion.alice.it/video/x78rvj_lucio-battisti-dieci-ragazze-1969_music

Vabbè,...torno in manicomio !
L'hanno chiuso ? E chi è stato ?

Un comunista, vero ?

Lo SAPEEEEEEEVOOOOOOooooooo....
Mareeeeeeemmamaiiiiaaaaaaalaaaaaaaa...e io dove vado a dormire ?

 
 
 

Sublime o bestiale ?

Post n°277 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da mjkacat

Lungi dall'essere il vero desiderio,
libidinosamente e originariamente materno,
e la sublimazione la frustrante e frustrata sua elevazione,
è vero il contrario,
che il desiderio è quel desiderio di
"ESSERE" ,
primariamente ammirato nel paterno,
e la sua realizzazione materiale, in verità,
ne è solo l'"abbassamento".

Ecco perchè il desiderio è sempre appagato solo temporaneamente,
e non perchè ogni sostituto del materno
è pur sempre e solo una sua "brutta copia",
ma perchè il desiderio è qualcosa
di infinitamente più grande
di ogni oggetto materiale..

Ecco quindi anche perchè ogni giorno siam qui
a discutere,
nella speranza di carpire a qualcuno,
seppur di passaggio,
un'altra briciola di quell'"essere" cui bramiamo tutti,
indifferentemente e insaziabilmente.
Altro che "sublimazione" !!
Ma per favooooooooreeeeeeeeee....
Quello che sta in basso c'ha stufato !!

.....sebbene,
di tanto in tanto,
bisogna pur scendere,
atterrare per mangiare e...
vabbè, ci sian capiti !

O siam forse solo pazzi
cui converrebbe meglio
vagar per osterie e bordelli ?!

Dite voi.........

 
 
 

Il "nostro" Natale

Post n°276 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da mjkacat

Se il "desiderio" è innanzitutto quella forza che ci spinge fuori da noi stessi, dal nostro narcisismo primario, psicoanaliticamente parlando, allora questo "desiderio" è desiderio di "relazione", cioè di quella UNIONE con gl'altri e quindi di quella VERITA' che non è altro che DIO stesso,  che può essere colta solo "comunitariamente", cioè quella "grande assente" nell'isolamento "individualistico" e nel suo surrogato "comunistico" della comatosa società contemporanea.

Allora, quello che ci apprestiamo a festeggiare domani non è un sogno, un mito o un'illusione ma l'essenza di noi stessi se solo sappiamo essere un po' più profondi.

http://www.metacafe.com/watch/256561/magic_moments/

 
 
 

"La sacrosanta Verità"

Post n°275 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da mjkacat

Nei modi di dire, come nei proverbi e in altri "luoghi comuni" spessissimo
si nascondono, tanto sono paradossalmente evidenti, scheggie di verità.

E' un modo di dire diffuso quello di esclamare, di fronte ad un'affermazione
che riscuote il consenso dell'interlocutore, che..."hai detto una SACROSANTA
VERITA !!"
Perchè non è d'uso dire semplicemente..."hai detto una Verità", ma,
nell'abitudine, seppur di miscredenti, la si esclama sottolineandone
preventivamente che quella Verità è "sacrosanta" come per rafforzarla ?

Perchè la Verità è sempre "sacrosanta" o non è.
Non è cosa che appartenga all'uomo, ma al "sacro" e alla sua espressione, il
"santo".

Ovvio quindi che nella nostra epoca non si concepisca la Verità come
possibile o reale.
Per poter parlare di Verità con cognizione di causa bisogna preventivamente
spazzar via quella predominanza "umanistica", seppur rantolante, a cui si
accennava al post "Onda su onda", che nella sua INDIVIDUALISTICA espressione
(Nietzsche, in quel post) ha come conseguenza la decomposizione
nominalistica,  l'atomizzazione degli uomini che li getta separati gl'uni
dagl'altri e che il collettivismo (Marx, in quel post) vorrebbe
maldestramente riunire ma che senza nessuna struttura ontologica di fondo
non può riuscire a fare.

"L'uomo ha cessato di credere di potersi salvaguardare e di essere
autosufficiente solo perchè possiede il pensiero razionale, la morale laica,
il diritto, il liberalismo, la democrazia e il parlamento [stante la loro
inseparabilità dal dominio delle classi borghesi e dal sistema industriale
capitalista].  Tutte queste forme, al contrario, non fanno che indicare il
grave dissenso che travaglia l'umanità, l'ASSENZA DI SPIRITO UNITARIO".
[...viceversa...]
"La Verità sacrosanta è UNIONE e non disunione, e non è una limitazione".



http://it.wikipedia.org:80/wiki/Nuovo_Medioevo

http://it.wikipedia.org/wiki/Nikolaj_Aleksandrovi%C4%8D_Berdjaev



 
 
 

Ondaaaa su ondaaaaaa...

Post n°274 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da mjkacat

C'è una crisi economica in atto che, nella peggiore delle ipotesi si
risolverà nel giro di qualche anno.
Ma tutto questo è irrisorio stante l'ALTRA crisi, ben più profonda e
radicale che serviranno generazioni per venirne a capo, ed è quella che, ben
occultata dal benessere economico, traspare nella DECADENZA del tutto, Uomo
in primis.

Pare strano che persone, seppur non stupide, riescano solo a partorire
"abortini" di realtà quale che l'attuale degrado sociale sia causato dalla
televisione, quella di Berlusconi, ovviamente, stante il mistero della sua
generalizzazione all'intero pianeta che, parrebbe quindi, la forza di
rincretinimento dell'ideologia batterle tutte.

Una sofisticata analisi della genesi di detta "decadenza" la si può trovare
in un libro di Nikolaj Berdjaev definito "Impressionante" dal critico
dell'Espresso, poichè... "Queste riflessioni pubblicate per la prima volta
nel 1923 sembrano scritte ieri, dense come sono di quell'impasto di
rifulgente ossessione per la modernità e senso della fine che fa il nostro
pane quotidiano"

"L'avvenire è cupo. Non possiamo più credere alle teorie del progresso che
hanno sedotto il XIX secolo, in virtù delle quali il futuro prossimo
dovrebbe sempre essere migliore, più bello, più gradevole del passato che se
ne va
[...]
La modernità che sta giungendo alla propria fine, venne concepita all'epoca
del Rinascimento.
Noi oggi stiamo assistendo alla fine del Rinascimento.
[...]
L'umanesimo non ha rafforzato l'uomo, lo ha debilitato.  Questa è la
paradossale conclusione della storia moderna.  Attraverso la propria
autoaffermazione, l'uomo si è perduto invece di trovarsi.  L'uomo moderno è
entrato nella modernità pieno di fiducia in se stesso e nella propria forza
creativa: tutto, all'alba di questa epoca, gli sembrava dipendere dalla
propria arte, alla quale non vedeva né limiti né frontiere.  Ora ne esce,
per entrare in un'epoca inesplorata, prostrato nelle sue energie e con la
fede a pezzi - la fede che nutriva nelle proprie forze e nella potenza della
propria arte -, minacciato dal pericolo di perdere per sempre il nucleo
della propria personalità."

Proseguendo poi per sommi capi, dal Rinascimento in cui l'Uomo era ancora
pieno di quello spirito che gli proveniva dal Medioevo, arriviamo via via
sempre più "in riserva" all'epoca della Riforma e di quell'Illuminismo che è
stato più volte argomento di altri  miei post e che qui si amalgama alla
perfezione con quanto esprime questo autore:

"La rivolta e la protesta, inerenti alla Riforma, hanno generato
quell'evoluzione della storia moderna che si è conclusa con i "lumi" del
XVIII secolo, con il razionalismo, con la rivoluzione, fino ai suoi effetti
estremi: il positivismo, il socialismo e l'anarchismo.
I "lumi" non sono che un pallido riflesso del Rinascimento, un'ultima forma
dell'autoaffermazione umanista.  Ma non vi è più, in essi, lo spirito
creativo: il Rinascimento si è inaridito.
[...]
I "lumi" sono il castigo temporale del Rinascimento, il prezzo da pagare per
i peccati dell'orgoglio umanista, di questa autoaffermazione che ha tradito
le forme divine dell'uomo
[...]
Il Rinascimento ha esaurito le proprie forze creative, dando origine a un
VIOLENTO movimento storico nel quale non vi sarà più posto per una creazione
possente.  La rivoluzione francese, il positivismo e il socialismo del XIX
secolo sono le conseguenze dell'umanesimo rinascimentale e, al tempo stesso,
i sintomi dell'inaridimento del suo potere creativo
[...]
Due uomini, che dominano il pensiero dei tempi nuovi, Friederich Nietzsche e
Karl Marx, hanno rappresentato con geniale intensità, queste due forme
dell'autonegazione e dell'autodistruzione dell'umanesimo.  In Nietzsche
l'umanesimo rinuncia a se stesso e si distrugge nella sua forma
INDIVIDUALISTA; in Marx nella sua forma COLLETTIVISTA.  L'individualismo
ASTRATTO e il collettivismo ASTRATTO sono prodotti da una medesima causa, la
separazione dell'uomo dalle basi divine dell'esistenza, la sua scissione dal
CONCRETO
[...]
La morale di Nietzsche non ammette il valore della personalità umana; essa
rompe con l'umano, PREDICA LA DUREZZA NEI CONFRONTI DELL'UOMO, , in nome dei
suoi fini sovraumani, in nome di ciò che è futuro e lontano, in nome del
sublime.
L'individualismo superomistico sostituisce in Nietzsche il Dio perduto.
[...]
La morale di Marx non ammette il valore della personalità umana; anche lui
rompe con l'umano e PREDICA LA DUREZZA NEI CONFRONTI DELL'UOMO, in nome del
collettivismo, in nome dello stato futuro, dello stato socialista
La collettività sostituisce in Marx il Dio perduto.


Queste poche note giusto per rendervi partecipi dell'attualità delle
risposte di questo libro alla crisi umana della nostra epoca che, come si
diceva, è ben più profonda e di difficilissima soluzione di quella economica
che la occulta sovrastandola stante il materialismo ottuso dei molti.


http://www.youtube.com/watch?emb=0&aq=0&v=EjrnWY-bWk4&eurl=http%3A%2F%2Fvideo.google.it%2Fvideosearch%3Fq%3Donda+su+onda+conte&oq=onda+su+onda

 
 
 

L'Europa brucia

Post n°273 pubblicato il 22 Dicembre 2008 da mjkacat

Ieri Patrasso e Atene, oggi Malmoe.

Quest'Europa, tanto "correttamente" e banalmente liberal-democratica, che si
illude possa bastare un'idea tecnocratica di uguaglianza non-discriminante,
neppure delle minoranze più faziose, per poter sussistere ;
idea tanto razionale e quantitativa quanto irrazionale nella sua assenza
qualitativa...

...e con i suoi tanto decantati "Diritti"
atti solo a produrre nell'uomo moderno onnipotenza e capriccio

...e senza più nessuna Morale
atta ad arginare la naturale negatività umana
confidando stupidamente che bastino le "Leggi"
quasi che di Kant ci si nutrisse diluito nel biberon

...e senza neppure più un'Estetica
che la salvi dal naufragare nella volgarità
plebea, dilagante e bulla

...ecco,...questa Europa
mesi fà Parigi, ieri Atene, oggi Malmoe
spegne fuochi mentre se ne accendono altri,
che non ne è Nerone l'autore
ma la sua stupidità intrinseca
e l'ottusità insipiente di chi la vorrebbe governare
ignorando tutto dell'uomo
su di un'idea astratta di scienza
che illudendosi sufficente
ne pratica l'ontico
ignorandone l'ontologico
e ne paga il prezzo.

http://it.youtube.com/watch?v=2hp9dIKxpB4&feature=related

 
 
 

Dio , oltre la noia.

Post n°272 pubblicato il 21 Dicembre 2008 da mjkacat

Nella banalità dilagante dei "dilettanti allo sbaraglio" della psicoanalisi dove
si riporta sempre Dio ad una costruzione umana dimenticandosi che la verità
è il contrario e  cioè che la natura è una costruzione divina.

Per chi è annoiato da detto dilettantismo è desidera una visione più alta
che sia contemporaneamente più profonda e distaccata dalla parzialità del
"relativo" è consigliabile questo libro:

http://www.bologna.chiesacattolica.it/bo7/2004/2004_07_11/testi/54.php

Certo, conviene essere un po' predisposti che..."la vita mistica è anzitutto
una interpretazione "anagogica" della nostra "Weltanschauung" in cui noi
prendiamo coscienza dell'unità dell'Universo."

 
 
 

Uno zio in cielo !

Post n°271 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da mjkacat

Roma, 7 apr. - (Adnkronos) - E' stato ufficialmente battezzato
'Lambertini', in onore del frate italiano Giovanni Lambertini,
l'asteroide 175629, scoperto alcuni mesi fa, il 19 settembre del 2007,
da Fabrizio Tozzi e Mauro Graziani utilizzando il telescopio remoto
Skylive 3 situato a Pedara, in provincia di Catania. Il battesimo
ufficiale dell'astereoide 175629, riferisce on line Giorgio Bianciardi
dal sito dell'Unione Astrofili Italiani, e' stato deciso
dall'International Astronomical Union ed il nome 'Lambertini' e' stato
scelto dalla commissione dei 15 esperti del Csbn, il Committee on
Small Body Nomenclature.
Giovanni Lambertini, nato nel 1916 e morto nel 1997, era un
frate italiano appassionato di scienze che insegnava fisica ai molti
ragazzi che lo avvicinavano. E' stato anche uno dei fondatori
dell'Arar, l'Associazione Ravennate Astrofili Rheyta, il gruppo
astrofili di Ravenna del quale sono soci gli scopritori
dell'asteroide, Fabrizio Tozzi e Mauro Graziani.
"'Lambertini' -ricorda Bianciardi- e' un asteroide della fascia
principale, semiasse maggiore dell'orbita e' di 2.72 UA, eccentricita'
prossima a 0, il suo periodo orbitale di circa 4 anni e 6 mesi. In
base alla magnitudine apparente e alla distanza, e ipotizzando
l'albedo, cioe' la frazione di luce solare riflessa, tipico di questi
oggetti, si possono ipotizzare dimensioni di circa 1600-3600 metri".
"L'oggetto al momento della scoperta -prosegue- era in una opposizione
molto favorevole, essendo di magnitudine 18.2. Attualmente e' intorno
alla magnitudine 21". Skylive ospita a Pedara, sulle pendici dell'
Etna, quattro telescopi remoti, tra cui il telescopio remoto Uai, e
altri due remoti in Australia.

http://www.arar.it/ricerca/asteroidi/asteroidi.htm

...mio zio da parte materna:
http://www.arar.it/vintage%20astro/focaccia/Ricordo_Lambertini.pdf

 
 
 

Ma se il desiderio...

Post n°270 pubblicato il 12 Dicembre 2008 da mjkacat

...si nutre di privazione
come dice la psicologia
o che solo due cose posson deludere
una, desiderare molto una cosa
e non ottenerla mai
l'altra
desiderare molto una cosa
ed ottenerla
come insegna Oscar Wilde
allora
non sarebbe più saggio
cercare di capire la sua funzione
il perchè è in noi
a che scopo ne siam forniti
perchè è così potente e fragile
qual'è il suo mistero
che scioccamente giudicarlo insensato
e "phronesicamente" limitarsi a moderarlo
quando è probabilmente lo strumento
voluto per portarci alle stelle ?

 
 
 

Ambivalenza & follia

Post n°269 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da mjkacat

Nel mondo reale vige il "principio di non contraddizione".
Bene e male son separati.

Nella psiche umana vige il "principio di ambivalenza.                                                                      Bene e male convivono ed è solo nella libera scelta che
si estrinseca l'uno e non l'altro.

Nietzsche, che era un folle, non coglie questa distinzione tra esterno ed
interno , che la follia è questo, ed afferma l'equivalenza del bene e del
male.

La cosa sarebbe vera se non esistesse la realtà esterna ma solo quella
soggettiva.
Nella realtà esterna bene e male sono due istanze ben separate  la cui
evidenza è insensato negare.

...inoltre, la confusione tra interno ed esterno
si estrinseca poi nel proiettare all'esterno di sé
tale divisione interna tra bene e male
in quella fonte di perenni conflitti
che è il dividere il mondo in buoni e cattivi
figlio di quell'oscurissimo illuminismo
che si estrinseca in quel "primato del politico"
che tutt'ore ci affligge.

 
 
 

Senza ego

Post n°268 pubblicato il 07 Dicembre 2008 da mjkacat

C'è solo una cosa peggio del MATERIALISMO, il DEISMO, il suo controaltare,
l'autentico "oppio dei popoli".

Il Materialismo, seppur sbagliato, ha almeno i piedi per terra.  Figlio
immanente di un desiderio trascendente, sbaglia solo nell'illusione che per
abolire il male basti la POLITICA e che "progressivamente" ciò possa
avvenire
Ma sappiamo oramai che questa via porta solo ai campi di sterminio.

Nella sua versione capitalista porta anch'essa alla morte, ma iniziando dai
più deboli, vecchi e bambini, nell'atmosfera gaia dei demenziali Outlet, dei
figli esteticamente perfetti e presumibilmente esponenzialmente cretini,
degli amori sempre nuovi e tanto passionali, dei cibi sofisticatissimi e nel
caos crescente dell'unico scopo che è l'arricchimento insensato.

Per sfuggire a questo il deismo cerca lontano, su comodi aerei pasteggiando
a champagne, la soluzione e atterra in luoghi miserrimi dove si uccide per
una lettera d'amore ad una bambina di una casta diversa.
Ma oramai, con la testa fra le nuvole, questo non lo si vede e si passa
ammirati tra Budda di pietra e dormienti che più dormienti di così c'è solo
la morte.
E si è colti da improvviso stupore ed esteticamente ci si riempie di quella
"saggezza", scansando morti di fame e pezzenti questuanti fino a ché non
esplode l'Hotel a cinque stelle dove soggiornavi e forse, dico forse,
capisci che i conti non tornano e che sarebbe stato meglio solo svuoltare
l'angolo di casa ed entrare in quella chiesa vuota, stante il vuoto mentale
di chi la circonda.

 
 
 

Nietzsche, padre di tutte le guerre

Post n°267 pubblicato il 06 Dicembre 2008 da mjkacat

Il mito di Dioniso racconta dell'uccisione di quel dio, , che è un bambino,
attraverso lo "sparagmòs", la vittima fatta a pezzi,  e l'"omofagia", la
vittima divorata cruda, ad opera dei Titani, a cui segue la reazione di
Giove che uccide i Titani e fa resuscitare il bambino.

Per inciso va ricordato che conseguentemente, Giove, dai brandelli dei
Titani fa gl'uomini che son quindi contemporaneamente VIOLENTI, causa la
natura titanica, e DIVINI causa il dio che avevano appena divorato.

Quindi nel mito di Dioniso è presente il momento della morte violenta
seguita da resurrezione, proprio come nella storia di Gesù, che per
Nietzsche non è storia ma mito, questo va da sè.

Ma i due casi, quello di Dioniso e quello di Cristo, non sono affatto
simili.  Il fatto che si tratti in entrambi i casi di "martirio", cioè di
vittime uccise dalla VIOLENZA umana, può trarre in inganno, ma la differenza
c'è ed è essenziale.

Nel caso di Dioniso si ACCETTA la violenza della vita nei suoi  meccanismi
vittimari; nel caso di Gesù la si RIFIUTA

"Dioniso contro il Crocifisso; eccovi l'antitesi. Non è una differenza in
base al martirio - solo esso ha un'ALTRO SENSO.  La vita stessa, la sua
eterna fecondità e il suo eterno ritorno determinano la sofferenza, la
distruzione, il bisogno di annientamento... Nell'altro caso il dolore, il
Crocifisso in quanto INNOCENTE" valgono come OBIEZIONE contro la vita, come
formula della sua condanna." *

"La vera filantropia vuole il sacrificio per il bene della specie - è dura,
è piena di auto superamento, perchè abbisogna del SACRIFICIO dell'uomo. E
questo pseudo umanesimo che si chiama cristianesimo vuol giungere a far sì
che NESSUNO VENGA SACRIFICATO" **


Ora, che conclusioni si traggono da tutto questo ?
Che Nietzsche ha colto perfettamente il NUCLEO psicologico dell'Uomo, la
VIOLENZA di cui sono impregnati, ma lo sviluppa BANALMENTE, non facendo
altro che ricoprire solamente con parole nuove e altisonanti quello , che in
realtà, è sempre stato fatto da tutti e dappertutto e non facendo altro che
perpetuare le radici di tutte le guerre.

Cristo, viceversa, RIVOLUZIONA autenticamente il tutto e se, evitando la
malafede di crociate e inquisizioni, lo si guarda con occhi attenti, se ne
coglierà molto facilmente l'autentica natura pacifista.



*    Nietzsche, OPERE, vol VIII, tomo III, FRAMMENTI POSTUMI 1888-1889,
Adelphi, Milano 1986, 14[89], pag: 56-7
**  Nietzsche, FRAMMENTI POSTUMI 1888-1889, cit, 15, [110], pag 257-58

PS: L'evidenziazione usufruendo delle maiuscole e ovviamente mia e ha il
fine di sottolineare i punti salienti che, alla luce poi delle teorie di
René Girard, risulteranno particolarmente chiari.
Mi rendo comunque conto che per la comprensione dell'importanza del suddetto
autore e reltivo apprezzamento sia necessaria una conoscenza delle dinamiche
psichiche approfondita.
Cosa alquanto infrequente, purtroppo, stante l'ottuso determinismo vigente,
frutto del materialismo prevalente nella filosofia contemporanea stessa,                                              e nel suo contraltare deista sul modello junghiano o new-age,  
cieca delle dinamiche psichiche ed attenta solo a quelle sociologiche quasi
che dell'Uomo già tutto si sapesse. Ciò a riprova del miserrimo stato della
materia.


 
 
 

Pelagianesimo

Post n°266 pubblicato il 06 Dicembre 2008 da mjkacat

Il "pelagianesimo", come degenerazione moralista e volontarista del cristianesimo, è il grave pericolo contro cui si è battuta per anni CL, con Il Sabato e 30 Giorni, il rischio contro cui don Giussani ha sempre ammonito: "il pelagianesimo è l’eresia propria del tempo di oggi", è l’opposto del cristianesimo spiega in "Dal temperamento un metodo".


Su questa battaglia CL fu allora affiancata da un grande uomo di Chiesa: Joseph Ratzinger. Che all’unisono con Giussani affermò: "Questa modalità moralistica di attualizzazione dell'Antico Testamento finisce necessariamente in un fallimento; in questo punto preciso stava già l'errore di Pelagio, il quale ha oggi molti più seguaci di quanto non sembri a prima vista". Ratzinger fece questa accorata denuncia il 1 settembre 1990 parlando, guarda caso, al Meeting , diciotto anni fa.
 
 

 
 
 

Radici mentali della "coppia" moderna

Post n°265 pubblicato il 06 Dicembre 2008 da mjkacat

Ne L'Amore e l'Occidente di di Denis de Rougemont troviamoun'analisi storica
e cronologica del concetto occidentale di amore, dal mito di Tristano e
Isotta ai giorni nostri. Secondo Rougemont, il mito di Tristano esprime un
amore per l'amore, non un amore per l'altra persona coinvolta nel rapporto
amoroso. Si tratta di un amore narcisistico, dove l'enfasi è posta più
sull'autoesaltazione dell'amante che sulla relazione con la persona amata.
L'amore che si sviluppa nei romanzi medievali e nella poesia trobadorica è
un amore attraverso gli ostacoli, anzi addirittura una amore degli ostacoli.
Cosicché in realtà  non vi è alcun amore, se non un amore per gli ostacoli.
All'interno della sfera masochistica dell'amore per gli ostacoli vi è una
paura patologica di innamorarsi in un modo semplice e diretto. Secondo
Rougemont, questo mito era destinato a cambiare l'atteggiamento verso
l'adulterio in Occidente, atteggiamento che egli vede materializzarsi come
disprezzo del matrimonio. Questo mito, che Rougemont chiama mito della
passione, esalta e divinizza l'amore infelice e non sensuale, e in realtà è
amore per il nulla, per la morte. De Rougemont considera lo sviluppo del
mito della passione come origine della decadenza nella sfera dell'amore.
Egli afferma che il tradizionale triangolo del desiderio è la configurazione
consueta dell'amore senza amore. Le fonti di questo amore senza amore, di
questo amore-martirio, sono individuate indietro nel tempo, nella religione
dualista: dalla Gnosi al Manicheismo, alla religione dei Celti e dei Catari,
onde diffondendosi attraverso i romanzi medievali e la poesia trobadorica
esso è gradualmente divenuto parte del concetto quotidiano di amore erotico
dell'uomo occidentale.
Questo dualismo nell'amore divenne comune
nella Francia del Dodicesimo secolo.
Questa dette un potente impulso al culto
dell'amore. Fu in questo secolo che il matrimonio divenne un oggetto di
disprezzo. Al contrario, la passione venne glorificata.
 

L'ingannevole letteratura romanza viene etichettata come letteratura
romantica, e lo sviluppo che Rougemont analizza come decadenza morale Girard
lo analizza come una graduale intensificazione del desiderio metafisico.
 
 Queste differenze terminologiche non coprono il
fatto che i due autori descrivono lo stesso fenomeno del desiderare mediante
ostacoli.

Mentre Rougemont ritiene che la letteratura della passione sia la fonte del
fenomeno, Girard vede la letteratura piuttosto come un rispecchiamento del
fenomeno stesso. Girard vede la letteratura in modo assai più positivo, non
come fonte della contaminazione ma come sua rivelazione.
Pertanto, si può
sostenere che la critica della letteratura romantica operata da Girard sia
simile alla critica della letteratura romanza operata da Rougemont: entrambe
le letterature sono intessute nelle menzogne che accrescono i desideri di un
amore senza amore.

Invece di collocare questo cul de sac del desiderio nella religione eretica,
Girard lo individua più generalmente come trascendenza deviata

http://www.bibliosofia.net/files/GRANDE1.htm

 
 
 

Il pazzo

Post n°264 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da mjkacat

Parliamo dell'"atto che vede", dell'intelligenza, o della "salute mentale".
Il pazzo è colui che crede in se stesso («Oggigiorno ognuno crede
esattamente in quella parte dell'uomo in cui dovrebbe non credere: se
stesso, e dubita esattamente di quella parte di cui non dovrebbe dubitare:
la ragione divina»); è il fissato, monomaniaco fino alla monotonia («Il
pazzo. è preso dalla nitida e ben illuminata prigione di un'idea: è teso
verso un punto solo, fino all'esasperazione»); è logico in modo esasperato
perché cerca di ridurre la complessità dell'universo e dell'esistenza a un
ordinamento semplificatore che sia alla sua misura («Il logico pre-tende di
rinchiudere il cielo nella sua testa», «La coerenza del suo spirito è quello
che lo rende stupido e pazzo allo stesso tempo»). Non è il poeta a essere
lunatico, come facilmente si è portati a credere, ma il ragionatore: «Il
pazzo non è l'uomo che ha perduto la ragione, ma l'uomo che ha perduto tutto
fuor che la ragione». Il pazzo è colui che «come il determinista, vede in
ogni cosa un eccesso di causa». «Se si potesse parlare di azioni umane senza
causa, esse sarebbero semmai certe piccole azioni che un uomo sano compie
senza annettervi importanza: fischiettare camminando, colpire l'erba col
bastone, darsi pedate sui garretti, o fregarsi le mani. È l'uomo felice che
fa cose inutili, l'uomo malato non ha la forza di abbandonarsi all'ozio.
Queste azioni fatte negligentemente e senza scopo sono proprio di quelle che
il pazzo non potrebbe mai capire». Il pazzo ha sempre coerenza e lucidità,
ma è chiuso in un mondo piccolo: «La sua mente si muove in un cerchio
perfetto ma ristretto. Un cerchio piccolo è infinito, come un cerchio
grande, ma pur essendo ugualmente infinito non è ugualmente grande. Allo
stesso modo una spiegazione assurda è completa come una spiegazione giusta,
ma non abbraccia un campo altrettanto vasto. Una pallottola è tonda come il
mondo, ma non è il mondo». Il primo problema dell'uomo contemporaneo non è
che non sa risolvere l'enigma del mondo, è che non vede l'enigma. Lo
censura, lo imprigiona dentro le sue idee, le sue fissazioni, le sue voglie
confondendole con il desiderio, cerca di chiudere il mondo nella sua testa
«e la testa gli scoppia». E gli scoppia, paradossalmente, non perché non
regge la novità, non perché vi continui a entrare troppa realtà, troppe cose
nuove da fuori, ma perché dal di dentro premono contro le sue pareti idee
sempre più assurde.
Basterebbe aprire gli occhi. Tutta la differenza tra il cristianesimo e un
generico buddismo, nel quale (in quanto filosofia interiore) Chesterton vede
la sintesi dell'atteggiamento mentale dell'uomo contemporaneo ripiegato su
di sé, è rivelata dalle rispettive statue: «Il santo buddista tiene sempre
gli occhi chiusi e il santo cristiano li tiene ben spalancati. il buddista
guarda con particolare attenzione dentro se stesso; il cristiano è rimasto a
guardar fuori con intensità tragica».

Estratto da "L'epoca più immorale che ci sia"
Gilbert Keith Chesterton

http://www.tempi.it/cultura/004015-l-epoca-pi-immorale-che-si-sia-conosciuta


 http://it.wikipedia.org/wiki/Gilbert_Keith_Chesterton

 
 
 

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