Creato da mjkacat il 24/05/2005

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Psicoanalisi Filosofia Teologia

 

 

Nuovo Medioevo

Post n°263 pubblicato il 04 Dicembre 2008 da mjkacat

Nuovo Medioevo è il titolo di un libro del filosofo russo Nikolaj
Aleksandrovic Berdjaev,  Pubblicato per la prima volta a Berlino nel 1923, è
stato tradotto in italiano ed edito in Italia da Fazi nel 2004.


Fine del Rinascimento
La civiltà moderna, per Berdjaev, è "un'impresa che ha fallito": lo
straordinario evento creativo che è stato il Rinascimento italiano, nel XV e
nel XVI secolo, è andato inesorabilmente esaurendosi, e la modernità, che
era stata concepita in quel periodo, ha mancato alla sua promessa di
"liberare" l'uomo.

L' esperienza creativa del Rinascimento era stata possibile solo grazie allo
straordinario accumulo spirituale reso possibile dal Medioevo cristiano. La
fioritura artistica rinascimentale è stata infatti il prodotto dell'incontro
tra le energie spirituali medievali e la "scoperta delle forze dell'uomo e
del loro libero gioco" avvenuta con l'umanesimo. Ma "spezzando i legami
[dell'uomo] col centro spirituale dell'esistenza", il Rinascimento conteneva
in sé i germi della propria fine. È questa infatti "la distruttiva
contraddizione dell'umanesimo": da un lato l'esaltazione delle illimitate
capacità dell'uomo, dall'altro il riconoscerlo su un piano esclusivamente
naturale, essere tra gli esseri, finito, privo della specificità che gli
veniva dalla somiglianza divina.

L'uomo si trova dunque, nel XX secolo, di fronte alla sua più grave crisi
spirituale, incatenato a forze più grandi di lui, che lungi dal liberarlo lo
hanno "debilitato" e reso schiavo. L'umanesimo rinascimentale, le teorie
progressiste del positivismo ottocentesco, tutte le filosofie che
esprimevano fiducia nei confronti dell'avvenire "e nelle forze autonome che
sostenevano l'uomo", sono di fronte al proprio stesso fallimento. "L'uomo
moderno - incalza Berdjaev - è prostrato nelle sue energie e con la fede a
pezzi (...), minacciato dal pericolo di perdere per sempre il nucleo della
propria personalità".


Il Nuovo Medioevo
Mentre la "luce diurna" della modernità va spegnendosi, e categorie
concettuali quali "progresso" e "reazione" perdono di ogni significato,
l'uomo si avventura dunque dentro una nuova epoca, caratterizzata
metaforicamente dall'oscurità notturna. Berdjaev non teme di essere chiamato
"oscurantista": non è detto che la notte sia migliore del giorno, anzi. Il
"Nuovo Medioevo" berdjaeviano è la condizione che fatalmente dovrà seguire
alla sconfitta della modernità: un'epoca che non ignorerà le conquiste
"eretiche" dell'umanesimo, la sua scommessa, per quanto perduta, sulla
libertà dell'uomo. Quella che propone il filosofo, insomma, non è una
sterile ripetizione di un tempo andato, che sarebbe peraltro impossibile.

No, il Nuovo Medioevo avrà qualcosa di unico e originale. La lotta tra Bene
e Male si farà più intensa, e i termini saranno più chiari. La rivoluzione
russa è una tappa fondamentale di questo processo di chiarificazione, e,
seppure in negativo, i bolscevichi sono davvero "uomini del Nuovo Medioevo".
Essi indicano infatti che "non esiste neutralità religiosa, pura assenza di
religione; alla religione del Dio vivente si oppone la religione del
Diavolo; alla religione del Cristo, la religione dell'Anticristo. Il
comunismo, con la sua società sacrale, che esige dagli uomini la
sottomissione al Diavolo, è il primo grande segno del Nuovo Medioevo.

Ecco dunque la caratteristica fondante del Nuovo Medioevo: non la vittoria
del Bene o del Male, non una prospettiva di ri-evangelizzazione "positiva"
dell'umanità, o viceversa di sconfitta definitiva dell'esperienza cristiana;
ma il passaggio da termini di riferimento "laici", secolari, a termini di
riferimento "religiosi": "in questa epoca - sostiene Berdjaev - tutti gli
aspetti della vita andranno a collocarsi sotto il segno della lotta
religiosa, esprimeranno principi religiosi estremi".



« La luce diurna e razionalista della storia moderna si va spegnendo, il suo
astro declina, avanza il crepuscolo, e ci avviciniamo alla notte. »

http://it.wikipedia.org/wiki/Nuovo_Medioevo

http://it.wikipedia.org/wiki/Nikolaj_Aleksandrovi%C4%8D_Berdjaev



 
 
 

"Essere e tempo"

Post n°262 pubblicato il 03 Dicembre 2008 da mjkacat

Il capolavoro di Heidegger ha un suo equivalente nel mondo cattolico...
ed è la Liturgia !!

Questa, attraverso i Sacramenti, è lo strumento con cui nella Chiesa
l'"Essere" si incontra con il "tempo"
in quella dinamica di visibile e invisibile dove la Liturgia è come la porta
attraverso la quale il "mysterion" di Dio irrompe nella vita dell'uomo.
E' in questa chiave Teologica che vanno visti i vari momenti liturgici se se
ne vuol cogliere la loro interpretazione in profondità.

"Mysterion", parola usata non a caso, già con Platone fino a Plotino,
acquista un carattere filosofico;
i "mysterion" erano infatti dottrine che conducevano dal mutevole
all'immutabile, dal terrestre al celeste, dall'apparenza al reale...
e già Tertulliano paragona i misteri pagani ai sacramenti.
Come i misteri pagani, infatti,  rendono presenti nelle celebrazioni sacre
il destino e le azioni degli dei,
facendo partecipare coloro che le celebrano alla sorte della divinità, così
nel rito simbolico della celebrazione sacramentale cristiana lo storico e
irripetibile atto salvifico di Cristo viene cultualmente riprodotto e reso
presente..

Ecco allora che si comprende perchè la parola "mistero" viene ad essere
applicata ai riti cristiani:
ed essa indica da ora in poi i Sacramenti;  poichè è attraverso questi  che
il modo del  "mysterion" si rende visibile, percepibile, afferrabile dal
fedele.

Ecco perchè, si diceva, tutto ciò è, in fondo, la versione cattolica di
"Essere e tempo",
....ovvero di Cristo nella quotidianità.


http://it.youtube.com:80/watch?v=jWI2pauhkSI&feature=related

 
 
 

La violenza e "quei formidabili anni"

Post n°261 pubblicato il 02 Dicembre 2008 da mjkacat

Se solo si conoscesse qualcosa della psiche umana come risulterebbero vere,
chiare, comprensibili, intelligenti le parole di preti e Papi quando
ripetono che la violenza non porta a nulla.

Come appaiono infantili e stupide le velleità sessantottine rispetto
all'intelligenza di un Paolo VI°

Che apice di bassezza si era giunti in quegl'anni !?

Che abissale stupidità è stato il '68 !?

Come ce se ne può ricordare senza provar vergogna per quella regressiva
esplosione di violenza che tutt'ora si giustifica come "buona" !?
Ma come si può cadere nel ridicolo più di così !?

Quanto è tutt'ora più che mai vero che tanti, troppi, "hanno occhi ma non
vedono" !?

Che pena !!

 
 
 

Il metodo della prassi

Post n°260 pubblicato il 30 Novembre 2008 da mjkacat

Cristo, nel Vangelo, si sà che usa le parabole per spiegarsi e queste, a ben
vedere, sono un vero e proprio metodo.
Le parabole, infatti, riguardano generalmente un'AGIRE, un COMPORTAMENTO; il
terrenon non è quello delle IDEE, ma quello della PRASSI e danno grande
importanza all'ESPERIENZA.

Se si tratta di Dio, il problema non è quello di sapere che cosa EGLI SIA
in se stesso, nessuna definizione ASTRATTA né SILLOGISMI,  ma COME AGISCE,
PER COSA è, a cosa SERVE e le conseguenze per il comportamento dell'uomo.
Nelle parabole di Gesù non troviamo DEFINIZIONI di Dio o di suoi attributi.
Non si serve della forza di un'argomentazione LOGICA o della forza
dell'argomento di AUTORITA' ma della forza dell'ESPERIENZA degli ascoltatori
e nell'aspetto significativo delle AZIONI. , nessuna TEORIA ma ESEMPI e
CONCRETEZZA ;....la carità del buon samaritano , l'astuzia
dell'amministratore infedele; nella parabola del granellino di senape c'è
l'AZIONE dell'uomo che semina; in quella del lievito c'è l'AZIONE della
donna; in quella del seme che spunta da solo c'è l'azione del coltivatore
che lascia che la terra compia la sua opera.
L'interesse è per l'azione.

Anche del regno di Dio se ne parla come di una realtà in marcia,
un'operazione in corso di svolgimento, una crescita, una ricerca, una
semina, un ritorno, una vigna dove si lavora, un pane che lievita.
E' sempre qualcosa di concreto in movimento, qualcosa che si fa; è un'AZIONE
in cui ci viene proposto d'entrare.
Esempi da imitare: il buon samaritano e da non seguire, quello del servo
spietato
Il comportamento di Dio è descritto da Gesù con parabole che chiamano in
causa il COMPORTAMENTO usuale degli ascoltatori :"Chi tra voi al figlio che
gli chiede un pane darà una pietra ?"

Il terreno delle parabole è quello dei COMPORTAMENTI, della PRASSI

Inoltre, le parabole, sono un'ottimo esempio come strumento di DIALOGO.
Gli esempi e le immagini sono sempre desunti dalla vita di ogni giorno e dai
suoi consueti problemi al fine di rendere il più facilmente comprensibile a
tutti, e non solo ai più istruiti, il contenuto del Suo messaggio di
salvezza.
Frequentissime sono le interrogazioni dirette agli ascoltatori: "Chi fra
voi...?", "Chi...?", "Che ve ne pare...?, "Forse che...?", "Perchè...?",
"Con che cosa...?", "Come...?".
Si aspetta un parere dagli ascoltatori.
La domanda può trovarsi anche alla fine :
"Che cosa farà il padrone della vigna ?", "Quale dei due amerà di più ?",
"Chi dei due ha fatto la volontà del padre '"
A queste domande gli ascoltatori sono in grado di rispondere in base alle
loro esperienze: esperienza personale, esperienza collettiva (proverbi),
buon senso.

Queste brevi note per sottolineare come ci sia ancora molto da scoprire e da
imparare dal metodo parabolico di Cristo


PS:...e i sogni, poi, non son forse piccole parabole...personalizzate?

E chi mi dice a me che non possono venir dall'alto e non necessariamente dal basso ?

http://medjugorje.altervista.org/doc/visioni/sangiovannibosco/index.php

 
 
 

La "cultura" Progressista

Post n°259 pubblicato il 29 Novembre 2008 da mjkacat

La manipolazione della storia comincia con la Rivoluzione Francese e la
censura della Vandea per proseguire poi con i Gulag che, lungi dall'essere
stalinisti, nascono fin da subito nel 1918 ed, in Italia, se ne parla per la
prima volta esattamente undici anni fà, oggi.
Come faccio ad esserne sicuro ?
Semplice, perchè sull'argomento fece una puntata Vittorio Sgarbi nella sua
rubrica "Sgarbi quotidiani" con del materiale che avevo trovato io.
E dove ?
Nel Guinnes dei primati, alla voce "Stragi".
Più semplice di così !!
Quindi, per un semplice calcolo, 79 anni esatti di CENSURA.
Un'altra storia poco nota, anzi, per niente nota, è che ha fatto più morti
il comunismo stesso di comunisti che il tanto decantato fascismo.

Cosa si vuol dire con questo ?
Che la violenza umana, dal '700 in avanti, con la scusa della Teodicea ci si
chiede perchè Dio.....e così facendo occulta la crescita esponenziale
nell'uomo di detta violenza vera ed unica causa dei maggiori disastri.

Dell'Uomo, il nuovo idolo, il nuovo protagonista della storia, se ne deve
mascherare la violenza e lo si fa in due modi diversi e contemporanei

CENSURA & GIUSTIFICAZIONE

Censura, come si è mostrato sopra, e "giustificazione" con lo spacciarla per
una violenza giustificata però dalle buone intenzioni
Giochino infantile dove, sentendosi "buoni" si uccidono tutti i "cattivi"
Antropodicea: ...cioè a fin di bene !!
Elementare Watson

E quando qualcuno comincia a parlarne ?
REVISIONISMO, ovviamente, parola inventata da Stalin in persona...mai
RIMOZIONE che è il suo vero nome.

Ma non vi preoccupate, continuate pure a mettere la testa sotto la sabbia.
Almeno non chiedetevi però perchè i giovani sono così sbandati.
Son solo figli di quel '68 dove era "proibito proibire"
Avete voluto la bicicletta ?
Pedalate pure, ora !!
8o)


 
 
 

Diritto & Religione Cattolica

Post n°258 pubblicato il 29 Novembre 2008 da mjkacat

Ora, la questione della relazione tra società civile e società religiosa,
tra autorità civile ed autorità religiosa non si poneva nel mondo antico
precristiano.  Esso si caratterizzava per una visione unitaria e monista
dell'uomo e della società: non vi era distinzione tra cittadino e fedele,
tra comunità civile e comunità religiosa, anzi si riconosceva alla religione
una funzione fondativa della stessa società civile, come elemento di
coesione ed elevazione dei cittadini.
In tale contesto due erano le derive che la struttura sociale poteva
assumere:
LO STATO TEOCRATICO (come è ancora, attualmente, l'Islam) o ierocrazia in
cui prevale la componente religiosa su quella civile, come nel caso dei
paesi d'oriente.
Seconda possibile evoluzione era la CHIESA DI STATO in cui l'elemento
religioso è insito e connaturato nell'organizzazione politica e sociale
senza esserne l'elemento informatore, l'elemento civile predomina su quello
religioso come in quasi tutte le realtà precristiane delloccidente.
Solo con l'avvento del cristianesimo e con il famoso passo biblico Matteo
21,37 ("Date a Cesare quel che di Cesare, date a Dio quel che è di Dio")
viene proposta e teorizzata la DUALITA' del governo dell'umanità: intesa
come concorrente collaborazione di Chiesa e Stato nella regolazione del
fenomeno sociale.  Questa concezione fù alla base delle accuse mosse,
soprattutto in ambito romanio, ai cristiani che per primi ed unici tra i
popoli conquistati dall'Impero non accettavano di sottomettersi
all'imperatore non in quanto capo di governo ma in quanto Dio in terra.  Per
i cristiani l'uomo è contemporaneamente cittadino di DUE città: quella
terrena di cui deve seguire le leggi sino a che non sono moralmente illecite
e quella celeste di cui Dio è il re.
Da questa seppur sommaria ricostruzione si comprende come nella divisione
operata dal cristianesimo si trovi la fonte dell'attuale moderno pluralismo
libertario che connota tutte le moderne società civili.
I contrasti tra mondo romano e mondo cristiano perdurarono con alterne
recrudescenze sino alla definitiva scomparsa della controparte imperiale, da
ricordare appaiono:

L'editto di Milano 313 d.c. Costantino dichiara il cristianesimo "religio
licita"

I pontificati di Leone Magno (460 d.c.) e Gelasio I (500 d.c)....ribadiscono
che due sono le autorità del mondo, la sacra autorità dei vescovi e la
potestà regia e tra esse la prima ha un valore maggiore.

Cesaropapismo di Carlo Magno (815 d.c.)....l'imperatore si fà paladino della
fede

1075 - 1122 periodo delle lotte per le investiture Il papato e l'impero si
contendono il potere di nomina dei vescovi e degli uffici ecclesiastici in
quanto centri di potere non solo spirituale ma anche temporale. (...) Sono
coevi a tale periodo la riforma gregoriana e la nascita del movimento
monastico riformatore, cioè tutti elementi di purificazione della Chiesa e
di rivendica delle sue autonomiedall'impero.

La teoria curialista  Siamo nel 1300  e sotto il pontificato di Innocenzo
III e Bonifacio VII la Chiesa rivendica la sua preminente autorità anche in
campo morale.(...) Si forma la teoria delle due spade, l'autorità sugli
uomini è unica e viene da Dio con due spade l'una spirituale che il Papa
esercita direttamente e l'altra secolare che il Papa esercita con la
mediazione collaborativa dell'imperatore.

Ora, passando all'origine dello stato moderno conseguente alla
frammentazione del Sacro Romano Impero nato con Carlo Magno e che,
viceversa, sotto Federico Barbarossa e la vittoria dei comuni  ne segnò
l'inizio del declino, va rilevato che la nascita di detto stato moderno
inteso come ordinamento giuridico dotato di sovranità indipendente e
assoluta entrò subito in collisione con l'idea di Chiesa quale altro potere
concorrente sullo stesso territorio dello Stato.
Ad esacerbare il rapporto del Papato e della Chiesa con gli stati moderni si
inseriscono anche la riforma protestante e la formazione delle "Chiese di
stato" secondo il principio "cuius regio eius et religio" assolutamente
inconciliabile con il principio di libertà proprio dell'idea cristiana di
religione.
Tralasciando pace di Augusta !1555) e pace di Westfalia (1648) che segnano
le tappe dell'indipendenza dei principi feudali, veniamo allo "stato
assoluto" che rappresenta la forma di governo per eccellenza nell'occidente
del XVIII secolo dove si configura l'idea di un re che ha tutte le basi del
potere in mano e che gestisce la questione del fenomeno religioso sulla
scorta di un sistema di rapporti noto con il nome di "giurisdizionalismo".
Esso tendeva a limitare al minimo l'intervento e l'influsso del papato nelle
singole realtà nazionali sino a costruire, a volte anche con il compiacente
aiuto di vescovi vere e proprie Chiese nazionali (vedi i casi Inglese e
Francese)

Tale movimento e le sue "nefaste" conseguenze per la Chiesa ebbero
conclusione con la rivoluzione francese.
Infatti di fronte all'affermarsi degli Stati moderni la Chiesa cattolica
reagì riaffermando la propria tradizionale CONCEZIONE DUALISTICA, nonchè
rielaborando la teorica dell "potestas directa" secondo il filtro della
scienza di Ballarmino e Suarez che ritrovarono nella UNICA derivazione
divina l'origine dell'autorità della Chiesa...mentre per tutto ciò che
riguarda unicamente la sfera temporale la Chiesa non può che cedere il passo
agli stati secolari.
La concezione così formulata introduceva come unica ECCEZIONE alla non
ingerenza della Chiesa negli affari degli stati i casi di questione di
MORALE, fede e religione.

Tralasciando per ragioni sistematiche e di spazio il successivo periodo
nascente dalla rivoluzione francese in cui principalmente la Chiesa si trova
a dover confrontarsi non tanto con lo Stato in quanto soggetto autoritario,
bensì quale portatore di ideologie filosofiche CONTRARIE al dettato biblico,
quali l'Illuminismo e il Radicalismo, passiamo a quella parte (jus
eclestiasticun internum) che contiene i principi prodotti della Chiesa in
epoca pre e post Concilio Vaticano II inerente al combattuto rapporto tra
Chiesa e Stato
"Gaudium et Spes" e "Dignitatis Humanae" le fonti previlegiate del nostro
discorso.
La Chiesa riconosce la necessità di aprire un proficuo confronto con la
cultura e con il mondo, che è pur sempre fatto da Dio e dove egli si
manifesta, e quindi la necessità di riallacciare profondi legami con "gli
uomini e le donne di buona volontà" soprattutto nell'impegno comune per la
pace, la giustizia, le libertà fondamentali, la scienza.
Riassumendo schematicamente i termini dell'insegnamento conciliare in
parole, si possono indicare cinque principi fondativi del corretto rapporto
tra fenomeno religioso e ordinamento secolare

1° Autonomia e laicità
2° Libertas Ecclesiae
3° Libertà religiosa
4° Rinuncia ai previlegi ex parte Ecclesiae
5° Reciprocità e collaborazione

Sorvolo sull'intuitiva spiegazione dei singoli punti solo per sottolineare
come resti valido, sulle questioni MORALI il DIRITTO della Chiesa di
esprimersi che "collaborazione" non significa "esclusione"

 
 
 

Scuole private cattoliche, un Diritto !

Post n°257 pubblicato il 28 Novembre 2008 da mjkacat

Nella CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO,  l'art.9 regola il diritto
di libertà religiosa; l'art.10 dello stesso documento garantisce il diritto
alla libera espressione delle proprie idee anche in ambito filosofico e
religioso; l'ar.2 del pedissequo Protocollo addizionale tutela, invece, il
diritto dei genitori di assicurare alla prole una educazione conforme alle
proprie convinzioni religiose.  In particolare della tutela riservata
attraverso l'art.9 al diritto di libertà religiosa, va rilevata sia la
espressione in ambito pubblico ed associativo del fenomeno religioso, sia
quella in ambito privato e personalistico: insomma sia il diritto collettivo
che il diritto individuale.  Solo in casi eccezzionali è possibile una
restrizione di tale diritto: art.9 comma secondo prevede la conformità
all'ordine pubblico, alla salute pubblica ed alla morale in generale.

In parole povere LE SCUOLE orientate RELIGIOSAMENTE SONO GIA' UN DIRITTO.
Quindi tempo al tempo e le scuole "cgil" come giustamente le definisci,
hanno i giorni contati.

 
 
 

Illuminismo o oscurantismo...radicale ?

Post n°256 pubblicato il 27 Novembre 2008 da mjkacat

Ma se tutte le ideologie post-illuministe partono da un'idea di uomo che non
ha nessunissimo riscontro scientifico come appunto quella del "buon
selvaggio", che basterebbe conoscere anche solo di striscio Piaget e Freud
per riderne a crepapelle...e

... arrivando poi ora alle ultime belle "pensate" di costoro...se solo con
l'avvento del cristianesimo e con il famoso passo biblico Matteo 21,17 viene
proposta e teorizzata la dualità del governo dell'umanità: intesa come
cocorrente collaborazione di Chiesa e Stato nella regolazione del fenomeno
sociale e di come da ciò si comprenda come nella divisione operata dal
cristianesimo si trovi la fonte dell'attuale moderno pluralismo libertario
che connota tutta la società moderna e civile...ora...

....si diceva...ora...chi è illuminista e chi oscurantista ?


 
 
 

Il desiderio di "essere"

Post n°255 pubblicato il 23 Novembre 2008 da mjkacat

"Una volta soddisfatti i suoi bisogni primordiali , e talvolta anche prima,
l'uomo DESIDERA intensamente, ma non sa esattamente che cosa,
poichè è l'ESSERE che egli desidera, un essere di cui si sente privo e
di cui qualcun altro gli sembra fornito.
Il soggetto attende dall' altro che gli dica ciò
che si deve desiderare, per acquistare tale essere" (Girard)

Per chi soggiorna tutt'ora nel "desiderio di avere" è preclusa la
possibilità, stante la pena per la specie sottosviluppata di desiderio che
CREDE, ingenuamente,  lo possa appagare, di comprendere quanto segue poichè
confonde la materia con la psiche che lo sovrasta e cieco vaga tra
cavernicole ombre.

Ora, per chi invece l'"illuminismo" lo intende etimologicamente e non altro,
unico e autentico DISINCANTO, s'accorgerà che la struttura ultima del
Desiderio, come etimologicamente svela la parola stessa, che DE-SIDERIO
aspira a stelle e non a stalle.

Ecco quindi che in nulla di terreno potrà trovare sazietà, in ultima
istanza, se non OLTRE l'umano, in quell'"Essere-Dio-CRISTO" la cui
IMITAZIONE sola appaga Senso, Ragione, Desiderio, Logica e qualunque altro
che dir si voglia.


http://www.youtube.com/watch?aq=f&emb=0&eurl=http%3A%2F%2Fvideo.google.it%2Fvideosearch%3Fq%3Dmagnificat+bach+raffaello&v=Ys5pbCX4oeY

 
 
 

Voce di Veritas

Post n°253 pubblicato il 21 Novembre 2008 da mjkacat

In Verità vi dico
che se invidierete l'erba del vicino
sarete perdonati
ma se avete invece
i vicini di Erba
la vedo tragica


Aummmmmmmmmmmmmmm.........
Hare Krisna Hare Krisna Krisna Krisna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare
http://video.libero.it/app/play?id=55986bff18b4d0d2660e168fa451e757
 

 
 
 

Il trionfo della mediocrità

Post n°252 pubblicato il 21 Novembre 2008 da mjkacat

In conformità ai propri obiettivi la società occidentale ha scelto la forma
d'esistenza che le era più comoda e che io definirei giuridica. I limiti
(molto larghi) dei diritti e del buon diritto di ogni uomo sono definiti dal
sistema delle leggi. A forza di attenersi a queste leggi, di muoversi al
loro interno e di destreggiarsi nel loro fitto ordito, gli occidentali hanno
acquisito in materia una grande e salda perizia (ma le leggi restano
comunque così complesse che il semplice cittadino non è in grado di
raccapezzarcisi senza l'aiuto di uno specialista). Ogni conflitto riceve una
soluzione giuridica, e questa viene considerata la più elevata. Se un uomo
si trova giuridicamente nel proprio diritto, non si può chiedergli niente di
più. Provate a dirgli, dopo la suprema sanzione giuridica, che non ha
completamente ragione, provatevi a consigliargli di limitare da se stesso le
sue esigenze e di rinunciare a quello che gli spetta di diritto, provatevi a
chiedergli di affrontare un sacrificio o di correre un rischio gratuito. vi
guarderà come si guarda un idiota. L'autolimitazione liberamente accettata è
una cosa che non si vede quasi mai: tutti praticano per contro
l'autoespansione,
condotta fino all'estrema capienza delle leggi, fino a che le cornici
giuridiche cominciano a scricchiolare. (.)
Io che ho passato tutta la mia vita sotto il comunismo affermo che una
società dove non esiste una bilancia giuridica imparziale è una cosa
orribile. Ma nemmeno una società che dispone in tutto e per tutto solo della
bilancia giuridica può dirsi veramente degna dell'uomo. Una società che si è
installata sul terreno della legge, senza voler andare più in alto, utilizza
solo debolmente le facoltà più elevate dell'uomo. Il diritto è troppo freddo
e troppo formale per esercitare un'influenza benefica sulla società. Quando
tutta la vita è compenetrata dai rapporti giuridici, si determina
un'atmosfera
di mediocrità spirituale che soffoca i migliori slanci dell'uomo. E contare
di sostenere le prove che il secolo prepara reggendosi sui solo puntelli
giuridici sarà per l'innanzi sempre meno possibile.

È ora che affermiate i vostri doveri
Nella società occidentale di oggi è avvertibile uno squilibrio fra la
libertà di fare il bene e la libertà di fare il male. Un uomo politico che
voglia realizzare, nell'interesse del suo paese, una qualche opera
importante, si trova costretto a procedere a passi prudenti e perfino
timidi, assillato da migliaia di critiche affrettate (e irresponsabili) e
bersagliato com'è dalla stampa e dal Parlamento. Deve giustificare ogni
passo che fa e dimostrarne l'assoluta rettitudine. Di fatto è escluso che un
uomo fuori dell'ordinario, un grande uomo che si riprometta di prendere
delle iniziative insolite e inattese, possa mai dimostrare ciò di cui è
capace: riceverebbe tanti di quegli sgambetti da doverci rinunciare sin
dall'inizio.
Ed è così che col pretesto del controllo democratico si assicura il trionfo
della mediocrità.
Per contro è cosa facilissima scalzare l'autorità dell'Amministrazione, e in
tutti i paesi occidentali i poteri pubblici si sono considerevolmente
indeboliti. La difesa dei diritti del singolo giunge a tali eccessi che la
stessa società si trova disarmata davanti a certi suoi membri: è giunto
decisamente il momento per l'Occidente di affermare non tanto i diritti
della gente, quanto i suoi doveri.
Al contrario della libertà di fare il bene, la libertà di distruggere, la
libertà dell'irresponsabilità, ha visto aprirsi davanti a sé vasti campi
d'azione.
La società si è rivelata scarsamente difesa contro gli abissi del
decadimento umano, per esempio contro l'utilizzazione delle libertà per
esercitare una violenza morale sulla gioventù: si pretende che il fatto di
poter proporre film pieni di pornografia, di crimini o di satanismo
costituisca anch'esso una libertà, il cui contrappeso teorico è la libertà
per i giovani di non andarli a vedere. Così la vita basata sul giuridismo si
rivela incapace di difendere perfino se stessa contro il male e se ne lascia
a poco a poco divorare.
E che dire degli oscuri spazi in cui si muove la criminalità vera e propria?
L'ampiezza dei limiti giuridici (specialmente in America) costituisce per
l'individuo
non solo un incoraggiamento a esercitare la sua libertà ma anche un
incitamento a commettere certi crimini, poiché offre al criminale la
possibilità di sfuggire al castigo o di beneficiare di un'immeritata
indulgenza, grazie magari al sostegno di un migliaio di voci che si
leveranno in suo favore. E quando in un paese i poteri pubblici affrontano
con durezza il terrorismo e si prefiggono di sradicarlo, l'opinione pubblica
li accusa immediatamente di aver calpestato i diritti civili dei banditi.

La stampa, impenitente guardona
Anche la stampa (uso il termine "stampa" per designare tutti i mass media)
gode naturalmente della massima libertà. Ma come la usa?
Lo sappiamo già: guardandosi bene dall'oltrepassare i limiti giuridici ma
senza alcuna vera responsabilità morale se snatura i fatti e deforma le
proporzioni. Un giornalista e il suo giornale sono veramente responsabili
davanti ai loro lettori o davanti alla storia? Se, fornendo informazioni
false o conclusioni erronee, càpita loro di indurre in errore l'opinione
pubblica o addirittura di far compiere un passo falso a tutto lo Stato, li
si vede mai dichiarare pubblicamente la propria colpa? No, naturalmente,
perché questo nuocerebbe alle vendite. In casi del genere lo Stato può anche
lasciarci le penne. Ma il giornalista ne esce sempre pulito. Anzi, potete
giurarci che si metterà a scrivere con rinnovato sussiego il contrario di
ciò che affermava prima.
La necessità di dare un'informazione immmediata e che insieme appaia
autorevole costringe a riempire le lacune con delle congetture, a riportare
voci e supposizioni che in seguito non verranno mai smentite e si
sedimenteranno nella memoria delle masse. Quanti giudizi affrettati,
temerari, presuntuosi ed erronei confondono ogni giorno il cervello di
lettori e ascoltatori e vi si fissano! La stampa ha il potere di contraffare
l'opinione pubblica e anche quello di pervertirla. Così, la vediamo coronare
i terroristi del lauro di Erostrato, svelare perfino i segreti della difesa
del proprio paese, violare impudentemente la vita privata delle celebrità al
grido "Tutti hanno il diritto di sapere tutto" (slogan menzognero per un
secolo di menzogna, perché assai al di sopra di questo diritto ce n'è un
altro, perduto oggigiorno: il diritto per l'uomo di non sapere, di non
ingombrare la sua anima divina di pettegolezzi, chiacchiere, oziose
futilità. Chi lavora veramente, chi ha la vita colma, non ha affatto bisogno
di questo fiume pletorico di informazioni abbrutenti).

Giornalisti in nome di chi?
È nella stampa che si manifestano, più che altrove, quella superficialità e
quella fretta che costituiscono la malattia mentale del XX secolo. Penetrare
in profondità i problemi le è controindicato, non è nella sua natura, essa
si limita ad afferrare al volo qualche elemento di effetto.
E, con tutto questo, la stampa è diventata la forza più dirompente degli
Stati occidentali, essa supera per potenza i poteri esecutivo, legislativo e
giudiziario. Ma chiediamoci un momento: in virtù di quale legge è stata
eletta e a chi rende conto del suo operato? Se nell'Est comunista un
giornalista viene apertamente designato dall'alto come ogni altro
funzionario statale, chi sono gli elettori cui i giornalisti occidentali
devono invece la posizione di potere che occupano? E per quanto tempo la
occupano? E con quale mandato?

---------------------------------------------------------

"Un mondo in frantumi",
 discorso che Aleksandr Solzenicyn pronunciò
 l'8 giugno 1978 all'università di Harvard
davanti a 20 mila persone.

Quando la libertà diventa irresponsabilità cade ogni difesa contro gli
abissi del decadimento umano. Così  Solzenicyn vide lucidamente la deriva di
una società che fa di ogni sua pulsione un diritto




 
 
 

Perchè la Scienza...

Post n°251 pubblicato il 20 Novembre 2008 da mjkacat

...e quando dico Scienza non mi riferisco a quei giochini matematico
astratti che quella pseudoscienza, ma alla SCIENZA DELL'UOMO, quella vera,
ANTROPOLOGIA e PSICOLOGIA che se appena appena fossero CONOSCIUTE  e
minimamente USATE quel MITO del "BUON SELVAGGIO" finirebbe nella pattumiera
e dietro c'andrebbero tante di quelle cose che, la Filosofia, per
riprendersi, non gli basterebbero neanche le cure del mitico Dottor Murri
per sopravvivere.

DIO E' MORTO ?
BUFFI !!
La Filosofia è morta !!

 
 
 

Partito Democratico

Post n°250 pubblicato il 19 Novembre 2008 da mjkacat

"La critica razionalista e umanistica non scorge nulla di tutto ciò.  Si
vota a un certo tipo di cecità giacchè opera nel SENSO del SENSO, se così si
può dire, in senso inverso alla ispirazione tragica, alla violenza
indifferenziata.  Rinforza e consolida tutte le differenze, tappa tutti gli
interstizi da cui rischiano di rispuntare la violenza e il sacro.  Alla
lunga ci riesce così bene da far piazza pulita di ogni vera virtù CATARTICA;
finisce quindi per cadere nella piattezza dei "valori culturali", nella
lotta filistea contro i filistei, nella pura erudizione o nella
classificazione.  Non vede che rendendo le opere affatto estranee al dramma
essenziale dell'uomo, alla tragedia della violenza e della pace, a qualsiasi
amore come a qualsiasi odio, alla fin fine non fa che ingrossare la corrente
che essa deplora e che riporta la violenza nel cuore della citta"

Leggendo queste semplici parole di Girard (p.406-7 op.cit) ho tratto alcune
considerazioni, forse giuste forse sbagliate, sulla situazione italiana dei
"Progressisti" e/o "Democratici" di sinistra, sottolineando, anche se spero
superfluo, l'intento esclusivamente intellettuale del tutto:

Nella sua essenza di Filosofia della storia, e quindi del suo "senso", gli
Idealisti hanno perso completamente di vista il suo opposto e cioè
l'"indifferenziato" che stà a fondamento del tutto e che ne è quindi il
substrato magmatico, caotico, violento.
Sbagliando quindi bersaglio non sanno opporre adeguate resistenze e/o
rimedi.
Ciò non gli è possibile neanche seppur alleandosi con forze di impronta
religiosa, "Popolari", che, comunque, la controllerebbero ben diversamente
poichei, restando la direzione di quella organizzazione saldamente in mano
all'ala Idealista e non a quella Realista cattolica, se è così consentito
definirla, la violenza resta fuori controllo.

Ora, non credete a me.
Osservate la litigiosità intestina su ogni questione dei "Progressisti" e
confutatemi, se ci riuscite.

Emblematico è poi il caso di Massimo D'Alema:
Sembra di assistere ad un vero e proprio caso di moderno "capro espiatorio"
Sollecitati dallo "stregone" che lo additava come un "debole": "Dì qualcosa
di sinistraaaaaaa !!", ecco che il popolino bue coagulando su di lui l'odio
di tutta l'area per le continue sconfitte ed essendone contemporaneamente il
Re come Presidente del partito, ricrea una situazione in tutto simile a
quella del popolo cannibale dei Tupinamba.(p.382)
Non arrivano al vero e proprio sacrificio fisico, ma, psicologicamente è
inviso a TUTTA la sinistra a parte rarissime eccezzioni d'elite.

Ora, forse, qualcuno sorriderà.
Non c'è problema.
Possiamo aspettare....NOI !!
La violenza mimetica non solo non è un'opinione ma è anzi considerata dai
suoi detrattori stessi l'"UNICO SISTEMA POSTMODERNO"

http://www.youtube.com/watch?um=1&ie=UTF-&v=vyhakiu4ftE&q=de+profundis&rlz=1G1GGLQ_ITIT302&eurl=http%3A%2F%2Fvideo.google.it%2Fvideosearch%3Fsource%3Dig

 
 
 

New age glaciaaaaaleeee........

Post n°249 pubblicato il 18 Novembre 2008 da mjkacat

"PERCHEEEEEEEeeeee...CHI E' SEEEENZA
PECCAAAAAAAAAAAATOOOOOOOOooooooooo............SCAAAAAAAGLIiiiiiiiiiii LA
PRIMA PIEEEEEEEEeeeeeeeeeTRAAAAaaaaaaaaa.............."
...............................
.........................
SDEEEEEEEEREDEEEEEEEENGGGGGGGgggggggggg !!!!
....................................
......................................
"MO' MAAAAAAAAAAAAaaaaaaaaMMAAAAAAAAAAaaaaaaaaaaaaa........!!!!?!?!"

 
 
 

Girard

Post n°248 pubblicato il 18 Novembre 2008 da mjkacat

Un link unico per chiarezza e completezza :

http://www.filosofico.net/filrelsacrificio7.htm

 
 
 

Sullo studio della Teologia...

Post n°247 pubblicato il 17 Novembre 2008 da mjkacat

..e sui suoi leggeri effetti propulsivi  nella spinta all'elevazione

http://dailymotion.alice.it/video/x6qs1a_lancio-shuttle-atlantis_tech

 
 
 

Genialità dei "primitivi"

Post n°246 pubblicato il 17 Novembre 2008 da mjkacat

Lungi dall'essere quel che appaiono, i popoli primitivi, alle prese coi LORO
adolescenti, invece di farla tanto lunga con raccomandazioni, consigli,
suggerimenti e suppliche, li "sassavano" direttamente attraverso i "riti di
passaggio" nel caos violentissimo della vita più reale e dura.
Cioè quella vita dalla quale la comunità si è allontanata collaborando
all'edificazione dell'ordinato "bene comune".

Non stanno a spiegare ai loro "bamboccioni" cos'è, al contrario, il "caos
violento", l'anarchia se volete, anzi, ce li cacciano dentro con un calcio
nel sedere e....chi si salva, bene, gli altri, peggio per loro.

Sooooooccia che vedi, poi, come quelli che sopravvivono diventano
braaaaaaaviiiiiii, ligi al dovere, religioooooooosiiiiiii,
santerelliiiiiiiiniiiiiii, membri perfetti e adepti indefessi e instancabili
ora di quel "bene comune".

Valà che loro bene lo saprebbero come curare i nostri
bambocci-bullo-anarco-situazionisti.
Eeeeeee, se l'avevano capita.....LORO,....mica noi !!!

 
 
 

Guerre di religione moderne

Post n°245 pubblicato il 16 Novembre 2008 da mjkacat

Ideologia nazi-comunista

Due ideologie anticristiane

Nel 1941, all'apice dell'egemonia nazi-comunista, il Papa ebbe la sua guerra
da intraprendere, con le proprie armi, non a livello politico ma a quello
delle idee. In quell'anno nelle menti delle persone c'era una grande
confusione a causa del «nuovo ordine»; il nazismo e il comunismo sembravano
avere le carte vincenti. Il fallimento della democrazia era un tema comune
nei commenti politici, che fosse visto in positivo o in negativo. A Berlino e a Mosca il cristianesimo era stato cancellato da tempo.

All'aspetto ideologico della seconda guerra mondiale non è stata data
l'importanza
che esso merita. Troppo spesso gli statisti e gli storici descrivono gli
eventi solo da un punto di vista politico e militare. L'ideologia è come
l'asino
di Buridano: gli storici la lasciano ai filosofi e i filosofi la considerano
una pseudoscienza, un trastullo dei giornalisti e dei demagoghi. Ma
l'ideologia
totalitaria asservì l'Europa per buona parte della seconda guerra mondiale.
E proprio il rapporto delle idee con la politica, con l'interpretazione
degli eventi contemporanei, con la cultura che fa l'ideologia.
Essenzialmente esclusiva, essa non tollera opposizione né rivali. Era
inevitabile che, sin dall'inizio, entrasse in violento conflitto con la
religione nel campo delle idee. Ciò che era secondario o irrilevante per gli
storici e i filosofi era una questione di vita o di morte per la Chiesa
cattolica.

Il nazionalsocialismo e il marxismo-leninismo erano le principali ideologie
della guerra. Le teorie di Karl Marx, adattate da Lenin, costituivano le
fondamenta del comunismo mondiale imperniato sull'Unione Sovietica. Non è
necessario ricordare l'aperta e violenta ostilità del marxismo nei confronti
della religione, resa operativa in Unione Sovietica. I nazisti, dal canto
loro, avevano «Il mito del secolo XX. Una valutazione delle lotte per il
rinnovamento spirituale del nostro tempo» (Der Mythus des 20. Jahrhunderts.
Eine Wertung der geistigen Gestaltenkämpfe unserer Zeit) di Alfred
Rosenberg. Il Mythus venne rapidamente messo all'Indice dal Vaticano
all'inizio
del 1934. Non si trattava certo di un capolavoro del pensiero speculativo,
ma si limitava a formulare sfacciatamente e volgarmente lo spirito
radicalmente anticristiano, pagano e razzista del Movimento, diventando in
questo modo la «bibbia» del nazionalsocialismo. Si trattava di una lettura
obbligata per i membri del partito, il che spiega le numerose ristampe che
ebbe negli anni Trenta. Esso ebbe anche altri più sofisticati equivalenti,
come il libro di Ernest Bergmann dal titolo La Chiesa nazionale tedesca, il
quale sosteneva che il cristianesimo era semita e antitedesco; il
cristianesimo predicava pietà e misericordia per il debole, permettendo
addirittura al debole di avere figli; la razza era la vera forza del
progresso ecc. L'opera di Bergmann venne posta all'Indice dei Libri Proibiti
contemporaneamente al Mythus.

Hitler sostenne sempre che il Mythus non era una enunciazione ufficiale del
nazionalsocialismo. Ma Rosenberg era il responsabile della «cultura e
ideologia» del partito nazista e il titolo altisonante che gli era stato
attribuito nella struttura del partito era quello di «Fiduciario del Führer
per la formazione intellettuale del partito» (Beauftragter des Führers für
die gesamte weltanschauliche Schulung und Erziehung des NSDAP). Una copia
del Mythus venne depositata, con le debite cerimonie, sulla pietra angolare
del nuovo studio di Norimberga, dove il partito teneva le sue spettacolari
adunate. Il saluto simbolico a questa «bibbia» e a tutto ciò che essa
rappresentava venne aspramente commentato da L'Osservatore Romano del 21
settembre 1937, in un editoriale di prima pagina scritto - ma non firmato -
dallo stesso card. Pacelli. Nel 1946 Rosenberg venne impiccato proprio a
Norimberga.

Secondo Rosenberg, la razza, intesa come la razza tedesca, era la punta di
diamante della nuova rivoluzione. La «cultura nordica» era la norma per il
futuro della Germania. Era una mistica del sangue. Ogni altro valore era
nemico, soprattutto il cristianesimo, che, con i suoi dogmi semiti, aveva
espropriato il popolo tedesco della sua eredità nordica. Perciò era
necessario costruire una nuova «chiesa» sulle rovine della vecchia. I
concetti cristiani avevano portato solo degenerazione. Come non c'era alcun
posto per il cristianesimo, ancor meno c'era posto per la Chiesa cattolica,
per «Roma», la grande avversaria di tutto ciò che era autenticamente
tedesco.

Il Mythus apparve a molti come una mostruosità pseudoscientifica, da non
prendere in considerazione. Lo stesso trattamento superficiale venne
riservato al Mein Kampf di Hitler. Era mai possibile prendere tali libri sul
serio? Le cose mutarono radicalmente quando ambedue gli autori raggiunsero i
vertici del potere politico. Allora quei testi divennero ideologia, che
impose il suo tragico tributo agli eventi umani, controllando le menti e la
volontà di migliaia di persone.

Il Partito Comunista Francese e la guerra

In campo comunista, il potere dell'ideologia venne esemplificato in maniera
convincente dalla condotta del Partito Comunista Francese nel 1939. Lo
storico patto di non aggressione siglato tra Hitler e Stalin il 23 agosto
aprì la strada alla guerra. Per mesi e anni il partito aveva denunciato ad
alta voce il nazismo o «fascismo», come preferiva definirlo. E aveva
numerose buone ragioni per farlo: molti comunisti tedeschi languivano nei
campi di concentramento e la stessa Parigi era piena di esuli dalla
Germania. Tutto appariva estremamente chiaro. I negoziati di Stalin con
Hitler furono come un fulmine a ciel sereno e lo shock fu tremendo.

I comunisti francesi, la cui fede politica era meno salda e la capacità di
comprensione minore, abbandonarono il partito disgustati e disillusi. I
compagni di cammino non comunisti erano, naturalmente, ancor più
disorientati, mortificati e umiliati. Mosca non aveva fatto il minimo
accenno a ciò che bolliva in pentola, tantomeno aveva dato istruzioni su
come comportarsi a riguardo. Lo scompiglio e l'imbarazzo erano patetici. Gli
ideologi del partito esaminavano attentamente le sue passate dichiarazioni
alla ricerca di indizi che spiegassero ciò che era accaduto. Non ci volle
comunque molto perché il partito si riprendesse e trovasse lumi
nell'interpretazione
del marxismo-leninismo: Stalin, conclusero le sue menti, con una mossa
geniale, aveva inaugurato la storica «guerra imperialista». Grazie al patto
stretto con il diavolo, egli aveva allontanato dalla Russia lo spettro della
guerra e anzi, addirittura, forse il suo desiderio era stato proprio quello
di provocarla. Infatti ora i nazisti imperialisti e le democrazie erano gli
uni contro le altre all'inizio di una guerra prevedibilmente rovinosa, che
avrebbe visto la fine del capitalismo e aperto la strada alla rivoluzione
proletaria. Il partito francese doveva prendere una difficile decisione, che
avrebbe avuto un costo molto alto. Esso la mise in atto senza alcuna
esitazione, in nome della fedeltà alla propria ideologia.

Prima del voltafaccia sovietico, i deputati comunisti avevano addirittura
votato alla Camera a favore del bilancio militare. Ma ora non c'erano dubbi
su quale fosse il loro dovere: essi si dichiararono contrari alla guerra. La
reazione del Governo a tale influenza demoralizzante era prevedibile: il
partito venne bandito e il suo quotidiano, L'Humanité, soppresso. Tuttavia,
i membri del partito alla Camera si riorganizzarono sotto un altro nome e,
il 9 ottobre, inviarono una petizione a Edouard Herriot, presidente della
Camera, nella quale chiedevano immediati negoziati di pace con la Germania.
Dopo tanti mesi di denunce nei confronti dei munichois, adesso erano i
comunisti stessi a chiedere una nuova Monaco. Alcuni giorni pin tardi,
Maurice Thorez, segretario generale del Partito Comunista Francese, disertò
dall'esercito e fuggì in Belgio attraversando il confine. Da lì Thorez si
recò in Russia, dove rimase. Anche Jacques Duclos, un altro leader del
partito, si trasferì in Belgio e da qui ritorno quando i tedeschi entrarono
a Parigi.

In tempo di guerra l'ideologia comunista aveva prevalso sul patriottismo
francese. La differenza stava nel fatto che Stalin e Hitler erano ora
alleati in un patto di non aggressione e, nelle categorie
marxiste-leniniste, la guerra aveva quindi cambiato carattere. Per un anno,
almeno nella zona occupata, il partito mantenne un atteggiamento discreto.
Allo stesso tempo, Stalin non chiese a Hitler il rilascio dei molti
comunisti tedeschi, né gli esuli tedeschi in Francia, anche i non ebrei,
pensarono per un solo momento di ritornare in patria. Essi piuttosto, se
potevano, fuggivano in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. La maggior parte
di loro erano stati anche privati della cittadinanza tedesca.

In breve, i comunisti francesi, interpretando fedelmente il materialismo
dialettico del marxismo-leninismo, videro nella seconda guerra mondiale la
classica guerra «imperialista»., che era stata preannunciata e che, come nel
1917 per la Russia, avrebbe portato alla dittatura del proletariato. Non si
può non ammirare la coerenza con cui obbedirono ai dettami del programma del
partito. L'opposizione alla guerra, con quello che comportava di slealtà e
diserzione, per non dire tradimento, costò loro molto cara. Essa implicò
anche la collaborazione con il nemico. Ma nel giugno del 1941 le cose
subirono un altro cambiamento radicale. La guerra non era più una «guerra
imperialista»: la madrepatria sovietica era in pericolo e Stalin poteva
contare su di loro. Compiendo un altro notevole voltafaccia, perfettamente
spiegabile in termini d'ideologia, i comunisti francesi entrarono nella
résistance, sabotando le installazioni tedesche. Alla fine del 1944 Maurice
Thorez, di ritorno dall'Unione Sovietica, riprese il suo vecchio posto,
salutato dalla stampa comunista, con uno sfacciato bluff, come un eroe della
resistenza. A volte l'ideologia può presentare aspetti comici.

La seconda guerra mondiale è stata una «guerra ideologica»

L'ideologia, con la pretesa di avere una visione globale della vita, può
essere una forza distruttiva quando è nelle mani di coloro che hanno un
potere assoluto e l'apparato statale sotto il loro controllo. Naturalmente
ogni società umana con una missione culturale deve avere una sua «mistica»
di qualche genere per offrire direzione e significato. Le idee sono una
forza creativa indispensabile di vita. Lo stesso termine «ideologia». può
avere un significato legittimo e, in passato, e stato inteso in senso molto
ampio per indicare ogni idée-force. Ma il termine è caduto in discredito da
quando le due maggiori ideologie del nostro tempo hanno fatto una fine
ingloriosa, dopo aver messo il mondo a ferro e fuoco con la guerra e la
sovversione.

La seconda guerra mondiale è stata una «guerra ideologica». Anche se c'erano
in gioco altri importanti motivi di natura puramente militare o politica,
per quanto riguardava il Reich nazionalsocialista gli eventi del 1939-45
furono di carattere ideologico: si trattava del «nuovo ordine». Analogo
discorso può essere fatto per l'Unione Sovietica, certamente per il periodo
della «guerra imperialista» (1939-41) e anche successivamente.

Si è trattato pure di una «guerra di religione»? Anche in questo caso
possiamo dare una risposta affermativa. I leaders nazisti del Reich avevano
una violenta finalità antireligiosa che inculcavano nella loro opera
ufficiale d'indottrinamento e ispiravano ai loro aderenti, come le SS, da
cui essi si attendevano che tagliassero i ponti con i «legami
confessionali», ovvero che apostatassero. Più precisamente, essi avevano
elaborato, alla luce delle loro concezioni, un piano per la
«riorganizzazione» della Chiesa cattolica, che avevano anche cominciato a
mettere in pratica. Le Chiese cattolica e protestante in Germania correvano
un rischio gravissimo sotto il nazismo. Pio XII era intimamente consapevole
del pericolo che «una vittoria dell'Asse significherebbe la fine del
cristianesimo in Europa». Perché questa minaccia di distruzione fosse
particolarmente grave nel 1941 lo vedremo in un prossimo articolo.



 
 
 

A...a...bbronzatissimaaaaa !!

Post n°244 pubblicato il 15 Novembre 2008 da mjkacat

Vorrei ricordare a tutti i candidi partecipanti a questo leggiadro NG che,
quel porco di un negro di Obama vuol ripristinare, a differenza di Bush che
la voleva abolire, quell'inaudita VIOLENZA che è la pratica abortiva
indiscriminata vigente in America a causa della mancata regolamentazione
dell'aborto che essendo là conseguente a una sentenza giuridica e non ad un
referendum come qui da noi, e conseguentemente regolamentato da leggi che si
potranno anche eludere ma almeno ci sono, LA' , in America, quando un
bambino nasce, o meglio, viene abortito al sesto o peggio mese, al fine di
sopprimerlo GLI SCHIACCIANO LA TESTA CON IL FORCIPE.
Ecco, questo lo sporco negro vuol ripristinare quanto Bush voleva abolire.

Senti, Veltroni..."I CARE" ?
MAVAFFANCULO !!!!

E se non si fa presto a regolamentare qui l'eutanasia "dei giudici", poi, sté schifezze, le importiamo pure !!

http://www.youtube.com/watch?eurl=http%3A%2F%2Fvideo.google.it%2Fvideosearch%3Fq%3Dabbronzatissima+edoardo+vianello&um=1&source=vgc&v=yXrG_-rr4GA&ie=UTF

 
 
 

Family life

Post n°243 pubblicato il 15 Novembre 2008 da mjkacat

L'AUTOREALIZZAZIONE è IL tema che, più o meno consapevolmente, c'accomuna
tutti.

Questa società ti fà credere che tu la possa trovare nel lavoro e nel denaro
che conseguentemente guadagni e con il quale ti puoi cavare tutti gl'hobby e
i capricci.

E' sempre la logica di cui si parlava nel post "Orgoglio e dolore" dove si
diceva:
"L'ideologia capitalistica da un lato, con il suo bisogno di consumatori
accaniti, non lascia altro spazio che al lavoro per guadagnare denaro da
spendere poi in divertimenti, e l'efficenza in questi due campi la chiamano
"realizzazione".

A fare il paio poi con questo tema dell'"autorealizzazione" c'è quello
dell'AUTENTICITA' quando, stante l'ottusità dilagante, della VERITA' non è
consentito dire.

Autenticità, ovvero, pura autorefenzialità, sentimentalismo soggettivistico,
pulsionalità momentanea e relativa transitorietà volubile che sfocia infine
in quella coazione a ripetere dove il vuoto interiore è riempito da amanti,
puttane e divorzi a ripetizione.

Questa lunga premessa per dire cosa ?
Che l'AUTENTICA AUTOREALIZZAZIONE si compie solo in quel MISTERO che è la
RE-LA-ZIO-NEeeeeeeee !!!!!!

Questa , lungi dall'essere una PRESCRIZIONE etica ha invece, viceversa, solo
una valenza di REALIZZAZIONE ESISTENZIALE autentica e ben PIU' GRANDE di
quella borghese del "self-made-man"

Inoltre, nell'allontanamento da quell'economicismo dilagante, questa
autorealizzazione non ha proprio ben nulla a chè fare con lo SCAMBIO del "do
ut des", ti dò se tu mi dai, in quella "partita doppia" che paiono i moderni
matrimoni, ma nel DONO

L'AMORE NON E' SCAMBIO MA UN DONO.

"Io ti ho scelta come occasione di dono" dovrebbe dire un'uomo che si
richiami a quei "cavalli di razza", per dirla alla Montanelli, e non ai
ronzini.

Ho dato il massimo ?
Posso darti la totalità di me ?
Quando un'Amore nasce contiene una tensione all'immortalità, al "per
sempre", che se solo ci ricordassimo del nostro "primo amore" non
dimenticheremmo più; perchè solo nella UNIONE, TOTALITA' ed ETRNITA' si
comprendono le categorie metafisiche dell'Amore

Ma se la vita E' UN POSSESSO, tutte queste categorie si perdono
irrimediabilmente.
E allora diventerà più chiaro l'abisso che separa tutto ciò dalle tristezze
di eutanasie e simili amenità

Quando non si capisce che la VITA AUTENTICA stà nel DONO e nella RELAZIONE,
allora...rien né và plus.......



http://www.youtube.com/watch?aq=f&emb=0&eurl=http%3A%2F%2Fvideo.google.it%2Fvideosearch%3Fq%3Dfamily+life&v=FRhABU0BiOU

 
 
 

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