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Il Rovo e la Rosa

Post n°406 pubblicato il 22 Ottobre 2016 da boezio62
 

 

 

 

 

 

 

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"Ammiro la capacità di un artista di stupire e raccontarsi rileggendo a distanza di tempo la stessa ballata, come se ridipingesse il medesimo arbusto, arricchito delle fronde degli anni. Nessuna frase, nessuna visione è una ripetizione di se stessa, ma è pregna delle emozioni che l'hanno attraversata e resa più piena, così come i rami si sono riempiti  per la linfa che li ha nutriti.

La canzone è un antico madrigale raccolto da Francis Child nell’opera monumentale The English and Scottish Popular Ballads (1882-1898), rivisitata e interpretata da importanti artisti nei secoli, perché la bella musica è una primavera senza fine. Parla di un amore contrastato, di un cercare e di un farsi trovare, con la necessità di unire i tempi diversi, parla della vita in tutta l’esaltazione delle sue emozioni ed ovviamente del fiore più profumato di questo giardino: l’amore.
Branduardi la conclude con una pennellata che a me resta nel cuore, la rosa ed il rovo avvinti in un abbraccio immortale.
Trovo così bello ripercorrere le vecchie rime, tante volte da me malamente strimpellate, sovrapponendo questa visione più matura, meno sintetica, con quel tempo trovato che l’età che avanza regala alla contemplazione, quello che la furia giovanile non consente di percepire.
Ho speso troppe parole, ma spero di riuscire a raccontare come anche la buona musica sia un fiore che rinasce con il passare delle stagioni.Ringrazio la vita di questa meravigliosa esperienza che è il trascorrere degli anni:cosi' come si trasforma e si evolve il riverbero di questa canzone vedo la scorza del mio corpo che muta,con il chiarore degli occhi pero' che resta sempre giovane;in questo giorno di primavera mi sollevo dalla difficolta' dei giorni tristi,confesso che questo attimo che passa trabocca di felicita' squillante.Ah come vorrei poterla regalare altrettanto:Buona Primavera."

ZeroElevatoZero-Aprile 2011

 

 

 

 

Già cadevano le foglie...

Presagio dell'autunno,

Colpito al cuore, Sir John comprese

Di amare Barbara Allen.

Mandò il suo servo giù in città

A bussare alla sua porta:

"È il mio signore che ora ti invoca

Se tu sei Barbrie Allen".

Lei lentamente lo segui

Sino al suo capezzale,

Ma quando lo vide, così pallido in volto,

Disse: "Tu stai morendo".

"Sono malato, molto malato

Ed è per te che soffro".

"Non farò nulla per curare il tuo cuore,

Che ora pianga sangue.

Ma non ricordi, non ti ricordi

Quand'ero io a cercarti

Ed ebbro di vino di me tu ridevi,

Sprezzando Barbara Allen".

"Se tu mi baci

io saro' salvo

mia dolce barbrie Allen"

"Non provo pena per questo tuo cuore,

Che ora piange sangue".

Lui volse il capo contro il muro,

la morte alle sue spalle:

"Addio amici, addio per sempre,

Mia cara Barbrie Allen.

Nascondo un panno sotto il mio capo,

Un pegno del mio amore,

Intriso del sangue del mio povero cuore,

Datelo a Barbrie Allen".

Lei lentamente si girò,

Lo sguardo oltre la porta:

"Sarò crudele ma devo lasciarti,

Vedo la morte entrare".

Ma camminò appena un miglio,

Suonava la campana,

Ad ogni rintocco:

"Sventura-diceva-

Povera Barbara Allen!"

Suo padre allora la chiamò:

"Puoi prenderlo se l'ami"

"È tardi, padre, ormai troppo tardi,

Lui giace in una bara".

Sua madre allora la chiamò:

"Puoi prenderlo se l'ami"

"È tardi, madre, ormai troppo tardi,

Il mio cuore si è spezzato".

"O madre, madre prepara il letto,

Che sia soffice e stretto,

Se oggi il mio cuore è morto per me,

Io morirò d'amore.

O padre, padre prepara il letto,

Che sia soffice e stretto,

Se oggi il mio amore è morto per me,

Io morirò domani".

Barbara Allen ora riposa,

Sir John giace al suo fianco...

Dal cuore di John è nata una rosa,

Barbrie Allen è un rovo.

Sono cresciuti, cresciuti alti,

nel vecchio cimitero.

Per sempre avvinti in un nodo d'amore.

La rosa avvolge il rovo.

 

 

 

 

 

 
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