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Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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IL JAZZ E' DI SINISTRA ?

Post n°929 pubblicato il 01 Marzo 2008 da pierrde

A formulare la domanda, invero un pò anacronistica, è il mensile francese Jazzman con un lungo articolo che fa una disamina delle possibili tendenze politiche della musica nero-americana. Fortunatamente l'articolo è scritto con garbo ed ironia, e giustamente prende le distanze da quelli che possono essere concetti politici validi negli States ma con significati diametralmente opposti in Europa. Il termine "liberal", ad esempio, mentre in America ha un significato aperto e democratico da noi evoca lugubri personaggi della politica nostrana. Comunque, essendo storicamente il jazz la musica di una minoranza in lotta per i diritti civili e l'eguaglianza, è piuttosto facile collocarla, sempre che semanticamente sia possibile etichettare un'arte, tra le file democratiche e progressiste. Va ricordata l'esplosione della rivendicazione e della rivolta nera nei ghetti, magnificamente espressa dalla musica afro-americana negli anni furibondi e magmatici del free. Musica in perfetta simbiosi con le aspirazioni e le rivendicazioni di un popolo segregato ed oppresso.

Ma non mancano esempi di segno contrario, dalle aperte simpatie repubblicane di Lionel Hampton o Louis Armstrong, fino alla concezione  della musica stessa che si è fatta strada in molti esponenti di primo piano della scena nera contemporanea dagli anni 80' ad oggi. Come classificare, sempre ammesso che sia possibile farlo, l'idea di equiparare il jazz alla musica classica, considerando cioè il jazz alla stregua di musica di repertorio, da eseguire come se fosse una partitura considerandola ne più ne meno come una black classic music. In questo senso a mio parere si può parlare di vero conservatorismo, anzi, di negazione delle radici stesse di una musica nata libera ed in perenne evoluzione. Eliminare la possibilità di evoluzione, di contaminazione e di nuove svolte concettuali è tarpare la creatività, la fantasia e la libertà.

L'articolo si chiude con un'elenco di cinque album considerati di sinistra ed altrettanti di destra. A gauche non potevano mancare Black Brown and Beige di Duke Ellington, Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, We Insist ! Freedom Now Suite di Max Roach, The Third World di Gato Barbieri, e, con il tipico gusto nazionalista dei transalpini, (V)ivre di Henri Texier. Le motivazioni sono assolutamente esplicite.

Più sfumati gli album a droite. Gerry Mulligan Paul Desmond Quartet perchè contiene Battle Hymn of the Republican, marcia che ha accompagnato sia Eisenhover che Nixon. Lionel Hampton con You better Know it !! per il suo appoggio alle campagne presidenziali repubblicane, da Truman , Bush senior fino a Regan. Archie Shepp e Horace Parlan con il bellissimo album Goin' Home rappresentano un pò una sorpresa. Shepp è stato a lungo un punto di riferimento di segno opposto. A pesare sulla valutazione del magazine gli apprezzamenti a Nicolas Sarkozy in occasione dei recenti premi  Victoires du Jazz. Lincoln Center Jazz Orchestra con Live in Swing City è inserita d'ufficio per essere la creatura di Wynton Marsalis, il campione del neo-conservatorismo jazz. Infine Claude Bolling con Warm up the band, perchè nell'album c'è una versione swing della Marsigliese che è stata adottata da Jean Marie Le Pen durante l'ultima campagna presidenziale. 

E in Italia ? Bè, ci sarebbero molte cose da dire e da raccontare, ma il blog non ha lo spazio sufficiente per farlo. Ricordo che negli anni 70' la musica jazz godeva di un momento di relativa popolarità presso il pubblico giovane. Per la prima volta nel nostro paese una fetta consistente di audience si avvicinava a questa musica, spinta anche da motivazioni ideologiche e politiche, che purtroppo avevano un effetto non sempre ragionevole e motivato. Cosi' tutti i musicisti dell'area free erano considerati "di sinistra", indipendentemente da qualsiasi valore musicale e a prescindere dalle reali inclinazioni degli stessi. Un gigante del sassofono come Stan Getz, essendo bianco e non avendo mai suonato free, era invece visto come il campione dell'ala reazionaria e destroide. Assolutamente demenziale, mistificatorio e perfino ridicolo. Ma quanti anni ci sono voluti per capirlo, e nel frattempo la maggioranza dei giovani s'è persa per strada, e non solo musicalmente....

 
 
 
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