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Mondo Jazz

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« ACTIS FURIOSOAMBRIA JAZZ, IL FESTIVAL... »

LA TV CHE CI SNOBBA

Post n°2299 pubblicato il 24 Giugno 2012 da pierrde

Dopo la riproposizione parziale dell'intervista a Carlo Actis Dato ecco un'altra intervista che, sono sicuro, piacerà poco ad alcuni dei miei affezionati lettori.

Ovviamente non pubblico per amore di polemica, non sono particolamente interessato, ma perchè giudico comunque degno di interesse il contenuto a prescindere dalle opinioni personali e da chi le esprime.

 

ROMA - Ha cominciato come assiduo frequentatore del festival ed è poi diventato Presidente dell’Associazione Umbria Jazz, Renzo Arbore,«una carica di prestigio che mi fa stringere la mano a personaggi enormi e mi permette di continuare a vivere di questa passione antica che mi colpì a tredici anni» dice lui, che oggi, alla trentanovesima edizione della rassegna, va particolarmente orgoglioso della rosa di jazzisti italiani: «E’ una stagione felicissima. Il vero fenomeno da registrare è che il jazz italiano è secondo al mondo dopo quello americano, in certi casi addirittura primo perché abbiamo un’inventiva e un’ispirazione che altri si sognano. Questo dimostra la mia teoria, cioè che il jazz, noi, ce lo abbiamo nel dna».

E non parla solo dei talenti già scoperti, ma di quelli che la penisola sforna e che spesso vengono notati su internet e chiamati a lavorare prima dagli stranieri. «Fino a una ventina d’anni fa esisteva molto jazz di imitazione, ora abbiamo trovato una nostra strada. Per capirlo basta soffermarsi sul modo in cui Corea guarda Bollani, illuminato dalla sua bravura e fantasia. E’ un riconoscimento mondiale che hanno avuto tutti gli italiani che si esibiranno dal 6 al 15 luglio».

C’è il valore aggiunto che l’Italia non divulga il jazz sui grandi canali radiotelevisivi quindi tutto viene conquistato sul campo, concerto dopo concerto: «E’ una contraddizione inspiegabile» si scalda Arbore «registriamo un aumento di presenze nei tanti festival jazz di ottimo livello che si tengono da sud a nord, e i media tendono a ignorarlo. Credo che il digitale e il web ci salveranno». Non è che il jazz è considerato ancora elitario? «Sì e non lo è più. Lo era quando eravamo in pochi e sapevo che a Bologna c’era un certo Pupi Avati e lui aveva sentito di un clarinettista foggiano che suonava piuttosto male, ma oggi è sdoganato, popolare, accolto a pieni voti anche dal pubblico rock».

Apertura e mescolanza che distinguono il festival perugino e che può far storcere la bocca a qualche purista: «L’accoglienza del reggae, della musica brasiliana, del pop, e di tutto quello che non è strettamente jazz va considerata un merito, un punto di vista che per fortuna il direttore artistico Carlo Pagnotta ha adottato da subito. Ce lo insegna la cultura americana: se fai musica di classe, sei imparentato al jazz. Questione di nobiltà, non di genere».

Fonte : Il Messaggero, intervista di Simona Orlando

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Gianni M. Gualberto il 24/06/12 alle 19:15 via WEB
Non credo che qualcuno abbia mai scambiato Renzo Arbore per un uomo di cultura o di peculiare raffinatezza e neanche di impressionante intelligenza. E' sicuramente furbo e la sua furbizia è di gran lunga superiore ai suoi meriti di strumentista (rischia di far apparire Woody Allen un allievo di Richard Stoltzman). L'intervista che pubblichi potrebbe indurre a pensare che sia un minus habens, ma è errore da non commettere. E' un furbo che, oltretutto, cerca di affabulare per giustificare la propria esistenza e il proprio commercio. In tempi più nobili sarebbe passato per quello che è, un imbonitore di provincia. Oggi è un fenomeno nazionale, stimato da alcuni persino come intellettuale. Ben ci sta, ci meritiamo tutto quello che ci è capitato e che ci sta capitando. Dobbiamo, giustamente, dedicarci al clarinetto e alla chitarrina...
 
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loopdimare il 24/06/12 alle 19:18 via WEB
le due interviste, lette di seguito, sono uno spasso: sembra che parlino di due cose diverse (e forse lo sono). e forse bisognerebbe, anche contro l'opinione di Dato, metterci d'accordo su cosa è il jazz, oggi, o cosa non è. (e la definizione "residuale" data da Riccardo nel post precedente, mi sembra sminuire parecchio il jazz, oltre che essere piuttosto imprecisa. Ma anche l'affermazione di Arbore "dove c'è buona musica c'è jazz", suona risibile e sembra confondere il virtuoso con l'artista.
 
 
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riccardo il 25/06/12 alle 09:54 via WEB
caro loop, non ho dato alcuna definizione, ho riportato in virgolettato cosa dice del jazz Actis Dato e quel che dice è per me sintomatico e tipico di un certo modo di essere e considerarsi "jazzista" in Italia ed è, di fatto, l'altra faccia della medaglia di quel che dice Arbore, cioè, a mio moodo di vedere, il solito mucchio di amenità sul jazz che si continuano ad affermare in questo paese da molti degli addetti ai lavori a vari livelli, favorendo in definitiva la disinformazione e ignoranza in materia. Actis Dato dice cosa NON è il Jazz secondo lui e per me è tipico, oltre che patetico, quel che afferma, ma so che è condiviso da molti, purtroppo. Io dico che basta ascoltare quel che viene proposto nel video per avere un'idea di cosa NON è Jazz e cosa evidentemente lo è per lui ed è esplicativo molto più e molto meglio della sua intervista. Ma in questo paese si dà più corda a musicisti del genere che a quello che ha da dire, forse con un minimo di competenza, e da suonare Marsalis, solo per dire, (lo cito spesso non perché mi piaccia particolarmente, ma perché è un caso sintomatico del modo di bollare negativamente un fior di jazzista nel ns paese, dove qualcuno ha deciso che ciò che produce Wynton o chi per lui, non vale a prescindere in quanto musicalmente "conservatore", mentre magari quella roba "bandistica" suonata semplicemente male anche per una banda di paese, non per una banda di ispirazione jazzistica, al di là se sia o non sia jazz. Io non ho dubbi che non lo sia, indipendentemente dalle definizioni che si vogliono adottare, semplicemente perché mancano i requisiti idiomatici, lasciando perdere considerazioni sul livello tecnico e di emissione del suono mostrato da certi strumentisti, come il clarinettista, e non solo. Mi domando se qualcuno che apprezza ha mai preso in mano un clarinetto nella sua vita e ha mai provato a faticare per tirarci fuori un suono un po' più decente di quello che si sente nel video). D'altro canto chi loda il jazz italiano in modo sperticato e intollerabilmente fazioso (ed è un peccato che si agisca così perché ci sono per davvero bravi jazzist, cui alla fine non si rende nemeno un buon servizio) con la stessa intellettualità e cultura che si usa quando si parla di calcio e della nazionale, dovrebbe osservare in modo più autocritico che in sostanza dice le stesse cose di Arbore, del quale in sostanza ne condivide il pensiero. Solo che Arbore le dice per convenienza e furbizia. Gli altri perché lo dicono? Per convinzione?
 
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loopdimare il 25/06/12 alle 10:12 via WEB
la musica "bandistica" la suonava anche Albert Ayler...
 
 
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riccardo il 25/06/12 alle 11:26 via WEB
E allora? Che significa? Il discorso dell'idiomaticità è fondamentale, altrimenti si potrebbe dire che qualsiasi banda di paese italico fa del jazz o è in grado di farlo, il che è semplicemente falso. Un po' come pretende che l'orchestra "Salmeggia" di Nembro (provincia di BG) interpreti e legga a spartito Sun Ra (parlo di proposta "seria" fatta all'interno di Bergamo jazz qualche anno fa, non una mia fantasia) o che un coro di voci italiche di provinca canti "gospel" con pretesa magari di divulgare Harlem in qualche chiesa della Padania a Natale a qualche gota rossa sazia di polenta che completa la digestione in Chiesa. Sono cose per lo più pretenziose quanto sconclusionate fatte con una progettualità musicale spesso sgangherata e probabile cattiva conoscenza della materia, che producono per lo più orrendi e forzati pastrocchi musicali fatti passare per "Jazz" o cultura afro-americana agli sprovveduti.
 
 
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Gianni M. Gualberto il 25/06/12 alle 13:49 via WEB
Vero... ma fino a un certo punto, no? Il ruolo che le bande di ottoni hanno avuto negli Stati Uniti è ben diverso da quello avuto qua, dove le bande hanno esercitato una sorta di ruolo "didattico" e divulgativo. Dire "banda" non vuol dire nulla... Quella americana è una tradizione, peraltro di eccezionale virtuosismo (noi non abbiamo certo avuto un John Philip Sousa né una pletora di autori dedicatisi alla scrittura bandistica), che ha la sue radici soprattutto nella tradizione inglese (fatta salva l'eccezione di New Orleans, dove anche le tradizioni francese e italiana hanno giocato un ruolo). Potremmo mai paragonare una delle nostre bande, anche la migliore, a, che so, la Grimethorpe Colliery Band o la Black Dyke Band? Non capisco perché, in questa curiosa "sfida" agli americani (che, peraltro, fa tanto sorridere, con le varie classifiche stilate da autarchici di mussoliniana genesi, nonché con i sorrisi beati di Chick Corea mentre rimira Bollani.. D-o Santo, che prosa infame...) di marca provinciale, il jazz diventi una sorta di panacea che toglie i peccati del mondo (a seconda di chi lo pratica, ça va sans dire...) e che giustifica tutto e il contrario di tutto, come se fosse una specie di nuovo e salvifico esperanto. Certa prosa (il caso di Arbore è emblematico) pare coniata e forgiata da qualche allievo di Grillo, con il suo stesso razzismo travestito per benpensanti nostalgici.
 
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loopdimare il 25/06/12 alle 12:27 via WEB
ma possibile che non sapete citare altri che Marsalis? vero che dietro a questo cognome ci sono 4 signori jazzisti, ma voi ne sottintedete solo uno! provate a cambiare esempio, citate Lovano o Redman o Mehldau o chi volete voi, ma provate a fare altri nomi!
 
 
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riccardo il 25/06/12 alle 12:56 via WEB
con chi l'hsi? Non sapete?... a chi ti rivolgi? Come cavolo interloquisci con l'alterità? Sei capace di avere un dialogo o devi sempre rispondere da stizzito verso la controparte. Lo fai anche con altri su altri blog, osservo. Cito chi mi pare anche se non ti sta bene. Marsalis è un caso emblematico e ci sta proprio bene in questo discorso, e non lo cambio con altri anche se non ti garba. Te capit?
 
   
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loopdimare il 25/06/12 alle 23:05 via WEB
ho usato il plurale perchè sul blog "Mi piace il jazz" di recente non c'eri solo tu a citare Marsalis, che sarà anche una famiglia di ottimi jazzisti, ma voi ne citate sempre uno solo.
 
     
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riccardo il 26/06/12 alle 09:29 via WEB
Il caso Wynton non è una mia fissazione, ma è stato creato da una certa musicologia predominante nel ns paese che tende a liquidare in modo a mio avviso molto discutibile, per non dire peggio, il suo contributo musicale in ambito Jazz, in quanto accusato di conservatorismo e di nazionalismo nero e di conseguenza liquidato il suo contributo musicale. Non che la cosa non abbia una sua verità, ma la musica bisogna saperla ascoltare con il minimo possibile di filtri ideologici valutandola per quella che è e per il valore del musicista che è al limite del paradosso voler negare. in Italia la gran parte della musicologia e una bella fetta di appassionati o sedicenti tali per lo più hanno una certa impostazione ideologica e a prescindere e fanno esattamente l'opposto in modo a mio avviso criticamente poco serio e che alla fine squalifica loro più che il musicista. Il fatto è che Wynton, a mio avviso, è sostanzialmente mal visto e pesantemente combattuto a prescindere da ciò che realizza musicalmente proprio perché mette in discussione la loro di visione e a mio avviso tutto da dimostrare che a sbagliare sia esclusivamente Wynton nella sua impostazione come si tende a divulgare. Quindi ribadisco che la citazione di Wynton è nel mio discorso quanto mai opportuna. In ogni caso, anche se la spiegazione che ti ho dato non è dovuta, devi semplicemente lasciare agli altri la libertà di citare quel che loro pare nei loro discorsi senza tante intolleranze che sono assolutamente gratuite e fuori luogo ed eventualmente ribattere nel merito. La stessa cosa è successa qui sopra in altre discussione quando citavo Rava. Per come la vedo è un atteggiamento molto scorretto e che mi fa incazzare parecchio quindi ti chiedo semplicemente di piantarla e se proprio vuoi di discutere seriamente nel merito. Thank you.
 
     
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loopdimare il 26/06/12 alle 10:09 via WEB
Non si può negare che un trombettista che si fa conoscere come il legittimo erede di Miles e che nel tempo finisca per rinnegare questa eredità fossa far discutere. E più che i suoi dischi hanno fatto discutere alcune sue affermazioni. Del resto la sua posizione non è solo conservatorismo e storicismo e porta ad un paio di considerazioni non secondarie e che possono non piacere a tutti. La prima è che il futuro del jazz sta nel passato, la seconda (conseguente alla prima) che il jazz è destinato a diventare musica di reprtorio come quella classica. personalmente ritengo questo fatto possibile, e forse probabile, ma molti lo ritengono solo il frutto di un pensiero reazionario, ed anche uqesto è un pensiero più che lecito. Di fronte a queste problematiche, il suo virtuosismo finisce per passare in secondo piano. PS: anche George Russell ha criticato la politica musicale del Lincon Center, definedola reazionaria...
 
     
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riccardo il 26/06/12 alle 11:30 via WEB
il discorso del musicista reazionario è per l'appunto il tipico discorso di impostazione ideologica che circola e ch infatti tu qui riporti ed è molto più discutibile di quanto appaia in prima istanza. Come il discorso del Marsalis sterile e freddo virtuoso e basta. Come il disoorso dell'erede di Davis che è un discorso fatto probabilmente più dai critici che da lui, valido forse ai suoi inizi ma se conosci la sua produzione successiva è abbastanza chiaro che i suo modelli trombettistici sono antecedenti (il suo recupero dell'uso delle sordine alla King Oliver e Bubber Miley in un contesto più aggiornato e molto più che interessante e troppo riduttivo condurlo in un contesto di sterile revival o conservatorismo o neoclassicismo come gli viene contestato) e di parecchio. Tra l'altro bisognerebbe parlare anche del Marsalis compositore e qui il riferimento ad Ellington mi pare quasi obbligatorio. Ciò in auomatico signifca essere reazionari? Non ne sarei così sicuro. Mi pare un'analisi un po' affrettata e superficiale e abbastanza di parte. Il fatto è che Wynton a differenza di tanti sedicenti "gezzisti" nostrani che straparlano sul jazz o si lamentano e non sono poi in grado di mettere insieme quattro note con accentazioni jazz degne di questo nome, ha una cultura jazzistica e una proprietà dell'idioma semplicemente proibitiva per molti dei nostri musicisti. Consiglierei, ad esempio, a tal proposito di procurarsi la recente antologie sulle sue composizioni "The music of America" dove ci si può fare un'idea un po' più articolata delle sue composizioni in questi decenni liberando le proprie orecchie da certe infrastrutture mentali cercando di fare analisi un po' meno ideologiche. Nel primo brano proposto ad esempio "Express Crossing" c'è una pertinente e riuscita sintesi in chiave moderna della tipologia di composizioni tipicamente ellingtoniane costruite sullo sferragliare dei treni, un caposaldo nella storia delle composizioni jazz, con echi della struttura formale del brano di "Tiger rag" molto interessante che mi pare un po' grossolano liquidare come revival e conservatorismo musicale. In pochi minuti Wynton fa una lezione di jazz non così trascurabile e non so quanti oggi sono in grado di fare un'operazione del genere con quella pertinenza. E il fatto che si sia liberato dal modello trombettistico davisiano (direi sin troppo abusato da certi suoi discepoli italici superacclamati e peraltro acquisito assai parzialmente e negli elementi "comodi", certo non quelli visionari direi quasi unici di Davis) io la consdero una plusvalenza, non una minus valenza. Poi qualcuno mi dovrebbe spiegare perché chi fa free in ambito di musica improvvisata europea da 40 anni sia meno reazionario di Marsalis. Ribadisco che il Free tale e quale fa parte ormai del classicismo jazzistico a tutti gli effetti come le altre fasi storiche dell'evoluzione jazzistica Affermare il contrario è a mio modo di vedere solo un pregiudizio ideologico e per certi versi è anche più conservatore dell'approccio ideologico di Wynton. Alla fine a me paiono due facce della stessa medaglia e certe critiche fatte a Wynton mi paiono fatte a mo' di bue che dà del cornuto all'asino.
 
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loopdimare il 26/06/12 alle 12:09 via WEB
Ognuno si ispira a chi vuole. Lasciamo stare il free per carità. a me sembra che Marsalis ignori ben più gravemente Parker ed il bebop, se proprio vogliamo pignolare. Quanto ad Ellington, si sono ispirati in tanti, lui è molto più vicino a lui nella forma, ma a me è sempre sembrata più interessante la rilettura del duca fatta da Mingus. Marsalis fa un'operazione di storiografia musicale interessante, ma più da studioso alla Gunther Schuller che da musicista. ed ha l'attenuante di essere di New Orleans, dove molta musica altrove sepolta nell'antiquariato è ancora viva e vegeta...
 
 
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riccardo il 26/06/12 alle 12:53 via WEB
Che Mingus dia una lettura del Duca più interessante di quella di Marsalis mi pare un'ovvieta (e forse è anche riduttivo parlare di semplice rilettura nel suo caso) e un confronto che non mi sarei mai sognato di fare. Mingus è musicista di una grandezza di molto superiore a quella di Marsalis. Un autentico gigante del Jazz e non solo. Un compositore straordinario che penso metta d'accordo un po' tutti. Sul fatto che Maralis trascuri Parker non lo trovo poi così grave. E' una scelta. Non vado a dire ad un pittore che colori, che tecnica pittorica scegliere, o che motivo. Mi pare come minimo una forzatura pretendere che un musicista ,o un artista più in generale, faccia quel che pare meglio a noi. Non credi?
 
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Gabriel il 27/06/12 alle 19:04 via WEB
Ebbene si. Renzo Arbore mi piace. Per vari motivi. Il principale è perchè secondo me incarna esattamente l'immagine di come si dovrebbe fruire oggi del jazz, sia da parte dei musicisti, sia da parte del pubblico. Ossia, divertendosi. Il jazz è divertimento. Leggendo i vostri commenti invece trapela tutto tranne che il divertimento. Non si può a mio avviso guardare sempre tutto dall'alto, a volte guardare le cose dal basso fa bene. Non sa suonare? Non sa cantare? Pazienza. Io preferisco essere l'Ella Fitzgerald della situazione, non il Miles Davis. Insomma, sono un buonista. Arbore più di una volta ha fatto conoscere il jazz italiano al grande pubblico, portando per esempio Bollani in tv. E so che a qualcuno di voi Bollani non piace, ma pazienza. Meglio Bollani, Rava, Bosso di Jovanotti, Ligabue e Vasco Rossi. Questo è il mio pensiero da ascoltatore e attivista convinto di jazz! :-) A presto!
 
 
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loopdimare il 28/06/12 alle 11:44 via WEB
scusa Gabriel: 1 - non puoi associare al concetto di non saper cantare il nome di Ella: è un assurdo! 2 - il jazz è divertimento, certo, ma forse tu scambi il divertimento con la banalità... 3 - Arbore è un grand euomo di spettacolo, ma del jazz ha una visione un po' vecchia. E comunque è un gran paraculo.
 
   
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riccardo il 28/06/12 alle 12:02 via WEB
sei troppo bravo loop a prendere sul serio certi post. C'è chi si diverte con il gioco dell'oca, chi ha pettinare le Barbie, è un ftto di libertà. Mia mamma ad esempio mi chiede sempre di mettere "qualcosa di allegro", che so, Orietta Berti...Ha ragione Gualberto: ci capita quel che ci meritiamo.
 
     
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riccardo il 28/06/12 alle 12:05 via WEB
per esempio: "ha pettinare"... divertente lo strafalcione, almeno qualche volta si fa ridere più di Bollani :-))
 
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Gabriel il 29/06/12 alle 19:46 via WEB
Ti do ragione Loop! Arbore è un grandissimo paraculo, non grande! Ho associato il nome di Ella perchè è una "buona" per eccellenza, non perchè paragono lei come cantante ad Arbore o ad altri, anzi secondo me è la più grande cantante della storia, anche se molti dicono che la Vaughan o la Franklin le erano superiori. Intendevo dire che tutti secondo me devono avere le stesse possibilità di fare jazz (o promuoverlo), più bravi e meno bravi. Non sono d'accordo con Roberto invece, il mio era un post serissimo, sono straconvinto che oggi nel jazz ci sia troppo snobismo, evidentemente ci si è dimenticati da dove il jazz proviene... Ed è evidente ad esempio che snobbare Bollani è da pazzi! :-) Buon jazz a tutti!
 
 
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riccardo il 30/06/12 alle 12:40 via WEB
e chi sarebbe Roberto? :-)) Mi sa che fai un bel po' di confusione con i nomi dei tuoi interlocutori non solo in fatto di jazz. Nessuno snobba Bollani, che è un bel furbone oltre che un gran talento, ma mi pare che tra lo snobbare ed esaltarlo a sporposito in continuazione qualsiasi cosa faccia come succede anche con altri italici in una sorta di nazionalismo fazioso di tipo calcistico credo ce ne passi. Anche sullo snobismo fai molta confusione secondo me sbagliando bersaglio (forse ti confondi con quelli che si fanno dosi di "avanguardismo" o sedicente tale da mane a sera) e certo l'alternativa non è la tuttologia musicale a buon mercato di Arbore che è tutto tranne che buona divulgazione musicale e che tu a quanto pare apprezzi. Arbore è un uomo di televisione, pessimo jazzista, mediocre clarinettista che si fa sostanzialmente gli affari suoi, non quelli del jazz italiano o della divulgazione musicale in generale, sfruttando abilmente l'incultura perdurante in materia nel ns paese. Pe rme è uno che mistifica e in questo senso è "un italiano vero" e ben rappresenta una certa italianità che a mio avviso è invece internazionalmente vista negativamente, allargando il discorso a tutti i settori. A quel punto è più importante dare valore a personaggi storici come Red Mc Kenzie che organizzava sessions per i musicisti e suonava il pettine con i gruppi dei "Chicagoans" negli anni'20 e lo suonava un po' meglio di come suona il clarinetto Arbore. Se Arbore è un jazzista Mc Kenzie o personaggi del genere del periodo lo sono ancor di più. Il fatto è che in Italia molti sfruttano il nome del Jazz più che divulgarlo appassionatamente. Non dubito che il tuo intento sia serio ma è ciò che scrivi che tende ad essere preso poco sul serio, almeno da me. Il paragone con la figura musicale della Fitzgerald peraltro mi sembra abbastanza scentrato e il paragone con la Franklin (grandissima cantante e artista ma stilisticamente e espressivamente parecchio diversa da Ella) ha poco senso. La Franklin proviene dal gospel e si è mossa tra Soul, R£B e Pop, anche se ha dato grandi interpretazioni di canzoni o brani jazz, ma occasionalmente. Confrontare Ella con la Vaughan ha già più senso. Quanto a Coleman Hawkins, ascoltati bene il disco della Verve "Alive!" con Tommy Flanagan e Major Holley del 1962 se nin ricordo male. Una lezione di jazz e di improvvisazione e vedrai che ti divertirai molto di più che a dar corda a certi tizi nostrani.
 
   
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Gabriel il 30/06/12 alle 18:41 via WEB
Mi scuso RICCARDO, ho erroneamente scritto Roberto, che è un mio amico sassofonista! Eh, eh! E' assolutamente ovvio che mi diverto ben di più ad ascoltare Coleman Hawkins che la tarantella di Arbore e nemmeno mi sognerei mai lontanamente di metterle a confronto! A me sta simpatico il personaggio Arbore, personalmente non sono mai andato a vederlo in concerto, nè mai andrò. Non so se ricordi una trasmissione di qualche anno fa: Meno siamo e meglio stiamo, una cosa del genere. Non era certo una trasmissione di jazz, però presentava degli ottimi spezzoni di jazz d'annata, la Fitzgerald, Louis Prima ecc. e presentava alcuni musicisti nostrani piuttosto interessanti. Tra cui Bollani, che non riesco a capire come mai ad alcuni non piaccia. Piacere e idolatrare sono due cose diverse. A mio avviso è un ottimo pianista jazz, punto. Non credo di fare confusione, credo che i gusti siano gusti poi in fondo. Inoltre credo che Bollani abbia portato in tivù laddove il panorama culturale è veramente desolante delle trasmissioni in cui si divulga il jazz e parte della sua storia con un linguaggio per tutti. Secondo me è una bella cosa, molti erroneamente dicono: "il jazz non lo capisco", sostanzialmente perchè non lo hanno mai sentito e apprezzato. Può essere che qualcuno in effetti pensi: "perchè divulgare il jazz in televisione, cosa frega alla casalinga meridionale di 70 anni del jazz? (non offendo nessuno dato che mia nonna è una casalinga meridionale di 70 anni)" La risposta secondo me sta nella frase con cui l'Unesco ha reso il jazz patromonio mondiale: "il jazz è di tutti e unisce tutti i popoli". Piuttosto bello, no?
 
     
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riccardo il 30/06/12 alle 19:38 via WEB
Se è per quello da giovanissimo non mi perdevo una puntata di Alto Gradimento alla radio o i suoi programmi di successo televisivi. Ripeto. Arbore è un personaggio che ha saputo fare dell'ottima tv in Italia, ma considerarlo come un buon divulgatore del jazz mi sembra per lui ruolo improprio ed eccessivo.
 
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Gabriel il 29/06/12 alle 19:49 via WEB
Oh, a proposito... in questo momento sto ascoltando Coleman Hawkins, non Orietta Berti... ;-)
 
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