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I 25 ALBUM DEL MOMENTO

Post n°3441 pubblicato il 17 Aprile 2014 da pierrde

 

    


Ted Gioia nel suo blog sul sito della Oxford University fa il punto sulle uscite discografiche del momento, consigliando l'ascolto di 25 album.

Come sempre in questi casi, in base ai gusti di ognuno, ci sono titoli dimenticati e titoli in "sovrannumero". Questi sono i primi tre, gli altri li potete leggere seguendo il link:

1. Ambrose Akinmusire – The Imagined Savior Is Far Easier To Paint

Akinmusire is one of the most talented young trumpeters on the jazz scene. This release also represents a ‘return to its roots’ for the Blue Note label, which has increasingly strayed from mainstream jazz in recent years, but shows here that it hasn’t forgotten its heritage.

2. Greg Amirault – East of the Sun

Many of the most interesting new jazz albums are self-produced or issued by small indie labels. Montreal guitarist Amirault’s new CD is a case in point. He is hardly a household name in the jazz world, but this is one of the best guitar albums released in recent months.

3. The Bad Plus – The Rite of Spring

Stravinsky has been inspiring jazz artists for decades, but this ranks among the most creative reinterpretations of his work that I’ve heard. -

See more at: http://blog.oup.com/2014/04/25-jazz-albums-ted-gioia-recommends/#sthash.3RU18JtO.dpuf

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 17/04/14 alle 12:41 via WEB
mi piacerebbe capire da Ted Gioia e dai critici delle riviste americane che ne tessono le lodi, quale plusvalenza "creativa" procurerebbe quella specie di trascrizione (non mi pare proprio una reinterpretazione) per trio della Sagra della Primavera. Tutta la ricchezza timbrica e orchestrale del capolavoro di Igor dove va a finire in mano ai Bad Plus?
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 17/04/14 alle 14:49 via WEB
Ted Gioia è uno scrittore interessante, o meglio era, prima che si trasformasse in un'icona soi-disant onnisciente. Che riscuota peculiari consensi in Italia non stupisce: il provincialismo deve pur sfociare da qualche parte...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
MJ il 17/04/14 alle 16:11 via WEB
Scusa, Riccardo, ma se vuoi la ricchezza timbrica e orchestrale ti ascolti le versioni di Stravinskij, di Ansermet, addirittura di Chailly (un vecchio Decca per niente male) e parecchie altre che non sto qui a riportare. Quello dei Bad Plus è un tentativo di trascrizione, certo destinato a fallire come quasi tutti quelli del genere, ma credo sia giusto apprezzare lo sforzo. Oppure è meglio l'ennesima rivisitazione del Miles Davis anni Sessanta fatta dall'ennesimo gruppo di ragazzotti scagliati fuori dall'ennesima scuola di musica?
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 17/04/14 alle 16:35 via WEB
Non credo che l'unica alternativa a cose come quella dei Bad Plus sia quella che indichi e francamente non capisco il paragone. Riguardo allo sforzo, cosa vuoi che ti dica? Non ho una visione muscolare o sportiva della musica. Lo "sforzo" lo considero nel sollevamento pesi. Per me conta il risultato musicale e, ripeto, qualcuno mi deve spiegare che cosa aggiunge la trascrizione in trio di un opera orchestrale come quella. Per me niente e infatti continuo ad ascoltarmi quella di Ansermet. Posso giusto dire: "Urka, che bravi che sono stati a trascrivere una cosa impensabile" e infatti lo dico, ma questo è spettacolo, è tecnica, non arte musicale, né tantomeno creatività.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 17/04/14 alle 16:43 via WEB
aggiungo... se siamo ridotti nel jazz a fare le trascrizioni di capolavori accademici che sono perfetti così come sono, non mi pare proprio un segno di grande vitalità e di creatività per il jazz e la musica improvvisata, o forse sono io che ho troppe aspettative.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 17/04/14 alle 17:07 via WEB
Tra l'altro mi viene in mente... Intendiamoci, non è che storco il naso se si utilizza materiale accademico per fare jazz o musica improvvisata, perché questo è sempre accaduto. Quante versioni ci sono della Reverie di Debussy o dei Preludi di Chopin, o di Satie etc.etc.? Una quantità notevole, alcune neanche brutte per quanto non mi facciano impazzire, e se ben ricordo sin dai tempi di John Kirby si utilizzava direttamente tal genere di materiale compositivo, ma poi si utilizzava quel materiale sempre in termini di "lavoro" jazzistico. Non so se riesco a spiegarmi. La trascrizione è una cosa ben diversa. La mania delle trascrizioni mi sembra un po' scoppiata ultimamente e a me sembra che la cosa non indichi esattamente avanzamento di idee e creatività. Poi magari stiamo a lamentarci se ascoltiamo l'ennesimo disco "neoclassicista" di standards...Non so, magari sono io fuori strada.
 
 
pierrde
pierrde il 17/04/14 alle 17:39 via WEB
Ho provato ad ascoltare l'album dei Bad Plus senza ricavarne grandi impressioni. Devo però dire che le recensioni che leggo (da Down Beat 5 stelle)vanno in senso contrario. Ancora non capisco se è il frutto di un mio ascolto distratto e/o prevenuto oppure se anche Down Beat ogni tanto prende un abbaglio.....
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
MJ il 17/04/14 alle 19:44 via WEB
Sinceramente, a me annoiano di più i mille gruppi e gruppetti italiani o americani che rifanno il Davis anni Sessanta o il Bill Evans con Scott LaFaro (per non contare quelli che adesso sono passati a imitare il jazz-funk degli anni Settanta senza neanche sapere di cosa si tratta). Per me il lavoro dei Bad Plus su Stravinskij resta uno sforzo (e insisto sul termine) non indifferente. Non è un disco di jazz, e neanche viene presentato come tale, quantomeno non da loro (così mi ha detto lo stesso Iverson a Bergamo). Se puoi vuoi dire che si tratta di spettacolo, posso anche essere d'accordo, ma ci sta pure quello (e, se permetti, parlare della Sagra come di un capolavoro "accademico" significa svuotarla, trascritta o in originale, di tutta la sua carica eversiva).
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 18/04/14 alle 10:44 via WEB
Luca, continuo a capire poco i raffronti che fai. Sono d'accordo che le cose che indichi annoiano, ma non vedo cosa ci sia di più creativo in quel che fanno i Bad Plus con questa loro proposta, rispetto alle cose che citi. Capisco che nel tuo ruolo ne sentirai a quintali e non ne potrai più. Se è per quello, anche chi propone del free di riporto nel 2014 magari con più pretese intellettuali e creative annoia tale e quale, per non parlare del solito immancabile progetto omaggio, magari sulle musiche di Nino Rota... Che la proposta non sia jazz, lo davo per scontato e non necessariamente basavo la mia critica su una cosa del genere. Basta che non lo si presenti come tale, come da troppo tempo si fa con un mucchio di proposte. Non mi interessano le classificazioni. Al di là di esse, per me quel lavoro non aggiunge nulla, anzi, toglie all'opera di Stravinskij, della quale col termine "accademico" non volevo svuotarla proprio di un bel nulla. Era solo un termine comodo e sintetico per dire che non era in ambito jazz o improvvisativo. Conosco bene l'opera di Stravinskij in generale, che è uno dei miei preferiti in assoluto, e la valenza della Sagra in particolare. Abbi pazienza, già sono lungo e verboso, se poi mi metto pure a scrivere dei dettagliati trattati a commento di un blog, stiamo freschi. Io mi sono riferito di base alla espressione riportata di Ted Gioia che parla di creativa reinterpretazione, se non erro. Per me è solo una trascrizione per trio, null'altro, che come dici tu rivela un grande "sforzo", che è evidente, ma anch'io insisto sul fatto che dello sforzo in musica mi importa poco o nulla. Mi sbaglierò, ma ho l'impressione che quella dei Bad Plus sia una delle tante mode che ogni tanto saltano fuori, ma non conosco così bene la loro produzione per lanciarmi in osservazioni che al momento possono essere solo pregiudiziali. Rimaniamo di opinioni e visioni diverse, sul tema. Poco male. Un saluto.
 
   
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Gianni M. Gualberto il 20/04/14 alle 15:24 via WEB
Credo che la trascrizione in discussione (curiosa ma forse un po' apodittica come tutte le trascizioni, per quanto quella di Iverson ammicchi anche -e giustamente- ad una rilettura, altrimenti sarebbe bastata la trascizione per pianoforte a quattro mani dell'autore) sia, come dire?, uno "sfizio" di Iverson. Nessuna trascrizione è mai veramente letterale, ognuna lascia spazi per delle "chiose" (pensiamo a cosa Stokowski non sapeva fare con le sue trascrizioni, talvolta oltraggiose e di cattivo gusto, talvolta straordinariamente illuminanti), ed è quello che fa Iverson con i Bad Plus. Non mi appassiona più di tanto, lo riconosco. O sarà perché il trombonismo di Ted Gioia mi indispone. O forse perché in Stravinskij vi è sempre stato qualcosa di freddamente irriverente e cinico che spesso va perso. Mi diverto di più con Gene Pritsker (che, rispetto a Iverson, ha un approccio più da compositore, anche quando manipola materiali trasversali): http://www.youtube.com/watch?v=2J_q1g-1OQw http://www.youtube.com/watch?v=J8K2KCy8emM http://www.youtube.com/watch?v=XWXJtC_O0ZE http://www.youtube.com/watch?v=HcQMUcAo09A http://www.youtube.com/watch?v=FxMvVPXdDr4 http://www.youtube.com/watch?v=E7zLNtsIY6Y http://www.youtube.com/watch?v=P_J60c0A11A http://www.youtube.com/watch?v=nDSZJ3SjmnU
 
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