Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Messaggi del 04/02/2015

IL PROGRAMMA DELL'OPEN JAZZ FESTIVAL

Post n°3878 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da pierrde

Open Euro Jazz Festival 35°edizione

“l’invisibilità nel contemporaneo ”

riflessioni su come l’uomo non sappia più riconoscere contenuti,valori nella cultura contemporanea

Perché Uomo Invisibile? Perché l’invisibilità? Sarebbe semplice dire che “Uomo Invisibile” di Ralph Ellison è forse il più importante romanzo di letteratura afroamericana, da sempre riconosciuto, costruito su strutture jazz. Ma non è solo quello.

Non è solo il lavoro di ampio respiro, presentato da Odwalla in questo festival, che si ispira a quel testo: è qualcosa di diverso, è un’idea di contemporaneità: quell’invisibilità dei neri d’America raccontata da Ellison e forse mai superata negli USA.

Un’invisibilità che oggi sembra più che mai espressa ovunque: nella povertà, nella precarietà, nel lavoro, nella diversità, insomma, in un’umanità che sembra vedere solo quando serve per farci un talk, una tavola rotonda, a simulare una pietàs verso chi soffre.

Cosa centra con il jazz tutto ciò? Con l’arte e la cultura ? Secondo noi la relazione è talmente evidente che non riusciamo più a percepirla (un po’ come la tela invisibile tessuta nella fiaba “i vestiti nuovi dell’imperatore” usata come elemento di narrazione all’interno del concept di Odwalla) …

Non c’è nulla sul telaio, però nessuno ha il coraggio di dire che non c’è nulla, salvo nel finale, quando il bambino, voce di innocente lucidità, finalmente sentenzia che “il re è nudo”.

Cosa vogliamo dire noi? Che viviamo un'epoca di bluff, di finte manifestazioni culturali, di finta politica, di finta arte, di musica che non risponde più ad una sua necessità di “consolazione”, ma fatta di apparenza, di inconsistenza, autoreferianzalità, di un’inutilità che produce frustrazione e sconforto.

L’arte, la musica, la danza, la letteratura, la fotografia dovrebbero portare gioia, felicità, aprire speranze e, come direbbe Wittgenstein, mostrare il “pensiero liberatore”.

Non abbiamo questa presunzione, ciononostante vorremo unire intorno ad un’idea, non solo l’importanza di 35 anni di un festival, ma anche le eccellenze del territorio.

L’ambizione di Music Studio- Ivrea Jazz Club, da sempre, è quella di “unire” le eccellenze, per questo l'apertura verso Arabesque, Accademia Danza e Baobab, perché si può e si deve avere un obbiettivo che parte prima dalla necessità artistica. Solo così si può produrre anche altro, come la didattica, l’insegnamento sul territorio e quindi il fare impresa. Senza questo impegno ci sarebbe solo un telaio con niente sopra e qualcuno, prima o poi, riuscirebbe ad accorgersi che il re è nudo.

L’edizione di questo anno paga la grave crisi che il paese attraversa, per questo abbiamo rinunciato ai comuni limitrofi (mancanza di risorse), sperando di poter riprendere il prossimo anno, e ci siamo concentrati su Ivrea, sul cuore della città rappresentato dal Teatro Giacosa e dalla Sala Santa Marta, attivando la collaborazione con le maggiori scuole di musica e danza, nonché con il Barolo Jazz Club, il quale porterà le degustazioni di vini delle Langhe abbinati ai prodotti del Canavese, e organizzando stages di livello internazionale di danza, percussioni e chitarra.

In più, presentazioni di libri, mostre di fotografie e, dopo 15 anni, la ripresa dei concerti per le scuole: una delle cose di cui andavamo fieri perché è dai ragazzi che si costruisce il pubblico di domani e solo credendo nei progetti si può costruire il futuro.

 
 
 
 

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