Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Messaggi del 24/02/2015

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI (UN) AMORE (SUPREMO)

Post n°3907 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da pierrde

A Love Supreme è anche il disco che in una certa misura ha ucciso John Coltrane, e qui lʼespressione va intesa in senso perlopiù metaforico, diciamo pure polemico, via. Perché è vero che il sassofonista sarebbe morto di lì a un paio di anni, ma è altrettanto vero che in quei due anni Coltrane produsse dischi non meno importanti del capolavoro dalla costina eccentrica.

E però, nella memoria di buona parte di ascoltatori e appassionati, dopo A Love Supreme Coltrane semplicemente scompare. Lo notava già Eric Nisenson, il cui Ascension - Vita e musiche di John Coltrane è in corso di ristampa presso Odoya: descrivendo un concerto-tributo di inizi anni novanta, lo scrittore americano notava che “tutti i suoi traguardi posteriori al 1964 sono stati ignorati”. E poi prosegue: “Come se Trane, dopo le registrazioni di A Love Supreme, fosse morto”. Appunto.

Fonte: http://www.internazionale.it/opinione/valerio-mattioli/2015/02/22/capolavoro-john-coltrane-50-anni-a-love-supreme-jazz

 

Coltrane secondo... Claudio Fasoli

«Interessarsi all'ultimo periodo di Coltrane è come per un botanico guardare le foglie di un albero: non può farlo senza controllare anche le radici e il tronco. Cosa troviamo infatti nelle sue registrazioni degli ultimi anni? Troviamo materia ribollente, drammatica se non tragica nella sua espressività, soprattutto lacerante, con rare isole di rarefazione. Il discorso è convulso e si sviluppa per moduli improvvisativi sui quali Coltrane si sofferma indagando e scavando, creando quindi episodi quasi autonomi che poi sfoceranno in orizzonti ulteriori. Questo atteggiamento programmatico e improvvisativo è possibile in quanto legato allo sganciamento definitivo da strutture di qualsiasi tipo, come se Coltrane volesse portare a compimento, abiurando l'impiego di temi più o meno armonizzati, la esigenza di esprimersi in assoluta libertà senza nessuna password tematica riconoscibile e/o cantabile.

Da questo punto di vista A Love Supreme sembrerebbe quasi datato: esso si colloca però saldamente nel corpus discografico del quartetto storico e ne resta esemplare, simbolico e straordinario reperto. In realtà questo era ciò cui ci aveva già abituati questo quartetto in tutte le precedenti (e future) registrazioni. Successivamente gli si è voluto dare un peso specifico diverso, con riflessioni sul titolo e sulla poesia recitata dallo stesso Coltrane, soffermandosi su temi collaterali che con la musica non hanno relazione alcuna. Per molti A Love Supreme non è il disco "migliore" di Coltrane: è considerato assolutamente rappresentativo di quel suo periodo unitamente ad altri, e quindi è più correttamente definito "uno fra i migliori", per quanto questo possa significare.

C'è comunque da dire che il titolo ha la sua parte di responsabilità in questa ambiguità, come ha ben chiarito Ashley Kahn nel suo libro su questo disco. Qui, come altrove, troviamo le qualità espressive del quartetto al vertice e credo che il contributo di Elvin Jones , McCoy Tyner e Jimmy Garrison sia da tenere ancora una volta molto più in considerazione, dato che tutto l'universo coltraniano trova fondamento nel suono che i suoi sidemen erano in grado di fornirgli con una partecipazione che ha portato qualcuno a definire il gruppo , in senso provocatorio e paradossale, il "quartetto di Elvin Jones"!».

Coltrane secondo... Francesco Bigoni

«Da musicista non amo particolarmente le etichette, pur riconoscendone la valenza comunicativa. Tra quelle che evito accuratamente c'è "l'ultimo Coltrane", per due motivi. Primo: ha un che di funereo e di scolastico, un po' come "l'ultimo Leopardi". Tende ad aumentare la distanza storica tra gli ascoltatori (e i musicisti/allievi) e Coltrane, oltre ad ingabbiare quegli elementi della sua vastissima ricerca che altrimenti sfuggono dalle mani, mortificandone l'organicità e l'umanità. Trattandosi di uno dei musicisti più influenti da cent'anni a questa parte (e non solo in ambito jazzistico) è naturale che il suo suono, il suo fraseggio, le sue strategie di organizzazione musicale siano stati sezionati, sviscerati, divisi in periodi e sottoperiodi; a me piace però pensare che gli elementi di continuità tra il Coltrane dell'Olympia e quello del live alla Temple University siano tanti quanti gli elementi di rottura.

Secondo: per me "l'ultimo Coltrane" fu il primo. Se escludo la partenza dalla bella antologia della Atlantic in lp, che è anche il primo disco di jazz che ricordi di avere ascoltato e consumato, è da qui che è iniziata la mia esplorazione sistematica della sua discografia: per qualche motivo saltai a piè pari dal quintetto di Miles ad Ascension, Meditations, Expression. All'epoca era il mio preferito era Ascension. Quell'album mi ha aperto una porta su molta della musica che ho ascoltato in seguito e segnalato l'esistenza di giganti come Pharoah Sanders, Archie Shepp, John Tchicai. Lo trovo ancora oggi dirompente: la ricchezza e l'individualità delle voci dei musicisti coinvolti, la semplicità e l'efficacia dell'organizzazione del materiale, la magia del duo di Garrison e Art Davis e dell'ingresso del solo di Tchicai (nella Edition II)».

Fonte: 

http://www.giornaledellamusica.it/approfondimenti/?id=117195

 
 
 

FUORI I NOMI A PERUGIA

Post n°3906 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da pierrde

(AGI) - Perugia, 23 feb. - Dopo l'annuncio dei concerti di Paolo Conte (10 luglio) e Tony Bennett & Lady Gaga in esclusiva italiana (15 luglio), il programma di Umbria Jazz 2015 - a Perugia dal 10 al 19 luglio - si arricchisce di nuovi appuntamenti all'Arena Santa Giuliana.

Il primo weekend sara' all'insegna dei live di grandi artisti italiani: al gia' annunciato appuntamento con Conte, si aggiungono il live di Paolo Fresu - Brass Bang! e l'omaggio a Zappa di Stefano Bollani il 12 luglio. Il 13 luglio sara' la volta del jazz di Joshua Redman e The Bad Plus e del mix musicale degli Snarky Puppy, mentre il 14 luglio sul palco dell'Arena Santa Giuliana torneranno insieme Chick Corea ed Herbie Hancock, per un'altra esclusiva italiana di UJ, il giorno prima di quella gia' annunciata di Tony Bennett & Lady Gaga.

La voce di Cassandra Wilson e la giovane promessa Jon Batiste con gli Stay Human saranno i protagonisti della serata del 16 luglio. Il 17 luglio Umbria Jazz 15 si tingera' di colori brasiliani con la reunion di Caetano Veloso e Gilberto Gil, e con il live della Spokfrevo Orquestra.

Fonte: 

https://www.agi.it/spettacolo/notizie/umbria_jazz_2015_non_solo_lady_gaga_tornano

_corea_e_hancock-201502231654-spe-rt10158

 
 
 

RADIOTRE SUITE: MARCELLO ROSA

Post n°3905 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da pierrde
 

Radio3 Suite Jazz

in diretta dalla sala A di via Asiago 10 - Roma

martedì 24 febbraio ore 21.00

Marcello Rosa sestetto

Marcello Rosa - trombone, Paolo Tombolesi - pianoforte, Luca Velotti - sassofoni, clarinetto, Tiziano Ruggeri - tromba, Giuseppe Talone - contrabbasso, Luca Ingletti - batteria.

Gradito ritorno di uno dei musicisti italiani di jazz più noti: Marcello Rosa, attivo fin dagli anni '50, ha legato il suo nome anche all'attività di conduttore di trasmissione radiofoniche e televisive sul jazz. Sul palco di Radio3, Rosa si presenterà alla testa di un suo sestetto completato da giovani e vivaci talenti della scena nazionale.

 
 
 
 

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                 Franco Riccardi

 

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