Mondo Jazz
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 30/05/2012
Post n°2277 pubblicato il 30 Maggio 2012 da pierrde
Immediata la risposta al mio precedente post: arriva dallo stesso Roberto Ottaviano, come scrive Michela Ventrella sul Corriere del Mezzogiorno:
Proprio nel giorno più importante, quando doveva essere presentato alla stampa il programma di uno degli eventi più attesi per la città, «Bari in Jazz», qualcosa negli ingranaggi della grande macchina inizia a scricchiolare. Il direttore artistico Roberto Ottaviano, grande sassofonista jazz, dopo aver boicottato la conferenza stampa, comunica le sue dimissioni. «Con ogni probabilità festival e direzioni artistiche come quelli a cui mi sono sempre ispirato, sono oggi anacronistici. Sempre più spesso i festival vengono disegnati e realizzati da agenzie, da alcuni operatori generici che non vivono la "passione" per ciò che andranno a costruire, e da emissari di una certa politica che fanno bollire in un gran pentolone tutta la cultura senza curarne quelle differenze che costituiscono ricchezza», scrive l'ormai ex-direttore artistico nella sua nota. E poi spiega le ragioni della sua scelta. «Un festival, a mio avviso, dovrebbe ancora oggi avere una sua anima, al contrario ci si proietta sempre di più verso l’oggetto fatto in serie. Dal momento quindi che non ho più alcuna autonomia e referenti diretti con cui relazionarmi, credo che tutto ciò sia più che sufficiente per giustificare la mia stanchezza, la mia demotivazione e il mio distacco e a non voler avallare ancora una volta con il mio nome, politiche ed indirizzi che portano questo progetto in una direzione che a me, culturalmente e socialmente, non interessa più. Per cui senza grancassa, al termine di questa edizione, guadagnerò l’uscita, lasciando presenze ed "ombre" familiari ad aggirarsi sulla scena. Auguri Bari In Jazz!». |
Post n°2276 pubblicato il 30 Maggio 2012 da pierrde
Che succede a Bari ? Mentre viene presentata l'ottava edizione di Bari in Jazz, un programma veramente invidiabile, si defila il direttore artistico, il multistrumentista Roberto Ottaviano. Ma ecco la cronaca tratta dal Corriere del Mezzogiorno:
...Sulla terrazza dell’hotel Oriente, a Bari, il direttore artistico di «Bari in Jazz» non arriva mentre si comincia a illustrare al pubblico questa ottava edizione, non arriva dopo che si è cominciato e non arriva neanche a cose fatte. Una circostanza che stupisce, ma che senza troppi esercizi dietrologici potrebbe attribuirsi al traffico o a qualche altro intralcio occasionale. Almeno fino alle 16.15, quando la posta elettronica ci restituisce una parziale ricostruzione dell’accaduto, quella del grande assente Roberto Ottaviano, che annuncia la prossima fuoriuscita da un progetto che «politiche e indirizzi» conducono «in una direzione che a me, culturalmente e socialmente non interessa più». Difficile sapere qualcosa di più, Ottaviano si rende irreperibile e la lotteria delle ipotesi non ci appassiona. Meglio parlare di musica, quella che questa ottava edizione di «Bari In Jazz» mette nell’ultimo cartellone firmato da Roberto Ottaviano. Quella che in conferenza stampa è illustrata da Koblan Amissah, animatore del circolo interculturale Abusuan, che da sempre promuove e organizza il festival, con il sostegno antico di Regione, Provincia e Comune e del main sponsor Peroni. Che tornerà dunque a campeggiare nei dintorni della città vecchia, dove «Bari in Jazz» è nato nel 2005 e dove quest’anno ritorna. Qui si snoderanno gli appuntamenti centrali del festival, dal 3 al 7 luglio, mentre sarà il teatro Petruzzelli a ospitare le due (grandi) appendici del programma, del quale abbiamo già dato ampie anticipazioni: i concerti di Chick Corea l’8 luglio e quello di Keith Jarrett, Gary Peacock e Jack DeJohnette il 27 luglio. Ancora da definire, invece, il luogo destinato a ospitare l’anteprima del festival, «Una session fra due bicchieri di gin» che fà il verso al titolo del libro di Nicola Gaeta edito da Caratteri Mobili: proprio «il dentista-scrittore» (così lo definisce Koblan) sarà protagonista di una serata fra letture e improvvisazioni affidati «ai migliori talenti della scena jazz pugliese». Nel cuore del Festival troviamo invece ben tre produzioni speciali, realizzate con il sostegno di Puglia Sounds. A cominciare da quella - immaginata e promossa da Ottaviano che apre la rassegna, il 3 luglio: protagonista la cantante portoghese Maria João, in (consolidata) coppia con il pianista Mário Laginha, che a Bari presentano Symphonic Loves, un progetto che mette insieme «alcune tra le più struggenti canzoni d’amore di tutti i tempi, da Monteverdi ad oggi». E lo fanno insieme all’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari diretta da Claudio Vandelli, alla quale - annuncia Amissah in conferenza stampa - la stessa João invierà presto gli arrangiamenti dei brani. Il 4 giugno è invece il giorno di Paolo Damiani, che al Summer Village proporrà una nuova versione di un progetto nato quasi trent’anni fa a Roccella Jonica: si tratta di Tracce di Anninnìa, una suite che il violoncellista e compositore romano eseguirà stavolta insieme a una Vanishing Band che vanta in line up lo stesso Ottaviano al sax, insieme a Lauren Newton e Diana Torto (voci), Nguyen Le (chitarra), Glenn Ferris (trombone) e Martin France (batteria). Terzo progetto speciale per il festival quello annunciato per il 6 luglio, quando ancora Ottaviano sarà in palcoscenico a dirigere l’Apulian Orchestra per mettere in scena Crossing the Borders, «una produzione che mette in musica alcune delle più belle poesie della letteratura del Sud del mondo». Francofonie - care a Koblan Amissah, cittadino della francofona Costa d’Avorio - in scena invece il 5 luglio, quando a dividersi la scena saranno Majid Bekkas e Louis Sclavis, portatori di esperienze profondamente diverse eppure convergenti all’interno di Makenba, un progetto che coniuga le sonorità gnawa con quelle argentine o sahariane e perfino con il jazz occidentale, che il clarinetto di Sclavis interpreta con la consueta plasticità. |
Greg Tate called him the Cecil Taylor of guitar. “He’s the guy who, after Hendrix, showed you how ‘out’ you could go with guitar playing, particularly in the improvised context.”
Pete Cosey è stato un chitarrista jazz, blues e fusion afroamericano noto soprattutto per aver suonato con il gruppo di Miles Davis tra il 1973 e il 1975. Il suo stile chitarristico ricco di effetti di distorsione, può essere accostato a quello di Jimi Hendrix. Nel corso della sua carriera di Cosey, che non ha mai registrato album da solista e da leader, ha sempre mantenuto un profilo abbastanza basso, pur rimanendo in piena attività. Prima di unirsi a Davis, cosey era un richiesto turnista per la Chess Records, e aveva inciso con Etta James, Rotary Connection, Howlin' Wolf e Muddy Waters (Electric Mud). Cosey fu anche uno dei primi membri della Association for the Advancement of Creative Musicians (AACM) di Chicago. Fu uno dei primi componenti dei Pharoahs e di un gruppo che vedeva come batterista Maurice White e Louis Satter come bassista, e che sarebbe divenuto gli Earth, Wind & Fire. Parte della musica di Cosey di quegli anni si trova su un album della Artistic Heritage Ensemble di Phil Cohran. COn Miles, Cosey incise Get Up with It, Dark Magus, Agharta e Pangaea. Nel 1975, Cosey aveva uno stile chitarristico molto avanzato, che, facendo uso di accordature e incordature alternative, e un esteso repertorio di effetti distorsivi, con uso di wah wah e sintetizzatori, influenzò diversi chitarristi d'avanguardia, tra cui Henry Kaiser e Vernon Reid. Dopo il ritiro di Davis nel 1975, Cosey scomparve quasi completamente dalla scena, salvo per un'incisione sull'album di Herbie Hancock Future Shock. La sua incisione successiva fu sull'album di Akira Sakata Fisherman's.com (con Sakata, Bill Laswell e Hamid Drake) nel 2000. Passò gli anni ottanta suonando con diversi gruppi delle aree di New Ypork e Chicago, senza pubblicare registrazioni. Nel 1987 rimpiazzò Bill Frisell nel trio Power Tools Nel 2001, Cosey fondò il gruppo The Children of Agharta, dedicato al repoertorio elettrico di Davis. La prima formazione comprendeva Cosey, Gary Bartz, John Stubblefield, Matt Rubano, J. T. Lewis, e DJ Juice. a formazione più recente comprende Cosey, Bartz, Melvin Gibbs e Doni Hagen[3]. Oltre ad aver suonato da solista per i Burnt Sugar sull'album 'The Rites', Cosey nel 2004 apparve nell'episodio del documentario sul blues Godfathers and Sons, durante una riunione dei musicisti dell'album Electric Mud di Muddy Waters. Nel 2003 incise inoltre la colonna sonora del film di Eli Mavros Alone Together, improvvisandola completamente durante una proiezione del film. Fonte: Wikipedia |
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