Creato da Mr.Nice.Guy il 07/07/2008

Mr Nice Guy

Trovati un bravo ragazzo!

 

La generazione dei single

Post n°319 pubblicato il 31 Marzo 2014 da Mr.Nice.Guy
 
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Ogni tanto, soprattutto quando i 20 anni li hai passati da un pezzo, capita di ritrovare amici che avevi perso di vista, ed è sempre un bell’evento. Ma quando questi amici sono i tuoi vecchi compagni di rimorchio, è tutto un altro discorso. Perchè ritrovare lo stesso amico con cui sei andato a caccia di donne quando avevi vent’anni, ti mette di fronte alla realtà dei fatti. Se continua così, andrai a donne per tutta la vita.

Qualche settimana fa sono andato al bar con gli amici, e per puro caso ho ritrovato un mio compagno di serate di quanto ero un ventenne, e nelle vene avevo più ormoni che sangue. L’avevo perso di vista una decina d’anni fa, poco prima di trasferirmi a venezia, e lui poi se n’era andato all’estero per lavoro. Un gran bel giovanotto allora, un gran bell’uomo adesso. Come ci siamo rivisti, abbiamo cominciato a bere e a raccontarci cosa ne era stato delle nostre vite fino a quel momento. E' stato un po’ come guardarsi allo specchio.

Lunghe relazioni finite, l’acquisto di una casa che abbiamo lasciato, l’età che avanza, un generale senso di disillusione nei confronti di quello che ci aspettavamo da ragazzi. Le storie e le storielle che mi ha raccontato lui erano esattamente uguali a quelle che gli ho raccontato io. Eppure, non ci siamo pianti addosso. Anche se il senso di quello che ci siamo detti è che con i quarant’anni in arrivo, ci saremmo aspettati tutti e due di aver messo su famiglia già da un pezzo, non è stato un incontro di due anime in pena. Tutt’altro.

Col  proseguire della serata, e con l’innalzarsi del tasso alcolico, i racconti sulle storie finite male hanno lasciato il posto ai racconti sulle storielle collezionate negli anni. Ai ricordi di quando ogni finesettimana, con sistematica metodicità, si andava in giro per locali a rimorchiare in compagnia. Inevitabilmente, il confronto fra allora e adesso è stato assolutamente esilarante. Se da ragazzi dovevamo praticamente fare le acrobazie per conquistare le fanciulle di turno, col passare degli anni era diventato fin troppo facile. Così, senza che nemmeno ce ne accorgessimo, abbiamo cominciato ad attaccare bottone con le donne che ci stavano intorno.

Ora, prendete due trentenni, più verso i 40 che verso i 30, spigliati, navigati, con il minimo di fascino e buon gusto, aggiungete alcol a saturazione, metteteli assieme a reggersi il gioco a vicenda, ed otterrete una miscela esplosiva. Dategli in pasto una donna qualsiasi, e sarà come gettare un cosciotto di agnello in una vasca di piragna: non ci trovi nemmeno le ossa. Seduti ad un tavolino fuori dal bar, c’è stato un momento della serata in cui le donne si davano il cambio. Non facevamo nemmeno la fatica di alzarci, anche perchè eravamo decisamente sbronzi, perchè appena se ne allontanava una, nel giro di un paio di minuti se ne avvicinava un’altra come per magia. Abbiamo passato la serata a prendere in giro quelle poverelle, ridendo come dei cretini.

Il giorno dopo, con dei postumi micidiali, mi sono scoperto a fare alcune riflessioni. La prima, è che anche se non sono mai stato un donnaiolo, la verità è che negli ultimi 20 anni ho fatto più pratica di quanta mi piaccia ammettere. Quando si tratta poi di giocare in modalità cooperativa, e il secondo giocatore ha la mia stessa esperienza, ma molta più faccia di culo, viene decisamente fuori il mio lato peggiore. E la cosa più grave, è che anche se non mi va di farlo e sicuramente non me le vado a cercare, quando mi capitano le serate come quella, mi diverto un sacco.

La seconda, è che io ed il mio amico ci siamo ritrovati circondati da tutte queste donne single, perchè la nostra è decisamente una generazione di single. Dati ISTAT alla mano, in Italia un nucleo familiare su tre è costituito da una sola persona. In pratica, ogni due famiglie, c’è un single, che sia separato, divorziato, celibe o altro. Questa percentuale è raddoppiata negli ultimi 10 anni, e se è vero che c’è differenza fra nord e sud, con il primato va alla Val D’aosta che si attesta su un 40% di single, il trend è inequivocabile e continua a crescere. E questa è la vita che fanno i single: escono, bevono, rimorchiano, collezionano storielle e poi ritornano single.

Questo sabato ho incontrato nuovamente il mio amico, e mi sono fatto strappare la promessa di cena e seratina a donne per sabato prossimo. La scena di qualche settimana fa, insomma, si ripeterà di sicuro. Tuttavia, e questa è la terza riflessione, anche se dopo qualche birra mi diverto comunque, in realtà questa cosa mi mette una gran tristezza. Lo so che c’è gente che non batte chiodo, per cui dovrei starmene zitto e ringraziare la mia fortuna. Gente che rimane da sola anche se in realtà vorrebbe compagnia, mentre a me basta alzare il telefono o uscire un finesettimana, e mi permetto pure di dire che è troppo facile.

Però tutta la vita così, proprio non ci posso pensare.

 

 
 
 

L'ammiratore segreto 2.0

Post n°318 pubblicato il 28 Marzo 2014 da Mr.Nice.Guy
 
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“L’ammiratore segreto” ha rivestito un ruolo così importante nell’immaginario romantico di un tempo, che molte persone gelose ne hanno vestito i panni per mettere alla prova la fedeltà delle loro dolci metà. Ma quando si fa colpo in questo modo, la crisi di coppia è assicurata. La cosa incredibile, comunque, è che si riesce nella notevole impresa di mettersi le corna da soli. Che voglio dire, non è cosa da poco.

Se tuttavia una volta era un caposaldo del romanticismo, attualmente l’ammiratore segreto ha perso molto del suo fascino misterioso. In parte perchè uomini e donne preferiscono toccare la merce con mano, ed in parte perchè le attenzioni insistenti di uno sconosciuto posso essere decisamente inquietanti, l’ammiratore segreto non se lo fila più nessuno. Insomma, se cominci a fare il corteggiatore anonimo, nel giro di una settimana ti arriva una denuncia per stalking. Quindi magari il romanticismo non è morto, ma un motivo c’è di sicuro.

Perchè ammettiamolo, se qualcuno ci prova e non ha il coraggio di farsi vedere, un po’ il sospetto ti viene. Senza contare che col fiorire di social network degli ultimi anni, anche l’anonimato fa parecchio strano. Secondo me, molti pensano che noi anonimi blogger siamo tipo delle creature repellenti, altrimenti ci metteremmo almeno la faccia, e non ci nasconderemmo dietro improbabili nick. Quindi sommiamo anonimato e attenzioni non richieste, e il fascino dell’ammiratore segreto finisce direttamente giù per lo scarico del gabinetto. Senza passare dal VIA, e senza ritirare le 20 euro.

In ogni caso, se l’anonimato puzza di fregatura, lo spasimante in incognito dei tempi moderni si può avvalere di molte alternative tecnologiche, al punto il fenomeno sta vivendo una seconda giovinezza. Non a caso, statistiche alla mano, un terzo dei tradimenti avvengono per colpa di facebook. Basta creare un profilo, dargli un minimo di credibilità, e poi fare esattamente tutto quello che si faceva una volta. In pratica, negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita dell’ammiratore segreto 2.0.

Ecco quindi che la tentazione di scoprire se il partner è sensibile alle attenzioni di uno sconosciuto, trova un nuovo strumento perfettamente gestibile. Purtroppo, molti ignorano che l’ammiratore segreto 2.0 non è “uno qualsiasi”. Un corteggiatore è inevitabilmente intrigante, lusinga l’ego, offre spazio all’immaginazione, e permette di dare sfogo ad innumerevoli fantasie. Una persona che in modi cortesi, garbati e romantici cattura l’attenzione, sicuramente ha parecchie carte da giocarsi. Ma soprattutto, quando si comporta esattamente come la persona di cui ci si è già innamorati una volta, è una strada tutta in discesa. Insomma, l’alter ego misterioso parte in vantaggio, e conduce di alcune lunghezze.

Quello che molti dimenticano, infatti, è che quando ti piace una persona, ti piace per come è fatta dentro, oltre che per l’aspetto fisico. Che insomma, l’aspetto fisico ti attrae, ma se ti innamori di qualcuno, lo fai per come pensa, parla, ragiona e si comporta. Nel momento in cui si va ad impersonale l’ammiratore segreto, per poco che sia, queste caratteristiche verranno fuori sicuramente, e sono le stesse che già hanno conquistato il cuore dell’altra metà della coppia. Quindi ti trovi di fronte una persona che ha tutti i pregi che ti hanno già fatto innamorare una volta, e per di più ti riempie di pensieri dolci, attenzioni e romanticherie.

Chiaramente, una cosa del genere è destinata al successo. Ma del tipo che tranne rarissime eccezioni è praticamente scontato, e come cosa non mi stupisce per niente. Anzi, casomai sarebbe strano il contrario, perchè se non riesci a far innamorare due volte la stessa persona, forse non l’avevi fatta innamorare nemmeno la prima volta. Quindi la domanda che verrebbe da farsi, è se sia da considerarsi un tradimento, quando lo stesso uomo o la stessa donna si innamorano due volte della stessa persona, anche se non lo sanno.

Sinceramente, anche se di concetto sarei abbastanza tollerante sulla faccenda, al punto che non arriverei a definirlo tradimento vero e proprio, la cosa è abbastanza incasinata. Anche se l’altra persona si è innamorata di te per la seconda volta, in qualche modo ti senti comunque tradito. Non importa se si è innamorata esattamente delle stesse cose che amava prima, formalmente si è innamorata di un’altra persona. Che sei tu, ma non sei tu, anche se in realtà sei veramente tu. Però l’altra metà della coppia non lo sapeva, e quindi ha preferito stare con te, invece che rimanere con te. E quindi hai le corna, e te le sei messe da solo.

Roba che mi esplode il cervello solo a pensarci.

 
 
 

La vita, l'amore e il gioco del poker

Post n°317 pubblicato il 27 Marzo 2014 da Mr.Nice.Guy
 
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Qualche settimana fa chiacchieravo con la Sessa, e le dicevo che nella vita e nell’amore, non sono uno a cui piace correre dei rischi inutili. Tuttavia, questo non vuol dire passo il tempo ad evitare i rischi, anzi. Il rischio, da qualsiasi parte lo guardi, semplicemente non può essere evitato. Ma per come la vedo io, è tutta una questione di valutare bene le probabilità, ed agire di conseguenza. Non a caso, gioco a poker.

Il rapporto che ho con il concetto di rischio, è molto diverso da quello che hanno normalmente le persone. Un po’ per deformazione professionale, visto che lavoro nel settore della sicurezza sul lavoro e della prevenzione, mi sono accorto che tutto è potenzialmente rischioso. Non è che parlo della tegola che ti cade in testa, parlo di rischio vero e proprio, roba vera. Tutto può andare storto nei modi in cui meno te l’aspetti, e la legge di Murphy è vangelo. Ho visto gente farsi male nei modi più assurdi, e non c’è niente a prova di errore. Tutto può essere micidiale.

Quando realizzi una cosa del genere, puoi fare due cose. La prima, è ignorare completamente la faccenda ed affidarti al “pensiero positivo” come un cretino qualsiasi. In pratica, ti convinci che se pensi che le cose andranno bene, poi vanno bene per davvero. E poi giustamente muori facendo una vaccata colossale, e te lo meriti pure. La seconda, è abbracciare il concetto di probabilità, e capire che ci sono cose più probabili e meno probabili. Quindi è vero che puoi schiantarti in macchina mentre vai al lavoro, ma se fai le corse stile Fast & Furious te la sei proprio cercata. Insomma, un conto è lancairsi col paracadute di notte fra i cavi dell’alta tensione, e un altro è starsene sdraiati in riva al mare a guardare le stelle.

Ad esplorare il concetto di probabilità, ti accorgi che ha delle implicazioni particolarmente ampie. Ad esempio, arrivi a capire che ci sono dei rischi inevitabili e dei rischi che è preferibile non correre. Quindi magari è meglio se non ti butti col paracadute di notte, ma comunque devi prendere la macchina per andare al lavoro. In altre parole, che esistono un rischio calcolato ed un rischio inutile. Il rischio calcolato è quello che scegli di prenderti perchè ne vale la pena o perchè non puoi farne a meno. Il rischio inutile, invece, è quello per cui il gioco non vale la candela. Insomma, ti rendi conto che è un po’ come una partita a poker.

Per quanto riguarda il poker, mi sono sempre considerato bravino, ma ammetto che sono soltanto un giocatore discreto. Non sono bravo, né tantomeno un campione. Sono uno di quei giocatori che si alza sempre dal tavolo con un po’ di soldi in più di quando ha cominciato, uno che non perde mai. Il punto è che io non gioco per vincere, io gioco per non perdere, e l’unico modo per non perdere è quello di continuare a giocare. Quindi devi sapere quando ritirarti, ma anche quando sfruttare le occasioni per ottenere una vittoria. Devi assumerti tutti i rischi per cui vale la pena, e poi agire di conseguenza. Tutti i pokeristi mi prendono in giro, però io intanto non ho mai perso nemmeno un centesimo, e gioco da vent’anni.

Inevitabilmente, questo approccio al poker, me lo porto dietro anche nella vita di tutti i giorni. Chi vi parla, ha lasciato un posto ben pagato con un contratto a tempo indeterminato, per mettersi in proprio durante la crisi economica. Quindi la mia non è di certo la strada della prudenza. È la convinzione che a buttarsi a capofitto nelle cose si corre un rischio inutile, ma che a rimanere fermi per paura di muoversi, prima o poi ti sbattono fuori dal tavolo. E quella è l’unica cosa che bisogna evitare assolutamente.

Anche se magari non sembra, sono una persona decisamente impulsiva. Proprio per questo, prima di fare qualunque cosa ci penso sempre un sacco di volte. Lo so che sembra un controsenso, ma più l’istinto mi dice di agire subito, più io mi sforzo di pensarci prima di muovermi. Come non rilancio all’infinito se non sono sicuro di vincere, altrettanto non mi butto a pesce su una donna che mi ispira, se il rischio di finire col cuore a pezzi è troppo elevato. Anche se magari vorrei. In entrambi i casi ci penso, sondo il terreno, studio gli avversari, cerco di capire chi ho di fronte. Solo allora, valuto le probabilità e vedo se ne vale la pena. Quello è un rischio calcolato. Se non ne vale la pena, allora è un rischio inutile.

Io mi rendo conto che per molti questo ragionamento potrà sembrare assurdo, e che c’è sempre un sacco di gente pronta a dire che devi seguire il cuore, l’istinto, o che sono meglio i rimorsi che i rimpianti. Però io credo che se ti capitano certe cose, nella vita, non ti ripigli più. Ci sono delle cose che non devono succedere, delle cadute dalle quali non puoi più rialzarti. E sinceramente, l’unica cosa per la quale non mi voglio sopravvalutare, è proprio per la mia capacità di rialzarmi. Non voglio rischiare di cadere, se non ho la certezza che posso rialzarmi. Perchè a rischiare tutto, prima o poi perdi tutto, e tutti i giocatori di poker lo sanno alla perfezione. Soprattutto, che quando perdi tutto, poi non ti puoi più rifare.

Quindi se posso evitare un rischio inutile, allora lo faccio.

 

 
 
 

I tradimenti in sogno

Post n°316 pubblicato il 26 Marzo 2014 da Mr.Nice.Guy
 
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Ho perso il conto delle volte in cui una donna mi ha guardato in faccia, e mi ha accusato di averla tradita. Il problema però, è che me l’hanno sempre detto di mattina, appena sveglie. Pare infatti che sognare di essere tradite sia una cosa particolarmente frequente nelle donne. Il che non sarebbe un problema, se non fosse per la particolare logica tutta femminile.

Una cosa di cui sono sempre stato convinto, è che almeno mentre sogni, hai il diritto di sognare un po’ checcacchio ti pare. Tipo che se voglio sognare di volare, ritengo di avere il sacrosanto diritto di farlo in santa pace, senza che nessuno si metta a dirmi che non si può.  Altrettanto, non voglio essere ritenuto responsabile del contenuto dei miei sogni, perchè se sogno di fare una strage, ci manca solo che poi mi trovo la polizia sotto casa. Ma del resto, mi pare pure una cosa abbastanza ovvia. La realtà è una cosa, e i sogni sono un’altra.

Certo, magari anche un po’ di discrezione, nel raccontare i sogni, spesso è giustificata. Perchè se mi sogno di dare una bella ripassata alla migliore amica della morosa, poi non è che glielo vado pure a raccontare, altrimenti è una litigata garantita. Insomma, le cose che succedono in sogno, restano in sogno. Tipo Las Vegas. Eppure, la logica femminile impone alle donne dei ragionamenti diversi. In molte pensano infatti che il cervello invii alcuni segnali molto chiari anche durante il sonno. La teoria più diffusa, ad esempio, è che sognare di tradire la propria compagna o il proprio compagno, sia la manifestazione incontestabile del desiderio inconscio di piazzargli un bel paio di corna.

Altrettanto, moltissime pensano che sognare di essere tradite sia una sorta di campanello d’allarme, un segnale di pericolo inviato da un inconscio particolarmente attento. Le donne sono le più accese sostenitrici delle teorie complottiste, quando si parla di corna e affini. Per questo motivo, se loro si sognano qualcosa che in qualche modo ti riguarda, inevitabilmente te ne ritengono responsabile. Loro lo sognano, e la colpa è tua. Se poi si sognano che le tradisci, allora sei direttamente una merda. Quindi la mattina, quando si svegliano, la prima cosa che fanno è piantarti una storia infinita, sottolineando con dovizia di particolari quanto ti ritengono una persona spregevole. Anche se in realtà tu hai passato la notte a sognare che giocavi a calcetto.

Dopo aver indagato sul fenomeno, ho scoperto che praticamente tutte sono convinte che, durante il sonno, il loro cervello stia mettendo insieme i pezzi di un complicato rompicapo, fatto di indizi e mezze verità. Che acceda a dati prima passati inosservati, ma che nel sonno vengono ricostruiti nel dettaglio. Tipo che mentre dormono si trasformano in un incrocio fra Sherlock Holmes e Jessica Fletcher, e non solo scoprono i colpevoli, ma ricostruiscono persino l’accaduto stile CSI. Insomma, si convincono che il loro cervello, durante la notte, stia cercando di comunicare non solo che le corna sono in arrivo, ma hanno pure già scaricato i bagagli. Quindi se sogni che il tuo compagno ti ha tradita, allora vuol dire che ti ha tradito per davvero.

Come ragionamento, tra l’altro, è minacciosamente simile a quello delle donne che controllano  furtivamente il cellulare dell’altra metà, in cerca di “indizi sospetti”. Al di là del fatto che quando sei sospettosa, poi tutto ti sembra sospetto, la giustificazione che danno a questa violazione della privacy è molto semplice. Se hanno avuto il sospetto di essere tradite, vuol dire che inconsciamente hanno raccolto degli indizi, e quindi vuol dire che il compagno le tradisce per davvero. Perchè altrimenti non gli veniva il sospetto. Di conseguenza, hanno tutto il diritto di controllare.

Ora, io non voglio certo imbarcarmi in una discussione sulla privacy, sulla fiducia e sul sospetto. Né tantomeno sottolineare che come ragionamento è appena appena un tantinello autoreferenziale, perchè sostenere che se c’è il sospetto vuol dire che ce n’è il motivo, altrimenti non si sarebbe sospettato, è fuori dalla grazia di Dio. Idem per la faccenda dei sogni. Tuttavia, almeno una cosa la devo dire. Per me, la mattina è un trauma tipo parto. Se devo svegliarmi di fianco ad una donna che come prima cosa mi accusa di averla tradita, è una mazzata micidiale. Quindi non dico che non devi sospettare, e non dico nemmeno che non ti devi incazzare se sogni che ti metto le corna. Fa un po’ come ti pare.

Solo, alla mattina, almeno non rompere le palle.

 
 
 

I piatti e i bicchieri di plastica

Post n°315 pubblicato il 25 Marzo 2014 da Mr.Nice.Guy
 
Foto di Mr.Nice.Guy

Se c’è una cosa che mi manda ai matti, sono le persone che utilizzano piatti e bicchieri di plastica quando fanno una festa, “perchè è più comodo”. Che io mi domando sempre, da quando in qua estrarre del petrolio, trasportarlo in nave fino in raffineria, ricavarci la plastica, portarla in stabilimento per stamparla in piatti e bicchieri, trasportarla al supermercato e poi fino a casa, e tutto a forza di benzina e gasolio, sia diventato più comodo che lavare le cose a mano.

Stesso dicasi per quelli che comprano l’acqua nelle bottiglie di plastica, o comunque l’acqua in bottiglia in generale. Tonnellate di bottiglie trasportate su camion a forza di gasolio, quando grazie a Dio dai nostri rubinetti esce acqua ottima e perfettamente potabile, al costo di 1,65 euro ogni MILLE litri. Che se proprio uno non si fida, ci sono pure le cartucce per le caraffe di depurazione. Non dico i sistemi che si attaccano al rubinetto, che sono tutti delle truffe perchè non prevedono il cambio delle membrane osmotiche, ma la sola caraffa a cartucce è più che sufficiente. E invece, niente.

Che poi, quando faccio questo discorso, ogni tanto qualche intelletto superiore mi dice che poi la plastica la butta nella raccolta differenziata, per cui non è chissà poi quale spreco di risorse naturali. E bravi, perchè giustamente al riciclatore della plastica, i piatti e i bicchieri usati ci vanno da soli, volando. Mica bisogna spendere altra energia per raccoglierli, lavarli, triturarli, fonderli, raffinarli, spedirli in stabilimento, stamparli nuovamente e rimandarli al supermercato. Tu li metti nella raccolta differenziata, e loro appaiono magicamente al supermercato, pronti, puliti ed imballati. Mi pare scontato.

Però il mio discorso non è quello dell’ambientalista arrabbiato, quello che la plastica è IL MALE, dagli alla globalizzazione, viviamo tutti come i primitivi e il progresso è figlio di Satana. Cazzarola, io lavoro con l’industria chimica, e i clienti che seguo non sono certo delle verginelle. Se c’è qualcuno che ha ben presente cosa vuol dire inquinare, quello sono io, che i rifiuti delle fabbriche che seguo, se li metti in bocca ti ammazzano, e se li tocchi ti avvelenano. E parliamo di cromo esavalente e cianuro, più svariati gas tossici che una volta li usavano in guerra. Roba seria, no piatti e bicchieri di plastica. Che la plastica, poi, è una figata pazzesca.

Eppure, ogni volta che ad una festa vedo uno sfoderare di plastica, io mi faccio tutto il trip sulla società consumistica e sulla mentalità usa-e-getta, tutto il pippone trito e ritrito sui rapporti a fast food e sulla perdita di valori. Che ogni volta che lo faccio, mi do fastidio da solo per quanto è banale. Me lo faccio nella testa da così tanti anni, e l’ho sentito così tante volte, che ogni volta penso che dopo tutto questo tempo, avrei anche potuto fare lo sforzo di trovare qualcosa di più originale da dire. Insomma, qualcosa per non sembrare il solito ambientalista scassaballe e un po’ new age, che va avanti a dieta vegana, medicina naturale, risparmio energetico e chilometri zero del cacchio. Un’altra brutta razza, non c’è che dire.

Così alla fine ci ho pensato un po’, e sono arrivato ad un’altra conclusione. È vero che alla gente gliene frega dell’ambiente soltanto quando non devono fare qualche fatica particolare, ed è vero che per la mentalità odierna, la gente preferisce buttare qualcosa invece di ripararla. È vero per le cose, ed è vero anche per i rapporti e per le relazioni. Però la cosa veramente significativa, è che le persone che usano piatti e bicchieri di plastica, non riescono ad accettare che ci voglia sempre un po’ di impegno per qualsiasi cosa, persino per le cose belle.

Vuoi fare la festa a casa tua? Non esiste al mondo che preferisci usare risorse naturali e combustibili fossili, solo perchè ti pesa il culo a lavare una dozzina di piatti e bicchieri. Voglio dire, io lo faccio da tanti anni, e sono sempre sopravvissuto. Il punto non è che pur di evitare anche la più insignificante delle fatiche, fatta tra l’altro per stare bene con gli amici, uno preferisca inquinare. Poco o tanto che sia, raccolta differenziata o meno. Il punto è che se qualcuno non ha nemmeno la voglia di fare il benché minimo sforzo per qualcosa di bello o di divertente, io vado via di testa.

Perchè vedete, lo so pure io che una cosa sono i piatti di plastica, ed un’altra è tutto il resto. Che non è la stessa cosa. Tuttavia, quando preferisci buttare via una cosa invece che non dico ripararla, ma nemmeno lavarla, santa madonna, allora ti viene il dubbio ti viene.  Ti chiedi se è vero che la gente non ha voglia di fare nemmeno il più piccolo sforzo. Una cosa è più comoda, quindi la fai e basta. E allora poi non ti stupisci quando scopri che le separazioni si attestano su un bel 30% già nel primo trienno di matrimonio e arrivano al 50% nei primi 7 anni. Così, tanto per dire. E non è che erano di plastica. Poi d’accordo che comunque ricicli, intendiamoci.

Però se lavavi i bicchieri, magari era meglio.

 
 
 

CHI È IL MISTER

Mr Nice Guy: espressione inglese per indicare il "classico bravo ragazzo".

Il mio punto di vista è quello di una persona assolutamente normale. Sono il classico bravo ragazzo. Se ci fosse una definizione di bravo ragazzo medio, nel dizionario, beh, ci sarebbe la mia foto di fianco. Ma nella mia esperienza, essere un bravo ragazzo non ha vantaggi di sorta. Solo sfighe.
E questo è il mio punto di partenza.

 

 

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Inviato da venus.veronensis il 30/10/08 @ 12:39 via WEB
Scendi tra noi umani qualche volta.

Inviato da marematite il 21/10/08 @ 10:45 via WEB
ma vaffanculo...

Inviato da  mr.controcorrente il 18/09/08 @ 13:15 via WEB
... e, aggiungo, da perfetto cattolico quale sei, dovresti sapere che uno dei 7 peccati capitali è la SUPERBIA.

Inviato da vargoli il 01/09/08 @ 16:31 via WEB
Beh, sai, forse hai trovato solo stronze egoiste perché, come si dice, "similes cum similibus congregantur".
 
 

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