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Ma la serenità è anestetica?

Post n°3 pubblicato il 06 Ottobre 2011 da MsZeta
 

Qualche giorno fa una splendida persona, che è fra i miei affetti più cari, ha deciso assieme al marito di lanciarsi in un nuovo progetto lavorativo e mi ha detto una frase che mi ha fatto molto pensare:

Che bello avere di nuovo un sogno, un obiettivo da portare avanti insieme. C'è tutto un fermento di idee, di voglia di fare. Ci si sente di nuovo vivi, attivi.

Sono giovani, hanno una bimba piccola, il lavoro. Curano la loro coppia, la casa e gli amici con amore e attenzione preziosa. Hanno appena passato un lunghissimo periodo di problemi che descrivere come enormi è davvero poco.

Quello che mi ha colpito non è l'entusiasmo per questo progetto, ma sono le parole "ci si sente di nuovo vivi" e da qui mi è nata la riflessione.

Quand'è che il quotidiano smette di farci sentire vivi? Forse ci si abitua anche alla serenità e alla lunga non la si ritiene più così importante?

Me lo chiedo perchè, dopo tanto cammino, sono arrivata a costruirmi una vita serena.
Ho sempre visto la felicità come "sprazzi luminosi", della durata di qualche secondo (spesso anche meno) e relativamente poco frequenti, che lasciano addosso una sensazione di appagamento totale.
Sono momenti che terminano talmente veloci da prenderti in contropiede. Non fai nemmeno in tempo ad accorgerti che ci sei dentro e ZAC... già fatto?
Quindi ho scelto di puntare alla ricerca della serenità, più che alla felicità.
Arriverò a non sentirmi più viva? Forse è il caso di rispolverare alcuni piccoli progetti in letargo da tempo?

 

Per quelli che sono arrivati a leggere fin qua senza addormentarsi: mi piacerebbe sapere anche le vostre riflessioni in merito.
Per tutti gli altri.... SVEGLIAAA... forza, andate a russare da un'altra parte che oggi devo pulire la scrivania!
Abbraccio di buongiorno a tutti!  

 

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Commenti al Post:
bionda66
bionda66 il 06/10/11 alle 23:45 via WEB
Una sera mi sono ritrovata a cena con un tipo che ha cercato di spiegarmi qualcosa riguardo alla felicità o più precisamente riguardo all'assenza di malessere.
In realtà a pensarci bene la felicità è un momento fugace, un attimo, mentre se una persona raggiunge la serenità credo sia più appagante perché più duratura.
Io non russo, ancora, ma visto l'orario credo sia proprio il caso di battere in ritirata. ;-)
 
 
MsZeta
MsZeta il 07/10/11 alle 23:21 via WEB
Felicità vista come assenza di malessere... strano come concetto. Quando si definisce qualcosa dicendo cosa NON è, mi viene sempre in mente qualcosa di triste, come se non avesse una sua dignità esistenziale per essere "definito al positivo".
 
   
bionda66
bionda66 il 09/10/11 alle 22:23 via WEB
A dire il vero era la teoria di un certo Schopenhauer. L'assenza di dolore equivaleva alla felicità... o roba così...
Vedo che l'uccello Germano è già passato a fare danni o per meglio dire, fare rime. Che dio ci salvi!
 
germano.capoverde
germano.capoverde il 07/10/11 alle 10:49 via WEB
Direi di no...la serenità non è anestetica. Prendi ad esempio la Dandini! L'hanno dovuta anestetizzare per la sua...Serenità! Adesso scappo eh...non voglio farmi conoscere subito, però posso fare ancora una domanda? Nella foto in alto, quello vicino alla tazza è un pollo arrosto? Ciao, in bocca al lupo per il blog! ;-)))
 
 
MsZeta
MsZeta il 07/10/11 alle 23:16 via WEB
Ben trovato nel mio angolo! Ieri mi ero ripromessa di "visitarti" nel fine settimana, ma sei passato prima tu. :-) Ho riguardato la foto e quello che in realtà è un croissant mordicchiato effettivamente SEMBRA UN POLLO ARROSTO! Solo al pensiero dell'abbinamento col cappuccino mi vengono i brividi...
 
   
germano.capoverde
germano.capoverde il 07/10/11 alle 23:49 via WEB
Ahahah...il pollo al latte ci sta, magari in scaloppina e non di mattina. Opperbacco subito una rima, scusa non volevo appioppartela così di soppiatto! Buon week, ciao! ;-)))
 
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Un blog di: MsZeta
Data di creazione: 04/10/2011
 

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