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Nicola D'Agostino

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ANCORA SULL'ESPERIENZA Vi voglio tediare un pò riportando un passo del mio libro

Post n°9 pubblicato il 16 Luglio 2008 da nick60libri
 

....

Un Lunedì l'Ufficiale responsabile del reparto chiamò noi reclute a rapporto. Questi aveva un viso tondo e paffuto, occhi ben dentro le orbite, naso a patata, labbra sottili ed un'ampia pelata. Era sul bassino, quarant'anni circa, con una pancia che lo invecchiava non poco. Da vomito.

  • ragazzi, sarà meglio chiarire subito una cosa -esordì- voi siete qui per conseguire la patente alla guida dei mezzi militari sino a 35 quintali. Io sono il responsabile della vostra formazione. A fine corso dovrò dare il mio parere sul vostro lavoro e sul vostro comportamento. Da me dipende anche la vostra destinazione finale. Se vi comporterete bene avrete buone possibilità di andare vicino casa; se vi comporterete male vi dò la certezza che sarete sbattuti definitivamente a mille chilometri dalle vostre ragazze che si faranno a loro volta sbattere da qualcun altro. Non è colpa mia se siete qui, se siete dei vecchietti rispetto agli altri e se avete titoli che vengono mortificati da ciò che dovete effettivamente fare. Qui siete e qui dovete restare sino allo scadere dei due mesi e mezzo. Dovete fare per filo e per segno quello che vi si dice, altrimenti.... Mi è stato riferito che qualcuno si è intrufolato nella mensa ed ha rubato le conserve. Chi è stato si faccia avanti immediatamente. -Comparve in quel momento il geloso amministratore di sgombri sottolio, con aria soddisfatta, ed a braccia conserte si posizionò alla sinistra del Capitano. Sembrava il Cancelliere di una Corte di Assise formatasi lì per lì. Di farci avanti a confessare il furto di pesce, che tra l'altro era anche nostro, non se ne parlava nemmeno-. Come volete, a questo punto i permessi sono sospesi per tutti. Ci sono tre camion e due Jeep da lavare, muovetevi!-.

Ecco, quest'uomo, che di suo non pareva particolarmente cattivo, mi fece comprendere che erano le “cose” a comandare e non le persone. Era come se egli stesso fosse solo una piccola cellula inanimata di un organismo in frantumi che doveva andare avanti in un certo modo e basta. Se fosse giusto, utile, era irrilevante. Ognuno doveva solo ricoprire un ruolo che era lo stesso da molto tempo e che prescindeva dalle menti che lo interpretavano. Tutti sapevano che si stava solo perdendo un sacco di tempo, che non c'era niente di vero da fare, ma si doveva fare. Tutti rubavano tutto, a tutti i livelli, forse anche per noia. Così come per noia si litigava o si andava al mare alle Cinque Terre o a Viareggio o ci si drogava. Doveva solo passare il tempo, consumarsi su stesso. Il Capitano certamente quel discorso lo aveva fatto già mille volte ad altrettante reclute. Già conosceva ciò che le nuove reclute pensavano, sapeva cosa dire, come minacciare e gli effetti delle proprie ramanzine. Queste false abilità probabilmente le avrà ritenute, con orgoglio, frutto della sua “esperienza”.

 
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L'INCIPIT DI BACIAMI ANCORA

 

Nonostante la minaccia di un imminente temporale, alle sette del mattino i primi ambulanti, mestamente, collocavano le loro mercanzie lungo il Viale dei Fori Imperiali. Era Novembre e faceva freddo. Athor era giunto da poco a Roma a bordo del suo vecchio ma ben tenuto furgone westfalia rosso, allestito come un mini camper. Lo parcheggiò alla meno peggio nei pressi della Domus Aurea. Tentò di avviare la piccola stufa a gas, sfregandosi le mani, ma l'aggeggio stentò a partire. Provò ancora mentre intonava:

 

Nei cieli bigi vedo fumar dai mille comignoli

Parigi, e penso a quel poltrone di un vecchio

caminetto ingannatore,

che vive in ozio come un gran signore.

 

Proveniva da Sorrento. Le prime ore della notte le aveva trascorse guidando. In autostrada si era fermato un paio di volte presso gli autogrill a bere caffè per restare sveglio. Per esibirsi preferiva giungere sul posto con molto anticipo, così da avere il tempo per il disbrigo delle formalità e riposarsi prima di lavorare. Gli piaceva viaggiare di notte. A notte fonda, quando accedeva nei punti di ristoro delle stazioni di servizio più piccole, un po' stordito dalla musica e dalle vibrazioni della vettura, viveva come in un sogno l'atmosfera piatta che aleggiava nei bar quasi deserti dove i clienti consumavano piano, in silenzio, le loro bevande. Si sentiva come un personaggio del quadro di Edward Hopper più noto: Nighthawaks.

Restò nel camper circa una mezz'ora. Poi scese e raggiunse il Viale. - Qui potrebbe andare bene. - si disse strisciando il piede sulle basole per liberare la zona che aveva scelto dalle cicche.

La presenza del Colosseo garantiva un via vai sufficiente di turisti e la muraglia ad una trentina di metri dinanzi a sé avrebbe consentito un effetto acustico accettabile. Lo spazio era ampio abbastanza per farvi sostare chiunque avesse voluto farlo. Quel posto era proprio l'ideale per ciò che doveva fare Athor.

 

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